Barbara Baraldi, una Dark Lady alla guida dell’Indagatore dell’Incubo

Barbara Baraldi, una Dark Lady alla guida dell’Indagatore dell’Incubo

Abbiamo intervistato la scrittrice e sceneggiatrice Barbara Baraldi all’alba della sua nomina come nuova curatrice di Dylan Dog.

Barbara by Ettone (fiore) - HIBarbara Baraldi, insieme alla collega Paola Barbato, ha rappresentato per anni una prospettiva femminile nell’universo narrativo di Dylan Dog. Un’autrice che, fin dal suo esordio, ha saputo interpretare in chiave contemporanea lo spirito originario del personaggio di Tiziano Sclavi, narrando storie dalle atmosfere thriller e gotico-horror che, sospese tra l’onirico e il simbolico, l’hanno resa – tanto nel campo dei fumetti quanto in quello dei romanzi – una figura di riferimento.
La sua carriera, costruita pazientemente in oltre 10 anni, oggi è stata coronata dalla nomina di nuova responsabile editoriale di Dylan Dog.

Ciao Barbara e benvenuta su Lo Spazio Bianco.
Da pochi giorni sei stata scelta come nuova curatrice di Dylan Dog, raccogliendo il testimone da Roberto Recchioni che ha lasciato l’incarico dopo ben 10 anni. Facendoti già il nostro forte “In bocca al Lupo”, ti chiediamo di spiegare (per i lettori meno informati) in cosa consisterà il tuo lavoro e anche quali sono le tue emozioni in questo momento.
Grazie per il benvenuto, è un piacere essere vostra ospite, e… evviva il lupo (sperando, ovviamente, che sia mannaro). La cura della testata consiste, sinteticamente, nel curare ogni aspetto della programmazione, dal momento in cui viene proposta un’idea al momento in cui l’albo nato da quell’idea esce in edicola. Quindi: confronto con l’autore a livello di soggetto per scovare eventuali debolezze ed evidenziarne gli elementi più interessanti, revisione della sceneggiatura, affidamento della stessa al disegnatore più appropriato, verifica delle tavole, revisione dei dialoghi prima dell’affidamento al lettering, confronto con i copertinisti per suggerire idee per la copertina e, prima della stampa, l’ultima revisione dell’albo “montato”. Ci sono le attività correlate, tra cui la stesura dei testi per le anteprime e per gli editoriali. E poi c’è uno degli aspetti più importanti: la definizione della programmazione a medio e lungo termine, in modo che la successione degli albi sia espressione di una visione compatta e coerente. È emozionante tanto quanto è impegnativo.

Puoi raccontarci “il dietro le quinte” della tua nomina, cioè quando e come è successo? Te lo aspettavi, era nell’aria in Bonelli?
Ero reduce da una conferenza al Circolo dei Lettori e il mattino dopo, prima di ripartire, mi trovavo in un negozio per scegliere il regalo di compleanno di uno dei miei fratelli. Ricevo una telefonata da parte di Franco Busatta: «Ma dove sei?» «A Torino» rispondo. «Guarda che in Bonelli ti stiamo aspettando». Ovviamente, non ha anticipato altro. Quando sono arrivata in via Buonarroti a Milano, c’era anche Michele (Masiero). Abbiamo fatto una chiacchierata informale e mi hanno chiesto se ero disponibile per l’incarico. Loro, ovviamente, si erano già confrontati con Tiziano (Sclavi) in merito. Non me l’aspettavo – l’avvicendamento al timone di Dylan era nell’aria e si vociferavano nomi eccellenti –, ma non ho avuto esitazioni: ho risposto di sì. La settimana dopo, ho presentato in redazione e a Tiziano una bozza del mio piano editoriale. Dopo il loro ok, ho capito che era successo: ero davvero la nuova curatrice di Dylan Dog.

dylan_dog_color_fest_9Come hanno reagito i tuoi fan e i lettori di Dylan Dog alla notizia? Inoltre, cosa ti entusiasma e ti spaventa di più di questo incarico?
C’è stata un’ondata di affetto superiore alle mie aspettative e che mi ha letteralmente galvanizzata. Sono grata a tutti coloro che mi hanno fatto le congratulazioni. Mi ha fatto molto piacere anche l’interesse da parte della stampa, non solo di settore, a dimostrazione – se mai ce ne fosse bisogno – dell’attualità e della rilevanza del nostro Indagatore dell’Incubo. È entusiasmante poter lavorare con uno staff estremamente motivato a ogni storia, in modo da far emergere forte e chiara la voce di Dylan e, allo stesso tempo, le caratteristiche uniche di ogni sceneggiatore. Alcuni hanno scritto storie memorabili, ma vorrei comunque che proponessero ogni nuova storia come se fosse l’unica per cui saranno ricordati. Sento la responsabilità di offrire ai lettori una visione che sia all’altezza di uno dei personaggi più amati del fumetto mondiale. A essere spaventoso è la quantità di lavoro da svolgere per rispettare tutte le scadenze che, soprattutto in questo particolare momento, in vista delle uscite estive, sono particolarmente pressanti.

In che modo hai interagito con Roberto Recchioni quando si è concretizzato questo cambio? C’è stato un periodo di “passaggio di consegne”, in cui avete lavorato fianco a fianco?
Roberto mi ha chiamata immediatamente per farmi le congratulazioni. Mi ha fornito alcuni consigli “di sopravvivenza” e mi ha offerto la sua disponibilità per orientarmi tra i progetti in corso. Dal momento in cui la nomina è stata formalizzata, tuttavia, ogni aspetto dell’incarico è stato nelle mie mani.

Ci sono aspetti della passata gestione sui quali darai continuità e altri in cui vorresti invece diversificarti e dare la tua impronta?
Sulla regolare mi concentrerò soprattutto sulla programmazione, in modo da avvicendare ogni mese storie ad alto impatto emotivo. Si comincerà con un trittico di albi autoconclusivi, ma uniti da una tematica comune, che dovrebbero uscire già questo autunno, il primo in concomitanza con Lucca Comics&Games. Continuerò la ricerca di talenti che sappiano sorprendere sia dal punto di vista grafico che di narrazione. Il Color Fest mi piace così com’è, e non subirà alcuno stravolgimento. L’OldBoy rimarrà saldo nelle sapienti mani di Franco Busatta, che sta facendo un ottimo lavoro anche a livello di sperimentazione. Ci sarà una bella novità sul BIS già a partire dall’anno prossimo, che confido di annunciare quando i tempi saranno maturi.

Barbara by Ettone (pavimento)Cosa puoi raccontarci in merito alla trilogia che a cavallo tra 2022 e 2023 ha riportato DYD alle sue origini narrative? Quando è stata elaborata e quanto è stata funzionale al passaggio di consegne?
L’idea di Claudio ha preso forma nell’estate del 2021. Un po’ per caso, durante una chiacchierata con Tiziano. Io sono stata coinvolta in fase di sceneggiatura, ma all’epoca non si è mai parlato di un possibile passaggio di consegne. L’unica necessità era quella di offrire tre buone storie, sorprendenti, nello spirito originario di Dylan in chiave contemporanea, che raccontassero una storia e allo stesso tempo stendessero le fondamenta per il “Dylan che verrà”. Sceneggiare i due episodi conclusivi in continuità mi ha offerto la possibilità di approfondire i rapporti tra i personaggi e sviscerare tematiche a me care, come la paralisi del sonno, che mi tocca personalmente, o la paura ancestrale dell’oblio dopo la morte.

Hai già in mente delle linee base per le future storie di Dylan, oppure addirittura un “manifesto programmatico” come fece Recchioni? Considerando poi il tuo timbro narrativo, cosa dobbiamo aspettarci per DD: un’impronta con atmosfere gotico-thriller oppure uno sguardo rivolto al passato, con storie dall’impianto horror-splatter?
Premetto che il mio sguardo è rivolto al futuro. Non ho alcuna intenzione di pormi alcun limite. Ci saranno storie in chiave horror-splatter, così come storie che interpretano i tempi moderni sotto la lente dell’onirico e del simbolico (che fa parte del DNA di Dylan). Gli ingredienti che hanno reso Dylan sinonimo di orrore e di emozione saranno utilizzati senza alcuna esclusione. La mia visione sarà più chiara con l’uscita, in autunno, delle prime storie scritte appositamente per la “Quinta Stagione” dell’Indagatore dell’Incubo.

In cosa consisterà, se puoi rivelarcelo, il “ritorno all’Orrore” al quale hai accennato quando è stato annunciato il tuo esordio come curatrice? Inoltre, come interpreti oggi il concetto di Orrore? Per te è possibile riconnetterlo allo spirito del Dylan originario di Sclavi?
Stiamo vivendo una nuova età dell’oro dell’orrore. I film di genere sono tornati a riempire le sale riprendendo tematiche e, talvolta, personaggi del passato, ma in chiave contemporanea. Ho intenzione di fare tesoro della lezione di Tiziano, che è sempre stato contemporaneo, persino avveniristico, anticipando tematiche che adesso sono di scottante attualità. Le parole d’ordine saranno allegoria, esplorazione dell’inconscio e sperimentazione sia sul modo di raccontare le storie e che sul modo di renderle graficamente. La tecnologia si sarà pure evoluta, portando con sé nuove inquietudini, ma l’orrore esistenziale resta il più spaventoso.

gli_anni_selvaggi___dylan_dog_364_coverAnni fa hai dichiarato: «Il mio Dylan Dog siamo noi, è un uomo con dei limiti, che affronta situazioni più grandi di lui». Ci sono aspetti del suo carattere che sei intenzionata ad approfondire o magari farne emergerne nuovi da esplorare?
Ogni aspetto del suo carattere sarà oggetto di approfondimento. Tiziano ha creato un personaggio perfetto sia per le sue… imperfezioni, che per il margine di manovra che offre alla sperimentazione. Dylan ha caratteristiche imprescindibili – quelle definite da Tiziano nei primi cento e in generale nelle sue storie – ma allo stesso tempo le sue origini sono ammantate di mistero. È un uomo contemporaneo, ma al tempo stesso è radicato nella dimensione onirica, simbolica, persino filosofica. È in grado di interpretare le inquietudini della nostra epoca come nessun altro personaggio seriale.

In che modo concilierai questo incarico con la tua attività di sceneggiatrice e di scrittrice di romanzi?
Una delle prime cose che ho fatto dopo la nomina è stato comunicare al mio editore, Giunti, che per un po’ non sarò in grado di scrivere un nuovo romanzo. Ho intenzione di donare a Dylan tutte le mie energie. A livello di sceneggiatura, la mia presenza sulla serie sarà discreta ma continuativa.

Quando e come vedremo le storie di Dylan sotto la tua supervisione? Pensi poi di ampliare il parco creativo di Dylan chiamando (o richiamando) altri autori e disegnatori?
Ho voluto dare un’impronta fin dai primi mesi di attività, con la scelta di anticipare alcune storie che erano previste un po’ più avanti. La svolta vera e propria arriverà in autunno, con una storia scritta appositamente per inaugurare la “Quinta Stagione” di Dylan su cui sono al lavoro tre disegnatori – sia per esigenze creative che per rispettare i tempi di lavorazione – e di cui avrò modo di parlare un po’ più avanti. In queste settimane ho cominciato a consolidare il rapporto con il nucleo dello staff creativo, in modo da garantire quella polifonia di voci che è un valore aggiunto sulla testata e allo stesso tempo una solida continuità. Continuerò a valutare ogni soggetto che mi viene sottoposto, anche da parte di autori nuovi o non veterani della serie, alla ricerca di punti di vista inusuali e storie che mi diano un brivido inaspettato. Sono già al lavoro per riportare alcune firme storiche ai pennelli su Dylan, nel rispetto dei loro impegni su altre testate, e anche per portare nuove interpretazioni e sperimentazioni grafiche sulla regolare.

la_ninna_nanna_dell_ultima_notte___dylan_dog_367_coverPuoi raccontarci com’è nato e come si è evoluto fino a oggi il tuo rapporto con Sclavi e Barbato?
Paola è un modello di riferimento. Oltre a essere una persona fantastica, è una delle più grandi professioniste che io conosca. Ci siamo sentite il giorno successivo alla mia nomina e ha speso per me parole preziose che custodirò per sempre. La sua voce e il suo punto di vista sono per me essenziali sulle pagine di Dylan. Con Tiziano e sua moglie Cristina abbiamo un rapporto di stima e amicizia. Fino a poche settimane fa parlavamo dei film, delle serie tv, dei libri e dei fumetti che ci hanno appassionato. Ora discutiamo anche delle storie che verranno, con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di esercitare la meraviglia.

Hai rivelato in un’altra intervista che Dylan Dog ti aiutò a superare la timidezza da ragazza… in che modo? E oggi, da persona adulta e professionista affermata, come ti poni nei suoi confronti?
Ero un’adolescente molto introversa. Soffrivo di timidezza cronica e fobia sociale. Vivendo in un piccolo paese, ero considerata quella diversa, strana. Un po’ perché mi vestivo sempre di nero, indossavo gli anfibi anche in estate e vivevo in una vecchia casa con nove gatti, tre cani e due oche. Un po’ perché piuttosto che uscire con i coetanei preferivo rifugiarmi nella lettura. Grazie a Dylan, ho scoperto che quella diversità poteva essere un punto di forza. La professionalità è uno strumento che mi serve al momento di materializzare le mie visioni in forma di sceneggiatura, ma non ho perso quella visione di Dylan che me lo fa sentire come un fratello, uno che mi assomiglia, che tra le sue pagine non mi farà mai sentire giudicata o sbagliata. Uno in grado di dialogare in modo diretto e senza filtri con il nostro mondo interiore e con le nostre paure.

Intervista realizzata via mail nel mese di maggio 2023
Foto di Barbara Baraldi by ETTONE

Intervista live a Barbara Baraldi (24/05/2023)

Barbara Baraldi

Emiliana, classe 1975, è autrice di thriller e sceneggiature di fumetti. Nel 2012 esordisce nello staff della Bonelli con la storia breve Il Bottone di Madreperla, disegnata da Paolo Mottura e pubblicata su Dylan Dog Color Fest #9. Nel corso degli anni ha firmato decine di storie del personaggio, tra le quali Jenny, ispirata alla canzone di Vasco Rossi, Gli Anni Selvaggi, Casca il mondo e La ninna nanna dell’ultima notte.
Pubblica per Giunti editore la serie thriller Aurora Scalviati, profiler del buio di cui fanno parte i romanzi best-seller Aurora nel buio (2017), Osservatore oscuro (2018), L’ultima notte di Aurora (2019), La stagione dei ragni (2021) e Cambiare le ossa (2022). Il suo ultimo romanzo è Il fuoco dentro: Janise Joplin (Giunti).
Nel corso della sua carriera ha pubblicato per Mondadori, Castelvecchi, Einaudi ed ha collaborato con la Walt Disney Company come consulente creativa. Ha pubblicato graphic novel con editori indipendenti in Italia e con l’editore Soleil in Francia.
I suoi libri sono accolti con favore dalla critica e dal pubblico e sono pubblicati in vari Paesi, tra cui Germania, Inghilterra e Stati Uniti.

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