Topolino #3348: 4 salti su Marte
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Topolino #3348: 4 salti su Marte

Generalmente, quando inizio a recensire una serie su DropSea, porto a compimento la recensione di tutte le puntate con unica eventuale eccezione per quella conclusiva, come era accaduto, ad esempio, per Foglie rosse. Nel caso, invece, di Young Indiana, visto il tema del quarto episodio (e non volendo diventare monotematico con l’ennesima recensione di una storia di Alessandro Sisti!), ho pensato bene di affrontare 4 salti su Marte. Prima, però, una breve introduzione sul progetto di Bruno Sarda supportato ai disegni da Marco Palazzi.

Le avventure del giovane Indiana

Per chi, come me, ricorda Le avventure del giovane Indiana Jones, vorrei sottolineare che quella serie ideata da George Lucas ha ben poco a che spartire con Young Indiana. Mentre in quel caso si raccontavano le avventure archeologiche del giovane Indiana Jones in un periodo della sua vita che andava dai 16 ai 22 anni (con alcuni flashback in altre epoche), la serie ideata da Bruno Sarda, creatore di Indiana Pipps, ritorna al periodo universitario del cugino di Pippo, prima che la passione per l’archeologia diventasse un mestiere.

Anzi: Indiana, a causa di alcuni piccoli insuccessi, arrivato a Oxbridge non sembra particolarmente interessato allo studio della storia e dei reperti antichi. Sarda, in effetti, costruisce in maniera molto efficace la sua serie, introducendo tutti gli elementi che renderanno Indiana Pipps quello che poi è nelle storie del presente: un fisico atleticamente preparato grazie alla sua passione per lo sport, una curiosità verso i misteri che si rinforza di episodio in episodio e un certo interesse nei confronti del gentil sesso, in questo caso rappresentato dalla bella e intelligente compagna di studi Penny.
Utilizzando, poi, una scelta molto simile a quella dell’altrettanto storica serie Smallville, Pipps è, all’inizio della sua carriera, amico di Kranz, che ne diventerà successivamente il suo più acerrimo rivale. Anche con Kranz, Sarda inizia a introdurre gli elementi basilari della sua caratterizzazione attuale. Ai due Sarda aggiunge un terzo personaggio, Tim, un nativo americano che studia matematica.
La serie, dunque, i cui tre primi episodi sono usciti sui numeri 3345, 3346 e 3347, è molto simile, come filosofia, a Young Donald Duck, con, però, una continuity interna leggermente più solida, per quanto comunque non ingombrante. I riferimenti agli episodi precedenti, infatti, non risultano mai eccessivi e non inficiano eccessivamente la lettura e assumono una certa rilevanza solo in questa quarta puntata, ambientata nel centro spaziale di Oxbridge Town, che introduce nella serie un elemento spionistico, che diventa così il collante principale della serie e probabile punto di conclusione delle trame ideate da Sarda.
Senza, però, porre altro indugio, andiamo anche noi a fare una visita al centro spaziale.

Rover su Marte

Il centro spaziale descritto da Sarda e Palazzi è un centro di ricerca astronomica completo in ogni suo aspetto, comprendendo sia la parte di osservazione diretta, grazie a un osservatorio astronomico con tanto di telescopio, sia un centro di controllo delle missioni spaziali, in particolare quello per studiare in dettaglio una eventuale missione su Marte.
L’ambiente, costruito al chiuso, simula quasi ogni aspetto del pianeta rosso, a parte la gravità, a parte per un dettaglio: il direttore del centro, prima di far provare a due studenti (Indiana è uno di questi) l’ambiente marziano simulato, suggerisce loro di indossare due speciali stivali che vi eviteranno di fluttuare nell’aria. Simulare la gravità marziana sulla Terra, almeno relativamente agli esseri umani, non è qualcosa di così banale, mentre è molto più semplice da realizzare per i rover che verranno spediti su Marte.
Ad esempio questo 2020, grazie alle posizioni relative di Marte e della Terra particolarmente favorevoli, verranno lanciate ben 4 missioni verso il pianeta rosso: ExoMars 2020, prosieguo della missione del 2016, dell’Agenzia Spaziale Europea che invierà un rover, chiamato Rosalind Franklin, per compiere studi del sottosuolo marziano, con la speranza di trovare vita microscopica; Mars 2020 della NASA che invierà un rover basato su Curiosity e un drone, il Mars Helicopter Scout, che avranno come obiettivo lo studio dell’abitabilità di Marte; l’agenzia spaziale cinese, invece, darà il via alla missione HX-1 costituita da un orbiter (un satellite che si sistemerà in orbita intorno a Marte), un lander e un rover, quest’ultimo dotato di un radar di profondità per mappare la crosta marziana fino a 400 m di profondità; infine partirà la Emirates Mars Mission, missione dimostrativa costituita da un semplice orbiter inviato dagli Emirati Arabi Uniti. Quest’ultima missione sembra sancire una collaborazione con l’agenzia spaziale giapponese, che ha in programma, anche se non è stato specificato con che tempi, il Mars Terahertz Microsatellite, che avrà il compito di studiare l’atmosfera marziana, in particolare gli isotopi dell’ossigeno.
Infine, con partenza prevista nel 2022, anche l’India ha in programma di inviare una nuova missione verso Marte, la sua seconda, la Mars Orbiter Mission 2, composta anche questa come quella cinese da orbiter, lander e rover con l’obiettivo di studiare atmosfera e suolo marziani.

Prove del rover di ExoMars 2020 nel deserto di Atacama

Tutte queste missioni necessitano di centri di controllo in grado di ricevere i dati provenienti da Marte (in pratica quello di inviare le informazioni sulla Terra è uno dei compiti degli orbiter), programmare le operazioni che i rover compiranno ogni giorno ed, eventualmente, adattarle alle situazioni impreviste, come ad esempio problemi alle ruote o l’attraversamento di un terreno particolarmente accidentato.
Gli operatori umani, per poter compiere queste operazioni nel modo migliore possibile, devono addestrarsi in maniera opportuna e per fare questo praticamente ogni istituzione che è sede del controllo di uno qualsiasi dei rover che stanno per partire ha un laboratorio attrezzato allo scopo, costituito da una riproduzione della sala di controllo posta di fronte a uno stanzone dove i rover si muovono all’interno di un ambiente marziano ricostruito nel modo più fedele possibile. Come ci hanno mostrato durante la visita alla Altec nella fase di chiusura del progetto dei Cosmo Explorers, per riprodurre la sabbia marziana è stata scelta una particolare sabbia terrestre che ne riproduce le principali caratteristiche di densità e viscosità, in modo da guidare i rover su terreni simili a quello marziano. Inoltre sul terreno vengono anche messi alcuni piccoli massi paragonabili a quelli che si potrebbero incontrare su Marte, cercando anche di riprodurre nel modo migliore possibile le caratteristiche del terreno scelto per l’atterraggio del rover.
Si può anche simulare la gravità marziana attraverso una serie di assi e di cavi cui sospendere il rover: in questo modo, applicando una tensione opportuna ai cavi, è possibile far sì che la forza totale che agisce sul rover stesso sua simile a quella che si troverà ad affrontare su Marte.
Non c’è, invece, ancora nulla di simile per gli astronauti, come invece mostrato in 4 salti su Marte: per ora il sistema migliore per adattarli alle condizioni che incontreranno nello spazio (la “semplice” microgravità della Stazione Spaziale Internazionale) è addestrarli a compiere le operazioni di manutenzione all’interno di una piscina.

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