Jeff Lemire (sceneggiatore) e Dustin Nguyen (disegnatore) creano mondi. L’hanno fatto con Descender e lo rifanno con il sequel Ascender, serie pubblicata negli Stati Uniti da Image Comics e in Italia da Bao Publishing. Oltre che la prosecuzione naturale di una trama che nella prima opera era andata sempre più nella direzione del fantasy, lasciando sullo sfondo la fantascienza che ne aveva caratterizzato la prima metà, il ritorno degli autori nell’universo di loro creazione si concretizza da subito in un prodotto evidentemente derivativo, debitore anzitutto di Star Wars.
Infatti, in Ascender si ritrovano molti degli elementi costitutivi della celebre saga inventata da George Lucas, a partire dall’eterna opposizione tra Bene e Male, per i quali agiscono rispettivamente Ribellione/Resistenza e Impero/Primo Ordine. Alla Madre, donna arcigna e spietata definita “maestra dei maghi” e “padrona” di una galassia che ha fatto piombare in un’era pretecnologica con lo scopo di dominarla (ricordiamo che la tecnologia diffusa in età imperiale è inferiore a quella dell’epoca repubblicana, in SW), si oppongono i ribelli del Consiglio Galattico Unito, l’istituzione decaduta nello sviluppo delle vicende narrate in Descender.
Proprio dieci anni dopo la caduta dovuta all’arrivo dei Mietitori (unità androidi grandi come pianeti e che hanno il potere di compiere genocidi, come li definisce Francesco Cascione nella sua recensione dell’ultimo volume di Descender) sono collocati i fatti della nuova serie di Lemire e Nguyen, che ha per protagonista Mila, una ragazzina costretta dal padre a vivere nell’isolamento tipico di chi non aderisce al nuovo ordine, ma al contempo non vuole guai, e animata dal sacro fuoco della scoperta. Desidera lasciare il pianeta per sperimentare le avventure di un passato glorioso e tecnologico che non ha conosciuto, ma di cui ha sentito parlare. In questo ricorda sia il giovane schiavo Anakin Skywalker de La minaccia fantasma che il Luke sognatore di Una nuova speranza, quel coltivatore di umidità che scruta l’orizzonte oltre il Beggar’s Canyon per proiettarsi tra le stelle. Infine, in lei si specchia anche Rey, che ne Il risveglio della Forza si reca al mercato per vendere i suoi ritrovamenti in cambio di una porzione di cibo. Allo stesso episodio cinematografico si può ricollegare anche la proiezione di una mappa galattica che, molto probabilmente, influenzerà la rotta dei personaggi già a partire dal secondo volume di Ascender.
Se l’allusione si rintraccia anche in molti dei dialoghi con i quali Lemire senza svelare troppo genera curiosità, altri rimandi a Star Wars sono palesi: dalla fortezza volante della Madre, molto somigliante a quella di Darth Vader sul pianeta Mustafar, all’uso che viene fatto della magia, assimilabile alla Forza, iconico “force choke” compreso.
Prodotto derivativo o plagio di Guerre Stellari, tenendo comunque presente che gli stilemi elencati sono luoghi ricorrenti nelle narrazioni più varie? Lo sceneggiatore canadese inserisce nella sua nuova serie anche elementi che non appartengono all’immaginario della “galassia lontana lontana“. Tra questi: la fisionomia del coprotagonista che ricorda quella di Clint Eastwood versione Uomo senza nome; paesaggi e abiti che rimandano alla filmografia di Hayao Miyazaki ricreati con colori brillanti da Nguyen; un’interessante suggestione che potrebbe provenire da Authority, visto che il villain de La galassia infestata si collega alle maghe che l’hanno preceduto un po’ come Doctor accede alle conoscenze degli sciamani dei quali ha raccolto il testimone.
Ma anche andando oltre i giochi intertestuali Ascender si fa apprezzare. Da un lato si inserisce perfettamente nella poetica lemiriana, fatta di racconti che ruotano attorno ai rapporti tra padri e figli (relazione importante anche in Star Wars, è vero, ma è innegabile che l’autore di Essex County porti avanti il discorso generazionale fin dagli albori della sua produzione), in virtù del fatto che Mila, orfana di madre, alterna momenti di mitizzazione del padre a momenti di ribellione e opposizione. Dall’altro va a mostrare una parte dell’universo diegetico tratteggiato in Descender, rimasta nascosta o solo abbozzata dopo la svolta fantasy a cui si è già accennato. Per questo motivo si può pensare alla nuova serie come a un’espansione della prima e non solo come un’aggiunta o un sequel. Se cronologicamente i fatti de La galassia infestata si collocano dopo quelli mostrati nell’ultimo volume del lavoro originale, allo stesso tempo si può immaginare di porre la massa narrativa a lato, in uno sviluppo che non sia solo verticale ma anche orizzontale.
Proprio l’orizzontalità si può cogliere attraverso i ritorni di personaggi conosciuti, sapientemente posizionati da Lemire in chiusura di capitolo. In questo modo i cliffhanger non solo spiazzano il lettore lasciandolo col fiato sospeso, ma lo coinvolgono anche dal punto di vista emotivo, in virtù del legame creatosi in precedenza. Chiaramente, colui il quale arrivasse ad Ascender digiuno di Descender, si sentirebbe spiazzato, sia perché privo della connessione affettiva con i character, sia perché sprovvisto di alcune informazioni necessarie per comprendere pienamente i rapporti tra le forze in gioco.
Forse, portando pazienza in attesa di possibili futuri chiarimenti e cercando di concentrare l’attenzione sulle due trame alternate, quella della Madre e quella di Mila, oltre che su avventura, azione e dramma piuttosto che sugli aspetti più complessi, anche i “nuovi arrivati” potrebbero godersi la prima tappa di quello che appare come un cammino dell’eroe declinato al femminile, in un genere fantasy che potrebbe virare verso la fantascienza, in una sorta di percorso inverso rispetto a quello della prima testata.
Ancora, potrebbero lasciarsi guidare dai disegni di Nguyen alla scoperta di un universo che non può prescindere dall’artista statunitense in termini di world building. Una costruzione non stratificata e complessa, alla Jonathan Hickman per intendersi, ma comunque coinvolgente e potente dal punto di vista estetico, dato che si spazia tra luoghi rocciosi, grigi, aspri e deprimenti e altri irenici e colorati con le tinte vivaci e brillanti distribuite dagli acquerelli.
Se qualche volto appare poco rifinito e abbozzato velocemente e altri risultano ben curati con derive quasi caricaturali (vedasi la Madre con il naso enorme e i suoi due figli inetti e comici già nell’aspetto), il disegnatore dà il meglio di sé proprio nelle ambientazioni, soprattutto quando ha la possibilità di farle vivere in tavole ariose. Per esempio, si segnalano le splash-page, tra cui una doppia con un’inquadratura larga di grande efficacia, e le pagine suddivise in due vignette, una grande e una più piccola, il più delle volte sviluppata orizzontalmente. Nello spazio ridotto a emergere sono i particolari, un’espressione facciale o un movimento, mentre nell’altro è il contesto ad assumere maggiore rilevanza.
I vari pianeti mostrati, non tutti inediti perché già apparsi in Descender, rimangono ovviamente da esplorare, visto anche il carattere introduttivo del primo capitolo, ma gli scenari, corredati di flora e fauna, appaiono da subito suggestivi e possono costituire un elemento magnetico per tanti lettori: desiderosi di sapere di più sulle forme di vita e sui costumi di quei luoghi, potrebbero sorvolare sui dati mancanti e accompagnare Mila nel viaggio che la attende.
Abbiamo parlato di:
Ascender #1 – La galassia infestata
Jeff Lemire, Dustin Nguyen
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, 2020
136 pagine, cartonato, colori – 18,00 €
ISBN: 9788832733891
Descender #2 di Lemire e Nguyen: famiglia androide
Descender vol. 3: Singolarità (Lemire, Nguyen)
Descender vol. 4 (Lemire, Nguyen)