Nel romanzo Come ladro di notte, Mauro Antonio Miglieruolo intreccia in maniera magistrale scene di guerre stellari con intrighi di potere stratificati a più livelli. Utilizzando uno stile narrativo ora semplice e diretto, ora misterico e introspettivo, costruisce una storia incentrata sull’istinto autodistruttivo degli esseri umani.
A un livello un po’ più superficiale e con uno stile decisamente più semplice rispetto al romanziere italiano, Jeff Lemire in Descender costruisce un intreccio non troppo dissimile dove, fino a ora, si sono visti soprattutto gli intrighi, mentre la guerra interstellare inizia solo con questo secondo volume a fare capolino sulle pagine della serie.
L’androide delle stelle
Come confermato in varie interviste dallo stesso Lemire1, una delle influenze sul soggetto di Descender è Astro Boy, sia attraverso la lettura diretta del manga di Osamu Tezuka, sia grazie a Pluto di Naoki Urasawa, che è una riscrittura di uno degli episodi più importanti della serie originale.
Il protagonista di Descender, il robot-bambino Tim-21, viene infatti rappresentato da Dustin Nguyen come una via di mezzo tra Shotaro Kaneda, protagonista di Akira di Katsuhiro Otomo, e Atom, nome originale del protagonista del manga di Tezuka. D’altra parte la serie ripropone alcuni temi sviluppati dallo stesso mangaka, come lo sfruttamento dei robot e la loro difficile convivenza con gli esseri umani, una cui vasta porzione li vorrebbe distruggere definitivamente.
Così come in Astro Boy questi attriti erano una metafora per ragionare intorno alle difficoltà di integrazione tra diversi, anche in Descender Lemire affronta il tema del dissidio tra culture differenti, strizzando anche più volte l’occhio al lettore con atmosfere che rimandano più o meno esplicitamente alle Guerre Stellari di George Lucas.
Queste due fonti di ispirazione emergono nettamente quando si guarda alla gestione dei personaggi principali della vicenda, in particolare ai due robot Tim2 e ad Andy, il “fratello” umano di Tim-21.
Da un lato i due Tim, con un carattere profondamente differente, sembrano la rappresentazione fisica dei due aspetti di Atom, quello empatico e “umano” per il 21 e quello violento e sanguigno per il 22. Andy, invece, cresciuto rispetto a quello visto nei flashback del primo volume, è rappresentato come un avventuriero interessato semplicemente al guadagno fino a che non scorge la possibilità di ricongiungersi al suo amico robot: ciò dona un obiettivo a una vita che si intuisce essere stata difficile, un modo per recuperare quella spensieratezza perduta con l’attacco dei Mietitori nel volume precedente.
Grazie alla reciproca ricerca di Andy e Tim-21, Lemire può poi sviluppare anche un concetto di stretta attualità, come ciò che realmente rende una famiglia tale: non sono tanto i legami biologici, quanto qualcosa che più in generale viene chiamato affetto e che risulta incomprensibile visto nella semplice ottica della separazione in compartimenti stagni indotta dall’idea di “razza”.
Disegnare androidi
Uno dei primi lavori importanti di Dustin Nguyen fu Wildcats 3.0, la terza serie dedicata al gruppo creato negli anni 90 del XX secolo da Jim Lee. Sin da subito fu chiaro che il punto di riferimento estetico di Nguyen era Travis Charest, il lento ma dettagliato disegnatore della serie precedente, Wildcats 2.0.
Pur non brillando ancora per la gestione dei personaggi, Nguyen mostrò comunque un’ottima capacità nella costruzione delle copertine e delle pagine con il titolo, che rimandavano al già citato Charest. Il vero salto di qualità avvenne con il personaggio di Batman e, successivamente, con l’incorporazione di un tratto molto più vicino al manga e all’animazione con la serie Lìl Gotham, scritta, illustrata e colorata dallo stesso Nguyen.
All’interno di questa evoluzione, Descender si pone come l’ultima sintesi nella ricerca artistica del fumettista: il tratto è più essenziale rispetto agli esordi, mentre il colore acquerellato permette una gestione delle sfumature che compensa l’uso dei pochi tratti per personaggi e ambienti. In alcune illustrazioni, poi, la composizione della pagina diventa spettacolare, con l’uso di immagini scontornate in alcune scene o con vere e proprie doppie splash page d’effetto.
er quel che riguarda la gestione dei personaggi, tra androidi, cyborg e alieni tutti rappresentati con poche o nulle espressioni, spiccano in particolare i personaggi umani di Quon, dominato dalla paura, e Andy, cui bastano pochi tratti (una cicatrice o poco più) per rappresentare al meglio la durezza del suo carattere. I personaggi più espressivi sono, però, i due robot Tim, enfatizzando così l’ispirazione dickiana dell’opera.
A contrastare con il disegno, come già rilevato per il primo volume, un lettering che risalta per la netta differenza tecnica rispetto ai disegni di Nguyen e che viene riproposto in maniera fedele da Sara Bottaini in collaborazione con le Officine Bolzoni in questa pregiata edizione della Bao Publishing.
Abbiamo parlato di:
Descender #02: Luna meccanica
Jeff Lemire, Dustin Nguyen
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publigshing, maggio 2016
120 pagine, cartonato, colori – 17,00 €
ISBN: 9788865437131