Il nostro Speciale Nuovo Mondo si conclude con le interviste ai coloristi, un gruppo di professionisti che ha rivestito grande importanza nel lancio e nello sviluppo costante della serie. Annalisa Leoni, Stefania Aquaro, Nicola Righi , Alessia Pastorello, Giovanna Niro e Luca Saponti ci raccontano la loro esperienza sulla serie Orfani e come hanno visualizzato i colori del Nuovo Mondo. Oggi tocca a Nicola Righi e Stefania Aquaro.
Nicola Righi
Nicola Righi nasce il 28 ottobre del 1980 a Bolzano, dove frequenta il Liceo Artistico. Appena diplomatosi si iscrive alla Accademia Design Bolzano cominciando nel mentre ad illustrare come freelance per la casa editrice Erickson per due libri. Nel 2003 si iscrive alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze. Sucessivamente lavora per la casa editrice francese Les Humanoides Associés a quattro volumi del fumetto di fantascienza “Ecube” sui disegni di Massimo Dall’Oglio. Collabora con la rivista italiana Blue per un corto a sfondo erotico e torna a pubblicare in francia per la casa editrice Clair de Lune per due volumi del fumetto “Vestiges” sui disegni di Matteo Buffagni. Viene quindi contattato dalla casa editrice Arcadia per la colorazione di due copertine del fumetto “Malasorte” e nel 2011 dalla casa editrice Panini Comics per la realizzazione di quattro volumi ispirati alla trilogia di Licia Troisi “Le Cronache del Mondo Emerso” sempre con Dall’Oglio e Iovinelli. Dal 2013 ha lavorato a 9 volumi della collana “Milo Manara, maestro dell’eros” e per il numero speciale Lucca 2014 di Giacomo Bevilacqua “A Panda piace fare i fumetti degli altri” (entrambi Panini Comics). Nel 2014 colora il numero 6 della seconda stagione di “Orfani: Ringo” per Sergio Bonelli Editore. Sucessivamente collabora con Camuncoli, Casali e Catacchio come colorista e supervisore per il progetto “Kriminal” edito da Mondadori di cui è uscito il numero 0 a Lucca 2014. Attualmente, oltre al progetto “Kriminal”, sta colorando il numero 4 della terza stagione di “Orfani: Nuovo Mondo” edito da Sergio Bonelli.
Ciao Nicola, benvenuto! Come è cambiata o si è evoluta la gestione del colore dalla prima serie a Ringo?
Personalmente sono entrato a fare parte del team solo dalla seconda stagione e ho colorato un numero di Ringo e ora uno per Nuovo Mondo. Ho seguito le serie sia come lettore che come colorista ma forse tutte le complicazioni e gli studi mi sono arrivati in corso d’opera, non ho potuto avere molta voce in capitolo. A livello gestionale credo si debba ringraziare Annalisa per il miracolo di supervisione su tutti i coloristi. Il colore poi si è evoluto in base alle ambientazioni. Viene richiesta una cura e una ricerca per ogni vignetta, ogni pagina e ogni sequenza. Il tutto alla fine deve risultare omogeneo alla serie ma adatto alla scena in cui si svolge.
Cosa aspettarsi da Nuovo Mondo da questo punto di vista?
Siamo partiti da un mondo alieno per tornare alla cara vecchia Terra per poi ripiombare in un mondo decisamente molto più pericoloso di quello che abbiamo visto agli inizi. Partendo da questi precedenti bisogna aspettarsi che in Nuovo Mondo il colore si evolverà per trasportare il lettore di nuovo ad anni luce dalla Terra ma staccandosi dalle altre due serie in maniera totale.
Dal punto di vista delle tecniche e dell’utilizzo narrativo del colore siete stati dei pionieri. Quanta responsabilità avete sentito?
“Avete”? Io la sento ancora! In una casa editrice come la Bonelli bisogna dare il massimo. E quando il massimo è stato raggiunto, si può cominciare a evolversi. Il colore è parte integrante del progetto ed è al pari dei disegni. Anzi spesso diventa più importante, per cui la responsabilità è totale.
Il percorso non deve essere stato semplice, ci sono stati degli errori che guardando indietro non vorreste rifare?
Ogni errore ha portato consapevolezza che a sua volta ha portato una evoluzione. Non ho rimpianti. Tutto si potrebbe riprendere in mano e adattare ma quelle esperienze sono state frutto di quel periodo e riflettono le nostre emozioni in quel preciso momento della nostra vita. Parlare di errori a mio parere è fuorviante in questo lavoro. Siamo soggetti alle condizioni esterne che influiscono sul modo di colorare (disegnare, scrivere) per cui è un po’ uno specchio di come abbiamo saputo gestire la cosa. Non abbiamo sbagliato nulla, semplicemente abbiamo reagito in una certa maniera che ci ha portato a un risultato finale.
Come è il lavoro di coordinamento con lo sceneggiatore? Ricevente le indicazioni di colore o tutta la sceneggiatura? Attraverso quante prove passano le tavole finali?
La sceneggiatura arriva di volta in volta ed è una tra le tante bibbie che si devono consultare per ogni tavola. Ci sono documentazioni molto fornite da consultare e lo sceneggiatore dà parecchi rimandi alle cartelle in questione ma a meno che non sia proprio specificato, il colore è una nostra responsabilità. Si passa minimo attraverso due prove. Con la prima stesura si cerca sempre di arrivare più vicini possibili ad avere meno correzioni possibili. Poi con la seconda generalmente bisogna azzerarle.
Dallo spazio profondo e il mondo alieno di Orfani all’Italia post-olocausto di Ringo. Come avete lavorato per dare vita all’ambientazione del nostro Paese dopo il disastro?
A questo posso rispondere solo in maniera parziale, in quanto non ho gestito la fase di preparazione. C’è stato un enorme lavoro di concept art e di documentazione. Ogni capitolo aveva una dominante tonale che avrebbe portato il lettore a riconoscere la zona in cui passavano Ringo e i suoi orfani. Le basi però sono sempre state le fotografie di posti reali e il successivo adattamento post-apocalittico.
Un Nuovo Mondo deve essere una tavolozza completamente nuova su cui lavorare e creare: cosa potete anticiparci degli stili di colorazione della nuova stagione? Vi permetterà di sbizzarrirvi maggiormente?
Bisogna sempre tenere una linea generale e, come sempre, ognuno metterà il proprio stile per dare personalità a ogni capitolo. I colori saranno quelli che ormai il lettore ha imparato a conoscere ma avranno più respiro verso nuove sperimentazioni. D’altronde è un mondo alieno tutto da conquistare e da quello che sto vedendo, i colori faranno spalancare le bocche di molti lettori, ne sono sicuro. Di meraviglia naturalmente.
Tra il gruppo di coloristi di Orfani c’è condivisione e scambio d’esperienza o è un rapporto più distaccato per una modalità di lavoro più solitario?
Non passa giorno in cui non vada sulla nostra cartella condivisa a guardare i colori degli altri, a prendere spunto, emozionarmi e cercare di carpire il più possibile. Il lavoro è in solitario (abitando a Bolzano sono il più solitario di tutti, mi sa…) ma la disponibilità di tutti è favolosa. Spesso ci siamo sentiti per correggere o darci una mano a vicenda, io soprattutto che non ho possibilità di incontrare le altre del team se non a Lucca Comics, ho cercato di farmi sentire il più possibile per rimanere aggiornato. In definitiva è un lavoro solitario ma internet aiuta tantissimo a renderci virtualmente sempre presenti.
Stefania Aquaro
Stefania Aquaro nasce a Martina Franca (TA) nel 1987. Nel 2009 si diploma alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze. Inizia la sua carriera come disegnatrice per Leopoldo Bloom Editore e Double Shot e partecipa alla rivista autoprodotta dall’associazione Katlang!. Dal 2009 comincia il suo percorso come colorista, prima come parte dello studio Blinq, poi in solitario. Ha lavorato per Disney (2012-2014), Bao Publishing (2013). Tuttora lavora per il mercato francese (Casterman, Jungle, Soleil) e dal 2014 si è unita ai coloristi di Orfani per Sergio Bonelli Editore. Vive e lavora a Firenze.
Ciao Stefania e grazie per avere accettato il nostro invito. Come è cambiata o evoluta la gestione del colore dalla prima serie a Ringo?
A questa domanda per me è un po’ difficile rispondere dato che sono entrata come colorista quando già la serie di Ringo era in fase avanzata (all’ottavo numero), quindi non so esattamente quale sia stata la gestione del colore durante la prima serie. Quello che so è che c’è stato davvero tantissimo lavoro di studio e di ricerca per arrivare al risultato finale, i coloristi della prima serie sono stati dei veri e propri pionieri, sperimentando uno stile di colorazione mai visto in un albo Bonelli fino ad allora, e per questo motivo hanno tutta la mia stima ed ammirazione. Per me è stato un onore entrare a far parte della squadra, con un albo poi come quello disegnato da Bacilieri, e sono stata fortunata ad avere già delle linee guida da seguire. La cosa importante per noi coloristi è riuscire a ricreare tramite il colore l’atmosfera della storia, adeguando il nostro stile a quello del disegnatore. Quindi ovviamente c’è stata e ancora ci sarà un’evoluzione nel colore che andrà di pari passo con quella della trama.
Cosa aspettarsi da Nuovo Mondo da questo punto di vista?
In Nuovo Mondo il colore dovrà rievocare un paesaggio alieno in tutto il suo selvaggio splendore, quindi un’atmosfera ben diversa da quella post-apocalittica di Ringo. Insomma un gran bel divertimento per noi coloristi.
Dal punto di vista delle tecniche e dell’utilizzo narrativo del colore siete stati dei pionieri. Quanta responsabilità avete sentito?
Parlando per me, moltissima! Lavorare sul colore di Orfani è stato diverso da tutto quello che ho fatto finora, mi ha insegnato e continua ad insegnarmi tanto. La mia speranza è che il nostro lavoro apra la strada al colore nel mercato italiano, non più un accessorio superfluo ma parte integrante di una storia. Orfani senza il colore non sarebbe Orfani!
Il percorso non deve essere stato semplice, ci sono stati degli errori che guardando indietro non vorreste rifare?
Per ora non mi sento di rimpiangere nulla. Ci sono state difficoltà da superare ma sono servite per migliorarsi. Poi come ho già accennato in precedenza io sono stata avvantaggiata dal fatto di essere entrata già a seconda serie inoltrata, quindi ho potuto seguire le orme dei miei colleghi che avevano già sudato sette camicie per la prima serie.
Come è il lavoro di coordinamento con lo sceneggiatore? Ricevente le indicazioni di colore o tutta la sceneggiatura? Attraverso quante prove passano le tavole finali?
Ci viene fornita l’intera sceneggiatura in cui a volte ci sono indicazioni sul colore, e poi ci sono delle linee guida generali che valgono per tutti gli albi (l’ambientazione, i colori dei personaggi, etc.). Per Ringo avevamo a disposizione un vero e proprio “Compendio colori” realizzato da Annalisa Leoni che ci ha fatto da coordinatrice. Le tavole vengono visionate prima da noi coloristi, che abbiamo così occasione di coordinarci e consigliarci a vicenda, poi devono passare l’approvazione di Mammuccari e di Recchioni, nonché degli altri sceneggiatori. In alcuni casi ci sono da seguire anche le indicazioni dei disegnatori.
Dallo spazio profondo e il mondo alieno di Orfani all’Italia post-olocausto di Ringo. Come avete lavorato nel dare vita all’ambientazione del nostro paese dopo il disastro?
È stato divertente immaginare il nostro paese in stile post-apocalittico, nel mio caso un’autostrada abbandonata, un autogrill deserto, tutti quegli elementi a noi così familiari immersi nel grigiore e nella polvere. Un senso di malinconia e desolazione che spero di essere riuscita ad esprimere con il colore.
Un Nuovo Mondo deve essere una tavolozza completamente nuova su cui lavorare e creare: cosa potete anticiparci degli stili di colorazione della nuova stagione? Vi permetterà di sbizzarrirvi maggiormente?
Per Nuovo Mondo abbiamo avuto meno indicazioni rispetto a Ringo, proprio per permetterci di spingere un po’ di più sull’immaginazione. Abbiamo avuto comunque studi della foresta, della flora e della fauna locale da cui prendere spunto e indicazioni sulle atmosfere. Quello che posso anticiparvi è che si tratterà di un mondo selvaggio, pieno di luminescenze e creature aliene. Una sorta di paradiso perduto, ma molto più sinistro e pericoloso. Lo stile di colorazione così come il disegno tenderanno ad essere un po’ meno realistici rispetto alle serie precedenti, così da contribuire a far immergere il lettore in un mondo diverso da quello a cui siamo abituati.
Tra il gruppo di coloristi di Orfani c’è condivisione e scambio d’esperienza o è un rapporto più distaccato per una modalità di lavoro più solitario?
Una delle cose che più mi ha colpito e che ho apprezzato del team che è dietro a questa serie è che sembra di fare parte di una grande famiglia. C’è una bella collaborazione fra noi coloristi che ci porta a scambiare consigli e ad affrontare le difficoltà insieme. Poi ovvio in ogni albo c’è la firma di ognuno di noi, però è bello poter contare su un gruppo.