Trumpolino contro tutti, il fumetto creato da Fumeddy ed edito da Manfont, racconta attraverso un approccio comico le vicende di un dispotico governante che incarna l’ignoranza suprema, risultando come una sorta di unione di vari protagonisti della politica nazionale e internazionale contemporanea, spaziando da Salvini a Trump, uniti a uno dei personaggi Disney più amati (ma anche parodiati), di sempre: Topolino.
L’opera parte con il piede giusto, grazie a una buona gestione del ritmo in cui vediamo alternarsi sequenze nel presente (in cui il protagonista è colto da un blackout momentaneo che lo porta in uno stato di coma apparente, chiaro rimando al famoso malore di Andreotti in diretta tv), con altre nel passato, in cui al lettore viene invece mostrata l’infanzia di Trumpolino.
La storia entra poi nel vivo quando il becero protagonista si ritrova a fare i conti con la propria coscienza all’interno della sua mente; il ritmo narrativo, che fino a metà dell’albo prosegue senza problemi, a un certo punto rallenta vistosamente donando all’opera un senso di già visto.
La situazione comatosa in cui versa Trumpolino non sembra infatti risolversi con il proseguire della storia, dilatandosi eccessivamente e riproponendo le stesse meccaniche viste in precedenza.
L’opera risulta dunque eccessivamente lunga, particolare ribadito anche dall’inserimento verso la fine di un villain non necessario (per quanto stilisticamente e concettualmente divertente), che non fa altro che dilatare i tempi di una storia a cui avrebbe sicuramente giovato un numero inferiore di pagine.
Da un punto di vista prettamente satirico, Trumpolino contro tutti presenta due anime speculari, una in grado di trovare il favore di un’ampia fascia di pubblico grazie a gag spassose, l’altra incapace di incidere in modo marcato su temi molto spinosi.
L’albo, infatti, risulta godibile nella sua interezza, grazie a un numero elevato di gag che mostrano la natura infida, arrivista e crudele del protagonista; i flashback sono poi i momenti più riusciti dell’albo, in cui Trumpolino dimostra davvero tutta la sua cattiveria.
Le stesse citazioni alla cultura pop, con numerosi rimandi a film e cartoni che hanno fatto la storia del cinema – come ad esempio la sequenza che vede Trumpolino prendere le redini dell’azienda di famiglia, modellata sulla celebre scena in cui Scar uccide Mufasa nel lungometraggio Disney Il re leone – risultano ben integrate alla storyline principale, capaci sì di ammiccare al pubblico facendo leva sull’effetto nostalgia, senza però risultare invasive o fuori luogo.
Dall’altro lato però, l’albo gioca eccessivamente con la retorica e il facile consenso, andando a depotenziare il concetto stesso di satira; in numerose occasioni, infatti, l’autore prende di mira determinati personaggi politici basandosi su alcune vicende non così incisive nella realtà.
Basti pensare a Donald Trump e ai suoi trascorsi con una pornostar o a Silvio Berlusconi e il rimando al Bunga Bunga; seppur divertenti, le trovate dell’autore non riescono a risultare davvero cattive, avvicinandosi per questo più a un intento comico che satirico, visto soprattutto che nel corso dell’opera non vengono fatti molti altri riferimenti a vicende ben più gravi in cui entrambi i politici sono rimasti coinvolti.
Bisogna comunque specificare che il fumetto, fin dall’inizio, decide di focalizzarsi su un registro narrativo leggero che mira a far sorridere cercando di puntare il dito su questioni non così determinanti dal punto di vista politico (almeno per quanto riguarda Berlusconi e Trump), ma comunque funzionali al tipo di storia raccontata.
Le stesse numerose gag su Matteo Salvini, per quanto spassose (anche perché leggermente più irriverenti), giocano molto sull’ottenere nel modo più rapido e semplice possibile il consenso del pubblico, rivolgendosi a tutte quelle persone che non si ritrovano con le idee del politico in questione.
Seppur quindi la verve comica utilizzata dall’autore per tutto l’albo non sia da considerare come un limite ma come una semplice scelta contenutistica, forse una maggiore cattiveria a livello di battute (visti anche i personaggi presi di mira) avrebbe giovato all’intero albo, almeno dal punto di vista satirico.
Il tratto di Fumeddy risulta semplice ma accattivante, sicuramente adatto per rappresentare personaggi all’interno di storie umoristiche, grazie a uno stile cartoonesco che richiama quello di autori come Felinia e Jessica Ferrero; il character design di Trumpolino risulta davvero ispirato e per certi versi iconico, capace di svettare da subito su tutti gli altri personaggi della storia.
Peccato solo per la rappresentazione degli ambienti, in molti casi solo accennati o quasi del tutto assenti, sostituiti spesso da sfondi non molto incisivi.
Per quanto riguarda le tavole, l’autore ha deciso di puntare sulla griglia libera, presentando vignette dai bordi ben delineati e di stampo classico che ben si adattano al contesto comico, supportate da colori vivaci in grado di donare all’intero albo un’impronta leggera e scanzonata.
Abbiamo parlato di:
Trumpolino contro tutti
Fumeddy
Manfont, 2018
144 pagine, brossurato, colori – 16,00 €
ISBN: 8899587582