Il nostro Speciale Nuovo Mondo si conclude con le interviste ai coloristi, un gruppo di professionisti che ha rivestito grande importanza nel lancio e nello sviluppo costante della serie. Annalisa Leoni, Stefania Aquaro, Nicola Righi , Alessia Pastorello, Giovanna Niro e Luca Saponti ci raccontano la loro esperienza sulla serie Orfani e come hanno visualizzato i colori del Nuovo Mondo. A chiudere definitivamente le interviste ai coloristi di Orfani: Nuovo Mondo e dello speciale, ospitiamo Giovanna Niro e Luca Saponti.
Giovanna Niro
Giovanna Niro inizia a colorare fumetti nel 2006 con Lys, fumetto per ragazzi edito da Rainbow/Soleil. Ha lavorato su alcune testate americane (Star Trek- True Blood-The Bounce) per la Image e per l’IDW e successivamente ha colorato per la Francia il fumetto Urban (tomi # 1-2) per la casa editrice Futuropolis insieme al disegnatore Roberto Ricci. Inizia la collaborazione con la Sergio Bonelli Editore con la prima serie di Orfani ed è la colorista di Dylan Dog #350, scritto e disegnato da Carlo Ambrosini.
Ciao Giovanna e benvenuta! Come è cambiata o si è evoluta la gestione del colore dalla prima serie a Ringo?
Con la prima serie di Orfani abbiamo costruito le basi che ci hanno permesso poi di osare, sperimentare e portare a livelli ancora più alti Ringo. Abbiamo cercato di volgere a nostro favore problemi come, per esempio, la carta, giocando quindi su colori complementari, piuttosto che chiari scuri e usare una colorazione più essenziale senza perdere l’impatto, anzi enfatizzandola ancora di più.
Che cosa aspettarsi da Nuovo Mondo da questo punto di vista?
Nuovo Mondo sarà qualcosa di completamente diverso da Orfani e Ringo. Scenari completamente nuovi ci stanno permettendo di sperimentare ancora di più e creare atmosfere “nuove”.
Dal punto di vista delle tecniche e dell’utilizzo narrativo del colore siete stati dei pionieri. Quanta responsabilità avete sentito?
All’inizio tantissima, si trattava di creare da zero uno stile di colorazione che desse identità al fumetto, che accompagnasse l’emotività e scandisse scene e stati d’animo, tutto questo su una carta usata finora per il bianco e nero e quindi con tutta una serie di problematiche tecniche da affrontare e risolvere.
Il percorso non deve essere stato semplice, ci sono stati degli errori che guardando indietro non vorreste rifare?
Più che errori, penso ci siano state difficoltà da superare proprio per la complessità della colorazione: il percorso è stato difficile e in divenire.
Come è il lavoro di coordinamento con lo sceneggiatore? Ricevente le indicazioni di colore o tutta la sceneggiatura? Attraverso quante prove passano le tavole finali?
Riceviamo tutta la sceneggiatura, dove spesso ci sono indicazioni sul colore: Orfani è una serie pensata a colori quindi lo sceneggiatore scrive anche in questi termini. L’inizio ha richiesto molte prove, ci sono state tavole fatte e rifatte molte volte proprio perché questa colorazione richiede uno studio molto lungo, ora abbiamo acquisito un’esperienza tale da diminuire il tempo e il numero di prove.
Dallo spazio profondo e il mondo alieno di Orfani all’Italia post-olocausto di Ringo. Come avete lavorato per dare vita all’ambientazione del nostro Paese dopo il disastro?
Abbiamo cercato di rendere un’ambientazione molto cupa e disturbante, lavorando su toni poco saturi. I toni pastello e gioiosi del passato degli Orfani sono stati completamente abbandonati. Avevamo bisogno di accompagnare un personaggio disilluso come Ringo in uno scenario desolato.
Un Nuovo Mondo deve essere una tavolozza completamente nuova su cui lavorare e creare: cosa potete anticiparci degli stili di colorazione della nuova stagione? Vi permetterà di sbizzarrirvi maggiormente?
Tutta la serie Orfani ci ha permesso di sbizzarrirci, di provare e cambiare molto, proprio perché affronta sempre nuove ambientazioni, nuovi personaggi e nuovi temi. Con Nuovo Mondo abbandoniamo le atmosfere cupe e desolate di Ringo per sviluppare un pianeta alieno misterioso ma pur sempre ostile.
Tra il gruppo di coloristi di Orfani c’è condivisione e scambio d’esperienza o è un rapporto più distaccato per una modalità di lavoro più solitario?
C’è molta condivisione tra di noi: oltre a tenerci costantemente aggiornati sul lavoro di tutti, ci sentiamo per dubbi, consigli o semplicemente per due chiacchiere.
Ciao Giovanna e grazie ancora per essere stata con noi. A presto!
Luca Saponti
Nel 2008, uscito dalla scuola internazionale di comics di Firenze, firmo il primo contratto in terra francese con Soleil come colorista per la serie “Akron le guerrier” sui disegni di Nicola Saviori. La collaborazione con Soleil continua poi con la colorazione della serie Lanfeust. Nel 2010 esce in Francia per Clair de lune il mio primo lavoro come disegnatore-colorista: Loumyx, sulla sceneggiatura di Francesca santi, seguito nel 2012 dal secondo ed ultimo volume. Nel frattempo firmo anche per Dargaud per realizzare disegni e colore della serie “Pleine Lune” con la sceneggiatrice Isabelle Bauthian. Negli ultimi due anni sono approdato in Italia, collaborando prima con Panini per vari lavori di colorazione tra cui “Highway to Hell”, disegnato da Riccardo Burchielli e recentemente con Bonelli per la colorazione in team della seconda e terza serie di “Orfani”. Nel frattempo continuo il mio lavoro in Francia con la colorazione di “La via della Spada” per Glenat pubblicato anche in Italia da Mondadori, disegni di Federico Ferniani.
Ciao Luca e benvenuto! com’è cambiata o evoluta la gestione del colore dalla prima serie a Ringo?
Per quanto mi riguarda sono entrato nel gruppo di coloristi quando Ringo era già in corso di pubblicazione, ma penso che il riferimento per chi affronta la colorazione di Orfani rimangano le pagine di De Felici della prima stagione, che in effetti sono l’esempio perfetto del tipo di lavoro che ci viene chiesto: essenzialità e leggibilità del colore. Per cui non penso sia cambiato molto tra le due serie, anche perché il formato, il tipo di carta e simili dettagli tecnici sono rimasti gli stessi.
Cosa aspettarsi da Nuovo Mondo da questo punto di vista?
Anche in Nuovo Mondo c’è continuità con le vecchie stagioni. A partire dal fatto che, anche se ai disegni ci sono delle new entry, il team del colore è rimasto lo stesso. In questo caso ero presente fin dalle prime fasi di lavorazione, perciò ne ho condiviso gioie e dolori insieme agli altri: dare colore a questo nuovo mondo significava dover cercare nuove palette e una luminosità diversa per ambientazioni e personaggi (nuovi anch’essi). È stata davvero dura all’inizio, soprattutto per trovare una coerenza tra tutti.
Dal punto di vista delle tecniche e dell’utilizzo narrativo del colore siete stati dei pionieri. Quanta responsabilità avete sentito?
La responsabilità la sento nei tempi stretti dettati dalla natura mensile della serie e nel confronto con gli altri coloristi, tutti veramente impeccabili. Io mi sono “fatto le ossa” nel mercato francese dove la colorazione è da sempre parte integrante del fumetto, perciò sono abituato a raccontare con il colore, ma con tempistiche più dilatate e lavoro solitario. Perciò mantenere il livello qualitativo dei miei colleghi rientrando nelle scadenze è veramente dura, una bella sfida!
Il Percorso non deve essere stato semplice, ci sono stati degli errori che guardando indietro non vorreste rifare?
Beh, certamente! Guardando indietro è impossibile non vedere alcune cose da correggere o che si sarebbero potute fare meglio, un po’ perché guardando le cose “dall’esterno” si vedono più oggettivamente e magari anche perché nel frattempo si è fatto un passettino avanti e si ha un po’ di esperienza in più! Comunque niente di grave perché Annalisa ed Emiliano ci hanno tracciato un percorso dal quale era difficile perdersi.
Come è il lavoro di coordinamento con lo sceneggiatore? Ricevete le indicazioni di colore o tutta la sceneggiatura? Attraverso quante prove passano le tavole finali?
Riceviamo la sceneggiatura con le indicazioni di colore all’interno, a fianco di quelle per il disegnatore. Poi durante la fase di lavorazione il confronto è soprattutto tra noi coloristi, per le varie problematiche che possiamo incontrare. Alla fine le tavole sono visionate da Emiliano per le correzioni inerenti alla tecnica di colorazione e alla leggibilità, oltre che da tutte le persone che ci hanno lavorato prima della fase colore, quindi veramente tanti occhi! In genere però se si legge bene la sceneggiatura non ci sono grossi problemi.
Dallo spazio profondo e il mondo alieno di Orfani all’Italia post-olocausto di Ringo. Come avete lavorato nel dare vita all’ambientazione del nostro paese dopo il disastro?
Per me è stato davvero stimolante! Mi era stato assegnato l’episodio ambientato a Milano, città in cui ero stato solo un paio di volte per dei concerti, quindi abbastanza sconosciuta per me. Sono stati Ringo con i suoi ragazzi e Google Maps che mi hanno fatto fare un tour tra i luoghi più caratteristici, e pian piano che avanzava la storia scoprivo questi luoghi insieme ai personaggi. È stato davvero interessante! Alla fine penso di essere riuscito a colorare una Milano abbastanza verosimile, tanto che qualcuno ha pensato di fare la stessa cosa che io avevo fatto su Google nella vita reale
Un nuovo mondo deve essere una tavolozza completamente nuova su cui lavorare e creare: cosa potete anticiparci degli stili di colorazione della nuova stagione? Vi permetterà di sbizzarrirvi maggiormente?
Come ho detto prima, la colorazione di un nuovo mondo mi ha dato gioie e dolori. Gioie perché nel mio episodio di cose strane da colorare ce n’erano a bizzeffe, tra lucine fluorescenti, roba viscida e organica e atmosfere claustrofobiche! In pratica era un’ambientazione unica, perciò sono stato davvero libero di sbizzarrirmi. Sull’altro piatto della bilancia c’è il fatto che usare palette particolari comporta problemi particolari, tecnici e creativi. Ci sono alcune pagine che ho rifatto non so quante volte, specialmente le prime, e ancora non ho capito se è perché avevo osato troppo o troppo poco!
Tra il gruppo di coloristi di Orfani c’è condivisione e scambio di esperienza o è un apporto più distaccato per una modalità di lavoro più solitario?
Sì, ovviamente la condivisione c’è, specialmente nelle fasi iniziali del lavoro, anche perché ormai è un bel po’ che lavoriamo insieme allo stesso progetto e sarebbe strano il contrario. Io personalmente sono abituato a lavorare da solo e sono un po’ allergico a tutta la socialità del web però il fatto di essere tutti collegati e coordinati è fondamentale in questi casi.