Topolino #3301: Il mosaico barbaro

Topolino #3301: Il mosaico barbaro

La storia dell’arte di Topolino dopo un paio di episodi dedicati all’arte moderna (vedi la performance-art di Brigitta e il dadaismo di Paperoga), torna al passato per occuparsi di un episodio della storia italiana, il periodo della dominazione dell’imperatore bizantino Giustiniano I sull’Impero Romano d’Oriente.

Due risate con la storia

Roberto Gagnor ambienta la storia all’epoca dell’invasione bizantina dell’Italia: l’esercito di Giustiniano, guidato dal suo fido Belisario, inizia la riconquista dell’Italia da Ravenna, capitale dei Goti. Il periodo storico, però, è ricco di guerre e battaglie sparse per il territorio, visto che i Goti non sono ancora domi per diversi anni, così lo sceneggiatore è in qualche modo costretto a trasporre in un ambito leggermente diverso l’instabilità bellica dell’epoca, che ne Il mosaico barbaro diventa una disputa commerciale tra Paperoniano I re d’oriente e Rockerico, re dei paperogoti.
La scelta risulta sicuramente vincente, perché permette a Gagnor di introdurre nel modo più naturale possibile la disputa sulla costruzione del miglior mosaico che avrebbe decretato chi tra i due re doveva avere l’esclusiva sul mercato di Ravenna. Ovviamente, come tipico delle storie della serie, c’è la spiegazione, affidata a Pico, sulla tecnica del mosaico, la cui costruzione è invece nelle mani di Paperino, Paperoga e Ciccio, il che garantisce la presenza di ricche risate, esaltate anche dal tratto di Giampaolo Soldati, rotondo ma anche particolarmente efficace nel rendere l’aria trasandata dei tre cugini mosaicisti.
Bonus aggiuntivo che arricchisce la lettura è, oltre all’articolo introduttivo, anche quello dedicato al Classis Ravenna, nuovo museo della città dedicato proprio ai mosaici, punto forte dell’arte ravennate.
Ultima chicca è, poi, l’utilizzo di font differenti per caratterizzare le parlate dei vari popoli presenti a Ravenna.

Mosaici

Altre importanti differenze rispetto alla storia, quella vera, è la presenza di Giustiniano I a Ravenna: molto probabilmente l’imperatore d’Oriente non ha mai messo piede nella città romagnola, ma il famoso mosaico Giustiniano e la sua corte cui fanno riferimento Gagnor e Soldati venne evidentemente commissionato da Giustiniano per ribadire nella vecchia capitale dei Goti il suo dominio politico e la sua stretta vicinanza con le autorità religiose, rappresentate da Massimiliano, vescovo della città.
Il mosaico, inoltre, si trova all’interno della basilica di San Vitale proprio di fronte all’altro famoso mosaico dell’epoca, L’imperatrice Teodora e il suo seguito, dove vediamo la consorte di Giustiniano inisieme con il suo seguito e con in mano un calice di vino che ribadisce la fede cristiana dell’imperatrice, anch’essa mai stata a Ravenna. In questo caso l’opera risulta più vivace grazie ai contrasti di colore molto più forti rispetto al mosaico su Giustiniano.

Immagini a pezzi

Considerando la sua tecnica di realizzazione, ovvero l’accostamento di tessere di differenti colori per dare forma a una scena reale o, come nel caso dei mosaici di Giustiniano e Teodora, simbolica, il mosaico si presta perfettamente, soprattutto nelle mani di un autore come Gagnor, per diventare l’antesignano del puzzle: basta far cadere a terra le tessere!
Lo sceneggiatore, così, crea in maniera consapevole ma comunque divertente un vero e proprio anacronismo, visto che il puzzle propriamente detto venne inventato e commercializzato nel 1760 dal cartografo e incisore londinese John Spilsbury. E non è un caso che uno dei suoi primi puzzle era proprio una mappa dell’Europa del 1766. Spilsbury chiamava il gioco, ideato per scopi educativi, mappe dissezionate, e all’inizio era effettivamente molto simile a una sorta di “mosaico smontabile”, mentre il nome jigsaw puzzle (che in Italia diventa solo puzzle, che in realtà in italiano vuol dire rompicapo) intorno al 1880 quando si iniziò a utilizzare una sega (jigsaw) per tagliare i pezzi del puzzle, che erano originariamente in legno.
Certo il legame tra mosaico e puzzle è al momento inesistente, visto che l’ispirazione per Spilsbury fu inventare un sistema per rendere più divertente lo studio della geografia e dei confini nazionali, ma pensare che tale idea magari gli sia arrivata guardando un mosaico è in qualche modo divertente e, perché no, stuzzicante.

La recensione completa del numero verrà pubblicata domenica su DropSea