Topolino nella valle infernale: Mickey Mouse a strisce come non lo avete mai visto

Topolino nella valle infernale: Mickey Mouse a strisce come non lo avete mai visto

Con la recensione di questo primo volume, iniziamo l'analisi della collana Rizzoli-Lizard dedicata alle strisce del Topolino di Floyd Gottfredson. 

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Topolino è un personaggio controverso, molto più di quanto si potrebbe pensare di primo acchito. Icona dell’intera industria Disney, per decenni ha subito un cattivo trattamento nella produzione fumettistica. Questo approccio, partito dall’America e proliferato in Italia, ha snaturato la figura del personaggio, rendendo Mickey Mouse un eroe “perfettino”, qualifica che solo negli ultimi 15 anni si è cercato di invalidare, grazie all’opera di sceneggiatori come Silvano Mezzavilla, Tito Faraci e Casty. 

L’operazione è stata semplice: per ritrovare il vero Topolino, occorreva tornare alla base, e la base è rappresentata da quella gloriosa epopea a strisce quotidiane che negli anni ’30, ’40 e ’50 del secolo scorso ha visto Mickey Mouse vivere grandiose avventure e diventare una leggenda, in un processo parallelo e complementare rispetto alla coeva carriera nei corti animati.

walt-disney-production-maestri-disney-12-floyd-gottfredson-27360000120D’altro canto, per i lettori italiani non è mai stato molto facile approcciarsi all’opera di Gottfredson: complici il formato orizzontale e la cadenza giornaliera con cui erano originariamente pubblicate le strisce, la ristampa di Gottfredson nel nostro Paese è passata attraverso varie forche caudine.
Prima fra tutte, il rimontaggio delle vignette, così da poter permettere (a discapito della filologia) la pubblicazione su Topolino e successivamente su altri pocket disneyani. Celebre, in quest’ottica, il lavoro di ristampa dei gialli di Gottfredson operato negli anni ’90 sul mensile TopoMistery. Inoltre, il finale di ogni arco narrativo di Gottfredson si collegava con l’avventura successiva senza stacchi, cosa che rendeva complesso e arbitrario pubblicare una storia di quel Topolino che avesse un inizio e una fine ben precisi. Infine, negli anni seguenti, anche il bianco e nero e i retini con cui erano originariamente realizzate le avventure costituivano una problematica in più da gestire.
Per questi e altri motivi, le strisce di Gottfredson non godettero mai di particolare diffusione presso i lettori italiani (al contrario di quanto accaduto con Carl Barks, specie da fine anni ’80 con la restata Zio Paperone), nonostante tentativi come quello già citato di TopoMistery o i 3 numeri della testata I Maestri Disney dedicati all’Uomo dei Topi.

Anni_d'oro_topolino_1Tre anni fa, finalmente, c’è stato un passo in avanti importante su questo fronte: sulla scia della cronologica dedicata a Carl Barks, realizzata dalla Disney italiana come collana allegata al Corriere della Sera, nel 2010 ha visto la luce Gli Anni d’Oro di Topolino, una collezione sempre in allegato al quotidiano milanese e articolata in 38 volumi, cartonati e in formato striscia, dedicati all’intero corpus di storie disegnate da Gottfredson. Evento epocale per il collezionismo disneyano, l’iniziativa non era priva di difetti, quali la necessità di colorare storie nate in bianco e nero, l’ordine cronologico che partiva dal 1936 (per poi recuperare i primi 5 anni di storie alla fine della collana) o l’apparato critico che spesso si limitava a un riassunto della trama e a un riepilogo delle precedenti ristampe. Ma di fronte all’opportunità di avere in meno di un anno, a un prezzo piuttosto popolare e in modo ordinato l’intera produzione di Gottfredson nel formato corretto (comprese le strisce autoconclusive degli ultimi anni di produzione), non ci si poteva lamentare di quelli che apparivano come necessari compromessi e che tutto sommato erano pecche risibili.

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Lo scorso ottobre, però, a sorpresa, la Rizzoli-Lizard ha dato alle stampe il primo volume di “The Floyd Gottfredson Library”, vale a dire quella che in America è l’edizione cronologica e filologica della produzione a strisce di Mickey Mouse, realizzata dalla casa editrice Fantagraphics.
Prendendo di fatto i volumi di quell’edizione, la casa editrice milanese ha potuto pubblicare un progetto di più alto profilo rispetto a Gli Anni d’Oro di Topolino: veste maggiormente lussuosa, articoli di approfondimento interessanti e con contributi di varie personalità del settore, il mantenimento del bianco e nero, un ordine cronologico che parte subito con le prime storie del 1931. Il lato negativo non manca, comunque, e si riscontra nel prezzo, più alto di quello dell’edizione del Corriere della Sera, anche se l’aumento è comprensibile, paragonando un tomo da libreria a un pur curato allegato da edicola, peraltro di minor foliazione.
E’ da tener presente, inoltre, che al ritmo di un volume ogni 6-8 mesi, i tempi necessari per terminare la serie saranno decisamente più lunghi rispetto a Gli Anni d’Oro di Topolino.

 Ma la domanda che un lettore – o più propriamente un appassionato – si pone di fronte a queste valutazioni è una soltanto: ne vale la pena? E la risposta è: sì.
Topolino nella Valle Infernale è un volume che non solo il lettore Disney, ma ogni appassionato di fumetti a tutto tondo, dovrebbe avere nella propria libreria. A partire dall’aspetto, con l’elegante cartonatura che rende l’oggetto più robusto e al contempo ne esalta il formato orizzontale. Inoltre la scelta grafica di dividere a metà la raffigurazione di copertina si dimostra efficace: con il disegno di un personaggio sulla sinistra e uno scorcio delle strisce a destra, la facciata del libro risulta frizzante e d’impatto.

hrI contenuti non sono da meno, e questo sia per quanto riguarda le storie, sia per quanto riguarda i preziosi approfondimenti, un connubio che rende imperdibile questa edizione, tanto per chi è nuovo ai ruggenti anni ’30 di Mickey Mouse, quanto per chi invece ha già avuto modo di conoscerli e apprezzarli.
Si tratta infatti delle primissime avventure con protagonista il Topo dalle grandi orecchie: vediamo quindi agire un Topolino diverso da quello a cui siamo abituati attualmente, sotto tutti gli aspetti. Graficamente abbiamo un personaggio sbarazzino, essenziale nel tratto, con le iridi degli occhi “a torta” e i soli pantaloncini addosso; caratterialmente si tratta di un ragazzino entusiasta, sempre pronto all’avventura, scavezzacollo, simpatico e irresistibile. E’ una sorta di ibrido tra il Mickey dei primi corti animati e quello che diventerà negli anni, grazie alla produzione a fumetti. Infatti, per quanto l’atteggiamento sia quello “monello” tipico dei cartoons di Walt Disney e Ub Iwerks, nei fumetti Topolino vive fin da subito avventure più articolate e complesse, come nella storia che dà il titolo al volume. Qui, il protagonista e Minni si scontrano con i loschi Lupo e Gambadilegno, in un’avventura adrenalinica e senza esclusione di colpi che vede al centro una miniera d’oro, di cui i furfanti si vogliono impossessare illegalmente ai danni dei due fidanzati. 
Un altro esempio è Topolino e gli zingari, una storia lunga in cui l’azione è ben diversa da quella che si vedeva nei cortometraggi. 
MickeyMeetsKatNippNon mancano comunque anche nelle strisce momenti più scanzonatiTopolino contro il Gatto Nip rientra in quel filone di storie in cui Topolino si diverte ad andare a cercar guai con nessun altro intento se non quello di divertirsi un po’, in una sfilza di sequenze che, se prese separatamente, ricordano proprio il ritmo dei corti animati. 
Topolino e il Bel Gagà è invece un esempio di avventura quotidiana in cui le situazioni sono più complicate e serie per il protagonista, pur senza costituire un’avventura nel senso stretto del termine. Questa storia in particolare è interessante per il setting rurale in cui agiscono i personaggi e per la presenza dei genitori di Minni, entrambe testimonianze tipiche della produzione di quegli anni.

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Gli approfondimenti che il libro offre a corredo delle storiesono, come detto, di prim’ordine: significativa è per esempio l’introduzione firmata da Warren Spector, guru dei videogames e mente dietro il progetto Epic Mickey, che un paio d’anni fa ha rilanciato per Nintendo la figura del Topolino classico, assieme ai comprimari anni ’30 e a Oswald, il personaggio dalle cui ceneri nacque proprio Mickey Mouse.
Oltre a questo articolo, sono presenti i contributi di Thomas Andrae, David Gerstein, Alberto Becattini  e Fabio Gadducci (quest’ultimo curatore dell’edizione italiana della collana) che, dall’alto della loro riconosciuta competenza nell’ambito del fumetto Disney, approfondiscono le origini di Topolino, citando direttamente l’animazione di Ub Iwerks, le caratteristiche del formato a striscia e le particolaritàdei personaggi che vediamo agire fin da quegli anni. L’apparato critico del volume riesce in sostanza ad esporre, in un quadro chiaro e competente, tutte quelle informazioni utili per contestualizzare le storie contenute e le scelte degli autori all’interno di quel periodo storico, in un riuscito connubio tra intrattenimento e informazione.

La somma tra cura editoriale del prodotto, qualità delle storie a fumetti e validità degli approfondimenti critici dà come risultato un volume che vale il prezzo di copertina e che non mancherà di soddisfare ogni lettore, dal novizio all’appassionato.

Abbiamo parlato di:
Topolino nella valle infernale
Floyd Gottfredson, AA.VV.
Traduzione di Andrea Merico
Rizzoli-Lizard, ottobre 2012
290 pagine, cartonato, bianco e nero – € 26,00
ISBN: 9788817060646

 

2 Commenti

2 Comments

  1. Matteo

    5 Agosto 2013 a 21:31

    Complimenti per l’articolo, che ho letto con vero piacere. E’ sempre bello sentir parlare del Topo di Gottfredson, purtroppo poco conosciuto e poco stimato, credo anch’io per via di una barriera mentale che ha impedito alla gente di vedere nelle strisce del secolo scorso una vera fonte di avventure e divertimento, e non la banale esaltazione di un personaggio perfettino e piatto.

    • Andrea Bramini

      6 Agosto 2013 a 13:25

      Grazie per i complimenti!
      Sono d’accordo con te: non sussisteva motivo per esaltare un personaggio perfettino, dal momento che negli anni ’30 Mickey Mouse era tutt’altro che tale. Il problema di “immagine” di Topolino appartiene ai decenni successivi, in quel pioneristico periodo le storie erano genuinamente avventurose, con un protagonista eroico ma sempre “uomo comune” con cui era facile immedesimarsi. Una sorta di Cary Grant :)
      La speranza è che questa riscoperta degli ultimi anni (la collana del Corriere della Sera prima e l’edizione Rizzoli Lizard ora) possano ampliare la diffusione e la conoscenza di questo tipo di storie.

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