
La vita ai tempi dell’AIDS
Sin dalla scrittura del mio vecchio articolo sull’uso dei fumetti come educazione alla prevenzione dell’AIDS ho, quando possibile, cercato di tenermi aggiornato su nuove uscite di articoli in questo campo specifico. Ed effettivamente ho scovato un paio di interessanti articoli sull’argomento. Inizierei segnalandovi un articolo dell’Ontario HIV Treatment Network(2) in cui si esamina l’uso dei fumetti nell’educazione e nella comunicazione della salute. Tra le questioni sollevate segnalerei in particolare quella sulla valutazione dell’effettiva efficacia di questo genere di comunicazione, in particolare nel caso della prevenzione dell’AIDS, cosa non semplice da valutare vista l’esistenza di pochi articoli accademici che si sono occupati dell’argomento.
E’ ad ogni modo interessante notare come tra i pochi fumetti scelti nella breve disamina ci sia la striscia Doonesbury di Garry Trudeau, che ha esordito poco più di 50 anni fa, il 26 ottobre del 1970. Nel corso di questo mezzo secolo di strisce, Trudeau introdusse Andy Lippincott, omosessuale dichiarato sin da subito, che dovette affrontare il dramma dell’AIDS a causa di un amico che iniziò un trattamento contro questa malattia, che però si concluse comunque con il decesso.
Ho trovato, però, altrettanto interessante Representing AIDS in Comics(1), articolo di due anni fa. In questo caso l’autore segnala un fumetto attivista probabilmente poco noto in Italia, Wendel di Howard Cruse, che cerca di mostrare al lettore la vita quotidiana dei gay. Ovviamente la crisi dell’AIDS, che è risultata particolarmente serie tra fine anni Ottanta e anni Novanta, non poteva essere ignorata dall’autore, che così commenta:
Every reality-based writer at the time struggled with this. Comics creators had a particularly difficult challenge addressing as serious a phenomenon as AIDS in comics, traditionally an environment largely devoted to humor… I made several tries at doing a narrative, but felt that everything I came up with was trivializing the disease. This was something that people were dying horrible deaths from, I couldn’t just make it a casual comic book plot device.
Uno dei problemi affrontati da Cruse è stato soprattutto uno dei cliché tipici della malattia, considerata per lo più come una condanna a morte. Per questo l’autore decide di introdurre la malattia tramite il personaggio di Sawyer non tanto come una condanna, ma piuttosto come parte della vita, come qualcosa con la quale, grazie alle giuste cure, si può convivere.
Per chiudere vi segnalo Strip AIDS 2020, una raccolta di quattro brevi fumetti commissionati dal progetto Visual AIDS cui vale la pena dare un’occhiata. Vorrei farvi notare che, in questi tempi di Covid19, quella dell’AIDS viene considerata da quest’ultimo sito una vera e propria pandemia, e non me la sento per nulla di dare loro torto.
Fonte immagine in evidenza: pridesource.com
- Czerwiec, M. K. (2018). Representing AIDS in Comics. AMA journal of ethics, 20(2), 199-20. doi:10.1001/journalofethics.2018.20.2.mnar1-1802 ↩
- Rapid Response Service. The use of comic books, graphic novels, and fotonovelas as a health promotion tool. Toronto, ON: Ontario HIV Treatment Network; February, 2020. ↩