
Topolino #3629 – Effetto Omega: Il tempo e il Big Rip
Con Topolino #3629 arriva a conclusione L’effetto Omega di Alessandro Pastrovicchio, seguito del Il fattore gamma che è recentemente stato ristampato in formato deluxe. Il terzo episodio conclude la vicenda del piano megalomane di Gamma, che, come giusto che sia, viene sventato da Topolino e Atomino Bip-Bip grazie a un aiuto insperato.
E, come per i due episodi precedenti (vedi L’universo in espansione e Universo oscuro), anche questo terzo episodio ci fornisce interessanti spunti di approfondimento, scientifici e non solo, che andremo a esplorare subito dopo il video.
Con un occhio ai supereroi

Gli spunti supereroistici presenti non solo in questo terzo episodio, ma anche in tutta la saga sono molti di più rispetto a quelli che ho rilevato, ma quelli che vi propongo sono anche funzionali agli approfondimenti scientifici che andremo ad affrontare.
Il primo è un riferimento a Crisi sulle Terre infinite: man mano che il piano di Gamma di accumulare un sempre maggiore quantitativo di energia oscura sulla Terra procede, i cieli sopra il Calisota diventano sempre più rossi, proprio come avviene con il crossover di Marv Wolfmann e George Perez del 1984.

Girata pagina, poi, troviamo Gamma seduto su una imponente sedia con il tesseratto poggiato su un bracciolo in posa meditativa. Ovviamente potrei proporre diversi esempi artistici relativi a questa posa, ma restando nel mood supereroistico (e scientifico) il pensiero corre a Metron, il nuovo dio ideato da Jack Kirby sempre per la DC Comics che a bordo della sua sedia di Moebius viaggia nello spazio e nel tempo.
Come detto c’è almeno un altro, interessante riferimento supereroistico, questa volta tratto dal Marvel Universe, ma i due spunti di cui sopra sono in linea con i due temi che tratteremo a breve: il tempo e la distruzione dell’universo.
Il tempo, questo sconosciuto
Il tempo è uno degli argomenti più ostici intorno ai quali hanno ragionato generazioni di filosofi e fisici, tutti alla ricerca di una risposta soddisfacente alla domanda: Che cos’è il tempo?
Per avere un’idea di quanto questi tentativi siano in qualche modo frustranti, basti pensare a cosa diceva Sant’Agostino in proposito
Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più.
Non andava poi molto meglio nemmeno con Albert Einstein, sebbene la sua definizione, per quanto circolare, a ben vedere, aveva un sapore più operativo:
Il tempo è ciò che si misura con l’orologio1
La circolarità di quanto afferma Einstein sta nel fatto che bisognerebbe avere un’idea di cosa sia, in termini fondamentali, il tempo. Ciò che, però, possiamo fare, sempre restando nei termini operativi di Einstein, è fornire una definizione dell’unità di misura fondamentale del tempo, il secondo.2
E oggi lo abbiamo definito grazie ai processi quantistici che avvengono all’interno dell’atomo di cesio-133. E il fatto di legare ai processi quantistici la definizione del secondo magari non ci dice cosa sia il tempo, ma sicuramente ci fornisce un’idea di cosa succederebbe se il tempo dovesse fermarsi: tutti questi processi quantistici non avverrebbero più, e quindi non ci sarebbe più alcuna evoluzione, alcun cambiamento.
Qualcosa di molto simile a quello che potrebbe avvenire all’universo nel caso in cui l’energia oscura dovesse aumentare sempre di più.
Il Big Rip
Come abbiamo visto nell’articolo precedente, ci sono tre scenari principali per il destino dell’universo: la morte termica, il Big Bounce (il grande rimbalso) e il Big Rip (il grande strappo). In particolare quest’ultimo potrebbe avvenire solo con quantità di energia oscura molto più grandi di quelle attuali (che pure sono molto alte).
Secondo il corrispondente modello cosmologico, con quantità estreme di energia oscura, e quindi con un’espansione sempre più accellerata, l’orizzonte cosmologico (ovvero la quantità di universo che siamo in grado di osservare) sarebbe destinata a ridursi sempre di più, fino ad annullarsi. Allo stesso modo anche le forze fondamentali riuscirebbero ad agire a distanza sempre più piccole, rendendo di fatto infinite le distanze tra gli oggetti che costituiscono l’universo. O in termini più coloriti, strappando l’universo in migliaia e migliaia di frammenti.
Questo scenario è, per ora, scongiurato, visto che i dati indicano un universo piatto (e quindi destinato alla morte termica), ma nulla ci garantisce che così sarà in futuro e questo per diversi motivi: innanzitutto una mancanza di informazioni sulla natura dell’energia oscura, e quindi il dubbio che la sua quantità possa cambiare in futuro, magari aumentando.
Per il momento l’unica cosa che possiamo fare è quindi quella di continuare a studiare l’universo con i nostri strumenti, in primis i telescopi a terra e soprattutto quelli nello spazio. Che qualcosa del modello Lambda-CDM dovremo cambiarla lo sappiamo già. Cosa e in che modo è ancora tutto da scoprire.
Un altro modo per vedere il tempo è con l’entropia, la grandezza termodinamica che misura il disordine di un sistema. In particolare l’entropia di un sistema chiuso come l’universo aumenta sempre, il che sembra essere la spiegazione migliore dell’apparente esistenza della freccia del tempo, una direzione privilegiata verso cui il tempo scorre. L’idea di una freccia del tempo venne introdotta nel 1927 da Arthur Eddington, il primo astronomo a fornire prove a supporto della teoria della relatività generale. ↩