AIDS Day: Freccia Verde in prima linea
Nella prima stagione delle Crisi, quella che andava da Crisi sulle Terre infinite fino a Ora Zero, vennero spazzati via tre dei pilastri della silver age DC Comics: Flash/Barry Allen, Lanterna Verde/Hal Jordan e Freccia Verde/Oliver Queen. I tre fecero posto a una nuova generazione di eroi, ma mentre per Flash il passaggio fu sostanzialmente indolore, visto che Wally West era stato spalla di Barry quasi sin dagli esordi dello stesso Allen (scusate l’approssimazione), sia per Lanterna Verde sia per Freccia Verde i successori, Kyle Rayner e Connor Hawke, avevano una storia piuttosto ignota per i lettori. Per cui sorse ben presto la necessità di riportare in auge sia Hal Jordan sia Oliver Queen. Mentre con il primo si fecero alcuni tentativi diversi fino al ritorno in pianta stabile come Freccia Verde nel 2004, Oliver venne riportato in pista nel 2001 grazie a Kevin Smith e Phil Hester con un nuovo numero 1 di Green Arrow. Ed è sulle pagine del #44 che compare la storia a cui faccio riferimento nel titolo.
Scritta da Judd Winick sempre per i disegni di Hester, narra della positività all’HIV di Mia Dearden, la seconda Speedy, che aveva esordito proprio sul seconda numero di questa nuova serie. In effetti indosserà i panni di Speedy solo sul #45, quasi come reazione alla sua diagnosi, però, tornando al #44, c’è da notare come Winick riesca a trattare l’argomento con grande delicatezza, ma senza girarci troppo intorno. Nelle prime quattro pagine lo sceneggiatore riesce a condensare in maniera semplice e dinamica alcune delle informazioni presenti nei fumetti didattico-divulgativi di cui abbiamo parlato nel 2023, arrivando poi al bacio finale tra Mia, una ragazza dalla caratterizzazione profonda e drammatica, e Connor, che di fatto scioglie l’ultima leggenda metropolitana sulla trasmissione dell’HIV.
Anche Oliver viene qui rappresentato con un’umanità profonda: da una parte cerca di essere forte, mostrandosi burbero come al solito, ma in una scena significativa libera tutta la rabbia per l’impotenza della situazione in cui la sua figlioccia si è venuta a trovare. E anche se Winick non fa nessun vero riferimento esplicito, è inevitabile non pensare a ciò che avvenne a Roy Harper nel 1971 con la scoperta della sua dipendenza dalle droghe, raccontata in Snowbirds Don’t Fly di Dennis O’Neil e Neal Adams.