Crescere fra le mantidi ovvero di maturità e apparenze

Crescere fra le mantidi ovvero di maturità e apparenze

Ne "Le Mantidi", edita da Tunué, Sara Dealbera racconta la storia di Caterina in una grande famiglia di sole donne.

“Tetti Lupa è un posto tranquillo anche grazie a questo segreto”

Le Mantidi racconta la storia di Caterina, bambina che vive nel paesino di Tetti Lupa in una grande famiglia di sole donne. La protagonista ha un solo amico, Terzo, col quale condivide i momenti della giornata, fra incursioni nella campagna circostante e attimi di semplice quotidianità. Un evento drammatico segna la vita di Caterina e l’accompagna lungo gli anni della giovinezza, fra le confortevoli, ma sempre più cupe, materne mura della comunità di sorelle. Infatti, la grande famiglia di Tetti Lupa è composta da donne che si sono lasciate il mondo degli uomini alle spalle a causa di drammi e storie di dolore. Tuttavia, la sicurezza e la pace raggiunte richiedono un terribile tributo di sangue per essere mantenute nel tempo. la lenta acquisizione delle pratiche delle donne adulte da parte di Caterina, insieme al ricordo dell’amico, oltre a un fortuito incontro con Domenico, detto Minot, aiuteranno la protagonista a prendere coscienza della situazione e a maturare la capacità di operare una scelta autonoma e libera, con la quale si chiude la storia del fumetto.

Le Mantidi Cover ScaledSara Dealbera scrive e mette in scena una vicenda di formazione calata in una storia di genere: Caterina viene educata a temere gli uomini, i quali vengono descritti dalle donne di Tetti Lupa come esclusivamente cattivi e malvagi, utili soltanto a permettere alle donne fertili di generare altre femmine per la comunità. Che fine facciano i bambini così come gli uomini è lasciato, all’inizio, all’intuizione dei lettori, i quali possono farsene una prima idea anche partendo dal titolo del fumetto, Le Mantidi appunto.

La trama in sé non è originale: il tema distopico della pericolosità e dell’inutilità degli uomini, eccezion fatta per il necessario contributo alla procreazione, è stato trattato a diverse latitudini, letterarie e cinematografiche. Ben strutturata, invece, è la lenta rivelazione dell’orrore che si cela dietro la tranquilla e confortevole famiglia di Tetti Lupa: già nelle idilliache sequenze di vita campagnola emergono alcuni tratti di disturbo, che portano sulla scena il tema della morte. Questa compare dapprima nella triste osservazione di Caterina in un dialogo con l’amico Terzo, quando, guardando un agnellino, si dice angosciata perché sa che il povero cucciolo verrà ucciso. Da questo momento, la trama della morte violenta si sviluppa nella serena quotidianità della famiglia di Caterina, emergendo lentamente, con naturalezza, come prodotto delle normali attività di pastorizia legate all’ambiente campestre delle donne. Infatti, il ruolo anticipatorio e tematico di questi fatti si rivela a partire da una lettura a ritroso degli eventi: quando iniziano a verificarsi i drammi veri e propri, allora il lettore si rende conto che la strana sensazione di disagio, a tratti inspiegabile, è stata seminata con prudenza e misura dall’autrice e solo i fatti evidenti e posteriori ne permettono una piena comprensione, come elemento non solo fattuale ma anche narrativo.

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Altro punto di forza del fumetto è rappresentato dai disegni: personali, caratteristici, adatti alla calda rappresentazione della vita di paese e di campagna. Il tratto è ben definito, i colori impiegati con coerenza cromatica, dato che c’è integrazione fra personaggi e ambiente, di modo che la progressione delle vignette è sempre morbida e cromaticamente affine. L’autrice, insomma, punta su una narrazione visivamente pacata e lenta, nata da una colorazione omocromatica anche nella scelta delle sfumature, ricavate da variazioni dell’intensità del colore e dall’impiego lodevole delle ombre. Qualche eccezione è rappresentata da poche scene, dove l’impiego di un colore forte e contrastante serve a rendere non la tragicità della situazione oggettiva (e cioè dell’accadimento in sé), ma del dramma soggettivo (ovvero rispetto a chi rivive l’evento traumatico): ad esempio, compare un uso del rosso anomalo rispetto all’opera, quando Caterina apprende un fatto terribile e quando lo rivive in un suo incubo; mentre il fatto in sé, nel suo accadere, è avvolto da “scarabocchi” prevalentemente neri, con qualche traccia di rosso.
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Altro elemento positivo è il finale: dopo aver fatto le dovute esperienze, Caterina ha finalmente contezza della vera natura della famiglia di Tetti Lupa. Ha conosciuto il lato oscuro delle sue sorelle e il lato buono degli uomini, grazie a Minot. Ma il finale non si chiude su una scelta obbligata, posta su due alternative: la famiglia delle sorelle o l’amore per il ragazzo che ha conosciuto. Caterina trova una terza via, che lascia i lettori davanti a un finale aperto e liberatorio.
Concludendo, è come se la protagonista, fra la vecchia e ingannevole vita della propria fanciullezza e quella nuova con l’uomo che ama e dalla quale è amata, decidesse per la strada dell’incertezza e del futuro ancora da realizzare. Sembra quasi dirci che, tra la strada già battuta e rivelatasi tossica, dunque da abbandonare, e quella con una meta già fissata, forse è meglio prendersi del tempo per sé e cercare un proprio percorso.

Abbiamo parlato di
Le Mantidi
Sara Dealbera
Tunué
176 pagine, cartonato, colori – 21,00 €
ISBN:  978-88-6790-529-4

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