Cristiano Spadoni (Roma, 1974), inizia a lavorare come illustratore, realizza bozzetti di costumi per il teatro e lavora, nel ruolo di “costume illustrator”, per il cinema. Si accosta al fumetto, e alla Sergio Bonelli Editore, realizzando le matite del numero 18 di Demian. Dopo aver inchiostrato tre albi di Magico Vento su matite di Giuseppe Barbati, entra nello staff di Julia, di cui diventa copertinista a partire dal numero 158. . Suona come batterista nel gruppo pop rock DieciUnitàSonanti.
La serie di Julia da sempre è una serie caratterizzata da un certo grado di uniformità stilistica: quanto hai dovuto “studiare” l’approccio dei disegnatori che ti hanno preceduto? Negli episodi da te disegnati, in che termini ritieni che emerga la tua visione dei personaggi?
È mia opinione che la coerenza stilistica della serie sia figlia di una forte regia e dell’attenzione a una rappresentazione naturalistica e dettagliata. Detto questo, nel segno i disegnatori di Julia sono molto diversi fra loro, e possono esserlo senza intralciare la riconoscibilità della serie proprio per quanto detto prima. Più che studiare un approccio stilistico, ho dovuto lavorare sull’efficacia del disegno. La personalità di ogni disegnatore, e di conseguenza quella che si può definire la “mia visione”, credo emerga dal modo di gestire la recitazione e dal ripasso col nero.
Quali caratteristiche ritieni debba avere un copertinista per arrivare ai lettori?
La chiarezza espressiva con cui realizza il soggetto che gli viene affidato. E la ricerca di una resa convincente nel disegno e nella tecnica. Questo è quello che cerco di fare quando lavoro a una copertina: a volte mi riesce meglio, a volte peggio. Una buona composizione permette al lettore di ricevere tutte le informazioni che si è scelto di veicolare. Se l’illustrazione stimola la curiosità, a quel punto comincia il dialogo tra la storia e chi legge.
Per realizzare una scena, ti attieni strettamente a quanto descritto dalla sceneggiatura o realizzi un tuo storyboard con un certo grado di autonomia?
La sceneggiatura di Julia è molto chiara e dettagliata per quanto riguarda la regia, ma lascia al disegnatore la caratterizzazione dei personaggi e degli ambienti. Queste scelte preliminari iniziano a prendere forma nei miei layout, che servono anche a studiare il chiaroscuro che verrà. C’è una fase di revisione di questo lavoro e poi passo alle pagine.
In un incontro Gianfranco Manfredi ha raccontato delle perplessità di Sergio Bonelli in merito al taglio delle copertine di Julia, a suo dire troppo “rosa”. Che cosa puoi dirci in merito? È stato difficile trovare la quadratura del cerchio?
Non saprei, a me sembrano decisamente “noir”. La protagonista delle copertine è sempre la tensione.
Oltre ad essere autore delle copertine (da Julia #158) ora sei autore dei disegni di un numero celebrativo come Julia #200: quale importanza ha per te tale avvenimento? Lo vedi come un traguardo professionale?
È un bellissimo traguardo per la serie. Per me disegnare Julia è stato un traguardo e la maggiore occasione di crescita della mia vita lavorativa, più delle esperienze cinematografiche come illustratore, che pure sono state importantissime. Le copertine prima e il numero 200 adesso amplificano tutto ciò.
Riguardo il numero 200, come è cambiato il tuo approccio alle tavole sapendo che sarebbero state colorate? Hai “delegato” alcuni aspetti descrittivi al colorista, o hai lavorato sostanzialmente in maniera sovrapponibile a quanto fatto per le storie in bianco e nero?
Il lavoro è stato pensato tutto in funzione del colore, spesso ho lavorato a sottrarre, per lasciare spazio al colore. Io e Arianna Florean, la colorista, abbiamo collaborato dall’inizio, il dialogo è stato fondamentale.
Ringraziamo Cristiano Spadoni per la disponibilità!
Intervista rilasciata via mail il 28 aprile 2015