Dottor Andromeda: gli ieri, oggi e domani perduti

Dottor Andromeda: gli ieri, oggi e domani perduti

Bao Publishing porta finalmente in Italia la miniserie più lirica e tragica ambientata nell’universo di Black Hammer di Jeff Lemire.

Dottor Andromeda_coverUna delle prerogative principali che hanno decretato, e che stanno continuando a decretare, il successo delle storie ambientate nell’universo di Black Hammer creato da Jeff Lemire è stata, fin dalla miniserie originaria, l’approccio autoriale alla materia supereroistica esplicitatosi sia come un omaggio dichiarato alla mitologia e ai personaggi di decenni di storie Marvel e DC Comics sia come una “decostruzione contemporanea” della figura dell’eroe, in cui l’umano vale molto più del super. Umano nell’accezione di individuo che per essere definito in quanto tale non può prescindere dai propri legami familiari, sentimentali e di amicizia.

A questo si aggiunga la capacità di attrattiva dell’intero progetto, che vede coinvolti oltre a Lemire tutta una serie di svariati autori – tra sceneggiatori e disegnatori – ognuno dei quali capace di fornire il proprio peculiare arricchimento alla materia narrata, fornendo prospettive e approcci diversi a storie, personaggi e temi delle varie miniserie che stanno andando a comporre dal 2016 un affresco sempre più grande.

A tre anni dall’uscita in USA per Dark Horse Comics avvenuta nel 2018, Bao Publishing da licenziataria italiana dell’intera produzione fumettistica di Black Hammer pubblica finalmente la miniserie Dottor Andromeda e il Regno dei domani perduti, che in patria fu il secondo spin-off nato dal titolo principale, dopo Sherlock Frankenstein e la Legione del male.
Scritta da Lemire per i disegni di Max Fiumara, la miniserie ha per protagonista il Dottor Andromenda, eroe della Golden Age dell’universo blackhammeriano, compagno di Abraham Slam nel supergruppo lo Squadrone della Libertà, che durante la Seconda Guerra Mondiale andò a combattere i nazisti in Europa, e apparso per la prima volta in un ruolo secondario in una pagina di Black Hammer #4.

In origine il personaggio avrebbe dovuto chiamarsi Dottor Star (nome che aveva al momento della sua prima apparizione), ma poi per questioni legali Lemire è stato costretto a modificare il suo nome (e anche il suo costume, che in BH #4 appare leggermente diverso). Ciò che è rimasto invariato è il nome civile dell’eroe, Jimmy Robinson, che tradisce la fonte di ispirazione del personaggio.
Lemire infatti omaggia James Robinson e la sua Starman, una delle serie culto della DC degli anni ’90 in cui i concetti di famiglia e legacy familiare – da sempre cari allo sceneggiatore canadese – venivano affrontati in modo profondo e originale per un fumetto supereroico.

DOTTOR ANDROMEDA_p7Dottor Andromeda è forse la miniserie più lirica e tragica dell’universo di Black Hammer, almeno fino a oggi. I due autori mettono in scena un dramma esistenziale che si dipana per oltre mezzo secolo e che ha al centro la figura dell’eroe cosmico di cui veste i panni il dottor Robinson, un supereroe senza paura, ma tutt’altro che senza macchia.
La storia si concentra sulle conseguenze che la scelta di diventare un eroe riversa su chi insieme a quell’eroe vive. L’epica supereroica ci ha sempre mostrato i sacrifici a cui vanno incontro gli eroi in calzamaglia come gesti altruistici, l’apoteosi del sacrificio per un bene superiore e collettivo, le cui ricadute personali non vale la pena raccontare o tenere troppo in considerazione, proprio perché singolari e dunque spendibili davanti a esigenza plurali. Ma, come spesso capita nelle storie di Black Hammer, gli eroi sono prima di tutto esseri umani, circondati da altri esseri umani che magari faticano a capire o devono convivere controvoglia con le scelte fatte da coloro che amano quando indossa un costume sgargiante.
Il Dottor Andromeda non si rende conto delle conseguenze delle sue azioni eroiche rispetto ai bisogni e alle aspettative della sua famiglia se non quando è troppo tardi. Anzi, di fronte ai drammi scatenati dal suo comportamento, pur rendendosi conto di ciò che ha causato, continua ritenere ciò che ha fatto il modo di agire più lecito.
In questo sta la tragicità di questo personaggio: non nel suo essere umano e, dunque, non immune all’errore, bensì nel suo costante tentativo di giustificazione di se stesso, anche davanti a drammi enormi come la disgregazione di una famiglia, la morte di una moglie e la malattia di un figlio. Quasi che il gesto politico completamente proiettato verso il bene collettivo, non possa trovare una composizione con i gesti privati che formano i legami familiari o di amicizia, e l’unica assoluzione che resta è quella di una autogiustificazione.
Il finale dell’opera, bello nella sua messa in scena e intriso di amara consapevolezza, non assolve l’eroe agli occhi dei lettori. Anzi, il suo gesto conclusivo nei confronti del figlio per quanto bello in sé, evidenzia ancora di più la tragicità di un uomo che cerca un’assoluzione da chi non può più dargliela.

Lemire racconta tutto ciò con dialoghi efficaci, come quelli tra il dottor Robinson e suo figlio undicenne in cui si percepisce l’abisso di distanza che spesso separa genitori (padri, in primo luogo) e figli nella quotidianità delle azioni e, come sovente fa, con silenzi pregni di significati più immediati delle parole. Il tutto trova nei disegni di Max Fiumara una sponda eccellente per mettere in scena quella che può essere definita una tragedia supereroica.
Il disegnatore argentino si inscrive, con le sue tavole, nel “cerchio grafico” inaugurato da Dean Ormston sin dal primo numero della miniserie originaria di Black Hammer: la rappresentazione del supereroico che rifugge l’estetica della perfezione dei corpi, lo stereotipo della bellezza fine a se stessa, per abbracciare una normalità di aspetto, ricca di difetti anche quando si tratta di eroi in costume.

DOTTOR ANDROMEDA_p19I personaggi di Fiumara sono quasi brutti nei loro lineamenti, ridicoli nei loro costumi, in primis proprio il Dottor Andromeda. La sua tuta, bella da vedere quando non è indossata, diventa sproporzionata quando vestita dal dottor Robinson. Tutto ciò esalta quella normalità, quella ricerca dell’umano che contraddistingue le storie di questo universo fin dal principio.
Al contempo, però, Fiumara non rifugge la meraviglia e il fantastico e le scene cosmiche della storia, il suo omaggio al corpo delle Lanterne Verdi, le splash page doppie ricche di personaggi, sono esplosioni di vitalità, di sorpresa, di dinamicità.
Il segno del disegnatore è estremamente preciso nei dettagli degli abiti, nella definizione degli ambienti, nei lineamenti dei volti. Si esalta proprio nella resa grafica di quest’ultimi: volti realistici, ricchi di normali imperfezioni anatomiche, che riflettono le emozioni provate dai personaggi. L’uso delle ombre è netto, preciso, quasi chirurgico, con i neri che hanno il sopravvento nei passaggi più drammatici della storia e che scompaiono invece nelle scene d’azione, nelle quali non ci può essere spazio per rimorsi o sensi di colpa.
La composizione della tavola è geometrica e precisa, con vignette che si incastrano tra loro ben distinte dagli spazi bianchi, che lasciano il posto a splash page e a spread page a evidenziare momenti topici.

Anche in questa miniserie, la colorazione di Dave Stewart è il marchio di fabbrica costante impresso a tutta la produzione blackhammeriana. Toni freddi, scuri, acidi e malati in cui i colori più sgargianti dei costumi degli eroi provano a inserirsi senza mai riuscire ad accendere le atmosfere fino in fondo.

Dottor Andromeda e il Regno dei domani perduti è un altro tassello di un universo supereroistico in continua e costante espansione, un’epopea lirica e senza redenzione, un altro aspetto di quel Nuovo Umanesimo Supereroico che è corrente che continua a scorrere nella narrazione contemporanea degli eroi in costume statunitensi.

Abbiamo parlato di:
Dottor Andromeda e il Regno dei domani perduti
Jeff Lemire, Max Fiumara, Dave Stewart
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, 2021
128 pagine, brossurato, colori – 17,00 €
ISBN: 978-8832733372

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