Bloodshot Reborn forse non verrà ricordata come una delle pietre miliari della storia del fumetto USA, e forse nemmeno come una delle opere più importanti della carriera di Jeff Lemire, ma una cosa si può sicuramente dire: la serie dedicata alla macchina da guerra più famosa dell’universo Valiant è uno dei fumetti d’azione più divertenti e appassionanti prodotti negli States negli ultimi anni, e forse una delle saghe supereroistiche più compiute dello scrittore canadese sotto il profilo della progettazione e della realizzazione.
Il percorso iniziato su The Valiant e continuato nella serie Bloodshot Reborn trova in questo volume il suo compimento sia dal punto di vista della trama che dal punto di vista dell’evoluzione del personaggio.
A un anno dai fatti accaduti in Colorado e dopo la fuga dei Bloodshot “pensionati” vista nel quarto volume della serie, il Progetto Spirito Nascente ritorna sulla scena scatenando su New York un virus che trasformi tutti in Bloodshot, per poter poi risolvere la situazione e scalare la piramide del potere negli States, affermandosi come unica forza in grado di proteggere gli Stati Uniti. Ma le cose sfuggono di mano e sta alla squadra Unity, al G.A.T.E e soprattutto alla banda dei Bloodshot risolvere la situazione.
In un tripudio di azione forsennata, campi di battaglia enormi e scontri mortali, Jeff Lemire crea una storia d’azione solida e dal ritmo mozzafiato, che diverte il lettore e lo tiene incollato fino all’ultima pagina. Ovviamente il volume, per come è costruito, potrebbe esporre il fianco ad alcune criticità, in primo luogo quello della prevedibilità di alcune situazioni che seguono il copione del genere (crisi, intervento dell’eroe, caduta momentanea del protagonista e riscossa finale), la risoluzione a volte troppo affrettata di alcuni eventi e lo scarso approfondimento di personaggi interessanti (come l’agente Festival o Magic, molto sacrificate in questo volume).
Il merito di Lemire è però quello di mantenere il ritmo su livelli altissimi, senza cadute di tensione, arricchendo la storia con battute divertenti, a volte esplicitamente polemiche (attraverso i dialoghi di e con l’agente Kohloz, Lemire critica apertamente la politica militare statunitense) e tipicamente “americane”, perfettamente in linea con il tono roboante del volume, che attinge a piene mani a un tipo di retorica che potrebbe benissimo adattarsi a un film di Arnold Schwarzenegger o Sylvester Stallone.
Lemire, grande appassionato di supereroi, conosce bene questo genere e gioca (divertendosi) con i suoi elementi, inserendo talvolta anche delle critiche metatestuali al genere stesso.
Questo non gli impedisce però di ritagliarsi piccoli spazi per soffermarsi sugli elementi cardine della storia, tralasciando il superfluo: in questo modo, Bloodshot viene ulteriormente approfondito come eroe e come essere umano, mettendolo di fronte ancora una volta ai suoi dubbi, ai suoi limiti e ai suoi punti di forza, smontando e ricostruendo i concetti alla base del personaggio grazie al confronto con altri (ad esempio l’interessante scambio di battute con Ninjak nel primo capitolo, quasi una critica al personaggio stesso e al suo bisogno di andare avanti).
Il personaggio secondario più importante della storia è sicuramente Deathmate (l’ex-Geomante Kay McHenry): non solo la sua evoluzione è ben raccontata e il suo ciclo risulta perfettamente compiuto, ma la sua presenza permette anche di chiudere alcuni fili in sospeso nella vita del protagonista, facendolo approdare ad una versione nuova, cresciuta, più consapevole di sé stessa e fiduciosa nel futuro.
In questo modo Lemire conclude il suo discorso sulla ricerca di identità e di uno scopo, aprendo un nuovo capitolo per il personaggio.
A dare vita agli scontri monumentali del volume ci pensa Doug Braithwaite, una delle più talentuose e affidabili matite del parco Valiant: grazie a un tratto sicuro e preciso e a uno storytelling articolato, l’artista è capace di rappresentare ogni scena nel minimo dettaglio senza mai perdere in chiarezza. Le capacità narrative di Braithwaite gli permettono di scegliere tanti tipi di inquadrature e layout che esaltino le scene più dinamiche e potenti, quelle d’insieme e ricche di personaggi, ma anche quelle più intime ed emozionanti: i primi piani mettono in risalto la maestria dell’artista con le espressioni facciali, che risultano sempre vivide, coinvolgenti e realistiche, grazie all’uso di tratteggi che sottolineano lo studio meticoloso delle anatomie. A questo si aggiungono i colori Brian Reber, che valorizzano il tratto di Braithwaite senza coprirlo nelle scene più contemplative e potenziandolo nei momenti d’azione.
Bloodshot U.S.A. è il degno epilogo di una saga intensa, emozionante e divertente, e segna un nuovo punto di partenza per un personaggio che nelle mani di Lemire sembra avere ancora qualcosa di interessante da dire.
Abbiamo parlato di:
Bloodshot U.S.A.
Jeff Lemire, Doug Braithwaite, Brian Reber
Traduzione di Fiorenzo delle Rupi
Star Comics, gennaio 2018
112 pagine, brossurato, colori – 8,90 €
ISBN: 9788822608123