Decorum #1: il solito, affascinante e complesso Jonathan Hickman

Decorum #1: il solito, affascinante e complesso Jonathan Hickman

All’indomani della conclusione di East of West, Jonathan Hickman torna in Image con “Decorum”, serie fantascientifica illustrata da un ispirato Mike Huddleston.

Decorum-coverI numeri di esordio delle serie ideate e scritte da Jonathan Hickman sono spesso accomunati da una caratteristica, quella di lasciare i lettori spaesati a fine lettura, quasi soverchiati dal numero di informazioni riversate nelle pagine, ma altrettanto affascinati dall’affresco narrativo che da lì in poi si andrà a comporre.
Se in questa comunanza vogliamo trovare una discriminante, lo possiamo fare separando gli albi d’esordio firmati dallo sceneggiatore per la Marvel Comics da quelli creator owned editi da Image Comics nel corso degli anni.
Nei primi, la “maschera” di personaggi noti ai lettori, come Fantastici Quattro, Avengers e più recentemente gli X-Men, si cala sull’impianto della storia fungendo da filtro per i lettori. Grazie alla confidenza che questi hanno con i supereroi, di cui hanno già letto decine o centinaia di storie, la densità narrativa messa in campo da Hickman risulta meno spiazzante, più facile se non da decifrare, almeno da assimilare. Detto in altri termini: le figure conosciute degli eroi diventano capisaldi, punti fissi di una mappa concettuale a cui far riferimento per iniziare l’esplorazione di un territorio sconosciuto che è la nuova storia che si para davanti agli occhi.
Nelle serie Image, come East of West, questi appigli non esistono poiché anche i personaggi sono nuovi e sconosciuti e tanto la fascinazione quanto la prevaricazione informativa che travolgono i lettori possono mettere in difficoltà. Si arriva all’ultima pagina certi di aver capito e recepito forse un terzo di quanto appena letto e la scelta di andare avanti diventa un atto di fede (il più delle volte ripagato).

Anche la nuova Decorum #1 non si discosta dunque da quanto sopra affermato. È difficile, dopo aver letto le quasi 50 pagine di questo albo d’esordio, dire precisamente di che cosa parli la serie, quale sia la trama e chi siano in effetti i protagonisti.
Siamo sicuramente davanti a una serie di stampo fantascientifico e parrebbe che, come già fatto su HoXPoX, Hickman voglia anche qui continuare ad approfondire e a riflettere sui concetti di evoluzione, naturale e artificiale, e di vita artificiale. Il tutto all’interno di un palcoscenico che spazialmente abbraccia le galassie e temporalmente si sviluppa nei millenni, con una trama principale che sembra seguire due filoni: quello evocativo di un mondo piratesco che rimanda – almeno visivamente – ai primi conquistatori spagnoli del Nuovo Mondo e quello, fuorilegge, losco e violento, di un mondo futuristico fatto di corrieri, cartelli criminali e società che offrono sospensioni criogeniche per persone colpite da malattie, le cui cure sono economicamente insostenibili per i più.

Decorum-001-025Quello che invece non lascia ombra di dubbio è la volontà, da subito, di mettere in campo una potente e complessa opera di world building che, essendo questo il primo numero di una nuova serie inedita, deve fare i conti con una pregressa mancanza di contesto. Allora Hickman cerca di costruirlo attraverso le sue tipiche schede e infografiche che raccontano come quel contesto si è formato nel tempo, attraverso le tavole del disegnatore Mike Huddleston, che visualizzano l’azione del presente narrativo, e attraverso i dialoghi dei personaggi, mirati sempre alla costruzione dello scenario oltre che alla caratterizzazione psicologica.
L’opera di costruzione dello scenario è densa, a tratti criptica: troppi sono ancora gli elementi e le connessioni che mancano al lettore. Eppure si percepisce già la capacità di Hickman di pensare a un universo narrativo immenso sia nell’ordine di misura dello spazio che in quello del tempo. Una capacità che, visto il genere di Decorum, lo pone nella prospettiva di alcuni scrittori di fantascienza contemporanei.
Iain Banks e il suo Ciclo della Cultura, Gregory Benford e la sua saga del Centro Galattico e Peter F. Hamilton con la sua trilogia dell’Alba della Notte sono tre nomi a cui l’opera demiurgica di Hickman può tranquillamente essere accostata, per portata e anche per modello costruttivo.

Forse proprio le scelte narrative dello sceneggiatore e i disegni di Huddleston meritano il focus di analisi principale per questo albo.
Delle prime, detto che anche in questa nuova serie Hickman inserisce la creazione di un alfabeto e di una simbologia ex novo che caratterizzano ormai ogni suo progetto, vale la pena soprattutto concentrarci sul ruolo di schede e infografiche. Questi elementi possono essere considerati ormai uno dei materiali da costruzione prediletti dell’autore che, mai come in Decorum, decide di inserirli nella narrazione, fino a fonderli in alcuni casi con le tavole del disegnatore.
Se in HoXPoX esse possono essere considerate una sorta di pausa di approfondimento tra il racconto dell’azione, intramezzi in cui il lettore è come se aprisse una “potenziale” Wikipedia mutante (o un’Enciclopedia Mutante o una Guida Mutante per neofiti…) per capire più in profondità alcuni aspetti che ha appena incontrato nel racconto, in Decorum Hickman osa ancora di più, anche a livello di uso del linguaggio del medium.
Schede e infografiche qui diventano come dei link, delle finestre pop-up all’interno delle pagine del fumetto che – cliccate dall’autore per il lettore – compaiono a spiegare alcuni elementi narrativi, talvolta anche “frivoli” ma comunque utili alla comprensione del contesto.
È come se Hickman volesse inglobare nei meccanismi dell’ambiente fumetto – da sempre aperto alle contaminazioni con altri linguaggi grazie alla sua flessibilità – alcuni elementi dell’ultimo nato tra i linguaggi mediali, quello di internet e della rete.
Una scelta che si inquadra del resto omogeneamente nell’idea sempre più radicata nello sceneggiatore del fumetto inteso come un qualcosa che travalica la mera componente narrativa ma che sia la risultante di questa, delle tavole disegnate, degli inserti letterari, finanche dell’oggetto-libro in sé e per sé.

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Venendo all’opera grafica di Mike Huddleston, disegnatore che mancava in pianta stabile su una serie dal Butcher Baker, the Righteous Maker di Joe Casey del 2012 (Image Comics), va da subito evidenziato come il suo stile in questi ultimi otto anni sia cambiato. Sempre contraddistinto dal gioco di sottrazione e colore all’interno della tavola, in cui vignette in bianco e nero si affiancano ad altre colorate o in cui all’interno della stessa vignetta alcuni elementi sono bicromi e contrastano con altri policromatici, il tratto di Huddleston è diventato più sporco e questa sporcizia lo ha reso più vivo e dinamico. Se mi è permesso l’accostamento, pare che negli ultimi anni il disegnatore si sia messo a studiare molto da vicino un maestro come Sergio Toppi, anche per certi contrasti ricercati tra colore e bianco e nero.
Questo stile assolutamente peculiare, questo tratto che cambia e si modula costantemente tra pagina e pagina, tra vignetta e vignetta dà luogo a un unicum nel campo fumettistico attuale.

La sequenza con cui si apre l’albo è perfetta per esemplificare quanto appena descritto, con Huddleston capace di arrivare a usare fino a tre stili diversi in una tavola: uno dipinto e più realistico che illustra un racconto da un punto di vista oggettivo; due più grafici – uno pieno di retini tipografici e uno in bicromia arricchito da chine annacquate – che sembrano sottintendere punti di vista diversi nella narrazione.

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A sinistra un’immagine di Sergio Toppi, a destra una tavola di Decorum di Mike Huddleston: potrebbero essere tratte dallo stesso fumetto

Un corto circuito visivo estraniante, ma assolutamente affascinante e che non ci sarebbe da stupirsi che sottintendesse qualcosa che Hickman andrà a raccontarci nei prossimi numeri della serie.

Abbiamo parlato di:
Decorum #1
Jonathan Hickman, Mike Huddleston
Image Comics, marzo 2020
49 pagine, colore – 5,49 € (digital version)

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