Il canadese Ray Fawkes ha legato negli ultimi anni il suo nome a molte serie e molte case editrici. Per DC Comics ha realizzato molti titoli, tra cui il settimanale Batman Eternal, alcuni tie In di Future Ends, Trinity: Pandora e il discusso Constantine. Ha lavorato in Marvel (Wolverines), Aftershock (Jackpot, con l’italiano Marco Failla), Valiant e Dynamite, oltre a realizzare opere creator owned per Top Shelf, McClelland & Stewart, Oni Press e Image Comics (Intersect).
Lo Spazio Bianco lo ha intervistato ad Erlangen, dove era ospite speciale insieme a Jeff Lemire e altri artisti canadesi partecipanti al TCAF, il Toronto Comic Arts Festival.
Benvenuto su Lo Spazio Bianco, Ray.
Cominciamo dall’inizio: quando hai deciso di diventare un autore di fumetti?
Beh, è cominciato tutto quasi venti anni fa! Stavo finendo l’università e ho deciso che non volevo lasciar andare il mio sogno di scrivere e disegnare fumetti. Erano i tardi anni ’90, a Toronto ogni anno si svolgeva un grosso festival di fanzine in cui le persone portavano i propri lavori e li presentavano al pubblico, così decisi di iniziare da lì: stampare i miei fumetti, piegarli, spillarli, portarli al festival e venderli per un paio di dollari. Da lì scoprii che c’erano diverse comic convention dove potevo andare, presentare lavori più corposi e tentare di venderli.
E durante queste convention sei entrato in contatto con editori più grossi.
Esatto. Leggevo molti fumetti mainstream da piccolo, amavo i supereroi, ma non avrei mai pensato che avrei lavorato per grandi case editrici, pensavo che il mio posto fosse più sulla scena indie. Portavo con me i miei lavori e col tempo hanno iniziato a essere notati, così ho iniziato a pensare che non sarebbe stato male scrivere e disegnare i personaggi che amavo. E così, dieci anni fa, ho iniziato a parlare con i grandi editori.
Quale è stata la migliore esperienza, o meglio il momento chiave, che hai vissuto finora nella tua carriera?
Batman Eternal è stato un progetto interessante, qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò che abbia mai fatto in vita mia: un fumetto settimanale realizzato con altri quattro autori (Scott Snyder, James Tynion IV, TIm Seeley e Kyle Higgins) in cui abbiamo lavorato a stretto contatto l’uno con l’altro. È stato bellissimo: non concordavamo sempre, ma è stato fantastico leggere i loro scripts e fargli vedere le mie sceneggiature. È stato un anno di intenso lavoro con altri quattro colleghi, un’opportunità di scrivere un fumetto di supereroi ancora migliore rispetto al solito, proprio grazie a questa collaborazione. Ci mandavamo e-mail, ci sentivamo su Skype e tre volte all’anno ci siamo incontrati in una stanza e abbiamo lavorato per tre giorni interi sulla storia. E poi è stata la mia opportunità di scrivere Batman, un personaggio che amo sin da quando ero bambino! Insomma, è stato un grande momento nella mia carriera.
Oltre a Batman, uno dei tuoi lavori più importanti per la DC Comics è stato Constantine, che ha ricevuto un’accoglienza abbastanza variegata e molte reazioni da parte di fan e critici: non tutti hanno apprezzato l’operazione, un po’ controversa, di portare il personaggio dall’universo Vertigo a quello DC. Come hai vissuto questa situazione?
Abbiamo ricevuto il compito di portare Constantine da un titolo per lettori maturi a un universo rivolto ai ragazzi, perciò abbiamo dovuto stemperare le atmosfere, rimuovere sesso, violenza e turpiloquio. Alcuni lettori non hanno apprezzato queste operazioni, molti erano arrabbiati e si sono sentiti traditi, altri gli hanno dato una chance. È stato sicuramente polarizzante! Sapevo che sarebbe accaduto, per questo ho cercato di non preoccuparmi troppo e di scrivere la miglior storia che ho potuto.
Sei uno sceneggiatore ma anche un autore completo: cosa distingue i due approcci?
Quando lavori da solo è tutto meno filtrato, so come mi sento e come percepisco la storia e tutto questo viene riversato direttamente sulla carta. Quando lavoro con un altro artista è una collaborazione, voglio che loro parlino con la loro voce e allo stesso tempo devo far loro capire come mi sento a proposito della storia, dei personaggi, e poi devo farli realizzare attraverso la loro arte. È un lavoro molto diverso e la cosa più difficile è proprio trasmettere i miei sentimenti, per questo mi focalizzo molto su questo quando lavoro con un altro autore.
Considerando il tuo lavoro come autore completo, ad esempio su Intersect, mi sembra di vedere alcune chiare influenze di grandi artisti come Bill Sienkiewicz, per dirne uno.
Sì, sicuramente Bill Sienkiewicz, ma anche David Mack e Dave McKean sono grosse influenze. E Sergio Toppi, sono un suo grande fan. Se vedi alcuni layout di Intersect, sono molto influenzati da quest’ultimo e Sienkiewicz. Sono molto influenzato anche dagli illustratori pubblicitari degli anni ’60, così come dalle illustrazioni dello sport e dei magazine. Sono molto chiare queste influenze, non mi nascondo.
Hai lavorato su molti personaggi, da Batman a Wolverine: c’è ancora un personaggio su cui sogneresti lavorare?
Beh, ho già lavorato su uno dei miei personaggi preferiti, ovvero John Constantine! E amo così tanti personaggi, per esempio i mutanti della Marvel, quelli un po’ strani come Mistica, la Confraternita dei Mutanti Malavagi o i Morlocks. Amo molti personaggi del lato dark della DC, come Swamp Thing e Black Orchid. Vorrei lavorare su ognuno di loro!
E questo mi porta all’ultima domanda: quali sono i tuoi piani futuri?
Per adesso sto lavorando su Underwinter, un fumetto per Image Comics che uscirà a fine anno. Questo ha tutta la mia attenzione, anche se comunque sto parlando con vari editori per lavori futuri.
Grazie Ray per il tuo tempo e buon lavoro!
Intervista realizzata dal vivo al Comic Salon di Erlangen il 2 giugno 2018