Dopo aver conquistato pubblico e critica con il suo precedente Dogmadrome, Lorenzo Mò, giovane e talentuoso fumettista, sta per tornare in libreria e fumetteria con Omnilith, suo secondo lavoro come autore completo, ancora una volta pubblicato da Eris Edizioni.
Un fumetto che inserisce il mondo della lotta libera in un contesto fanta-grottesco, con numerosi riferimenti ai B-movie e che affronta il problema del degrado ecologico in maniera originale. Abbiamo raggiunto l’autore per porgli qualche domanda che ci faccia meglio capire il percorso artistico che ha portato alla nascita di Omnilith.
Buongiorno Lorenzo e grazie per avere accettato l’intervista. Ci racconti come è nato Omnilith?
Omnilith nasce innanzitutto dalla voglia e dalla necessità di fare qualcosa di completamente diverso da Dogmadrome, soprattutto per quanto riguarda il tipo di narrazione che avevo intenzione di affrontare. Cercavo un argomento che fosse per me una sfida e quindi ho scelto la lotta libera (un ambiente che conosco poco e niente) per inserirla in un contesto sci-fi/grottesco. Come puoi vedere, ho scelto due argomenti che si incontrano solo nella mia testa.
Cosa ci puoi dire dei tanti protagonisti di questo tuo nuovo lavoro? Hai avuto difficoltà nel far funzionare e interagire un cast così nutrito?
Quando in una storia ci sono più di due protagonisti scrivere diventa un’operazione più complessa, quindi di fatto la stessa difficoltà l’ho riscontrata anche con Dogmadrome.
Però, stranamente, per Omnilith, sono venuti fuori prima i personaggi e dunque visualizzare la bozza della trama è stato più semplice perché gli attori li vedevo muoversi a loro agio. La vera parte difficile (però anche quella divertente) è stata quella di far incontrare più generi in un libro a fumetti. Nella parte finale poi, la storia incredibilmente si scriveva da sola e non poteva non avere che questo epilogo.
Omnilith mi sembra più definito narrativamente, più coeso di Dogmadrome. Questo è dovuto a una ricerca di evolvere il tuo modo di scrivere?
Risulta più coeso forse perché Omnilith è stata concepito in maniera più lineare, Dogmadrome aveva, e secondo me doveva avere, un ritmo più sincopato, specie nella parte iniziale, perché la trama la manda avanti un ragazzino inesperto (il Master Paro). La parte del cazzeggio generale di un gioco di ruolo doveva assolutamente emergere per far comprendere il contraltare della parte successiva. Se però credi che sia più coesa forse è perché sono migliorato e la cosa mi rende molto felice.
Anche graficamente ho notato una tua ulteriore ricerca sul tratto e lo stile che mi sembra più sintetico, meno cartoonesco di quello di Dogmadrome e riconducibile ad autori quali Miguel Ángel Martín . È una scelta funzionale a quello che volevi raccontare con Omnilith o una direzione naturale del tuo percorso?
Sul piano grafico volevo qualcosa di meno cartoonesco per dimostrare a me stesso di poter essere un fumettista che sa fare anche altro, soprattutto per non essere incasellato.
Mi piace Miguel Ángel Martín, ma non è uno dei miei autori di riferimento. Volevo qualcosa che si avvicinasse maggiormente all’animazione americana e giapponese, con figure che uscissero maggiormente dallo sfondo, quasi come fossero dipinte su un acetato.
Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici passati e presenti?
Mi vengono in mente tutti quei fumettisti e più in generale artisti che ho amato durante la mia infanza e adolescenza. Siccome in quel periodo della vita sei una spugna e assorbi tutto quello che vedi e leggi, quando ti ritrovi a fare fumetti questi esplodono tutti insieme.
Come per Dogmadrome i miei riferimenti sono sempre gli stessi: Floyd Gottfredson, Benito Jacovitti, Giorgio Cavazzano, Leo Ortolani, Andrea Pazienza, Filippo Scòzzari, Massimo Mattioli, Jack Kirby, John Byrne, John Buscema, David Mazzucchelli, Richard Corben, Alex Toth, Matt Groening, Daniel Clowes, Mike Allred, Akira Toriyama, Katsuhiro Ōtomo ma anche grandi nomi dell’animazione come Hayao Miyazaki, Bruce Timm, Tex Avery, Robert Clampett, Robert McKimson, Chuck Jones, Milt Kahl, Ward Kimball. Per Omnilith ci sono anche parecchi riferimenti cinematografici che partono da Hitchcock, passando per Walter Hill e Sam Pekimpah, in qualche modo Sergio Leone, arrivando dritti su Quentin Tarantino. E questi sono solo alcuni, l’elenco sarebbe mooolto più lungo.
Faccio un’affermazione sbagliata se dico che una cosa che non è cambiata è il tuo amore per i combattimenti?
No, non è un’affermazione sbagliata. In questo fumettone, i riferimenti ai B Movie sono molti, perciò le scazzottate sono tante.
Quali difficoltà hai incontrato nella creazione del tuo secondo lavoro come autore completo, trovi ci siano state differenze rispetto al libro d’esordio?
La difficoltà principale è stata calare l’ambiente della lotta libera/arti marziali all’interno di un contesto fantascientifico e grottesco, e dargli poi una piega pulp e mystery, ma se non mi complico la vita non sono contento.
Le differenze con il primo sono tantissime, si va dal taglio del soggetto al ritmo della storia, passando per lo stile: in Dogmadrome si virava leggermente di più sul cartoonesco. Oltretutto come dicevo, c’è anche una forte componente cinematografica. Quanto vorrei che pure nei fumetti ci fosse una colonna sonora!
Senti il peso di dover rispettare certe aspettative o riesci comunque a “staccare” dall’ansia da prestazione, soprattutto dopo il notevole riscontro di Dogmadrome?
Se Batman è la notte, io sono l’ansia. Dunque sì: sento molto il peso delle aspettative. Qualunque esse siano. Però oh… Fa tutto parte del gioco.
Molti fumetti usciti recentemente stanno affrontando il grande cambiamento climatico. Anche tu, sebbene in un contesto fantastico, mi sembra abbia voluto affrontarlo in Omnilith. Sensazione esatta?
Sensazione esattissima. È un argomento molto delicato e che mi sta molto a cuore. Poi chiaro, come dici tu, l’ho affrontato a modo mio.
Ora, naturalmente, ti dovrai dedicare al lancio di Omnilith ma nella tua mente hai già pensato al tuo nuovo lavoro?
Sì sì, nella mia testa e su un sacco di fogli sparsi per casa sto già appuntando il worldbuilding della prossima storia. Ma per il momento è tutto top secret!
Una domanda con cui mi piace sempre chiudere le mie interviste. Cosa farà Lorenzo Mò da grande?
Davvero Lorenzo Mò diventerà grande?
Grazie mille per la cortesia e la gentilezza Lorenzo. In bocca al lupo per il tuo lavoro e speriamo di risentirci presto.
Lorenzo Mò
Lorenzo Mò ha pubblicato il suo primo graphic novel Dogmadrome (2019, Eris edizioni) con cui è stato candidato al Premio Boscarato come Miglior Opera Prima, al Premio Micheluzzi come Miglior Opera Prima e Miglior Sceneggiatura e con cui ha vinto il Premio Bartoli – Miglior promessa del fumetto italiano. Ha collaborato con LÖKzine, Lucha Libre, B Comics, Prismo, Sciame, Linus, Frankenstein, Coconino e Lupo Alberto
Anteprima: “Omnilith” di Lorenzo Mò (Eris Edizioni)