Come già spiegato altre volte in questa rubrica (e come spero di fare in maniera ancor più approfondita in futuro), il fumetto tedesco ha una storia lunga ma una tradizione piuttosto piccola per quanto riguarda la sua produzione. Uno dei momenti cardine in questo percorso si può individuare tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, un periodo particolarmente cruciale per la storia della Germania, con il crollo dell’URSS e quindi della divisione tra Est e Ovest del paese (la cosiddetta Wende, ovvero la svolta). Contemporaneamente, nell’ambito fumettistico, arrivano sulla scena nuove autori e autrici, sia da ovest che da est, che si sono nutriti e nutrite di fumetto underground statunitense, contaminandolo con varie influenze dell’arte contemporanea, del graffitismo, dell’architettura e altro ancora. Da quel momento il fumetto tedesco assume una nuova identità, inizia a evolvere la sua percezione e, di anno in anno, si affacciano sul mercato nuovi, piccoli editori che si allontanano dal fumetto popolare e mainstream (quasi esclusivamente di importazione) per presentare non solo opere underground dall’estero, ma anche le prime graphic novel e tante opere di nuovi autori tedeschi. Proprio in quest’ottica, il 2020 può essere considerato un anno ideale per guardare alla storia recente del fumetto tedesco, perché si sono festeggiati il 30esimo, 20esimo e 10ecimo anniversario di tre case editrici (Reprodukt, avant-verlag e Jaja verlag) che hanno avuto, in periodi diversi, un ruolo chiave in questa evoluzione.
30 anni fa, Berlino: nasce Reprodukt
Proprio in una Berlino alle porte di una radicale trasformazione post divisione, simbolo stesso del cambiamento epocale con la caduta del famoso Muro, nasce nel 1991 Reprodukt, casa editrice fondata da Dirk Rehm per pura passione del fumetto e una scarsa reperibilità del materiale statunitense tanto amato ma non tradotto in tedesco. Lo stesso Rehm ci ha parlato di quegli inizi.
“Quell’anno abbiamo pubblicato il nostro primo fumetto, The Death of Speey di Jaime Hernandez. Negli anni ’80 c’era un movimento di giovani artisti negli Stati Uniti che pubblicava fumetti che spesso avevano uno sfondo autobiografico. Eightball di Daniel Clowes, Dirty Plotte di Julie Doucet, Yummy Fur di Chester Brown, per esempio, e in un senso più ampio Love & Rockets dei fratelli Hernandez, che parlavano di concerti punk, guerre tra bande e amori infelici che erano comuni nel loro ambiente. In Germania all’epoca non c’era una piattaforma o un editore per queste opere che parlavano, in maniera autentica e vera, della mia generazione. Dato che amavo questi fumetti e mi sentivo molto vicino alla vita e alle esperienze di questi fumettisti, sentii la necessità di tradurli io stesso in tedesco. Non avevo esperienza come editore, ma avevo contatti di lunga data con Andreas C. Knigge (tra i più importanti e prestigiosi giornalisti di fumetto in Germania, NdR) e Carlsen Verlag (una delle più importanti case editrici di fumetti e libri per ragazzi in Germania, NdR), oltre che nella scena fumettistica, artistica e grafica di Amburgo. Il sostegno da questi ambienti mi ha aiutato molto a far decollare le prime pubblicazioni.”
In seguito alla pubblicazione dei primi titoli tradotti, soprattutto dal francese e dall’inglese, nel 1994 Reprodukt inizia a pubblicare i primi fumetti di autori e autrici tedeschi (con opere di Andreas Michalke, Minou Zaribaf e Markuss Golschinski) per poi diventare nucleo di raccolta dei nomi più importante del fumetto tedesco anni ‘90 della scena berlinese, da Martin tom Dieck a Anke Feuchtenberger, da CX Huth ad Atak (insieme a Peter Bauer e Holger Lau fondatori del gruppo artistico Renate), e in seguito di quella di Amburgo, da Sasha Hommer (curatore anche della ricca e interessante rivista a fumetti Orang) a Aisha Franz a Jul Gordon, o nuovi autori berlinesi come Mawil. Tutto questo ha fatto crescere la piccola casa editrice rendendola un riferimento nel mondo della piccola e media editoria del fumetto tedesco:
“La crescita porta sempre cambiamenti e quindi anche problemi, e noi siamo cresciuti costantemente fin dall’inizio, quindi abbiamo sempre dovuto affrontare nuove sfide e diventare sempre più professionali. Dato che nessuno qui ha studiato editoria, è un costante “imparare facendo”. Forse la cosa di cui sono orgoglioso è di aver perseverato per un periodo di tempo così lungo! (ride)” – spiega Rehm.
E in effetti la perseveranza ha permesso a Reprodukt di costruire un catalogo ricco e di qualità che ha un focus sul fumetto d’autore, non solo nuovi o affermati autori e autrici tedesche, ma anche di grandi nomi internazionali, da Daniel Clowes a Cristophe Blain, da Craig Thompson a Pénélope Bagieu, fino agli italiani Gipi e Igort (per un’idea dell’ampiezza del catalogo, basta visitare https://reprodukt.com/). Negli ultimi anni, inoltre, l’editore ha anche creato una collana dedicata al fumetto per bambini, con titoli quali Ariol di Emmanuel Guibert e Marc Boutavant.
Tutti titoli che sono stati scelti o prodotti seguendo i gusti e la passione dell’editore stesso e che sono valsi numerosi premi, tra cui il Berliner Verlagspreis1 nel 2018 e un Deutschen Verlagspreis2 nel 2019, 2020 e 2022, oltre a quelli vinti da singoli autori o autrici.
“Trovo che i fumetti siano un mezzo molto eccitante e in particolare i fumetti con riferimenti biografici mi hanno ispirato già quando ero un giovane lettore. Era quindi naturale per me occuparmi anche professionalmente di qualcosa che mi piaceva. In questo senso, non si trattava né di romanzi, né di libri di saggistica, e nemmeno di calendari. Quindi aveva senso specializzarsi nei fumetti.”
Berlino, 20 anni fa: è il momento di avant-verlag
Dieci anni dopo Reprodukt, un’altra casa editrice si affaccia sul mercato fumettistico tedesco: nasce avant-verlag.
“Nell’autunno del 2000 ero andato alla Fiera del libro di Francoforte come semplice amante di libri e fumetti e ho partecipato a un incontro di Thierry Goensteen sulle “Nuove tendenze nel fumetto francese d’autore”” – racconta Johannes Ulrich, fondatore della casa editrice – “Di quei venti autori da lui citati nemmeno uno di questi era disponibile in lingua tedesca! Da lettore trovai questa cosa piuttosto scandalosa e per questo mi sono deciso di fare qualcosa personalmente. Quel pomeriggio è nata avant-verlag. I primi libri pubblicati un anno dopo, nel settembre del 2001, sono stati Berlin 1931 di Felipe H. Cava e Raúl e anita di Gabriella Giandelli e Stefano Ricci”.
Da quei due titoli del 2001, la casa editrice si è fatta velocemente conoscere, diventando uno degli editori di settore più solidi e consolidati sul mercato con una produzione di due titoli al mese, suddivisi abbastanza equamente tra titoli importati (soprattutto da Francia, Italia e Spagna) e autori e autrici tedeschi, spesso esordienti. In questo senso, Ulrich ha idee ben chiare su come costruire il proprio catalogo.
“Ci sono molte idee dietro al nostro catalogo: sin dall’inizio ci siamo concentrati su autori e autrici tedeschi, oltre che su licenze importate da Italia e Spagna, ma anche da luoghi più esotici come la Scandinavia, i Paesi Bassi, l’Australia. Nella prima metà del 2022 avant-verlag ha anche anche pubblicato la prima graphic novel russa e la prima nigeriana a essere tradotte in tedesco. In generale, la linea e le idee del programma editoriale dopo questi venti anni stanno diventando sempre più note al pubblico e sempre più chiare. Servono molti libri per rendere ben comprensibile una linea editoriale al pubblico.”
Oltre a nuovi autrici e autori, avant-verlag ha avuto nel corso degli anni un ruolo fondamentale (insieme a Reprodukt) nel tradurre in lingua tedesca grandi classici, capolavori moderni e opere imprescindibili del fumetto internazionale: tra questi anche l’opera completa di Manuele Fior.
“Da alcuni anni sono riuscito a realizzare il mio desiderio originario di avere una linea di classici mai stati pubblicati, o almeno non completamente, in Germania. La nostra edizione dell’Eternauta di Oesterheld e Solano-Lopez, oppure l’edizione integrale di tutte le storie di Alack Sinner sono per me delle pietre miliari, un importantissimo contributo alla cultura fumettistica del nostro paese. Inoltre siamo riusciti a far conoscere molti autori e autrici tedeschi a livello internazionale: Mikael Ross, Ulli Lust, Simon Schwartz, Katharina Greve, Birgit Weyhe, solo per citarne alcuni. Infine negli ultimi anni abbiamo ricevuto molti premi e riconoscimenti per i nostri titoli, i nostri autor* e la nostra casa editrice.”
E proprio in questo senso, la crescita degli ultimi anni, con una stabilizzazione nel panorama tedesco proprio durante gli anni di pandemia, sono valsi a avant-verlag due Deutschen Verlagspreise (nel 2020 e nel 2021) e un Berliner Verlagspreis nel 2022, nonché vari premi per singole pubblicazioni.
Berlino, 10 anni fa: benvenuta, Jaja Verlag!
“Tutto è iniziato con il fumetto di Maki Shimizu Adagio °1 – Alltag in Berlin (Adagio 1 – Vita di tutti i giorni a Berlino). Io e Maki lavoravamo insieme nell’Atelier di gruppo Musenstube come artiste freelance e nell’estate del 2011, durante un giorno qualunque di lavoro nel nostro atelier, lei disegnò tutto il fumetto. E questo è il preciso momento in cui abbiamo battezzato Jaja Verlag!”
A parlare è Annette Köhn, graphic designer e fumettista, vero deus ex machina dietro il progetto Jaja Verlag, un editore che, nonostante i quasi venti titoli pubblicati nel 2022, ha continuato a mantenere un approccio al lavoro da microeditoria, quasi autoproduzione, attento alla cura del prodotto e a valorizzare autrici e autori tedeschi.
“Il catalogo è il frutto della somma di tutte le decisioni che vengono prese per realizzare ciascun singolo libro. Per ognuno di questi non penso al catalogo in generale, ma solamente al lavoro che ho davanti.”
In questo modo, nel corso degli anni, Jaja Verlag è diventata un riferimento per la pubblicazione di fumetti e graphic novel di autori e autrici di lingua tedesca, con la produzione di lavori autobiografici brevi e lungi, ma anche di fumetti di genere molto particolari (come avevo avuto modo di scrivere nel 2020 in merito a Immigrant Star di Federico Cacciapaglia e Tüti di Domink Weland), alcuni arrivati a essere tradotti in italiano, come l’esilarate e caustico Papa Dictator di Mic, alias Michael Beyer, arrivato nel 2010 su Linus. Ma non solo: nel catalogo si possono trovare libri per bambini, riviste e libri di cucina, nonchè calendari, tutti accumunati da una grande attenzione al dettaglio, alla curatela editoriale e alla qualità delle illustrazioni.
“Durante la breve storia della nostra casa editrice ci sono ovviamente stati alcuni momenti poco felici e alcune crisi, da banali problemi di stampa e errori per alcuni libri, alla bancarotta della KNV GmbH (Koch, Neff und Volckmar, uno dei più grandi distributori tedeschi), per non parlare della pandemia da Coronavirus. Ma ci sono stati molti momenti in cui mi sono sentita orgogliosa, quando Jaja riceve lodi e riconoscimenti, siano attraverso mail di ringraziamento da parte di un cliente o una cliente, attraverso una recensione positiva, dalle parole di affetto di un autore o un’autrice, oppure dalla candidatura a (e magari la vittoria di) un premio.”
E in effetti, nel corso di dieci anni, grazie alla passione e al carattere deciso di Annette Köhn, la casa editrice si è fatta notare con numerosi premi e nomination ai più importanti festival di fumetto tedesco: tra questi, due Deutschen Verlagspreise (2021 e 2022), un premio per l’intero catalogo agli ICOM 2016 (i premi del fumetto indipendente tedesco, consegnati durante il festival di Erlangen), nonché numerose nomination per i propri autori e autrici, come si può vedere qui.
Berlino: è qui la festa?
Come si può intuire dai titoli dei capitoli, tre case editrici molto diverse hanno una cosa in comune: hanno tutte sede nella stessa città, Berlino. Città simbolo del cambiamento e della speranza tra gli anni ‘90 e 2000, come visto anche nel recente Hypericon di Manuele Fior, Berlino è una delle poche città tedesche in cui il fumetto e i fumettisti sono riusciti a trovare una residenza stabile e un forte supporto, nonostante si senta la mancanza di un festival del fumetto di livello (l’interessante Comicinvasion, giunto alla quarta edizione, è soprattutto un festival di autoproduzioni e piccoli editori): qui si trova la maggior concentrazione di fumetterie in Germania (tra cui le famosa Modern Graphics e Neurotitan); qui è nata Renate, l’unica biblioteca dedicata al fumetto in Germania; qui gli autori ricevono un sostegno tangibile grazie al Comicstipendium, una borsa di studio e sostegno per fumettisti di 2000 euro mensili.
Per Rehm, l’appeal della Berlino post-Wende è abbastanza semplice da spiegare: “Per molti anni, Berlino è stata una città dove si poteva vivere a buon mercato, il che ha attirato molti artisti – compresi molti fumettisti. Non parlerei di una “esplosione dei fumetti” per Berlino. La scena fumettistica di Amburgo, o quella di Lipsia, per esempio, non sono meno vivace di quella di Berlino.”
A questo fa eco Ulrich: “Sicuramente a Berlino c’è una buona infrastruttura di negozi di fumetti, gallerie, media che si interessano, e inoltre molti autori vivono in questa città. Ovviamente sarebbe possibile creare e guidare una casa editrice anche in un altro luogo, solo che qui è più divertente!”
Koehn, arrivata a Berlino nel 1999, racconta le sue sensazioni così: “Non sono in grado di fare un’analisi storica appropriata, ma quello che ho percepito quando sono arrivata e’ che in realta’ entrambe le parti della citta’ avessero sviluppato una scena fumettistica forte gia’ prima della riunificazione, e poi negli anni seguenti molte nuove forze creative si sono trasferiti nella “nuova” capitale tedesca.”
Oggi Berlino, pur dimostrandosi ancora un centro importante per moltissimi artisti e artiste, e anche fumettisti e fumettiste, è stato affiancato da altri centri altrettanto, se non più, vivaci: tra questi, in particolare, si segnalano Amburgo, dove ogni anno si svolgono un’importante festival che raccoglie le forze migliori del fumetto tedesco, una serie di incontri dedicati alle graphic novel (i Graphic Novel Tage) e dove si una delle più importanti università in cui si insegna fumetto, l’ Hochschule für Angewandte Wissenschaften; Lipsia, in cui per molti anni, in concomitanza con la Fiera del Libro (all’interno della quale si svolge il Manga Con), si è svolto il festival organizzato Millionaires Club; e Kassel, dove si trova uno dei più attivi e dinamici corsi di fumetto, insegnato nella locale Accademia d’Arte.
Passato, presente e futuro del fumetto in Germania
Come ho già avuto modo di dire in precendenza, il rapporto tra fumetti e Germania è piuttosto complesso e in generale i numeri dell’industria sono piuttosto piccoli se confrontati con altri paesi europei (escludendo ovviamente dall’equazione l’esplosione manga degli ultimi anni). Fondare una casa editrice che si dedica solo a questa produzione appare, quindi, un atto di grande passione e grande coraggio, che presuppone una lotta quotidiana contro pregiudizi e diminuzioni.
“Pregiudizio numero uno: il fumetto intralcia l’apprendimento della lettura “vera”.
Pregiudizio numero due: il fumetto non ha valore letterario.
Pregiudizio numero tre: i fumetti sono solo per un intrattenimento superficiale
Pregiudizio numero quattro: i lettori di fumetti sono uomini. Ognuno di questi pregiudizi è falso, già confutato e la realtà è molto diversa… solo che non è ancora entrato in testa a tutti. I pregiudizi sono duri a morire e quando si cresce con crti preconcetti, questi ti plasmano inconsciamente e non puoi liberartene facilmente”, ammette Annette Köhn parlando di come si guarda al fumetto in Germania.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Rehm, che però vede una parziale evoluzione:
“In questo Paese, almeno dai tempi del nazionalsocialismo, si accusano i fumetti di essere letteratura spazzatura, adatta al massimo ai bambini o agli analfabeti. Questo pregiudizio esiste in gran parte della popolazione oggi come allora, ma con l’apparizione di fumetti come Maus di Art Spiegelman o Persepolis di Marjane Satrapi, che trattano dell’Olocausto o dell’infanzia e adolescenza in Iran, i fumetti hanno acquisito una nuova rilevanza. Di conseguenza, i fumetti sono diventati sempre più presenti nei media, per esempio. Le resistenze devono ancora essere superate, ma nel complesso, le riserve si stanno lentamente allentando.”
Per vincere questi preconcetti, c’è bisogno di tanto lavoro, secondo Ulrich:
“Bisogna costantemente convincere i media e le librerie che esistono fumetti per ogni fascia d’età e che esiste una domanda per questi titoli.”
Ma se questo era quello che accadeva alcuni anni fa, tutti hanno visto negli ultimi tempi un cambiamento nella concezione del fumetto. “Nel frattempo molte librerie hanno aggiunto uno spazio per graphic novel, manga e fumetti e anche a livello culturale si sta ottenendo sempre maggiore emancipazione. Festival di letteratura, sostegni economici per autori e autrici: oggi è possibile trovare tutto questo in Germania. Inoltre ci sono molte università che offrono corsi di “Fumetto e narrazione grafica”. Da queste università sta arrivando un’ondata di grandi talenti che vogliono giungere nel mercato editoriale. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui negli ultimi quindici anni sono usciti così tanti fumetti interessanti. E questo è uno sviluppo che qualche anno fa quasi nessuno avrebbe ritenuto possibile.” ,continua Ulrich.
“In termini complessivi di mercato del libro complessivo, potremmo dire che il fumetto “ha messo un piede dentro la porta”. Sono stati raggiunti anche lettori lontani dai fumetti, ad esempio attraverso biografie di personaggi famosi o adattamenti di grandi classici della letteratura mondiale. Anche all’interno della scena fumettistica sono successe molte cose. Si percepisce un clima più vivace, attivo e fiducioso e ci sono sempre più bei fumetti e sempre più fumettisti e fumettiste. E anche le sfide più importanti della nostra società entrano nel fumetto e questo diventa parte della discussione e anche dello scontro. Temi come il femminismo, il razzismo, l’inclusività. Si stanno mettendo da parte i vecchi pregiudizi di cui si parlava sopra e si stanno creando nuovi collegamenti e nuovi networks.”, aggiunge Koehn.
Cambiamenti produttivi che cambiano il pubblico, e pubblico che cambia la produzione:
“Il pubblico dei lettori in particolare è cambiato molto. Mentre trent’anni fa erano soprattutto i nerd e i collezionisti a interessarsi ai fumetti, oggi abbiamo guadagnato un pubblico di lettori molto più ampio – soprattutto una grande fetta di pubblico femminile, cosa impensabile per molto tempo… Questo è stato anche aiutato dal fatto che negli ultimi venti anni circa il disegno a fumetti è stato insegnato anche nelle università e sempre più artisti cresciuti in Germania stanno producendo fumetti che riflettono anche la cultura tedesca.”, riflette Rehm.
Ma come sarà il fumetto in Germania nei prossimi cinque o dieci anni e come contribuiranno queste tre case editrici?
Gli ultimi anni, tra pandemia, guerra, crisi energetica e delle materie prime (tra cui la carta) hanno scombussolato anche il settore dell’editoria e ancor di più quello piccolo del fumetto. Sebbene nel 2020 e 2021, in Germania come in Italia, la vendita dei fumetti ha avuto un vero e proprio boom, spesso trainato dai soli manga, questo non si è tradotto in benefici automatici per le case editrici medio piccole: se da una parte avant-verlag ha retto egregiamente a questa botta, pur iniziando il 2023 con una maggiore lentezza, Reprodukt è dovuta addirittura ricorrere a un incredibile crowdfunding (di grande successo, il che produce una certa sensazione di speranza) per sostenere i costi di questa nuova annata produttiva. Jaja verlag, invece, ha momentaneamente messo in stand-by le proprie pubblicazioni e Annette Köhn si è presa un anno sabbatico per viaggiare, studiare e produrre un nuovo fumetto.
Il 2023 si presenta quindi come un anno di transizione e di grandi sfide: l’auspicio è che queste tre case editrici ne escano fuori più forti e consapevoli per poter contribuire a rendere il panorama fumettistico tedesco un po’ più vario, sostenendo produzioni locali che non vengano schiacciate dalle superpotenze giapponesi, statunitensi e francesi che ogni giorno di più guadagnano campo in un mercato forse ancora troppo piccolo e non pienamente sviluppato.
conferito dal senato della città di Berlino a piccoli editori, con un premio principale di 35mila euro e due premi minori da 15mila euro ciascuno https://de.wikipedia.org/wiki/Berliner_Verlagspreis ↩
premio per la piccola e media editoria che dal 2018 distribuisce sovvenzioni per 1,6 milioni di euro https://de.wikipedia.org/wiki/Deutscher_Verlagspreis ↩