Il gatto Felix in viaggio tra le stelle
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Il gatto Felix in viaggio tra le stelle

Il gatto Felix, ideato nel 1917 da Otto Mesmer e Pat Sullivan1, ha esordito nel mondo dell’animazione con Feline Follies del 1919, corto ormai entrato nel pubblico dominio.
Dopo qualche anno dal suo esordio cinematografico, nel 1923, Felix esordisce anche nei fumetti, sulle striscie quotidiane, diventando uno dei personaggi distribuiti dal King Features Syndicate. L’esordio nel mondo dei comic book arriva nel 1948 grazie alla Dell, che anticipava la nuova serie animata, nata sulla spinta di Joe Oriolo, creatore di Casper e allievo di Messmer, che rilanciò il personaggio dopo lo stop conseguente al successo di Topolino.
La serie a fumetti riproponeva su carta le tematiche del personaggio, con storie divertenti dalle tematiche surreali, come per esempio il viaggio spaziale che Felix ha intrapreso a partire dal #9.

Come Yellow Kid

E’ inevitabile accostare il viaggio di Felix in un universo “da sogno” con quelli del Little Nemo di Winsor McCay, con un’unica sostanziale differenza: il mezzo. Mentre il piccolo Nemo viaggia a bordo del suo letto, a Felix viene concesso di viaggiare nello spazio a bordo di un tappeto volante, gentilmente concessogli da una specie di genio per permettegli di raggiungere mondi fantastici come Toyland, la prima tappa del viaggio, Dreamland, Wonderland, Fairyland e molti altri.
Alcune di queste tappe le toccheremo anche in futuri post di questa serie dedicata al gatto Felix, ma in questo primo articolo ci interessa in particolare una battuta che il “genio” rivolge a Felix indicando le stelle:

Vedi quelle stelle? Sono milioni! Ognuna di loro è una terra, che gli uomini pensano mitiche…

Gatto Felix Genio Tappeto Milioni Stelle
Il “genio del tappeto” – da Felix the cat #9

Esopianeti: da Giordano Bruno alla costellazione di Pegaso

Giordano Bruno
Giordano Bruno – via commons
Le parole del “genio del tappeto” riecheggiano quelle che scrisse Giordano Bruno nel suo dialogo De l’infinito, universo e mondi pubblicato a Londra nel 1584:

Onde possiamo stimare che de stelle innumerabili sono altre tante lune, altre tanti globi terrestri, altre tanti mondi simili a questo (…)

Uno dei più fervidi copernicani, riteneva che le idee di Copernico andassero estese a tutte le stelle dell’universo, senza limitarsi al nostro Sole:

(…) nel spacio infinito o potrebono essere infiniti mondi simili a questo, o che questo universo stendesse la sua capacità e comprensione di molti corpi, come son questi, nomati astri (…)

Come evidente dall’incipit della sua opera, però, Bruno non pensava che si potesse dimostrare né la finitezza né l’infinitezza dell’universo, anche se propendeva molto di più per quest’ultima.
Queste sue posizioni, incluse il ritenere che questi mondi extrasolari, come li chiamiamo oggi, fossero abitati, lo portarono alla scomunica e alla morte sul rogo non appena la Chiesa di Roma mise le sue lunghe mani su Bruno.
Se queste idee iniziali erano essenzialmente una conclusione logica tratta dalla nuova visione copernicana dell’universo, la scienza iniziò a entrare nel discorso solo un paio di secoli più tardi grazie a Isaac Newton, che nella conclusione dei Principia, scrisse:

E se le stelle fisse sono i centri di sistemi simili, saranno tutti costruiti secondo un progetto simile e soggetti al dominio dell’Uno.

Come evidente, Newton ancora mantiene un posizione mistico/religiosa e filosofica, nonostante i Principia siano da considerare un trattato scientifico vero e proprio.
La prima vera proposta scientifica nel campo degli esopianeti arriva nel 1938 quando l’astronomo David Belorizky dimostrò la fattibilità del metodo del transito per la scoperta di pianeti simili a Giove intorno ad altre stelle2.
Poco più di un decennio più tardi, nel 1951, Otto Struve propose un metodo alternativo come la spettroscopia Doppler, da affiancare al metodo del transito, sempre per la scoperta di pianeti tipo-Giove o anche più grandi posti in orbite molto vicine alle loro stelle3.
Sia Belorizky, sia Struve vennero citati da Michel Mayor nel corso della sua lecture in occasione della consegna del Premio Nobel per la Fisica 2019, assegnato a lui e a Didier Queloz per la scoperta, avvenuta nel 1995, del primo esopianeta di tipo gioviano, orbitante intorno alla stella 51 Pegasi nella costellazione di Pegaso. Tra l’altro la sua orbita, proprio come suggerito da Struve, è risultata inferiore come raggio rispetto all’orbita di Mercurio intorno al nostro Sole!

Spettro di Van Maanen
Spettro di Van Maanen, rilevato dall’astronomo Adriaan van Maanen nel 1917. Nel 2016 l’astronomo Jay Farihi riesaminando quello spettro dedusse la presenza di un pianeta intorno alla stella di Van Maanen.

Il primo pianeta extrasolare, invece, venne scoperto qualche anno prima, nel 1992, quando i due radioastronomi Aleksander Wolszczan e Dale Frail annunciarono la scoperta, avvenuta grazie ai dati raccolti con il radiotelescopio di Arecibo, di un pianeta orbitante intorno alla pulsar PSR B1257+12.
La ricerca degli esopianeti, che si intreccia inevitabilmente alla domanda se nell’universo c’è vita intelligente oltre a noi, è, in un certo senso, solo agli inizi, nonostante gli oltre 4000 esopianeti finora scoperti. Dopo i grandi successi del satellite Kepler, ora ci aspettiamo altre grandi scoperte dal James Webb Space Telescope, ma anche il prossimo telescopio terrestre, l’Extremely Large Telescope, potrebbe fornire delle scoperte ancora più spettacolari grazie a osservazioni anche nel canale ottico.
Dunque, le stelle sono tante, milioni di milioni e sembra che siano tutte accompagnate da un ricco stuolo di pianeti!


  1. In effetti la paternità del personaggio è ancora poco chiara, per cui l’assegnazione che ho fatto all’inizio dell’articolo vuole essere un compromesso sulla questione. 

  2. Le Soleil, Etoile Variable, D.Belorizky, 1938 

  3. Struve, Otto (1952). Proposal for a project of high-precision stellar radial velocity work. The Observatory. 72: 199–200. 

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