Uomini e topo: il rapporto tra Tito Faraci e Mickey Mouse

Uomini e topo: il rapporto tra Tito Faraci e Mickey Mouse

Tito Faraci scrive un agile libro a metà tra un saggio su Topolino e un racconto molto personale sul suo lavoro con il personaggio.

È opinione di alcuni che gli scrittori di prodotti seriali possano arrivare a “credere” in qualche modo all’esistenza dei personaggi da loro creati, o perlomeno scritti con una certa frequenza.
Non si vuole intendere in questa sede un disturbo di natura psichiatrica, quanto piuttosto una sana empatia con un individuo che, pur non esistendo nella realtà, significa molto per l’autore che ha passato anni interi a pensare come lui, a parlare come lui e a immedesimarsi nelle sue avventure.
Forse fa parte del processo stesso di comprensione della natura di quel personaggio e, quindi, della strada per rispettarlo al meglio nella sua essenza.

Tito Faraci mette nero su bianco questo fantasioso rapporto tra autore e personaggio, e lo fa con l’interprete a fumetti con il quale ha maggiore empatia, tra i tanti che ha scritto nella sua carriera: Mickey Mouse.

Mickey – Uomini e topo è un agile libro che si legge piuttosto velocemente, tanto per il contenuto numero di pagine quanto per la prosa rapida e coinvolgente dello sceneggiatore.
L’assunto di base e il filo rosso del testo è proprio immaginare che Topolino sia una persona reale, che abita in quella parte dell’America chiamata Calisota: da questo spunto Faraci immagina cosa potrebbe accadere se lo incontrasse, se gli parlasse, se si confrontassero sulle avventure che l’autore ha scritto per lui.

È un modo fantasioso e simpatico che raggiunge l’obiettivo di catturare l’attenzione del lettore, sia quello più avvezzo al fumetto Disney sia quello casual: in questo “gioco” che l’autore instaura con chi legge il libro, Faraci ha modo di spaziare su diversi argomenti legati al personaggio, al settimanale italiano che ne porta il nome, alla visione che di Topolino hanno altri colleghi e ad alcune credenze comuni da sfatare.

Per molti versi chi conosce un minimo Tito Faraci, chi ha assistito a qualche sua conferenza o letto qualche sua intervista, conosce già diverse tesi qui esposte, così come le argomentazioni a loro sostegno. Cavalli di battaglia come la confutazione del “tormentone” di Topolino-perfettino e la spiegazione del perché non è un’affermazione oggettiva che il Topolino di oggi non sia bello come quello di una volta vengono infatti riproposti, ma sono pertinenti e averli esposti nero su bianco è positivo.

Se c’è una lamentela che si può muovere al libro è invece la mancanza di una struttura ordinata: forse volontariamente, per assecondare una sorta di flusso di coscienza, il testo presenta qualche intermezzo, un paio di divagazioni e nel complesso un’evoluzione piuttosto libera, che se da un lato è narrativamente appetibile, dall’altra penalizza in parte l’esposizione concettuale.
È probabilmente una conseguenza della doppia natura del volume: non è un saggio su Mickey Mouse, perché per quanto contenga diverse e competenti spiegazioni sul personaggio rinuncia in partenza ad essere esaustivo, ma non è nemmeno solo la storia del rapporto di Tito Faraci con Topolino, perché ambisce ad andare oltre e spesso ci riesce.

Ci sono almeno tre punti, tra i tanti, che meritano una citazione: il rapporto con Casty, innanzitutto.

Faraci parla a lungo del collega, che negli ultimi anni si è imposto come uno dei migliori autori di Topolino, e lo fa con un approccio piuttosto aperto e onesto. Evidenzia la bravura di Andrea Castellan, non nasconde una punta di invidia, ma demarca una differenza di approccio al personaggio che contraddistingue il loro operato, entrambe valide e percorribili.
Casty ha deciso di attenersi al mood delle storie di Floyd Gottfredson e Romano Scarpa, mantenendo immutato quel feeling non solo per la costruzione degli intrecci ma anche nei rapporti tra i personaggi, mentre l’intento di Faraci è stato quello di “evolvere” gli interpreti del mondo Disney, riflettendo sugli sviluppi che personalità del genere conoscerebbero nella vita reale. Da questo assunto abbiamo avuto il focus sull’ispettore Manetta in un suo celebre filone narrativo e il legame da “amici-nemici” tra Topolino e Pietro Gambadilegno, a suo tempo analizzato su Lo Spazio Bianco in questo approfondimento.

Questo porta al secondo punto su cui vale la pena soffermarsi: il rispetto per i classici. Faraci non nega l’importanza del guardare ai grandi autori del passato, ma allo stesso tempo evidenzia come per lui sia necessario ricollocare sempre nell’attualità quello che hanno insegnato in termini di comprensione del carattere dei personaggi. Lo sceneggiatore lombardo arriva ad affermare che se un autore esordiente si presenta vantando solo ed esclusivamente un’attenzione ai classici lo guarda con sospetto, in un atteggiamento forse eccessivo ma che rende l’idea sulla sua posizione.

Il terzo punto è quello dei cosiddetti “paletti”: un altro cavallo di battaglia argomentativo di Faraci – “scrivere per bambini non vuol dire restringere il campo, ma allargarlo” – trova qui ampio spazio per essere sviscerato, e l’autore esprime in modo piuttosto persuasivo il fatto che tutte le cose che non si possono rappresentare in una storia a fumetti Disney, come la morte e il sesso, non siano elementi così necessari perché una narrazione funzioni o sia da considerarsi “matura”.
Una spiegazione impeccabile e condivisibile, se applicata a quelle e ad altre grandi limitazioni: vale però forse la pena osservare come alcune restrizioni inaspritesi in tempi recenti, come ad esempio l’eliminazione del sigaro di Manetta, per quanto non tolgano nulla alla qualità della narrazione restino comunque poco comprensibili al lettore più affezionato.

Uomini e topo si pone quindi in modo duale: è il punto di vista personale di un autore verso uno dei personaggi fondamentali dell’intrattenimento e della narrativa del Novecento, ma allo stesso tempo, essendo quell’autore una persona che ha lavorato a stretto contatto con Topolino per oltre vent’anni, è anche un testo autorevole sul modo di vedere e intendere questa creatura, che cerca di offrire anche una pluralità di visioni mostrando approcci diversi dal suo.
Un lavoro dalla struttura un po’ troppo “libera” per quello che si propone, ma una lettura di sicuro interesse e in grado di strappare anche qualche risata e offrire qualche gustoso aneddoto.

Abbiamo parlato di:
Mickey – Uomini e topo
Tito Faraci
add editore, novembre 2016
141 pagine, bianco e nero, brossurato – 12,00 €
ISBN: 9788867831319

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