Il debutto dell’attesa serie di Claudio Chiaverotti, dopo le prove altalenanti su Dylan Dog, fu accolta con curiosità. In un periodo in cui nuove testate bonelliane venivano alla luce alla ricerca di nuovi generi per avvicinare i lettori, il post-apocalittico scenario promesso da Brendon sembrava ottimo come punto di incontro tra vari gusti dell’immaginario. Il primo numero, pero’, ha rappresentato il peggiore esordio di un personaggio della nota casa editrice che si ricordi a memoria d’uomo, una delusione appena stemperata da un secondo numero che a fatica raggiungeva una “quasi sufficenza”. Nonostante il buon successo di pubblico, Brendon non spiccherà mai il salto qualitativo per superare il livello non eccelso di questi episodi iniziali (Ettore Gabrielli).

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