La nascita di Batman è dovuta a un’esigenza puramente commerciale: la casa editrice DC commissiona infatti a Bob Kane la creazione di un personaggio che possa rivaleggiare in popolarità con Superman, fiore all’occhiello dei comics dell’epoca. A questo scopo Kane, con l’aiuto dello sceneggiatore Bill Finger, si ispira all’uomo che prova a volare di Leonardo da Vinci, a un film del 1930 chiamato The Bat Whisperer e alla tradizione degli eroi mascherati come Zorro. L’uomo pipistrello fa così il suo debutto nel maggio 1939, sul numero 27 della testata Detective Comics.
La vicenda racconta del piccolo Bruce Wayne, il quale vede i suoi genitori uccisi in maniera spietata da un balordo all’uscita da un cinema. L’avvenimento alimenta nel bambino una sete di giustizia (di vendetta?) che continuerà a tormentarlo tutti i giorni della sua vita. Bruce è l’unico erede di un immensa fortuna e non ha problemi a mantenersi, studiare e affrontare una brillante carriera imprenditoriale. Una volta tornato nella maestosa villa di Gotham City, la sua città, si ricorda del giuramento fatto da bambino. Convinto che i criminali siano tanto vigliacchi quanto superstiziosi, il giovane cerca un simbolo, qualcosa di oscuro nel quale possa identificarsi e che incuta terrore ai suoi nemici. Pare inutile specificare che la scelta ricade sul pipistrello, feticcio delle tenebre già dai tempi del Dracula di Bram Stoker.
Batman affronta nel corso degli anni i criminali e gli psicopatici di Gotham City interpretando sempre il pensiero della società che lo produce: nasce sull’onda del genere noir negli anni ’30, durante gli anni ’40 i serial cinematografici lo vedono familiarizzare con le forze armate, durante gli anni ’60 il telefilm con Adam West lo immerge nei colori sgargianti della cultura pop, con gli anni ’70 arriva lo stile più lugubre di Neal Adams a conferire nuova vita al fumetto, che precorre per certi versi gli anni ’80 e ’90 dove autori come Alan Moore e Frank Miller e registi quali Tim Burton e Joel Schumacher lo inseriscono perfettamente nell’immaginario postmoderno dell’era digitale, sancendone la definitiva rinascita e preparando il terreno per una revisione degli inizi nel film di Cristopher Nolan, Batman Begins.
È la Warner ad aggiudicarsi i diritti per una versione cinematografica dell’uomo-pipistrello e dopo aver tergiversato non poco sul nome del regista, decide di affidare l’incarico a Tim Burton nel 1989, un autore dalla poliedrica personalità, formatosi alla Disney, con una carriera abbastanza giovane alle spalle, ma già dalla spiccata personalità e con un attitudine per le fiabe macabre e surrealiste e per le trovate beffarde e sensazionali. La prima scelta di Burton è quella di discostare il personaggio dalla rappresentazione kitsch che ne aveva dato il telefilm e riportarlo a una dimensione più tenebrosa. Nella rappresentazione della città, il regista, dichiara di ispirarsi tanto alle tavole di Frank Miller, quanto alle opere dell’architetto giapponese Shin Takamatsu. La scenografia, curata da Anton Furst e Peter Young, vince addirittura il premio Oscar. La Gotham City rappresentata è un miscuglio di stili, un crogiuolo di grattacieli e palazzi poveri di colore, tutti chiari riferimenti alla contaminazione voluta dal postmoderno. L’attore che Burton sceglie come protagonista (sembra contravvenendo in tal modo, pare, ai consigli della produzione) è Micheal Keaton. I due avevano lavorato insieme appena l’anno prima in Beetlejuice ed evidentemente nutrivano della stima reciproca. L’interpretazione dell’eroe dall’anima ferita che dà Keaton, comunque, è più che convincente e per questo sarà scritturato anche nel film successivo. La parte dell’antagonista, Joker, è affidata ad un magnifico Jack Nicholson. Inoltre fa parte del cast anche Kim Basinger, una delle star più famose degli anni ’80. Pur non mancando le incongruenze rispetto al fumetto, la pellicola raccoglie il favore della critica e il gusto del pubblico. Il film incassa, infatti, oltre 400 milioni di dollari e reclama un seguito.
Batman Returns esce nel 1992, il duo Burton- Keaton è confermatissimo. La trama vede l’eroe alle prese con un altro dei suoi nemici storici: il Pinguino, interpretato da Danny DeVito. Oltre a questo recitano nel film anche Cristopher Walken, nei panni dell’uomo d’affari Max Shreck, e Michelle Pfeiffer come Catwoman, la temibile ladra che imperversa nella città. Il plot è forse meglio costruito che nel primo film e le scenografie, nonostante la tragica scomparsa di Furst, morto suicida l’anno prima, reggono bene il confronto con le precedenti. Secondo alcuni critici questo Batman sarebbe perfino meglio del precedente, ma il pubblico è più cauto e se non si può tacciare d’insuccesso un prodotto che raccoglie 283 milioni di dollari, si deve pero’ ammettere che è molto lontano dagli incassi del primo.
Trascorrono altri cinque anni ed esce un nuovo film con protagonista l’uomo-pipistrello, Batman Forever, per la regia di Joel Schumacher, la cui visione è molto diversa da quella di Burton. Questi aveva ridotto i colori e privilegiato la via del “realismo gotico”; Schumacher al contrario mette un ritmo più vivace alle scene, usando per di più colori ed esplosioni a iosa. In definitiva offre una versione più pacchiana dell’eroe, interpretato in questo caso dal poco convincente Val Kilmer. Per la prima volta compare al cinema il personaggio di Robin, il giovane aiutante di Batman, a cui presta il volto Chris O’Donnell. I rivali, l’Enigmista e DueFacce, sono interpretati dagli istrionici Jim Carrey e Tommy Lee Jones. Recita nel film anche Nicole Kidman, nei panni di una psicologa. Benché questo film non susciti entusiasmi né fra i critici cinematografici né fra i cultori del fumetto, supera al botteghino Batman Returns incassando 335 milioni di dollari.
Joel Schumacher, forte del successo ottenuto, ritenta la sorte con il quarto capitolo della saga: Batman&Robin, del 1997, senza dubbio il peggiore della serie. Un soggetto e una sceneggiatura deboli vengono ulteriormente umiliati dall’amplificarsi dei difetti già riscontrati nel film precedente (ritmo frenetico, colori sgargianti ecc.). A Val Kilmer succede, nei panni del protagonista, George Clooney, che non offre certo la miglior prova di attore della sua carriera. I cattivi sono Arnold Schwarzenegger, nei panni Mr.Freeze, un folle che vuole congelare la città, e Uma Thurman, nel ruolo di Poison Ivy. Chris O’Donnell è confermato nel ruolo di Robin e da segnalare la presenza nella pellicola di un’improbabile Alice Silverstone nei panni di Batgirl. La critica è oltremodo feroce e il pubblico alquanto deluso. Gli ammiratori di Batman faticano a riconoscere il loro beniamino e ne stabiliscono l’insuccesso al botteghino. Sembrano finiti i tempi del Cavaliere Oscuro.
Nel 2005 Cristopher Nolan, regista apprezzato al suo debutto per Memento, si avventura in un nuovo adattamento dell’eroe mascherato, Batman Begins, che mira appunto a una rivisitazione delle origini del personaggio. La scelta è coraggiosa e per saldare il film al fumetto Nolan formula dei precisi riferimenti alle vignette, citando l’opera di Frank Miller. Nel film assistiamo all’addestramento dell’uomo-pipistrello e al suo ritorno a casa. Ed al suo primo scontro con un grande rivale, Ras Al-Ghul, che nell’occasione ha le sembianze di Liam Neeson. Il protagonista ha il volto di Christian Bale, molto a suo agio nel ruolo. Hanno una parte nella pellicola anche Morgan Freeman, Gary Oldman (nel ruolo del commissario Gordon) e Katie Holmes. La Gotham City visualizzata da Nolan è equidistante da quella gotica di Tim Burton e da quella scintillante di Joel Schumacher. Le immagini, girate per lo più a Chicago, non hanno subito correzioni digitali rilevanti, conferendo in questa maniera un realismo naturale al tutto. L’effetto è cercato dal regista più che altro nella posizione della macchina da presa e nelle concatenazioni temporali e logiche che legano le sequenze. Nella ricerca quindi di nuovi punti di vista e nuove scansioni temporali, vale a dire un nuovo spazio e un nuovo tempo. Il linguaggio dei comic è quindi alluso e compreso; d’altro canto la carica di oggettivismo che pervade tutto il film fa sì che non prevarichi rispetto al mezzo cinematografico. L’opera riscuote delle buone critiche e anche un ottimo successo di pubblico.
Batman è, forse, il personaggio che meglio descrive l’importanza dei mezzi di comunicazione nella società dei consumi e anche quello che fa riflettere meglio sui rapporti fra cinema e fumetto, senza pero’ trascurare lo strato sociale che sostiene l’opera e che la spinge a rinnovarsi. Bob Kane lo inventa ispirandosi al cinema di genere, la cultura pop del suo periodo. Gradualmente da vendicatore diventa giustiziere, da carattere diventa archetipo, da archetipo diventa mito e qui, nel cercare il confronto con la società che si è rinnovata, si scompone. Perde la sua identità, sia nel dualismo Batman-Bruce Wayne, sia perché interpretato da quattro attori diversi in cinque film. Deve fare i conti con differenti sensibilità artistiche che mutano, oltre al suo aspetto, anche i suoi compagni, il suo modo di essere e la città in cui vive, finendo col diventare l’ennesimo esempio di mercificazione dell’appiattimento delle idee. Una leggenda condannata ad essere ancorata al presente, senza un passato che non sia stato reinterpretato e senza un futuro che possa essere difforme da questo.
Riferimenti:
Batman di Tim Burton, wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Batman_(film_1989)
Batman – Il ritorno di Tim Burton, wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Batman_-_Il_ritorno
Batman Forever di Joel Schumacher, wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Batman_Forever
Batman & Robin di Joel Schumacher, wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Batman_&_Robin
Batman Begins di Christopher Nolan, wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Batman_Begins