Caput Mundi: il lato oscuro della città eterna

Caput Mundi: il lato oscuro della città eterna

Caput Mundi è il primo tassello dell'Universo Cosmo e noi abbiamo intervistato gli autori: Giulio Antonio Gualtieri, Dario Sicchio e Michele Monteleone.

In occasione dell’uscita di Caput Mundi #1 – I Lupi di Roma edito dalla Editoriale Cosmo, abbiamo raggiunto Giulio Antonio Gualtieri, Michele Monteleone e Dario Sicchio – curatore e sceneggiatori dell’albo – per scoprire cosa si nasconde dietro questo ambizioso progetto. Un excursus dietro le quinte di quello che, nelle intenzioni, sembra destinato a diventare un nuovo grande universo fumettistico completamente made in Italy.

Giulio Antonio Gualtieri è autore e sceneggiatore. Collabora con Sergio Bonelli Editore, Star Comics, Tiwi e Aurea Editoriale. Dal 2017 è editor-in-chief dell’Editoriale Cosmo e responsabile creativo per le produzioni italiane della casa editrice. Insegna Sceneggiatura e Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Pescara ed a quella di Jesi.

Michele Monteleone, classe 1987, romano. Ha sceneggiato John Doe e, sempre per l’Editoriale Aurea, ha lavorato su Long Wei. Autore del primo numero di Battaglia e Caput Mundi per l’Editoriale Cosmo, per la Star Comics ha firmato Nick Banana, Dracula e L’isola del Tesoro. Fondatore dell’etichetta Villain Comics e editor della collana Seasons per Verticomics. Collabora con la Sergio Bonelli Editore su Dylan Dog e Orfani di cui, insieme a Roberto Recchioni, è anche autore dell’ultima stagione.

Dario Sicchio, sceneggiatore romano classe 1990. Esordisce nel 2015 con il webcomic Walter dice:, oggi edito da Magic Press, e continua a lavorare nell’ambito del fumetto web e autoprodotto per le etichette Seasons (Kingsport) e Wilder (Black Rock). Collabora con Editoriale Cosmo (Battaglia, Caput Mundi – i Mostri di Roma) e Star Comics (I Maestri del Mistero). È tornato al lavoro con Lorenzo Magalotti su Chiodotorto Vol.1 (Magic Press), seguito spirituale del loro fumetto d’esordio. È co-fondatore dello Studio Panopticon nel quale lavora anche come montatore audiovisivo.

Ciao ragazzi e grazie per avere accettato la nostra intervista.
Per iniziare raccontateci come è nata l’idea di sviluppare la maxi serie Caput Mundi e dare vita così al Cosmo Universe, un universo narrativo dove i protagonisti convivono e interagiscono.
GIULIO A. GUALTIERI (GAG): L’input iniziale è stato di Roberto (Recchioni, ndr). L’idea era quella di avere un prodotto fresco, attuale, e che potesse fornirci uno spunto per personaggi in grado di vivere anche su testate autonome, con palcoscenici diversi da quelli di Caput Mundi.
Sarà un processo lungo, che andrà oltre questi primi sei numeri. Dateci tempo e vedrete. Intanto, leggendo tutta l’intervista, ne capirete molto di più.
MICHELE MONTELEONE (MM): È nato tutto “Da un’idea di Roberto Recchioni”.

Parlateci più ampiamente di questo primo numero, di che cosa possiamo aspettarci e come avete coordinato il vostro lavoro.
GAG: Io sono il rompiscatole, quello che deve sorvegliare il lavoro di sceneggiatori e disegnatori. Nel caso di Dario, Michele e Pietrantonio devo dire che è andato tutto bene. I tre sono liberi, adesso, e, nonostante qualche problema con la luce del sole, sembrano essersi riabituati abbastanza rapidamente alla vita in società.
DARIO SICCHIO (DS): Per quanto riguarda il coordinamento del lavoro, è stato molto organico. Quando ho iniziato a lavorare sul progetto, Michele aveva già steso, assieme agli altri, il soggetto della storia. Ci siamo incontrati, ne abbiamo parlato e l’abbiamo finalizzato, rimanendo comunque nei confini di quanto già stabilito. Stesa la scaletta dell’albo, ci siamo divisi le scene da sceneggiare, anche in base alle nostre preferenze. E da lì ci siamo confrontati continuamente (assieme anche a Giulio, l’editor) scena per scena, anche per far quadrare tutto con gli albi successivi. All’inizio ero un po’ timoroso, perché avevo lavorato solo con Michele (ha curato l’editing di Kingsport per il progetto Seasons) e lui, Giulio, Giovanni Masi e Roberto Cirincione, collaborando da anni, sono un team molto ben oliato; mi sentivo un po’ il bimbo nuovo della scuola. Devo dire però che il lavoro è filato incredibilmente liscio.
MM: come al solito lavorare con la “cricca” è stato piacevole, abbiamo iniziato Dario che era ancora un outsider, ma dopo il bagno nel sangue è rinato appartenente al circolo magico.
Per quanto riguarda l’albo, mi sono ispirato a uno dei miei amori letterari più grandi, Elmore Leonard, e naturalmente a tutta quella letteratura e cinema sulla Roma criminale che va da Romanzo Criminale di De Cataldo a Non essere cattivo di Caligari. Al tutto abbiamo iniettato il virus Battaglia che si è portato dietro un retaggio di orrori e sovrannaturale che ha creato il mix che compone questo primo numero di Caput Mundi.

Dando per scontato che il vampiro Pietro Battaglia sarà il perno su cui è stata costruita la mini, di quali altri personaggi inediti potete già parlarci?
GAG: Ne abbiamo già diversi, in realtà. I protagonisti del primo episodio, Bimbo, Inglese e Nero, i Lupi di Roma, che imparerete ad amare od odiare. I nostri personaggi, infatti, non sono fatti per le mezze misure. E c’è la Meravigliosa Creatura, protagonista del secondo numero, che potete trovare sulla quarta di copertina dell’albo di esordio. Attenti però, innamorarsi di lei è molto pericoloso.

Sarà un universo più in linea con quelli americani dove i vari protagonisti si incontrano con grande frequenza e le trame sono a volte interconnesse, o più simile a quello Bonelli con incontri sporadici?
GAG: L’Universo Cosmo è una sorta di via di mezzo, perché i personaggi nascono già interconnessi. È più facile rovesciarla: qualche volta, in futuro, vivranno anche storie singole. Quali, però, è ancora presto per dirlo.
DS: Non è facile rispondere a questa domanda, perché il progetto presenta molti punti di discontinuità con ambedue gli esempi. I personaggi che costituiscono questo universo narrativo, escluso Battaglia, sono tutti stati creati e concepiti da zero appositamente per il progetto. Per cui le interazioni fra loro non solo saranno frequenti, ma costituiranno la base della storia stessa. Sono personaggi che vivono a stretto contatto e le cui storie si intrecciano. Alcuni di loro sono stati anche responsabili per la nascita di altri. Ma non posso dire di più, o verrò ucciso.

Quel che avviene in Caput Mundi avrà ripercussioni sulle storie di Battaglia? In sostanza, la miniserie e le future avventure del vampiro saranno effettivamente in continuity tra loro?
GAG: La testata di Battaglia manterrà il taglio avuto fino ad ora. Le due serie marceranno su binari paralleli, insomma. Ma la geometria dei fumetti segue leggi diverse da quella euclidea, per cui…
DS: Le avventure di Battaglia manterranno comunque la loro specificità di storie autoconclusive. In Battaglia ci saranno solo dei riferimenti sporadici e lievi agli eventi di Caput Mundi, e solo quando il periodo storico in cui si inseriscono lo consente. Per fare un esempio, in una scena de Lo Stalliere, il volume di Battaglia che ho sceneggiato (in uscita una settimana dopo il primo numero di Caput Mundi) c’è una piccola strizzata d’occhio, un easter egg: in una scena ambientata nei primi anni ’90, Battaglia si trova in uno sfasciacarrozze a Roma in cui stanno avvenendo dei traffici criminali. Se si guarda bene, si noterà che è lo stesso sfasciacarrozze in cui si ambientano molte scene di Città di Lupi.
MM: Hanno risposto gli altri, l’unica cosa che posso aggiungere è che in questi giorni sto proponendo idee completamente folli su come incrociare le testate nell’Universo Cosmo e straordinariamente l’editor (Giulio) non mi sta ridendo in faccia.

Pietro Battaglia nasce nel contesto di un universo supereroistico come Dark Side nel 1994. Il personaggio si è evoluto fino alla attuale incarnazione, ma il progetto dell’Universo Cosmo riprenderà qualche idea da quella prima versione?
GAG: Sì e no. Ne riprende in parte lo spirito, ma questo è un progetto differente. Il mondo di Caput Mundi è un mondo di mezzo tra mostri e umani, eroi e stronzi (si può scrivere?).

Perché avete scelto Roma come “teatro di guerra” tra i minacciosi protagonisti che capeggiano sulla copertina del primo numero?
GAG: Roma è l’origine di tutto. È simbolo di potere, corruzione, meraviglia. Le basi della nostra cultura affondano nella storia di Roma. E soprattutto, per una serie di ragioni, mai come oggi è sulla bocca di tutti. Basti pensare alle serie Suburra, che esordisce su Netflix pochi giorni dopo l’uscita del nostro primo numero.
MM: Perché molti di noi ci abitano e sanno che è una città eterna e, in quanto tale, ha avuto secoli e secoli per insozzarsi e dare vita, nei suoi angoli più bui, a creature oscure. Nei nostri albi queste bestie orrende hanno zanne e artigli, ma la verità è che qui, per le strade della capitale, indossano colletti e collari e sembrano proprio uguali a noi. Ci è sembrato il setting perfetto per storie di sangue e paura.

Ambientare la storia a Roma vi darà modo anche di fornire un sottotesto sulla difficile situazione attuale della capitale?
GAG: Sì e no. Caput Mundi non è certo un fumetto denuncia, ma sicuramente nelle nostre storie sporche, ruvide, politicamente scorrette c’è un’idea di fondo. Oggi, Roma, non è più una città adatta agli eroi. Per i mostri, invece, è tutta un’altra storia.
DS: Sì, ma non nel modo che si potrebbe pensare. Per il grande pubblico, Roma è in una situazione difficile a causa dei problemi di viabilità, dell’inefficienza dell’apparato amministrativo o di problematiche affini. Tutte cose vere e giuste, ma che troppo spesso si prestano a facili polemiche che distolgono l’attenzione da problemi più radicati come quello della malavita e del degrado in cui versano alcune zone periferiche e le persone che le abitano. Città di Lupi si focalizza su questa parte della difficile situazione capitolina, attraverso la lente d’ingrandimento del fumetto di genere.
MM: Come dicevo prima, Roma è una città di mostri che non possono non influenzare chi ci vive e chi ne scrive, ma nello stesso tempo Caput Mundi è una serie di genere, non un manifesto politico o un libro di denuncia sociale. Quindi prima le storie e poi la realtà.

L’universo di Caput Mundi avrà un legame con la realtà allo stesso modo che le storie con protagonista Battaglia hanno nella sua “serie”? Saranno quindi “rivisitati” eventi che noi tutti conosciamo per mostrarne lati oscuri e nascosti?
GAG: No. Caput Mundi non gioca con la storia, ma ha comunque un forte contatto con la realtà: le nostre storie sono ambientate in luoghi reali, in una Roma riconoscibile. Questo è il vero legame della miniserie con la nostra storia.
DS: Caput Mundi è ambientato ai giorni nostri, nel 2017, per cui non vedremo storie ambientate durante episodi storici conosciuti. Ma useremo lo scenario della Roma odierna in ogni modo possibile. Come dicevo prima, in Città di Lupi, vedremo la realtà della cosiddetta “criminalità povera”, ovvero di quella malavita che nasce da contesti di degrado e povertà estremi che di recente sono stati al centro anche di film come Suburra e Non essere cattivo (anche se in quest’ultimo caso la storia era ambientata negli anni ’90). Vedremo scenari come il Corviale, l’ex-manicomio Santa Maria della Pietà. Per non parlare di una scena d’azione roboante in piena Tangenziale. Ma sto divagando.
MM: Le storie saranno ambientate oggi, qui, nella mia città, quindi ci sarà spazio per la realtà, ma nella misura in cui essa può essere un ottimo canovaccio sul quale inventare le proprie storie.

Quali sono stati i passaggi e le persone che hanno formato il concetto e le idee per questo progetto?
MM: Penso sia nato tutto da una discussione tra Roberto e il nostro amato editore. Uno voleva un grande universo narrativo come quello della Marvel della Golden Age, e l’altro sporcarlo con un tocco di Jeeg e una punta di Suburra. Una volta che avevano in mente l’ibrido a cui dare vita, abbiamo proseguito con riunioni fiume, in cui abbiamo creato i cinque nuovi personaggi che dovevano condividere le pagine con Battaglia. Per il resto è servito solo olio di gomito per incastrare tutti i pezzi al loro posto.

Quanto tempo è passato dalla pianificazione dell’idea, alla realizzazione, all’uscita in edicola?
GAG: Un anno e mezzo di produzione, che è un tempo molto veloce. Credetemi, sto battendo i tasti freneticamente, perché c’è sempre qualcosa da fare.

Chi sono i responsabili principali per la caratterizzazioni dei personaggi e chi ha curato il loro graphic design?
GAG: Si tratta di un lavoro di tutto lo staff creativo. Per quanto riguarda i singoli personaggi, trattandosi di un universo, ogni team creativo ha curato il personaggio di riferimento del suo albo.

Quali saranno gli autori che vedremo al lavoro sui sei numeri che compongono questa miniserie e come sono stati scelti?
GAG: Questo è il cast completo degli autori della serie.

  • Da un’idea di Roberto Recchioni
  • A cura di Giulio A.Gualtieri
  • Sceneggiatori: Michele Monteleone, Dario Sicchio, Giovanni Masi, Giulio A.Gualtieri, Roberto Cirincione.
  • Disegnatori: Pietrantonio Bruno, Francesca Ciregia, Antonio Mlnaric, Elisa Di Virgilio, Ludovica Ceregatti, Stefano Manieri, Fabiana Mascolo, Alessio Moroni.
  • Copertinista: Marco Mastrazzo
  • Lettering e igiene mentale: Maria Letizia Mirabella.

Per quanto riguarda il come, ognuno ha la sua storia. Ma sono tutti autori che si sono dati da fare, facendosi notare su piccole produzioni indipendenti. La storia è sempre la stessa: se volete fare i fumetti, fateli!

Avete già dei piani a lungo termine? Dopo la fine di Caput Mundi darete spazio ai personaggi che otterranno più riscontro?
GAG: Abbiamo dei piani. Ma per il momento, dobbiamo fare una mossa Kansas City di fronte a questa domanda. Hai visto lì, chi c’è? Qual è la prossima domanda?

In un convegno tenutosi a Collezionando 2017, emergeva la necessità per il fumetto seriale autoprodotto di trovare “personaggi forti”. Ma come si crea un “brand” fumettistico, da quali spunti e idee siete partiti e quali credete possano essere i punti di forza dei nuovi personaggi senza Battaglia?
GAG: Trovare personaggi forti per un autore è come trovare una vena d’oro per un minatore.
Di solito, è importante identificare prima l’archetipo. Tutti i tipi di personaggi sono riassumibili in un numero limitato di possibilità. Da lì, bisogna lavorare sull’aspetto grafico, che deve essere il più accattivante possibile.

Secondo voi quanto è rischioso proporre un progetto così grande e ambizioso in un mercato non facile e così saturo di pubblicazioni?
GAG: Il rischio c’è sempre, anche in un mercato non saturo di pubblicazioni. I lettori hanno sempre il coltello dalla parte del manico ed è un sacrosanto diritto che noi onoriamo cercando di lavorare al meglio. Colpiteci pure con il vostro coltello, ma non ignorateci. Più ci colpite, più continueremo a sanguinare storie.
DS: Un progetto del genere è sempre rischioso, soprattutto in un mercato abitudinario come quello dell’edicola. Per questo la serie vedrà anche edizioni per fumetteria e libreria di varia. Ma per fortuna stiamo anche vivendo un periodo storico nel fumetto italiano in cui il pubblico è costantemente alla ricerca di contenuti nuovi (così come nella fruizione seriale in generale), per cui il terreno è fertile per progetti del genere.
MM: Il rischio sarebbe non farlo.

Grazie ancora per essere stati con noi e in bocca al lupo, anzi… ai Lupi di Roma.
Grazie a voi e a presto.

Intervista realizzata via mail nel mese di settembre 2017

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