Tra vendetta, famiglia e leggenda: 5 sfumature di Tex.

Tra vendetta, famiglia e leggenda: 5 sfumature di Tex.

Il Color Tex #10 aumenta il numero di storie brevi e la foliazione, continuando ad accogliere le interpretazioni di alcuni autori esordienti.

color-tex-10coverridimensDopo la lunga avventura estiva firmata da Tito Faraci e Mario Milano, il Color Tex autunnale propone, come da tradizione, una serie di storie brevi. La novità riguarda la quantità di racconti presenti: ben cinque, di lunghezza diversa, con conseguente aumento della foliazione.

Spesso, questa collana a colori annovera nei credit i nomi di autori che si trovano per la prima volta alle prese col ranger. Infatti, tra gli esordienti, ne Il mescalero senza volto e altre storie si segnalano tre sceneggiatori e due disegnatori. Quasi tutto il contributo dell’esperienza, invece, lo porta Mauro Boselli, curatore delle imprese texiane e scrittore di lungo corso. Lo affianca Moreno Burattini, alla seconda narrazione breve dopo quella del sesto Color Tex, ma avvezzo al genere western, esplorato sulle pagine di Zagor.

Difficilmente le pubblicazioni di Via Buonarroti lasciano l’amaro in bocca quando si parla di matite, dal momento che la ricerca di validi disegnatori è sempre meticolosa e appassionata. Anche in questo caso, la cifra artistica tocca quote molto elevate, pur limitando la sperimentazione.
Per rendersene conto, è sufficiente soffermarsi sulla copertina realizzata da uno dei penciler più amati dagli appassionati di fumetto statunitense. Leggermente spostata dal centro, la figura di Tex appare potente ed elegante, il volto risoluto e il pugno serrato intorno al Winchester. Gary Frank, gradito ospite, dimentica la fisionomia del compianto Christopher Reeve, sulla quale ha modellato le espressioni del suo Superman, per esaltare i tratti di Willer, cogliendolo mentre guarda lontano, pronto all’azione. Completano il quadro Kit Carson, più rilassato e riflessivo del pard, e i cavalli, uno dei quali sembra avvertire il pericolo.

L’ambientazione notturna della copertina anticipa l’elemento comune a tutte le storie: sotto un cielo stellato si stringono amicizie, si svolgono regolamenti di conti e sparatorie, inganni e spedizioni scientifiche destinate al fallimento.

L’albo si apre con Il mescalero senza volto dell’esordiente Jacopo Rauch, già scrittore di Zagor, al quale si accompagna Alessandro Bocci, confermato dopo la buona prova offerta nel Magazine. Nell’incipit vediamo Carson in balia degli uomini di El Lisiado, un indiano dal volto coperto che vuole essere trovato da Tex, per vendicarsi di un torto subito anni prima. Nel buio della notte rischiarato dalle esplosioni dinamitarde, infuriano gli scontri armati, senza un attimo di tregua.
Il ritmo frenetico della sceneggiatura viene concretizzato dall’abilità di Bocci, soprattutto in quelle pagine la cui gabbia non riesce a contenere i personaggi o le loro armi. In più di un’occasione, infatti, i corpi dei contendenti sconfinano, come se si muovessero autonomamente. La stessa griglia può prendere la forma di sei riquadri, per mostrare l’azione dai diversi punti di vista. Senza un eccessivo sforzo dell’immaginazione ci si può figurare una telecamera che gira intorno a Tex e a El Lisiado, mentre si prendono le misure.
Se la trama è molto classica, condita dalle esclamazioni sopra le righe tipiche dei dialoghi tra Carson e il pard, i colori di Oscar Celestini valorizzano un comparto artistico già sugli scudi, grazie al gioco di luci e ombre ben visibile sui volti dei personaggi, nel passaggio dal giorno alla notte.

Mauro Boselli e Maurizio Dotti si riuniscono in Rio Quemado, avendo a disposizione il racconto più lungo dei cinque. Non si tratta di un’opera completamente inedita, poiché alla Fiera del Fumetto di Lugano era stata distribuita in un albo speciale di 32 pagine. Per il Color Tex, alcune tavole sono state aggiunte e tutte sono state colorate.
Non bisogna sottovalutare proprio la foliazione, che consente allo sceneggiatore di costruire il meccanismo narrativo più originale tra le storie raccolte. Nel ranch di don Augusto Rochas si affollano molti personaggi, tra i quali spiccano gli inossidabili Tex e Carson, il padrone di casa e i suoi figli. Malgrado la facciata, in famiglia non tira un’aria salubre, all’apparenza a causa delle incursioni armate del bandito Torres. Terminata una lunga analessi, si scatena nuovamente l’azione, ma sono le parole il vero elemento risolutivo.
Attraverso i dialoghi di Boselli apprezziamo don Augusto, un personaggio dinamico, quasi il protagonista della storia. Mutatis mutandis, il tirannico ranchero vive un cambiamento degno dell’Innominato manzoniano, con Tex nei panni del Cardinale Borromeo.

A questo punto di forza va sommata l’abilità di Dotti, il cui Willer ricorda quello di Ticci. La lezione del Maestro si può scorgere nel volto di Aquila della Notte: espressivo, spigoloso e ricco di segni. Senza indugiare nei primi piani, le pose appaiono spontanee, valorizzando le vignette utilizzate per caratterizzare i personaggi attraverso le parole. Il paesaggio del deserto messicano si sviluppa sia orizzontalmente che verticalmente, mostrando prima le brulle distese, poi le rocce minacciose. Celestini, con i suoi colori meno lucidi di quelli adottati nella prima storia dell’albo, accentua la violenza del racconto e del clima.
La collaborazione tra colorista e disegnatore appare più stretta, probabilmente favorita dal più elevato numero di tratti che Dotti consegna al foglio, rispetto a Bocci.

mescaleroridim

Un cavallo di pezza, firmata dagli esordienti Luca Barbieri e Walter Venturi, è la storia più breve e quella che più si segnala per la sperimentazione. Barbieri, già soggettista ma mai sceneggiatore di Tex, sceglie una narrazione che richiama alcune produzioni americane, come l’antologia Batman Black & White.
In una quindicina di pagine, con l’ausilio di molte vignette mute, gli autori cercano di toccare il cuore dei lettori, mostrando Willer nelle vesti di un commosso vendicatore.
Probabilmente a causa della lunghezza ridotta, la consequenzialità di alcune azioni risulta scricchiolante, con un’esagerata incidenza del fato. La fisicità imponente del protagonista salta subito all’occhio, messa in ulteriore risalto dalla monoespressività del suo volto. Soprattutto a causa della limitata mimica facciale il significato dei primi piani tende a sfumarsi.
I colori di Erika Bendazzoli accrescono la magnificenza degli spazi aperti, allorché il lettore si smarrisce con piacere prima nel deserto e poi nei boschi, fotografati, rispettivamente, alla luce del sole e della luna.

Amici per la morte dei due nomi nuovi Francesco Testi e Mauro Laurenti cattura abilmente l’attenzione di appassionati nostalgici e curiosi. Nella prima parte vediamo “il magnifico fuorilegge” mentre oltrepassa il confine, per sfuggire allo sceriffo.
È l’affascinante presenza del giovane Tex, in un flashback, l’elemento più apprezzabile di una trama che mette in scena il soccorso di un vecchio amico. Il neo più evidente è l’uso di uno stratagemma datato e ingenuo per dilatare i tempi. Dal punto di vista della sceneggiatura, tra i due Willer non c’è differenza, malgrado gli anni trascorsi, ma grazie ai disegni di Laurenti cogliamo le sfumature.
Lo stile dell’artista, il più personale tra quelli ammirati nell’albo, rievoca la dinoccolata figura realizzata da Galep agli esordi, con il suo atteggiamento nervoso e dinamico.
Nel “presente”, rimossi polsini e guanti, non cambia la naturalezza della gestualità del protagonista. Da ogni pagina traspare la cura per il dettaglio, osservabile tanto nello scheletro di un letto quanto nelle briglie dei cavalli.
Beniamino Del Vecchio, con i suoi colori spessi e scuri, consente di percepire la tensione delle lotte, soprattutto quando si spostano nelle grigie pareti della miniera.

texgiovaneridimsMoreno Burattini e Michele Rubini firmano Chupacabras!, l’ultimo racconto. Il titolo fa riferimento ai leggendari vampiri della Sierra cercati dall’ossessionato Prof. Dawson. Tex e Tiger si muovono nella notte, coraggiosi e risoluti, meno drammatici degli altri personaggi.
Il tratto di Rubini è raffinato e preciso, sicuro nella differenziazione delle pose e dei volti. Mantenendo una classica impostazione della griglia, il disegnatore dà il meglio di sé quando imprime l’orrore negli occhi dei malcapitati. La recitazione è impeccabile, persino mentre la follia accende lo sguardo del Professore, trasmettendo la degenerazione dell’animo. Celestini si diverte a sfumare la notte, dando corpo a tutti gli attori e, in particolare, alle creature feroci. Risalta il rosso di cui si tingono le onomatopee, nel momento in cui scorre il sangue che macchia le rocce.

L’ultima storia si distingue dalle altre per la materia della narrazione e la scelta degli avversari da affrontare. Tuttavia, ogni autore ha colto l’essenza dei personaggi, senza oscurarli con la propria personalità. Questo Color Tex, evitando i rischi, aggiunge dettagli alla mitologia texiana, anche arricchendo il passato del ranger bonelliano.

Abbiamo parlato di:
Color Tex #10 – Il mescalero senza volto e altre storie
Jacopo Rauch, Alessandro Bocci, Mauro Boselli, Maurizio Dotti, Luca Barbieri, Walter Venturi, Francesco Testi, Mauro Laurenti, Moreno Burattini, Michele Rubini. Colori di Oscar Celestini, Erika Bendazzoli, Beniamino Del Vecchio. Copertina di Gary Frank
Sergio Bonelli Editore, novembre 2016
160 pagine, brossurato, colori – 6,00 €
ISSN: 9788869611575

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *