Intervista a Michele Monteleone e Freddie Tanto, autori de “La palude”

Intervista a Michele Monteleone e Freddie Tanto, autori de “La palude”

"La palude" è una graphic novel pubblicata da Edizioni BD dopo il successo ottenuto sull'app di webcomic Tacotoon.

Dopo la serializzazione sulla piattaforma Tacotoon di proprietà di Edizioni BD, la graphic novel young adult La palude è stata pubblicata in un volume unico dalla stessa casa editrice. Il viaggio della giovane protagonista si snoda in uno spazio e un tempo in cui la natura è stata spogliata della sua vitalità ed è arduo distinguere le persone dai demoni. Tinte horror e un finale inatteso rendono intrigante la lettura di La palude.

Durante Lucca Comics & Games 2023 abbiamo incontrato Michele Monteleone, sceneggiatore del fumetto, e l’autore dei disegni Freddie Tanto per una breve intervista.

Paludecover 2

Ciao Michele, ciao Freddie, grazie per averci voluto incontrare. Ci piacerebbe parlare insieme a voi della graphic novel La palude edita da Edizioni BD, vi andrebbe di raccontarci come è nata questa collaborazione tra voi in qualità di sceneggiatore e disegnatore?
Michele MonteleoneLa palude era una storia che  che volevo scrivere da tempo, suggestionato da una serie di cose di cui magari parleremo dopo, ma il vero motivo per cui sono finito a lavorare con Freddy è che io e lui avevamo provato a fare una cosa insieme che, per le varie vicissitudini, era finita nel dimenticatoio. Ma la collaborazione era andata benissimo, avevamo avuto un’ottima intesa e quando c’è stata l’occasione di fare finalmente La palude, io e il nostro editor Dario Sicchio, ci siamo detti che Freddie sarebbe stato perfetto per il progetto. Come dice Freddie, Dario è stato il nostro Cupido!

Come si è svolto il processo creativo?
Michele Monteleone: Siamo partiti da un soggetto che, come al solito, già al secondo giorno di lavoro avevamo rivoluzionato!
Freddie Tanto: In modo molto organico, nel senso che in realtà nel corso d’opera c’è stata una serie di suggestioni che ha prodotto delle modifiche rispetto all’idea iniziale.
MM: È capitato che Freddie mi mostrasse lo studio di una creatura, o di un ambiente che mi ispirava al punto tale da acquistare un’importanza più grande di quella che avrebbe avuto con il soggetto originale. Ha funzionato un po’ come La palude, cioè piano piano abbiamo iniziato a mangiare pezzi di idee per inglobarli e per farne qualcosa di più grande
FTLa palude e la sua atmosfera sono in effetti il centro di tutto, e avendo ben chiaro questo è stato semplice procedere, scoprendo che le rispettive proposte e idee andavano a collimare con quelle dell’altro in maniera del tutto naturale e spontanea.
MM: Paradossalmente, creare il mondo in cui si svolgeva la storia ha fatto sì che la storia prendesse delle direzioni che non erano previste.

Quindi il lavoro di worldbuilding è stato condiviso?
MM: Sì, l’abbiamo fatta insieme, assolutamente.
FT: Spesso e volentieri siamo intervenuti sulla sceneggiatura, magari limandone alcune parti. La nostra idea era quella di fare della palude non un luogo realistico, ma qualcosa che doveva essere parte del viaggio, e quindi tutta una serie di cose, anche piccole, si sono modellate sulla base di questo. Abbiamo ragionato su tanti aspetti che nel fumetto restano magari ai margini della storia principale, ma su cui pensavamo avesse senso riflettere.
Sono convinto che mettere cura in un progetto sia qualcosa che il lettore percepisce.
Per fare un esempio, la sceneggiatura prevedeva delle sirene, ma quando ne abbiamo parlato ho suggerito che, dal momento che nella palude tutto si corrompe, lo stesso dovesse succedere anche ai corpi che rimangono in acqua. Quindi le sirene sono diventate dei cadaveri di affogati. In questo modo siamo riusciti a conservare lo spirito della storia di Michele integrandolo con il mio immaginario.
MM: C’è una cosa bellissima che ha scritto Michael Chabon in un suo saggio sulle mappe dei fantasy. Dice che la cosa affascinante della mappa di un libro fantasy sono quelle zone da cui i protagonisti in realtà non passano mai, ma sono sulla mappa. Così, quando vedi la mappa, ti rendi conto che il mondo in cui ti stai per immergere è più grande di quello che ti ha fatto conoscere l’autore. E sei libero di immaginarti quello che vuoi per riempire quei luoghi. Per quello che ci riguarda, quando scrivi una storia come la nostra, quindi ambientata in un mondo completamente diverso dal nostro, è affascinante inserire elementi che non avranno un vero sviluppo narrativo, ma che danno l’idea che effettivamente ci sia qualcosa di più di quello che vedi sulla pagina. Che ci sia qualcosa oltre i bordi della pagina.

La Palude - Monteleone, Tanto

È una cosa che riguarda anche i personaggi: mi ha colpito molto seguire Leah nel suo viaggio, che a una primissima lettura può sembrare il classico viaggio dell’eroe. Poi si arriva al capitolo finale e lì cambia tutto, tanto che si è costretti a rileggere tutto il percorso in un’ottica completamente diversa e dire “OK, Leah non era nemmeno la protagonista!”
MM: Hai ragione, in realtà era proprio nelle nostre intenzioni. Quando l’abbiamo scritta, abbiamo pensato che la storia dovesse essere un grande inganno. Cioè, dovevamo ingannare il lettore, facendogli credere che stava leggendo un’avventura che andava in una direzione e poi alla fine fare questa brusca sterzata in cui scopre che la realtà è esattamente l’opposto di quello che ha pensato.
FT: Io credo che sia anche importante che in qualche modo ci sia un bias verso Leah. Leah si comporta come un’eroina, ma non lo è. Leah è più un agnello sacrificale, una vittima, una prode suo malgrado. Ha una spada più grande di sé, svolge un ruolo che le viene affilato ma che non ha scelto.
MM: La classica quest è in realtà per lei una punizione. Gliela vendono come un grande compito da portare a termine, ma non è altro che una punizione e lei è la vittima della storia.

C’è poi quella parte, secondo me molto interessante, sul demone della lanterna, che alimenta il suo senso di colpa e la sua inadeguatezza. Questo aspetto è sembrato avere una connotazione quasi religiosa, è una mia suggestione o avevate anche voi pensato a questa lettura?
FT: Credo che, dal momento che siamo cresciuti in un contesto intriso di religione, per quanto si possa non essere credenti, siamo portati anche inconsciamente a elaborare temi che in qualche modo si collegano alla morale religiosa.
MM: Devo dire che da parte mia trovo affascinante l’idea di una coscienza, di un grillo parlante che invece di dirti non mettere i piedi vicino al fuoco, ti invita a spingerli più avanti.
FT: È quasi un pensiero intrusivo.
MM: Esattamente! Marbas è proprio il tarlo che rode le ultime difese di Leah, gli ultimi baluardi che la difendono da un mondo che chiaramente sta cercando di eliminarla.

La Palude, Edizioni BD

Quando avete dato il titolo al vostro libro, avete pensato che fosse veramente lpalude la protagonista di tutto questo?
MM: Sì, è stata la prima cosa di cui abbiamo parlato. Come dicevo prima, secondo me proprio la decisione di avere la palude come protagonista ha permesso uno sviluppo così organico del progetto. Perché va sempre considerato che quando c’è uno sceneggiatore e c’è un disegnatore, o più persone di uno stesso team, è difficile avere una visione univoca. Quindi è importante avere una chiave di lettura comune che permetta di trovare una sintesi.
FT: Secondo me è stato fondamentale aver messo al centro del progetto la palude. A quel punto è capitato che Michele pensasse a elementi o personaggi, come ad esempio i paladini, che ho disegnato ancora prima di leggere la sceneggiatura. Siamo arrivati al punto in cui io elaboravo gli input che mi passava in un modo molto vicino a quello che sarebbe stato il suo.
MM: Devo dire che una delle prime scintille che mi ha portato a immaginare questa storia, è stato un bellissimo romanzo di Jeff VanderMeer, che si chiama Annientamento. In molte occasioni gli autori, parlando dei propri libri, dicono che la città è uno dei personaggi della storia. In realtà è un’affermazione spesso metaforica, perché una città comunque è qualcosa di fermo, immobile. Invece l’idea straordinaria dietro Annientamento era che ci fosse un luogo che non solo cambiava, ma cambiava anche le persone che in quel luogo entravano, proprio dal punto di vista organico. E siccome solitamente le cose in natura non succedono in maniera immediata ma per gradi, ho immaginato questo personaggio, perché penso alla palude come a un personaggio, che piano piano inizia a inglobare il mondo. Ci ha affascinato tantissimo l’idea di una minaccia che vedi arrivare da lontano, muovendosi lentissima. È capitato poi che un ragazzo a una presentazione ci abbia fatto questa una domanda: “Quindi la palude è un po’ come la fine del nostro di mondo? Ci dicono tutti che dobbiamo fare qualcosa, perché altrimenti moriremo tutti, però non facciamo niente perché questa fine arriva troppo lentamente”. Questa cosa ci ha lasciato di stucco, perché aveva chiaramente ragione ed era evidentemente qualcosa che era rimasto nel nostro subconscio.
FT: Credo che sia stato altrettanto importante, da un punto di vista estetico, approcciare la palude non in senso realistico. Nella mia testa due erano le cose graficamente molto importanti ai fini della storia; il fatto che sia un viaggio, che da un punto A conduce a un punto B, e che sia un’evoluzione verso qualcosa che non è concreto, non è reale. Da qui la scelta, ad esempio, di trattare la palude come un corpo: ciò che ricopre la palude più che vegetali sembrano delle pustole. L’unica cosa vagamente naturale sono dei funghi, qualcosa di parassitario, che cresce sulle persone o sulle cose.

Sentite come vostra questa visione così pessimistica della vita? Penso al percorso che fa Leah e che si conclude in maniera abbastanza drammatica
MM: In effetti non dà molta speranza!
FT: Vero, però allo stesso tempo sancisce anche l’emancipazione di Leah, perché è l’unico momento in cui è pienamente consapevole di quello che fa e lo fa perché lo vuole lei.
Secondo me, per questo l’idea che Marbas sia quasi un pensiero intrusivo ha senso, perché è un po’ la voce dell’ingiustizia. Leah ha vissuto passivamente una serie di ingiustizie nella sua vita, perché probabilmente non ha avuto la possibilità di rendersene conto, di averne consapevolezza. Marbas è il termine di paragone, colui che le apre gli occhi. Nella sua malvagità è più onesto della maggior parte dei personaggi che stanno attorno a Leah.
MM: Lui le dice quello che pensa, le dice fin dall’inizio che la sua è una missione senza senso e che non ci sarà un lieto fine. Effettivamente, come diceva Freddy, in realtà, possiamo vedere quello di Leah come un viaggio di emancipazione, nel senso che davvero l’unica scelta che Leah prende è quella finale. La terza via che trova è l’unica davvero sua. Finalmente fa qualcosa solo per lei, solo perché è quello che vuole.

La Palude, Edizioni BD

Resta il fatto che il finale sia decisamente pessimista! Vi rivedete come autori in questa visione?
FT: Credo che sia un inevitabile che ci sia un pessimismo di fondo. Volendo scherzare potremmo dire che c’è solo da capire quale sarà l’apocalisse che verrà prima. Non si tratta di capire se ci sarà o no. Forse è qualcosa che appartiene alla nostra generazione, una cosa da millennial. Se invece parliamo di Leah è chiaro come il suo desiderio di emancipazione, e il modo in cui questa avviene, non possano prescindere dalla sua vicenda e quindi dal fatto che tutto ciò che per lei ha rappresentato il concetto di famiglia sia stato fonte di dolore.
MM: Io invece sono una persona molto ottimista. Questo non vuol dire che sono una persona cieca a quello che succede nel mondo. Mi rendo conto di vivere una situazione ultra privilegiata, perché ho una famiglia molto amorevole, una moglie che amo, con cui abbiamo creato una sorta di enclave che ci difende dal resto del mondo che va in fiamme.
Probabilmente, se scrivo una cosa del genere, c’è una parte di me che ha paura di quello che può succedere. Forse scrivere questa storia è stato terapeutico, è servito a tirare fuori la parte un po’ più nichilista che solitamente resta nascosta.

Ultima domanda: state lavorando a dei progetti futuri insieme o separatamente?
FT: Per quanto riguarda il fumetto sto lavorando a un mio progetto d’autore, ma è una cosa ancora a livello embrionale.
MM: Sto pensando ai progetti attuali e sono tutti terribilmente pessimistici! Sto scrivendo un nuovo libro per Sperling & Kupfer, dopo Nel buio della casa ci sarà un altro progetto, un horror scritto a quattro mani con mia moglie Fiore (Manni, n.d.r.). Inoltre, sto scrivendo un dark fantasy, quindi anche quello un po’ pessimistico, per un’altra casa editrice che non posso ancora nominare. E un nuovo fumetto, nel quale potrei dire tutto va bene, tutti sono felici e contenti, ma no, non è vero! Morte e distruzione anche nel prossimo fumetto! Anche in questo caso quindi non aggiungerei altro perché non è ancora stato annunciato.

Intervista condotta dal vivo il 04 novembre 2023 durante il Lucca Comics&Games.

Michele Monteleone

Michele Monteleone

Classe 1987, sceneggiatore e scrittore di lunga data. Aveva collaborato con testate come Dylan Dog e Orfani per Sergio Bonelli Editore, mentre nei tempi più recenti ha lavorato su alcune graphic novel young adult per diverse case editrici (Senzombra per BAO Publishing, Mask’s per Star Comics, La palude per Edizioni BD). Ha scritto a quattro mani con Fiore Manni il romanzo horror Nel buio della casa, edito da Sperling & Kupfer.

Freddie Tanto

Freddie Tanto

Siciliano adottato da Roma, ha studiato fumetto e si è mosso nel mondo dell’autoproduzione lavorando a una storia per Grimorio (Attaccapanni Press). La palude è la sua graphic novel d’esordio nel mondo editoriale.

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