“Vivi e Vegeta”: nel mondo noir dei fiori antropomorfi con Francesco Savino

“Vivi e Vegeta”: nel mondo noir dei fiori antropomorfi con Francesco Savino

Abbiamo intervistato Francesco Savino, autore di “Vivi e Vegeta”, uno dei più interessanti webcomic in circolazione. Com’è nato questo fumetto, chi sono gli autori coinvolti, il processo creativo, le principali caratteristiche, il suo futuro editoriale: questo ed altro nell’intervista che segue.
Francesco Savino (a sinistra) in compagnia di Fumio Obata, al festival di Angouleme
Francesco Savino (a sinistra) in compagnia di Fumio Obata, al festival di Angouleme

Francesco Savino (classe 1986) laureato in psicologia, fa il suo esordio nel mondo dei fumetti nel 2009 co-sceneggiando – insieme ad Adriana Coppe – un numero della serie Nemrod, edito da Star Comics. Nel 2010, insieme ad Adriana Coppe, Giuseppe Acquaviva e Dario Marzadori, riceve una menzione speciale al Lucca Project Contest per il fumetto Equilibrio. Con Diego Cajelli, è stato sceneggiatore dell’ undicesimo numero della serie Long Wei, edita da Editoriale Aurea. È editor e traduttore presso la casa editrice Bao Publishing. Per Giunti Editore, in collaborazione con l’associazione onlus Plain Ink, ha scritto il libro per bambini La banda dell’elefante rosa.

Vivi e Vegeta è un webcomic che ha fatto il suo esordio su Verticalismi il 17 novembre 2014. Il fumetto è scritto da Francesco Savino, disegnato da Stefano Simeone (Long Wei, Semplice, Ogni Piccolo Pezzo) coadiuvato da Lorenzo Magalotti, Copertine di Roberta Ingranata. Lettering e impaginazione Officine Bolzoni.  Protagonisti di questo “noir vegetariano” sono piante antropomorfe che si muovono sullo sfondo di soffocanti distretti floreali continuamente battuti dalla pioggia, dove il sole (se non sei un cactus, “ovviamente”) può voler dire morte. Ad oggi, sono stati pubblicati i primi cinque capitoli.

Iniziamo con una domanda classica, com’è nato Vivi e Vegeta?
In realtà è nato tutto per caso. Quando Stefano Simeone venne a trovarmi a Milano, gli feci vedere il disegno di un’orribile pianta grassa che avevo realizzato per creare una striscia umoristica. Gli dissi che finalmente anche io, come lui, ero diventato autore completo. Lui non rispose, in evidente imbarazzo, ma prese a cuore la mia causa e, il giorno stesso, realizzò studi di personaggi di piante e fiori antropomorfe. “France’, lo so che dovevano essere strisce umoristiche, ma mi è venuta un’idea… questa roba deve essere un noir! Un noir con i fiori e le piante!”.
Aveva deciso di salvarmi dalle mie aspirazioni di disegnatore, suggerendomi di scrivere una lunga storia a capitoli per il web. A quel punto mi venne tutto naturale. Forse colpa delle trasmissioni di cucina che imperversano in tv, forse merito degli evocativi studi dei personaggi di Sté, ma nel giro di due giorni mi resi conto che la storia di Vivi e Vegeta era già pronta nella mia testa da un bel po’ di tempo. Mancava solo l’entusiasmo di Simeone. Ora che c’era quello, era praticamente fatta.

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Perché il web e, soprattutto, perché Verticalismi?
Fin dall’inizio sapevamo che collocare Vivi e Vegeta in un contesto editoriale sarebbe stato difficile. Certo, si trattava di un noir, e da qualche parte tra i capolavori del fumetto c’era Blacksad a guardarci dall’alto e a darci fiducia e deriderci (non necessariamente in quest’ordine). Ma, soprattutto, volevamo sperimentare. Divertirci, creare qualcosa di riconoscibile e, allo stesso tempo, irriconoscibile. Qualcosa che confondesse, spiazzasse, gridasse al “WTF?!”. E niente, il web ci è sembrato il mezzo più veloce e intuitivo per muoverci in piena libertà. Non ci abbiamo pensato due volte: Verticalismi, con il suo modo unico di raccontare i fumetti, era la piattaforma che faceva per noi. Conoscevamo entrambi Mirko Oliveri, e ci è sembrata l’occasione giusta per iniziare a collaborare con lui.

Dalla carta al web, un movimento “controcorrente”. Siete tra i pochi autori professionisti in Italia che hanno scelto di dedicare tempo ed energie a un webcomic con continuità. Negli U.S.A., invece, ci sono vari nomi importanti che negli anni hanno fatto qualcosa di simile: Brian K. Vaughan, Jeff Smith, Mark Waid, Victor Santos, Marcos Martin, solo per dirne alcuni. Consigliereste ad altri professionisti nostrani di seguire il vostro esempio?
Per come ho vissuto la mia personale esperienza di Vivi e Vegeta, lo consiglierei assolutamente.
Non credo che la differenza sia tanto nell’essere professionisti o esordienti, quanto nell’approccio al modo di lavorare.
Il web va gestito in maniera professionale esattamente come i libri su carta, dal primo step della creazione fino all’ultimo. Ed è un’esperienza che mi ha insegnato molto, nel bene e nel male.
Ammiro molto il modo in cui il panorama americano utilizza il web. Credo che il digitale, ora più che mai, sia un mezzo potentissimo per potersi esprimere. Mi piacerebbe che in Italia questo aspetto venisse sfruttato maggiormente, perché le potenzialità sono tante.

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Bao Publishing, la casa editrice di cui sei editor, si è distinta negli anni per il suo rapporto con la rete: oltre a utilizzarla in maniera ottimale per promuovere la sua attività, è stata tra le prime a vincere la sfida di portare un autore dal web alla carta, parlo ovviamente di Zerocalcare. La tua testimonianza “da dentro” è molto preziosa, oggi quanto è alta l’attenzione di un editore cartaceo nei confronti del mondo dei webcomic?
Il rapporto della Bao Publishing con il web è sempre stato ottimo, da molteplici punti di vista. Non solo per quanto riguarda il rapporto con Zerocalcare e il suo blog ma, come dici tu, anche da un punto di vista di contatto con il pubblico. La nostra pagina facebook, tra promozioni e costanti aggiornamenti sul nostro catalogo, si rivela giorno dopo giorno un canale comunicativo di primario interesse. Un canale che cerchiamo di coltivare giorno dopo giorno con grande attenzione e rispetto verso i nostri lettori. E poi c’è la parentesi della digitalizzazione del nostro catalogo, che si sta rivelando sempre più una risorsa preziosa e a cui prestare attenzione.
Il web è una miniera preziosa, cui riserviamo sempre un occhio di riguardo. Scandagliare quello che si muove in rete può fornire un indice prezioso di cosa può funzionare e cosa invece funziona meno. Per questo cerchiamo di essere sempre attenti alle novità, leggendo i webcomic che circolano e l’interesse che suscitano. Ci scambiamo opinioni su quello che scopriamo, magari prendendo mentalmente appunti su qualche autore da tenere d’occhio, per seguirne l’evoluzione. Il web, nel bene e nel male, è uno strumento democratico. Che, se usato in maniera intelligente, il più delle volte si rivela una scommessa vincente.

vivivegeta4Cosa comporta passare dalla carta al digitale?
Collaborare con Verticalismi per noi ha significato una doppia sfida. Non stavamo semplicemente pubblicando un fumetto sul web, oltre al cambio di supporto c’era tanto altro a fare la differenza. Verticalismi ha una struttura ben definita, che differisce da qualsiasi altra piattaforma virtuale. Avevamo a disposizione un’unica, lunga immagine da far funzionare per la lettura. E questo significava due cose: da un lato il vantaggio di non dover essere condizionati dal “volta pagina”, dall’altro la necessità di sfruttare l’elemento verticale il più possibile, per fruirne a pieno. Dal punto di vista prettamente legato alla scrittura, per me significava creare ritmo e spettacolarità in un numero ristretto di pagine, pigiando sempre sull’acceleratore cercando al tempo stesso un compromesso con i tempi di lettura del web. Una sfida in cui sono stato aiutato enormemente dalle idee registiche di Stefano.

Avete immaginato anche un futuro cartaceo? Nel caso prevedete un lavoro di riadattamento, per rendere ad esempio funzionale anche su carta quanto funziona sul web?
Fin dall’inizio di questa avventura, io e Stefano eravamo d’accordo sul fatto che, una volta terminata la prima stagione, avremmo voluto vedere Vivi e Vegeta in formato cartaceo. Per ora siamo concentrati sulla versione digitale, ma ipotizzando una futura pubblicazione siamo consapevoli che servirà un lavoro di riadattamento. La versione web della serie è stata pensata appositamente per il web, e questo comporta ritmi e linguaggi diversi che poco andrebbero incontro a un volume unico su carta. Insomma, se prima o poi dovesse capitarvi tra le mani un volume di Vivi e Vegeta e avete già letto il web-comic, potrete giocare a “trova le differenze”. Solo previo acquisto, ovviamente!

Qual è stata, ad oggi, la risposta del pubblico?
Non ho i dati ufficiali delle visualizzazioni su Verticalismi, ma per quanto mi riguarda direi che la risposta è stata ottima. In pochissimo tempo, Vivi e Vegeta è riuscito a crearsi un proprio seguito e a diventare riconoscibile nel panorama dei webcomic. Abbiamo ricevuto omaggi spontanei, che ci hanno inorgoglito. Abbiamo ricevuto interviste sia grazie al sodalizio con il sito di critica C4Comic sia grazie ad altre importantissime piattaforme che si occupano di fumetti. La cosa che più mi ha sorpreso di tutta la faccenda, però, è l’essere stato contattato dai responsabili di pagine e siti che si occupano di ricette vegane. Sono sembrati subito molto attenti e interessati al progetto, nonostante quel “vegan advisory” che li metteva in guardia sull’utilizzo della violenza sui fiori. Ero titubante nello spiegare che il motore di Vivi e Vegeta, indirettamente, erano proprio loro. Ma, con mio grande piacere, non appena dichiaravo le mie intenzioni, se la ridevano allegramente!

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Vivi e Vegeta è il frutto del lavoro di un gruppo molto eterogeneo per esperienze e percorsi. C’è qualcosa in particolare che ognuno di voi aggiunge al processo creativo, senza il quale Vivi e Vegeta oggi non sarebbe ciò che è?
La verità è che, anche se ufficialmente siamo io e Stefano i creatori di Vivi e Vegeta, ogni elemento di questa squadra lo è. Il processo creativo di questa serie ha riguardato ciascuno di noi, con lunghe chiacchierate telefoniche e non in cui abbiamo costruito e definito l’universo del distretto dei fiori. Come detto prima, l’idea di realizzare un noir con un cactus protagonista è stata di Stefano. Lo stesso Stefano che, oltre a suggerirmi brillanti idee di regia dopo aver letto le sceneggiature, mi ha aiutato non poco nel creare buona parte dei personaggi. Roberta ha svolto un ruolo che va oltre quello della copertinista. Mi ha aiutato nel definire l’universo di Vivi e Vegeta in molti dei suoi dettagli, particolari che rendono l’universo più coerente di quanto non sembri a un primo sguardo. E, rivelazione che farà particolarmente contento Stefano, ha realizzato una mappa del distretto senza la quale saremmo persi. Quando l’ho mandata a Stefano, facendo finta che fosse farina del mio sacco, lui ha capito subito. Ma ovviamente io non ho mai confessato. Almeno fino a questo momento.
In più, Roberta ha avuto l’intuizione di sfruttare l’elemento verticale anche per le copertine. Ogni sua cover contiene due livelli di lettura: il primo, quello più in alto, rappresenta il distretto dei fiori così come lo vedono i fiori; il secondo, quello che si scorge più in basso, rappresenta lo stesso soggetto come però è percepito dal punto di vista degli umani. Insomma, in una sola immagine è riuscita a racchiudere tutto il senso della serie. E questa mi sembra un’intuizione non da poco.

Con Lorenzo Magalotti, che ho conosciuto tramite Stefano, si è creata da subito un’ottima complicità. Anche se risulta solo come “assistente”, il suo rapporto di odio/amore con Stefano lo rende un elemento imprescindibile di questa squadra. E poi mi scrive sempre per complimentarsi con me per i miei giochi di parole, il che mi invoglia ancora di più a crearne altri. Ecco, ora sapete con chi dovete prendervela.
Lorenzo-Officine-Bolzoni è la ciliegina sulla torta, l’uomo che riesce a farmi dormire sonni tranquilli quando siamo a due giorni dalla pubblicazione. Grazie alla sua impaginazione e al suo lettering, abbiamo ottenuto quel tocco in più che mi rende particolarmente fiero del risultato finale. Grazie al suo montaggio e alla sua attenzione per i dettagli (quelle chicche da grafico che noi siamo soliti chiamare “bolzonate”), riusciamo a rendere il senso dello scorrimento al verticale al suo meglio.
Ecco, mi rendo conto solo ora che forse non ho mai ringraziato tutti loro abbastanza.
Nah.
Mi sa che non lo farò neanche questa volta.

In che modo vi sta arricchendo questa esperienza?
Per quanto mi riguarda, mi sono trovato davanti a un sacco di “prime volte”. La mia prima serie, il mio primo web-comic, la prima volta in cui mi sono interessato a questioni tecniche che andassero oltre la scrittura pura. Sono riuscito a coinvolgere una squadra di cinque elementi, tutti motivati e appassionati al progetto, gestendo uscite e calendari di interviste.
Mi sento profondamente arricchito, perché questo progetto mi ha dato tanto soprattutto dal punto di vista umano e di collaborazioni create.
Una volta messa in moto la macchina, inoltre, ho capito molte più cose su come funzionano i fumetti sul web, sulla promozione del prodotto e su quanto sia importante cercare di far arrivare il nostro lavoro al pubblico.

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Nel dettaglio, come nasce una tavola di Vivi e Vegeta?
Quando abbiamo iniziato questa avventura, la nostra intenzione era di creare capitoli che fossero adatti per struttura e potenzialità visiva alla piattaforma che ci avrebbe pubblicati. Mirko Oliveri, che noi chiamiamo per scherzo “il nostro editore”, ci ha suggerito alcune accortezze da usare per rendere ogni capitolo più appetibile. Il consiglio principale è stato quello di realizzare capitoli non troppo lunghi, diciamo orientativamente di nove tavole.
Ogni volta che scrivo, perciò, mi ritrovo a pensare la sceneggiatura in maniera duplice: da un lato divido il capitolo in tavole, dall’altro so che ogni tavola deve essere collegata all’altra come un continuo flusso di immagini. A quel punto la sceneggiatura passa a Stefano Simeone, che dopo averla letta mi scrive profonde lettere di insulti misti a complimenti. O forse complimenti misti a insulti, non riesco mai a capire il confine tra le due cose. Stefano mi garantisce che schiavizzerà il povero Lorenzo Magalotti per affidare tutto il lavoro a lui. 
Ragazzi, Simeone è un autore completo, come potrei mai contraddirlo?!

Credo che un ruolo davvero importante in questo webcomic sia dato ai colori. Non solo un elemento estetico, tra l’altro utilissimo soprattutto su uno schermo retroilluminato, ma un elemento funzionale alla narrazione. È come se i colori fossero lo strumento a cui avete affidato una buona parte della comunicazione: caratteri, psiche, ambienti, atmosfere. Mi sbaglio?
Se qui ci fosse Stefano, al tuo “utilissimo su uno schermo retroilluminato”, salterebbe per la gioia gridando “RGB! RGB!”. Hai colto perfettamente nel segno, il colore è uno dei punti fondamentali di Vivi e Vegeta. E non solo per il già citato RGB che consente a Stefano di scatenarsi con i colori senza tenere conto della quadricromia, ma anche – e soprattutto – da un punto di vista narrativo. Quando ho concepito la serie, volevo giocare con il ribaltare il ruolo delle atmosfere tipiche del noir. In un noir che si rispetti, la pioggia è un elemento fondamentale per trasmettere sensazioni di angoscia e inquietudine. In questa serie ho voluto far sì che siano i colori caldi a trasmettere un senso di paura… e viceversa!
Per far questo, dovevamo giocare con tutta una gamma di colori con cui sbizzarrirci. I fiori, così colorati e pieni di gioia, dovevano mantenere i loro colori naturali ma, al tempo stesso, trasmettere tutto il lato oscuro della loro condizione di abitanti del distretto. Sono stato fortunato ad avere dalla mia parte un mago dei colori come Stefano.

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C’è una cosa che vi riesce particolarmente bene: ribaltare alcune delle più classiche e istintive associazioni. Colori cupi vogliono dire vita, colori caldi vogliono dire morte, docili fiorellini sono spietati assassini, un minipimer diventa oggetto di culto e distruzione. È corretto dire che questo ribaltamento è un po’ il leitmotiv di questo webcomic?
Se dici che questo aspetto ci riesce particolarmente bene, non sarò io a contraddirti! :D
Ma sì, Vivi e Vegeta nasce dall’osservazione che, in fondo, nessuno ha mai pensato a quanto possa essere difficile la vita di un fiore. E se le loro esistenze fossero completamente l’opposto di quelle che noi umani immaginiamo?
Diciamo che osservare le cose da una prospettiva diversa è una delle mie fissazioni. E così, come già detto, il ribaltamento dell’uso è stata una delle nostre priorità nelle creazioni del mondo del distretto. Gli assassini dei fiori, che per ora sono stati solo lievemente accennati, per noi umani sono assolutamente innocui. Il minipimer, oggetto di culto dei cuochi moderni (tra cui lo stesso Simeone, che è stato scelto soprattutto per le sue abilità culinarie), per il mondo vegetale è uno strumento di morte e sofferenza. Partendo da queste macro-considerazioni sulla storia, abbiamo continuato a ribaltare tutto anche per quanto riguarda le psicologie dei personaggi. Chi ci assicura che una margherita viva il “m’ama non m’ama” così come lo viviamo noi? E chi ci assicura che una bella di notte non viva la propria sensualità come una maledizione? Insomma, avete capito.

La trama, fino a questo momento, rientra in uno schema narrativo piuttosto classico: una città problematica, una minaccia, uno straniero che può/deve salvarla. Nonostante Vivi e Vegeta abbia come tagline “Un noir vegetariano”, per molti versi mi ha ricordato un western.
Credo che tu abbia ragione, ed è una cosa di cui mi sono accorto man mano che la storia procedeva. All’inizio era nato tutto come un noir, con la pioggia battente e le atmosfere cupe e malinconiche. La psicologia dei personaggi, il linguaggio, il tipo di ambiente del distretto guardano al noir. Ma l’arrivo dello straniero, cittadino qualunque alla ricerca della propria amata, ha portato tutto verso un linguaggio più sfumato e meno netto. Continuo a pensare che Vivi e vegeta sia un noir, ma con sfaccettature western che ogni tanto compaiono qua e là. E, a dirla tutta, non mi dispiace per niente.

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Il quarto capitolo “This is Bulbosa” mi ha fatto pensare alla Carcosa di “chambersiana” memoria. Ci sono autori e opere che vi ispirano in maniera particolare?
Più nello specifico, la “Bulbosa” del quarto capitolo cita la “Carcosa” della serie tv True Detective, cui Vivi e Vegeta deve molto. Le atmosfere e le suggestioni principali della serie derivano principalmente da lì. Ammetto di essere rimasto parecchio affascinato dalla scrittura e dal linguaggio della prima stagione del telefilm. Per quanto mi riguarda, poi, a influenzarmi nella scrittura sono state principalmente serie a fumetti come Chew e Saga.
Ma, soprattutto, a ispirarmi è Buddy Valastro. Che usa lo scalogno come se non ci fosse un domani.

Una sensazione che ho avuto leggendo Vivi e Vegeta è che quanto mostrato fino ad ora del suo mondo altro non sia che un angolino di un quadro più ampio. Quanto è grande il mondo di Vivi e Vegeta?
Sono contento che, per quanto poco abbiamo potuto mostrare finora, sia filtrato il messaggio che dietro c’è molto di più. Come dicevo prima, il distretto dei fiori è raffigurato in una mappa che lo rappresenta nella sua interezza. È chiaramente un documento segretissimo, ma chi ha avuto il privilegio di osservarlo ha potuto notare un intero quartiere dall’aspetto moderno e avveniristico interamente popolato da rose. Ecco, le rose si sono isolate e vivono in una zona tutta loro per evitare di avere a che fare con gli altri fiori. Che stronzette, eh? E noi che le abbiamo elette fiori dell’amore per eccellenza!
Oppure, sempre nella mappa, si può notare una centrale idro-elettrica tramite la quale i fiori convertono la pioggia battente del distretto in energia. Oppure, cosa viene servito nel bar che vediamo nella piazza principale? Humus e fertilizzante di contrabbando. E dove vanno i fiori quando vogliono rilassarsi? Nelle S.F.A., in cui è possibile immergersi in vasche di humus e ricevere un tonificante massaggio linfatico. E chi è il tulipano con una provetta in mano che viene raffigurato nella statua al centro della piazza?
Ecco, direi che il mondo di Vivi e Vegeta abbastanza grande. Frutto della mente di cinque individui che, quando vogliono, sanno perfettamente come cazzeggiare.

In anteprima per Lo Spazio Bianco, parte della mappa del mondo di Vivi e Vegeta
In anteprima per Lo Spazio Bianco, parte della mappa del mondo di Vivi e Vegeta

Quanti capitoli e, nel caso, quante stagioni prevedete per Vivi e Vegeta?
La prima stagione consiste di dieci capitoli, più due speciali extra. Le stagioni a cui abbiamo pensato in tutto sono tre. Per ora stiamo lavorando sulla seconda parte della prima, il resto è tutto un grande punto interrogativo a cui cercheremo di dare una risposta più in là.

Grazie a Francesco per la disponibilità

 

Intervista rilasciata via mail, nel mese di Febbraio 2015

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