Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini.1
Con la caduta del nazifascismo, i risultati ottenuti nel campo della missilistica da parte degli scienziati tedeschi vennero acquisiti dalle due superpotenze degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Da un lato grazie ai transfughi tedeschi Hermann Oberth e Wernher von Braun, fisici, mentre dall’altro grazie alla cattura della fabbrica di Peenemünde che realizzava i famigerati V2 tedeschi: i due programmi spaziali avevano così trovato i rispettivi punti di partenza.
La corsa allo spazio
A causa della Guerra Fredda, la corsa allo spazio fu molto di più che una sfida tra scienziati, o un’amichevole gara di tecnologie: divenne una vera e propria guerra politica in cui le due nazioni “mostravano i muscoli” una all’altra, già coscienti dell’importanza, a livello mediatico, che avrebbe avuto la conquista della nuova frontiera nell’immaginario mondiale per gli anni e i decenni a venire. La lotta tra le due superpotenze non si fondava quindi unicamente sull’accumulo di armamenti e di influenze politiche ma si basava anche sulla ricerca di un predominio culturale e, di conseguenza, economico e sociale.
Ma al di là dei giochi di politica e di potere, la prospettiva di superare i confini della Terra poneva gli esseri umani in sospeso tra forze e fascinazioni contrastanti: la fiducia verso la scienza, quella sensazione di essere a un passo dal coronare i sogni dei romanzi pulp o dei racconti di Jules Verne, la paura per l’ignoto e la sfida verso la morte, incarnata dai tanti ostacoli tecnici, ma anche da quel grande nulla oscuro verso cui puntare i razzi.
Per la conquista dello spazio gli Stati Uniti si affidarono allora agli esperti fisici di scuola germanica, mentre i sovietici partirono dagli studi pionieristici nel campo dell’astronautica di Konstantin Ėduardovič Ciolkovskij, affidando il lavoro di progettazione e gestione dei vari progetti all’ingegnere Sergej Pavlovič Korolëv.
Sotto la sua guida il programma spaziale sovietico ottenne una lunga serie di successi che mise in grave difficoltà gli Stati Uniti: in particolare il 12 aprile del 1961 venne lanciato in orbita il primo essere umano. Era Jurij (o Yuri) Gagarin, diventato la prima scelta per questa storica missione al posto di Gherman Stepanovich Titov (che successivamente sarebbe diventato il quarto uomo nello spazio). Al suo rientro sulla Terra divenne in brevissimo tempo un eroe planetario.
Purtroppo molti dettagli sia sulla missione sia sulla sua biografia vennero secretati, restando così ignoti, ad esclusione delle sue apparizioni pubbliche fuori dalla “cortina di ferro”. Così, almeno fino all’avvento di Gorbaciov, non si seppe nulla delle circostanze della sua morte o dei presunti disturbi mentali di cui soffrì dopo il rientro2.
Da quassù la Terra è bellissima di Toni Bruno, che riprende nel titolo la storica citazione di Gagarin, si colloca storicamente in quegli anni narrando, tra le pieghe di quello che è ufficialmente noto del programma spaziale sovietico, un periodo specifico nella vita dell’astronauta, in particolare affrontando il dettaglio meno noto e per questo più interessante dei disturbi psichici dovuti al rientro sulla Terra.
Un Gagarin inedito
L’opera di Bruno è un passo importante nel processo di maturità artistica del fumettista, che si può riconoscere nella capacità dell’autore di gestire l’equilibrio tra gli opposti su cui si regge il fumetto. In questo senso è emblematica proprio la pagina di apertura, un misto tra la meraviglia per la Terra vista dallo spazio e la paura indotta dalla situazione innaturale.
La trama è un piccolo affresco sulla storia moderna che mischia realtà e fantasia, introspezione e ironia, dramma e umorismo, grazie a personaggi tratteggiati in maniera credibile, con i loro tic e i loro modi di dire; un fumetto capace di raccontare contemporaneamente la storia di due uomini, Gagarin/Smirnov3 e il signor Jones, lo psicologo che lo ha in cura, e il loro percorso di accettazione e crescita, personale e reciproca.
Il punto di vista di Bruno sulla psicologia risulta alla fine né superficiale né didascalico, il tutto senza perdere di freschezza e immediatezza. Tutto appare studiato e calibrato con attenzione senza per questo essere freddo o eccessivamente calcolato.
I disegni sono altrettanto fondamentali per la riuscita dell’opera; Bruno ha un segno personale di impianto realistico ma non schiavo della riproduzione fedele del reale, che fa recitare i personaggi attraverso espressioni esagerate e pose ardite per accentuare emozioni, reazioni, sentimenti spesso senza bisogno di parole. Una linea sottile che delinea contorni leggermente spigolosi e muove i protagonisti all’interno di tavole dalle gabbie regolari e di semplice lettura, completata da una colorazione calda che non copre il tratto, ma contribuisce a creare l’atmosfera e a dividere sfondi ed elementi in primo piano sempre all’insegna della chiarezza.
In alcune scene il colore gioca un importante ruolo narrativo, come nella lunga scena del dialogo tra il signor Jones e i generali russi all’interno del bunker di una base di lancio sovietica. L’atmosfera asfissiante e minacciosa della situazione viene enfatizzata da un velo di rosso, a simulare la luce artificiale e innaturale al suo interno, che si frappone tra il lettore e i personaggi. Questa stessa scena, in cui l’autore interseca eventi che avvengono in tre luoghi distinti, è di contro forse la più debole del volume: l’alternanza di situazioni narrate con ritmi distinti non viene sorretta dai dialoghi, che appaiono slegati se non addirittura forzati in alcuni punti.
Dialoghi che, invece, rappresentano nel complesso un altro segno di equilibrio e maturità, al pari del tono generale sospeso fra la drammaticità degli eventi e degli argomenti e la leggerezza e l’ironia con cui vengono trattati e sviscerati, rendendoli così più fruibili ed evitando che il fumetto perda di ritmo e scorrevolezza anche durante le spiegazioni più complesse dei processi mentali legati alla depressione.
Un’ottima prova d’autore, una storia non banale, dalla quale emerge l’attenzione di Toni Bruno alle persone più che a ciò che hanno rappresentato all’interno della storia recente del pianeta. Quasi a ricordare che dietro la Storia con la S maiuscola ci sono tante storie non meno importanti e non meno affascinanti.
Abbiamo parlato di:
Da quassù la Terra è bellissima
Toni Bruno
Bao Publishing, 2016
208 pagine, cartonato, colori – 20,00 €
ISBN: 9788865436639
Disponibile in versione digitale su Verticomics.
Riferimenti:
Il blog di Toni Bruno: tonibrunostory.blogspot.it
Bao Publishing: www.baopublishing.it
Yuri Gagarin, citato in Roberto Vittori, Io, nel guscio della Soyuz, pensando a Gagarin, corriere.it ↩
russiapedia.rt.com/prominent-russians/space-and-aviation/yury-gagarin ↩
I nomi dei personaggi storici reali sono stati tutti modificati ↩