La Trilogia di Terra X di Jim Krueger e Alex Ross

La Trilogia di Terra X di Jim Krueger e Alex Ross

La trilogia Terra X è una delle maxi-serie supereroistiche più complesse di questi ultimi anni. Sullo sfondo di un futuro distopico, gli eroi Marvel scoprono uno sconvolgente complotto, che lega tutte le loro esistenze alle macchinazioni di potenti entità cosmiche.

La trilogia Terra X, ideata da Jim Krueger e Alex Ross, è una delle maxiserie supereroistiche più complesse di questi ultimi anni.
Sullo sfondo di un futuro distopico, gli eroi Marvel scoprono uno sconvolgente complotto, che lega tutte le loro esistenze alle macchinazioni di potenti entità cosmiche. Il nome di Ross all’interno del progetto evoca alcune similitudini: la presenza di versioni invecchiate e depresse dei supereroi e la narrazione dei fatti salienti tramite il punto di vista di due personaggi esterni avvicina Terra X a Venga il tuo Regno. Ma il vero cuore dell’opera sta nell’essere la perfetta antitesi dello schema narrativo dei precedenti fumetti pittorici a cui Ross ha lavorato, soprattutto se pensiamo a Marvels. In quest’ultimo titolo infatti gli eroi erano descritti, tramite lo sguardo del fotografo Phil Sheldon, come creature indecifrabili, distanti dall’esperienza comune, che irrompevano nella realtà quotidiana e condizionavano la tranquillità dei normali esseri umani. In Terra X avviene l’esatto contrario: la distanza tra umano e superumano viene annullata dalla cosiddetta Peste X, che dona poteri a ogni essere sul pianeta. A commentare le vicende degli eroi Marvel superstiti, divenuti gente comune in un mondo popolato solo da mutanti, troviamo stavolta lo sguardo di entità superiori perfettamente consapevoli, a differenza di Sheldon, dei veri ingranaggi che muovono gli eventi.

Tramite la loro chiave interpretativa, tutto ciò che sapevamo di certi personaggi, perfino le loro scelte morali, viene messo in dubbio, dando spazio a toni fortemente revisionisti.

Gli autori e la genesi dell’opera

Il progetto nacque per caso, sull’onda del successo delle visioni distopiche di Venga il Tuo Regno. Wizard Magazine chiese a Ross di visualizzare, così come aveva fatto per la DC, il futuro degli eroi Marvel, in una serie di illustrazioni da allegare alla rivista. Il tono cinico e satirico delle illustrazioni riscosse parecchio successo, aprendo la possibilità di ricavarci una serie vera e propria.
Nel frattempo Ross, poco entusiasta all’idea di lavorare a un ennesimo Kingdom Come, decise di spostare il concetto verso una direzione più ampia e interessante: un mondo futuro in cui una malattia mutagena avrebbe cancellato ogni differenza tra homo sapiens e superior, portando così a una trasformazione radicale dell’intero universo Marvel. Nello stesso periodo lo scrittore Jim Krueger stava lavorando a un progetto casualmente complementare a quello di Ross, ossia Time Slip, una raccolta di illustrazioni in cui veniva chiesto a grandi disegnatori contemporanei di calarsi nel ruolo che fu di Stan Lee e Jack Kirby, reinventando da zero l’aspetto e i poteri dei classici eroi. Per ognuna delle succitate illustrazioni Krueger riuscì ad ideare intriganti contesti narrativi, tanto che, incuriosito dal lavoro dello scrittore, Ross provò a unire i due progetti, chiedendo a Krueger di pensare a una motivazione narrativa efficace per giustificare la Peste X. Dall’incontro dei due autori nacque la trama base di Terra X. Ai disegni venne chiamato John Paul Leon, che Ross trovava molto in sintonia con il suo stile.

Inizialmente il narratore della storia doveva essere Medusa degli Inumani, ma ben presto le idee raccolte dagli autori, cresciute fino ad abbracciare il coinvolgimento di tutte le più disparate creazioni del cosmo Marvel, necessitarono di un punto di vista più ampio.
L’incipit di Terra X è collocato all’interno nel microuniverso narrativo che Jack Kirby ideò per la Marvel alla fine degli anni Settanta: Machine Man, il Monolito di 2001 Odissea Nello Spazio, gli Eterni e i Celestiali… e più avanti anche creazioni meno celebri come Texas Muldoon o Devil Dinosaur. L’omaggio alle creazioni della Marvel classica non si esaurisce però con le dediche o l’impiego dei personaggi kyrbiani. Ci sono accenni alle più disparate storie anni Sessanta che diventano motore per sottotrame e supporto per le teorie di Krueger e Ross (come le leggende sulla montagna del vibranio raccontate da Pantera Nera in un vecchio numero dei Fantastici Quattro), con la volontà di organizzare anche gli spunti più bizzarri in un’architettura coerente.
Ross, in un’intervista pubblicata anche in Italia su Wiz si richiama anche all’abortito progetto The Twilight of SuperHeroes, che Alan Moore propose alla DC subito dopo Watchmen. L’illustratore statunitense era rimasto affascinato dall’idea di futuro che il progetto di Moore prefigurava, in cui l’intera società veniva irreversibilmente cambiata dall’azione di eroi ormai irriconoscibili e segnati dal tempo. L’utilizzo stesso delle appendici testuali di fine capitolo a la Watchmen. testimonia che l’influenza del lavoro di Moore per Ross e Krueger non si riduce a un mero spunto, ma alla volontà di riprendere e continuare il lavoro di decostruzionismo tipico del Moore anni Ottanta, soprattutto per quanto concerne l’esplorazione di come si evolve e si relaziona il potere in rapporto al futuro del genere umano (come del resto già mostrato anche in Miracleman e Swamp Thing).
Un’altra influenza dichiarata dallo scrittore, nell’impostazione narrativa delle prime pagine della storia, è la storia di Superman realizzata da Jim Steranko, The Exile at the Edge of Eternity.

Terra X

Il primo blocco narrativo della trilogia è sicuramente il più organico e compiuto. Leggibile anche a sé stante, ha un valore espressivo superiore agli altri due capitoli, poiché le illustrazioni di Leon giocano con forme e ombreggiature in un modo estremamente evocativo, talvolta drammatico e sofferto, che calza a pennello con l’atmosfera distopica del racconto. Tuttavia la versatilità di Leon rende gli ultimi episodi a cui collabora parecchio più movimenta: l’arrivo dei Celestiali sulla Terra è raffigurato con uno stile potente, che rielabora Kirby con personalità e classe.
All’inizio della saga il monolito nero di kubrickiana memoria, già introdotto nel mondo del fumetto dallo stesso Kirby, ci porta brevemente indietro nel tempo, a un’idea di fantascienza ben presente negli Eterni creati dal Re, ossia l’idea di un destino glorioso nascosto di perfezionamento ed evoluzione, che attende gli esseri umani, nascosto tra le stelle. Ad esso Aroon risponde “ Non cerco il mio destino, sarà lui a trovarmi”, ed è una considerazione importante, se si rammenta che in Terra X proprio l’idea di un’evoluzione positiva tra le stelle verrà negata, ribaltata nel senso e reinterpretata in chiave negativa.
Da subito emerge la contrapposizione tra un Uatu e Machine Man: la creatura artificiale è la prima di tutti i personaggi dell’opera a essere privata, nel modo più radicale possibile, della propria maschera umana.
Krueger ha ammesso di aver basato il suo Uatu sulla filosofia nietzschiana (citata anche scherzosamente in alcune parti), e di averlo messo in rapporto dialettico con X51 (Machine Man) per demolire sistematicamente tutte le illusioni di moralità che la creatura robotica, modellata dalle illusioni umane del suo creatore, cerca disperatamente di preservare.
La struttura di ogni episodio ha un approccio corale, in cui si susseguono diversi cambi di scena dedicati a tutti i personaggi e le trame in gioco. In ognuno di essi c’è un preludio in forma di dialogo tra i due osservatori della vicenda, in cui viene preso in esame e smontato pezzo per pezzo un eroe, un supergruppo, o un’entità di spicco della continuity marveliana.
Seguono poi le già citate appendici testuali, che ci aiutano a capire meglio il contesto generale e spesso trattano le vicissitudini marginali di personaggi e concetti legati a quelli in primo piano.
I dialoghi tra Uatu e X51 sono realizzati con cura, mescolando la freddezza e la riflessione derivate da una conoscenza sempre maggiore e distaccata degli eventi, ad attimi di confronto acceso.
Tramite essi il lettore stesso sperimenta un dissidio tra disincanto scientifico e umanità compassionevole, e l’ombra dei Celestiali inizia a delinearsi non come un semplice elemento narrativo, ma come una forza che realmente riesce a toccare e minacciare l’equilibrio di chi legge e sperimenta, come l’Osservatore, tramite gli occhi di X51. La scelta di un automa rimanda al bisogno di riappropriarsi, annaspando come una marionetta, dello sfuggente concetto di umanità, in un mondo messo a dura prova da una prospettiva fredda e razionale. A ogni rivelazione seguono reazioni spesso incomplete, talvolta errori, i quali però portano a visioni ancora più ampie e consapevoli, concentrandosi in riflessioni sui concetti di umanità e libero arbitrio, rendendo gli eroi e il palcoscenico cosmico, di cui sono inconsapevoli pedine, un’allegoria del desiderio umano di liberarsi dai vincoli di un destino ciclico, subordinato a fattori esterni.
E’ interessante anche l’evoluzione del concetto di eroismo che gli autori cercano di condurre, specie nelle sottotrame che riguardano l’Uomo Ragno o Capitan America. “Che dovrei fare in un mondo in cui nessuno grida “Salvatemi!” e in cui tutti possono farlo da soli?” si chiede un invecchiato, grasso, e demotivato Uomo Ragno, guardando un mondo in cui i sogni di uguaglianza inseguiti dal genere umano, una volta applicati davvero al contesto reale, non hanno fatto altro che portare confusione e vanificare l’individualità. La creazione dell’Hydra, o del Teschio adolescente, rappresentano per gli autori il fallimento delle precedenti risposte umane al caos, come la democrazia. Chi sogna l’annullamento in un unico organismo collettivo in realtà non sogna altro che essere libero dall’angoscia di prendere decisioni o pensare al proprio futuro. Il Teschio inoltre è la dissacrante dimostrazione che le posizioni di comando non vengono spesso dal merito, ma da pianificazioni precedenti. Re e governatori di popoli appartengono a una diversa specie di burattini.
Per quanto invece concerne l’esempio di fulgida morale che incarnavano i precedenti eroi, in realtà nascondeva un’ennesima fonte di squilibrio, in quanto essi “sono invidiati, perché hanno potere e uno scopo”: la capacità di scegliere un percorso e i mezzi per realizzarlo da sé. Viene così ribaltato il classico assunto che il potere porti responsabilità, poiché nel mondo delineato dagli autori qualsiasi compito o destino imposto da fattori esterni è una catena, una fonte di illusione e inganno. Gli dei, gli alieni, perfino Dio e il diavolo (e quindi il bene e il male stesso, così com’è classicamente inteso) sono soltanto creta grezza modellata dalla superstizione e dalla paura degli esseri viventi, in un’estensione ancor più radicale della vecchia idea kirbyana degli Eterni e dei Devianti alla base dei miti umani. In Terra X qualsiasi ruolo precedente è frutto di un malinteso o della volontà di rivestirsi e proteggersi tramite inganni. La classica tematica marveliana del diverso in cerca di affetto è distrutta completamente: il diverso, il mutante (che non a caso viene eliminato alla radice dalle premesse della storia) è chiamato a giustificarsi e chiarire se stesso nei suoi rapporti col mondo, non può chiedere comprensione se prima non cerca di farsi comprendere.
Chi invece sceglie di essere buono in realtà non fa altro che condannare altri ad assumere il ruolo di cattivi. Perfino l’eroismo diventa una maschera per scappare da ciò che si è davvero. Ma quando le contraddizioni vengono allo scoperto e il vecchio moralismo alla base delle precedenti forme di eroismo viene negato, l’equilibrio e l’ordine possono comunque essere ristabiliti spostando l’ordine dei fattori, stabilendo che sia invece la responsabilità a portare potere.

Non bisogna temere la conoscenza: se gli esseri umani scoprono di essere stati creati come semplici anticorpi per difendere il seme di un alieno dentro il loro pianeta, e se questo comporta rinnegare tutti i miti e le aspirazioni costruiti per secoli dal genere umano, frutto di una semplice manipolazione scientifica di creature più avanzate, allora questa consapevolezza può comunque portare al desiderio di ricostruire la propria esistenza, assumendosi nuovi compiti e nuovi scopi, tanto è vero che le nuove forme di governo del mondo di Terra X hanno a capo eroi del passato, ovvero persone già abituate a gestire il potere. Una bellissima parentesi è dedicata al personaggio di Capitan America, che durante la saga attraversa un profondo cambiamento, un preludio al vero e proprio passaggio di testimone che l’eroe sentirà necessario fare, a vantaggio dei suoi successori. Cap capisce che la vera libertà è data dalla possibilità di poter fallire, dalla libertà di riscoprirsi semplicemente uomini, non icone, lasciando spazio anche all’azione di altri. L’eroismo e la propaganda bellica finiscono per deresponsabilizzare le scelte individuali. L’ex icona del Sogno Americano capisce che incarnare un ideale allontana l’uomo dal perfezionamento del proprio destino personale. Alcune idee della storia sembrano curiosamente simili a sviluppi narrativi che la Marvel adotterà in seguito. E’ impossibile per esempio non pensare a Civil War e a Dark Reign guardando un Tony Stark alle dipendenze di Norman Osborn, presidente degli Stati Uniti, che pattuglia le strade con un esercito di automi da lui ideati come forza d’ordine.

Altre idee invece hanno un tono smaccatamente satirico/umoristico, basti pensare agli sviluppi dedicati ad alcuni personaggi degli Xmen, quasi una sorta di presa in giro delle loro contorte trame a base di paradossi temporali, cloni e sosia da altre realtà. Krueger stesso ammette che è stato divertente immaginare la notevole sequenza dell’involontario suicidio di Osborn, causato dall’illusione di vedere la sua vittima più celebre in cerca di vendetta. E’ una piacevole reminiscenza dell’originario carattere giocoso/parodistico delle illustrazioni di base, che alleggerisce e rende più gustosa una saga spesso erroneamente ricordata solo per le sue sfumature più seriose, dimenticando una certa ironia che permane sopra le righe.

Universo X e Paradiso X

Se il primo capitolo della saga manteneva una certa autonomia, i restanti non possono esser letti in modo indipendente, e proseguono l’uno a ridosso dell’altro.
Alle atmosfere cupe, ma suggestive, di Leon, si sostituisce il lavoro di Doug Braithwaite e Bill Reinhold, molto più luminoso, basato su una linea tradizionale, vicina ai classici illustratori di albi supereroistici. Laddove però le sfumature di Leon creavano suggestioni e predisponevano ai toni riflessivi dell’opera, Braithwaite esplicita ogni cosa, mentre in parallelo la parte testuale si lancia in elucubrazioni ancor più contorte e collegate in modo ancora più forte alla continuity marveliana.
Il risultato è una certa pesantezza di lettura, la quale forse si sarebbe potuta evitare impiegando soluzioni grafiche più originali, in grado di vivacizzare il ritmo delle parti narrate o dialogate, così come gli schizzi a matita di Ross a corredo delle appendici testuali. Alcune creazioni di Braithwaite, come la colossale mutazione dell’Uomo Assorbente in un’intera città, possiedono comunque un certo fascino grottesco.

Sul versante grafico ci sono altri contributi occasionali, tra cui segnaliamo John Romita Senior, Brent Anderson, John Totleben.
In Universo X e Paradise X si sposta il discorso dell’abbattimento delle illusioni su un piano più metafisico, come testimoniato dal cambio di narratore e punto di vista, incarnato dallo sguardo esoterico di Kyle Richmond e dal carattere messianico che assume la reincarnazione dell’eroe MarVell.
Infatti stavolta, nel mirino degli autori, non ci sono la società, gli eroi, le forme di governo, ma concetti più alti e impegnativi, come il tempo, l’aldilà, la morte.
Sul piano metanarrativo è inevitabile accostare la spiegazione sulla vera origine delle realtà alternative che viene fuori in Universo X alla critica verso la resistenza ai cambiamenti tipica del fumetto seriale. Il calderone di universi paralleli presenti nell’universo Marvel non rappresentano altro che la vanificazione delle scelte personali di un individuo, costretto a rivivere continuamente la sua stessa vita e a fare percorsi differenti.
Ne consegue una sorta di rigetto dei concetti di multiverso, dei viaggi e dei paradossi temporali che spesso infarciscono le saghe supereroistiche, rafforzato dal voler indicare come responsabile degli stessi Mefisto, ovvero il diavolo.
Il Diavolo crea numerosi mondi alternativi, e sollecita gli esseri umani a viaggiare nel tempo creandone altri, perché si illude così di prolungare la propria esistenza ingannatrice. E’ un’evidente allegoria dell’incapacità narrativa della serialità supereroistica di scendere a patti con le conseguenze dei percorsi raccontati.

Viene inoltre continuato il discorso sul superamento delle illusioni che trasfigurano noi stessi. Talvolta il pericolo viene anche dal desiderio: una certa visione ingannevole di Dio, una specie di macchina dei desideri a cui si rivolge preghiera unicamente per ottenere benefici terreni, viene aspramente criticata all’interno della saga, così come l’inevitabile tema a esso correlato, ossia la creazione di culti e centri di potere religiosi come meccanismi per perpetrare nascostamente fini egoistici (si veda a questo proposito la Chiesa di Immortus).
In quest’ottica entra anche il particolare ruolo che l’Xman Nightcrawler assume nella storia. Dopo essere stato citato molto brevemente in una delle appendici del primo capitolo, in Universo X il suo ruolo è inaspettatamente ampliato. Al di là del fatto che Krueger ha sempre dichiarato per il personaggio una predilezione particolare (è stato uno dei primi che abbia mai scritto per la casa editrice, in uno dei primi lavori che gli aveva commissionato), la sua caratterizzazione come fervente cattolico ha giocato un ruolo decisivo per il coinvolgimento nelle trame di Mefisto.
L’aspetto contraddittorio di Kurt Wagner, un demonio con l’anima buona, è l’incarnazione vivente del cambiamento, del sovvertimento di ruoli che il diavolo teme. Nell’opera infatti il rifiuto dello schema imposto, negativo perché deciso fuori dalla volontà di crescita del personaggio, è sempre orientato verso sviluppi positivi: la trasformazione di Loki, da supercriminale a entità positiva, è il risultato del rifiuto del ruolo che la mitologia classica gli aveva preparato, lo stesso ruolo che invece Mefisto continua ad abbracciare. Dio e Diavolo sono soltanto primitivi tentativi di colmare la mancanza di un’originaria purezza (che gli autori addirittura collocano in un universo precedente al nostro), ma anch’essi, in definitiva, si riducono a una questione di scelte. La scelta di rimanere all’interno di un’illusione si contrappone al faticoso percorso verso nuove strade. La tentazione più forte del demonio sta proprio nell’offrirci un modo per fuggire dalla disperazione immaginando mondi alternativi in cui rivive ciò che perdiamo, e quindi nel permetterci di non crescere.

Una nemesi ancor più pericolosa dei Celestiali del primo capitolo, in quanto il suo desiderio di manipolare gli esseri viventi non ha alcuna finalità creativa o riproduttiva: è solo paura e rancore. Accanto alla storia principale, esistono degli approfondimenti dedicati a singoli eroi della saga.
Molto interessanti soprattutto quelli su Cap e sull’Uomo Ragno. Nella storia dedicata all’arrampicamuri si scava in maniera audace e originale nella sua psicologia, mettendo a nudo certe ipocrisie nascoste dietro la maschera, con alcune considerazioni abbastanza controverse sulle sue vicissitudini sentimentali sul matrimonio con MJ. In alcune pagine il classico tratto di Romita Senior ci intrappola in una sorta di sogno modellato sull’Amazing Spiderman degli anni d’oro, tanto accattivante quanto morboso. Nella storia su Cap si ribalta addirittura il senso della sua origine: Rogers scopre le macchinazioni naziste diedero l’esperimento che gli diede i poteri, il quale in realtà mirava a renderlo l’incarnazione stessa dello ubermensch ariano che aveva combattuto nel corso dei decenni. La dolorosa presa di coscienza di questa rivelazione, in un’intrigante ribaltamento di ogni prospettiva fino a quel punto conosciuta, è necessaria per la catarsi finale di uno dei più commoventi personaggi della saga.

Dopo aver sovvertito ogni gradino dell’ordine cosmico precedente, Paradiso X si occupa di risolvere tutte le questioni accumulate. Tra i contenuti più intriganti ci sono le rivisitazioni dell’epopea Kree, le rivelazioni sul vero ruolo di Rick Jones nell’universo Marvel, l’approfondimento sul personaggio del Punitore, e soprattutto la commistione tra alcune idee abortite sulla nascita di Wolverine e il personaggio kirbyano Moon Boy. Il tutto segue l’ormai collaudato motivo del “personaggio che si libera dalle maschere e ammette ciò che è davvero”. Certe rivelazioni, pur sorprendendo e confondendo gli appassionati di lunga data, hanno un forte intento ricreativo e decostruttivo. Più che vuota provocazione, rappresentano tentativi di dire qualcosa di nuovo, talvolta convincenti, altre volte relegate a semplici siparietti, per via del vasto numero di personaggi e dello spazio esiguo che si trovano a dividere. Le tematiche filosofiche si colorano di esoterismo: dopo aver lottato per l’affermazione di una propria strada nella vita, gli eroi stavolta si ritrovano paradossalmente a preservare la fine dell’esistenza, in quanto essa è l’unico concetto in grado di ridare sapore e senso alle scelte individuali. L’entropia si manifesta dunque come una forza amica, che ci aiuta a non farci consumare dalla perenne insoddisfazione, impedendo ai desideri di divenire le nostre gabbie interiori. Il messianico MarVell indica che la vera salvezza del genere umano sta proprio nella possibilità di continuare a scegliere, libero sia dall’eventuale influenza del seme celestiale propagato in altri contesti, sia dalla visione del Paradiso come un qualcosa di limitato dalla somma delle volontà umane.

Conclusioni

Il finale originale della saga doveva tuttavia essere diverso. Una riduzione improvvisa del numero di pagine originariamente previste compromise il finale stabilito in prima istanza. Cap infatti avrebbe dovuto uccidere MarVell, per poi rendersi conto tardivamente della bontà dei suoi intenti iniziali. Pur sentendosi indegno di ricoprire quel ruolo, Cap sarebbe quindi asceso al trono del Paradiso. “E questa sarebbe stata la prova finale necessaria a renderlo degno di esso”, avrebbero commentato gli autori.

Resta quindi l’amaro in bocca per aver visto concludere un progetto del genere in una direzione diversa da quella voluta dai creatori. Tra l’altro, in un’intervista, Krueger aveva accennato a un ennesimo progetto legato alla saga, History X, che avrebbe dovuto trattare alcune premesse non narrate nel primo capitolo, come la scissione tra Banner bambino e Hulk o la morte di Xavier.

Abbiamo parlato di:

Marvel Omnibus Terra X
Jim Krueger, Alex Ross e John Paul Leon
Panini Comics, Settembre 2010 – 548 pagine, colori, cartonato – 38,00€
ISBN: 9788863467352

Marvel Omnibus Universo X
Jim Krueger, Alex Ross, Doug Braithwaite e Bill Reinhold
Panini Comics, Ottobre 2010 – 704 pagine, colori, cartonato – 42,00€
ISBN: 9788863467369

Marvel Omnibus Paradiso X
Jim Krueger, Alex Ross, Doug Braithwaite e Bill Reinhold
Panini Comics, Novembre 2010 – 648 pagine, colori, cartonato – 45,00€
ISBN: 9788863467376

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