“Per me Tarzan rappresenta il migliore fra gli uomini. Le sue aspirazioni sono le più alte, in lui non si nascondono scopi spregevoli. Nel suo universo non vi sono individui più grandi e altri più piccoli, popoli superiori o inferiori. Per lui gli uomini sono tutti uguali…”
(Burne Hogarth)
Non c’è, ormai, scuola del fumetto che non faccia uso, per le nozioni di anatomia, dei libri di Burne Hogarth: Il corpo in movimento, La mano in movimento, la testa e non so quali altre parti del corpo umano Hogarth abbia usato per realizzare i suoi manuali di disegno professionale anatomico.
Del resto la fama di Hogarth come anatomista è universalmente nota; a differenza dei colleghi del tempo (siamo a cavallo tra gli anni ’20 e ’30) l’artista non attese la fortuna facendo mille mestieri per vivere, la sua vita fu meno avventurosa: trascorreva intere giornate studiando scienze e soprattutto l’anatomia, che l’attraeva in modo particolare per le infinite possibilità che offriva di riprodurre il corpo umano.
E chi meglio di Tarzan, personaggio creato per la letteratura avventurosa dallo scrittore Edgar Rice Burroughs, poteva rappresentare al meglio il talento di Hogarth? Un talento non solo nel disegno, che a volte raggiunge vette di perfezione mai viste prima, ma soprattutto nel racconto.
Perché Hogarth ha una notevole capacità nel disegno sequenziale, tanto più evidente se si tiene conto che, come il suo illustre predecessore Hal Foster, anche l’artista americano non usa le classiche nuvolette, preferendo supportare le sue immagini unicamente con delle didascalie.
Nelle tavole di Hogarth vi sono tutti gli ingredienti che rendono grande un fumetto avventuroso: scenari curatissimi, ritmo travolgente, azione mozzafiato e naturalmente una cura quasi maniacale dell’anatomia dell’uomo scimmia che ne esaspera le espressioni e il movimento.
Tarzan il re della giungla, il bel volume pubblicato nel 1971 da Arnoldo Mondadori Editore, ne è una perfetta prova.
In esso sono state racchiuse le migliori avventure illustrate da Hogarth ed è una vera e propria summa della sua attività di fumettista.
Sfogliando le pagine del libro c’imbattiamo in molte sequenze vertiginose che restano impresse nella memoria; le immagini delle battaglie tra Tarzan e i vari animali che popolano la giungla, così come quelle con i molteplici nemici da sconfiggere, sono da antologia.
Hogarth riesce a costruire una sequenza d’azione con le stesse modalità usate da un coreografo nel costruire un balletto.
In storie come Tarzan nell’isola di Mua-Ao e Tarzan e gli avventurieri l’artista, nato a Chicago nel 1911, crea delle tavole davvero efficaci, dinamiche e caratterizzate da un rapido susseguirsi di scene, grazie alle quali si qualifica, secondo la maggior parte dei critici, come il miglior realizzatore delle avventure a fumetti di Tarzan. Merito anche di un accordo più vantaggioso con l’United Features Syndacate che gli offre la libertà di scriversi i propri soggetti. Ed è qui che Hogarth si discosta dal modello di Burroughs e delinea un Tarzan più umano e meno selvaggio, non solo dotato di un’innato istinto naturale ma anche di una grande intelligenza.
Ma tutto questo durerà poco più di un anno, fino al 1948, anno in cui il maestro americano abbandona definitivamente Tazan lasciandolo nelle mani di altri grandi nomi del fumetto come Russ Manning, Bob Lubbers e Joe Kubert, per citare i più noti.
Ma la classe raggiunta da Hogarth in quei pochi anni dedicati all’eroe d’avventura più famoso di tutti i tempi resta pressoché ineguagliata.
Forse le scuole del fumetto dovrebbero accantonare i vari libri d’anatomia (pur validi, per carità) e far conoscere agli aspiranti fumettisti il Burne Hogarth narratore delle avventure di Tarzan, dotato di un’eccellente attitudine al serrato racconto per immagini, uno dei primi artisti che diede all’azione, nel fumetto, il ruolo di protagonista.
Un’azione e una bellezza del disegno che hanno fatto epoca.
Curiosità
Storicamente, Tarzan rappresenta il primo esempio di fumetto realistico della storia dei comics, primato che divide con il fantascientifico Buck Rogers: i due fumetti, infatti uscirono nel gennaio del 1929. Fino a quella data i fumetti erano sempre stati di genere umoristico. Al sue esordio nei fumetti, Tarzan era disegnato da Hal Foster, uno dei più grandi maestri della storia dei comics. Hogarth ereditò Tarzan da Foster nel 1937 e lo disegnò fino al 1945 anno in cui lo abbandonò per dedicarsi ad un suo personaggio, Drago, che, per quanto la qualità del disegno sfiorasse la perfezione, non incontrò il successo dei lettori. Hogarth venne richiamato a gran voce per riprendere le avventure di Tarzan, cosa che fece dal 1947 per i successivi tre anni. Nel 1950 il grande autore abbandono definitivamente il fumetto per concentrarsi sulla sua attività di docente presso la School of Visual Arts, da lui precedentemente fondata in società con l’educatore Silas Rhodes; dal li usciranno artisti del calibro di Wally Wood, Al Williamson e Gil Kane, tanto per fare qualche nome.
Più di vent’anni dopo, Hogarth riprese in mano il suo amato Tarzan per raccontarne le origini nel libro Tarzan delle scimmie (da noi pubblicato sempre da Arnoldo Mondadori Editore nel 1973); il livello artistico di quest’ultimo lavoro è a dir poco stupefacente.
Edizione consigliata
Un bel volumone questo di Mondadori che altro non è che la riedizione francese di Tarzan seigneur de la Jungle. Il libro si avvale della prefazione del critico francese Claude Moliterni e di alcuni saggi ad opera di Maurice Horn, del pittore surrealista Félix Labisse e dello stesso Hogarth. Le avventure presenti nel volume sono: Tarzan e i Boeri, Tarzan e N’ani, Tarzan nell’isola di Mua-Ao, Tarzan e gli Onono e Tarzan e gli avventurieri.
Altre edizioni
Qualche anno fa la Planeta De Agostini ha ripubblicato in volumi la saga di Tarzan tra cui alcuni di Hogarth che però, se non erro, non contengono le avventure del volume consigliato.