Nico e Marisol sono due sorelle. Nico è bella, apprezzata, amata, costantemente presa a modello ed esaltata (anche in famiglia) e circondata da amiche che ne condividono la filosofia di vita. Nico è anche magra, atletica, fanatica della forma fisica, dal carattere forte, sempre in competizione con sé stessa e perennemente a dieta nel tentativo di rimanere all’interno dei canoni di bellezza che ritiene “giusti”. Ed è così convinta delle sue idee che cerca di imporle alla sorella senza prendere nemmeno in considerazione il suo parere.
Marisol invece è grassa, timida, dolce, trascurata, incapace di rimanere a dieta, afflitta da insicurezze e disturbi dell’alimentazione (convinta di essere “sbagliata” cerca di punirsi procurandosi il vomito dopo i pasti), vessata e resa debole da anni di indottrinamento a standard in cui non si riconosce e un po’ vittima di Nico, della quale cerca costantemente e invano la compagnia. Come Nico è amata per ciò che è, Marisol è messa in secondo piano, scoraggiata, continuamente rimproverata per la sua incapacità di rientrare nei canoni.
Questo fino al giorno in cui Nico si ritrova a vivere in un mondo ribaltato, nel quale i modelli di bellezza sono il contrario di quelli che lei conosce, dove la cellulite è un dono di Dio e dove “grasso è bello”. Nico, dopo un iniziale momento di ovvia confusione, sperimenterà sulla sua pelle cosa significa essere la persona non conforme alle aspettative della società, a essere derisa e rimproverata costantemente, a essere considerata un errore da rettificare, a essere messa da parte… le stesse cose che fino a quel momento – e a volte con la sua complicità – era stata sempre e solo Marisol a subire. Il tutto fino al prevedibile epilogo.
Conforme è un fumetto sicuramente importante, che mette sotto i riflettori un argomento di cui non si parla mai abbastanza e che continua a sconvolgere la vita di molte persone. A voler essere superficiali si potrebbe dire che il tema sia il problema del sovrappeso, dell’obesità, per come percepito e trattato dalla gente comune; ma in effetti questo lavoro si spinge un po’ più lontano, mostrandoci che non è tanto questione di peso, di magrezza o di grassezza, ma di ciò che la società percepisce come positivo e della nostra capacità di adattarci a esso, di combatterlo o di venirne travolti. Si parla di ciò che il mondo trova – appunto – conforme, ammissibile; di cosa si è disposti a fare pur di essere accettati, e come tutto quello che esce dai canoni stabiliti sia da condannare, marchiare, prendere in giro; di come a volte la fatica di appartenere a tutti i costi a un modello possa trasformarsi in un incubo.
La Nico che si ritrova catapultata nel mondo in cui tutte le attrici sono grasse, dove una persona magra viene chiamata “stampella” e i giornali pubblicano consigli su come NON dimagrire in estate, si trova in effetti vittima degli stessi pregiudizi dei quali era vittima la sorella, a dimostrazione del fatto che l’accanimento verso chi è sovrappeso non solo supera i confini del lecito, dell’umano, della logica… ma anche che in fondo non importa che tu sia grasso o magro, importa solo quali caratteristiche il mondo trova accettabili in questo particolare giorno, mese, anno.
Dunque, il mondo in cui le persone grasse sono al potere non si dimostra un Eden o una situazione ideale in cui vivere o la panacea di tutti i mali: i passanti ridono dietro alla ragazza magra come uno stecchino e Marisol, qui diventata addirittura una modella per via del suo fisico perfettamente cellulitico, tratta involontariamente la sorella più o meno come Nico la trattava nel mondo reale. Lei stessa, poi, è alla rincorsa di un ideale di perfezione difficile da raggiungere: dice che “il fotografo la vuole più grassa” e si presenta a casa con decine di buste piene di cibo da ingurgitare per poter rientrare negli standard di bellezza richiesti. Addirittura ha gli stessi disturbi alimentari del mondo reale e continua a procurarsi il vomito (cosa che però si fa un po’ fatica a comprendere: perché proprio il vomito, quando la situazione richiederebbe invece un aumento spropositato di cibo ingerito, con conseguenti problemi di salute?)
La tesi “non trattate male le persone grasse, non deridetele, non imponete loro la magrezza” diventa quindi – o perlomeno dovrebbe diventare – più generale, più universale: “non giudicate male chi è diverso da voi, perché le parole buono e cattivo spesso sono solo convenzioni“. Oppure: “state attenti a non diventare conformisti, a non rinunciare al vostro essere unici per aderire a un canone universale che vi spersonalizza”. O anche: “non siate mai estremisti in ciò che fate, perché una persona molto magra potrebbe incorrere in problemi così come quella obesa”. Il messaggio finale che si ha l’impressione dovrebbe arrivare, quindi (anche se non è chiaro quanto fosse nelle intenzioni dell’autrice e fino a che punto sia recepibile nella sua opera) è qualcosa del tipo “non conta chi si è o come si appare, conta solo star bene con noi stesse, senza farsi del male, senza punirsi, senza rovinarsi la vita, senza sentirsi in colpa”. La bellezza, la verità, dovrebbero essere trovate nel singolo e non in un mito irraggiungibile e soggetto a continuo cambiamento.
L’autrice si dimostra a suo agio con le tecniche del fumetto. I dialoghi sono freschi, frizzanti, divertenti o profondi, con solo qualche scivolamento verso un inevitabile didascalismo comunque sempre contenuto. Numerosi intermezzi comici intervengono ad alleggerire l’opera e a renderla più fruibile e più vicina a un pubblico giovane e quasi certamente femminile; lo stile si muove senza apparente difficoltà tra registri più seri e altri più grotteschi, ed è facile indentificarsi nei personaggi o provare empatia per loro. Le tavole sono ariose, la composizione si sposta tra la tradizione di una gabbia rigorosa e la modernità di vignette più artistiche e spregiudicate senza mai strafare, allargandosi solo di tanto in tanto – quando le scene lo richiedono – in panoramiche e campi totali molto piacevoli, che esprimono bene le passioni e le emozioni dei protagonisti della scena.
Gli sfondi sono presenti senza essere mai ingombranti, precisi e mai abbozzati, e c’è un forte richiamo all’immagine come centro del racconto (appare evidente qui l’origine di illustratrice di Palleschi). I colori sono caldi e solari, la linea è chiara e priva di ombre, e il tutto riesce a dar vita a uno stile e a delle pagine accoglienti, che catturano lo sguardo e – pur senza essere molto potenti o spiccatamente personali – appagano la vista e rendono la lettura piacevole, immediata, chiarissima, soddisfacente. Le piccole citazioni contribuiscono a impreziosire il racconto, rivelandosi gradevoli strizzate d’occhio al lettore, mai sfacciate né ingombranti.
Non tutto, però, è perfetto. La graphic novel è breve, l’autrice si impegna moltissimo a raccontarci la sua storia e si vede che ama molto i suoi protagonisti e ci tiene a dimostrare il suo punto di vista; ma nello stesso tempo alcuni spunti non sono del tutto approfonditi, né portati fino in fondo. Qualche ipotesi e qualche personaggio rimangono inconclusi, perché la fine della “visione” di Nico li fa logicamente “evaporare” (ma è un peccato perdere tutte le belle cose costruite riguardo i rapporti tra di loro…) ma anche perché tutto è diretto all’inevitabile lieto fine e ogni altra cosa viene rapidamente messa da parte una volta raggiunto l’epilogo della storia. Le domande e i dubbi che un bravo autore dovrebbe instillare nel lettore sono spesso risolti da Palleschi stessa, che propone una sua interpretazione dei fatti univoca; sembra (ovviamente, ma fino a un certo punto) parteggiare per la povera Marisol, che però permane costantemente vittima degli eventi, negativi o positivi che siano, senza avere voce in capitolo.
Inoltre, i temi del sovrappeso e dei disturbi alimentari finiscono in parte per cozzare contro quello del conformismo visto in senso più generico, e i primi sembrano prevalere sul secondo cannibalizzandolo a tratti. A leggere tra le righe si potrebbe ipotizzare o dedurre che “la cattiva” Nico alla fine della storia abbia imparato una lezione, e che “la buona” Marisol da oggi sarà vista diversamente e apprezzata per ciò che è (senza però aver imparato nulla). Ma se è di conformismo che stiamo parlando sarebbe meglio non ragionare esclusivamente in termini di buoni o cattivi: entrambe le ragazze sono vittime, seppure in modi molto diversi, e ognuna ha da imparare qualcosa su sé stessa; così come la società, che finisce per essere criticata NON per il modo in cui disprezza chi è sovappeso, ma solo chi è diverso. Per quanto la storia e il punto di vista siano validi e originali, dunque, e l’insegnamento ricevuto da Nico sia ottimo, una dichiarazione di intenti più precisa, un maggior controllo della metafora e una Marisol meno passiva e meno inconsapevole sarebbero stati forse più incisivi per il lettore, maggiormente in grado di far presa, più adatti a rappresentare ogni tema proposto dall’autrice.
Nico, infatti, e paradossalmente, sia in una realtà che nell’altra appare sempre la ragazza vincente, quella capace di affrontare meglio i colpi inferti dal destino, mentre Marisol anche nel mondo alternativo è vittima delle stesse insicurezze, alle quali reagisce con la stessa timidezza e passività. Marisol sembra quasi presentata come una vittima a prescindere dal suo peso o dal suo essere la donna perfetta per il mondo in cui vive; sempre quella in crisi, che deve essere salvata, che non sa affrontare il mondo. La colpa, certo, almeno per quanto riguarda i canoni estetici è della società, della “grassofobia” e in parte della famiglia e della sorella che seguendo i dettami estetici l’hanno sempre sminuita e fatta sentire indegna. Ma la realtà alternativa e quasi paternalistica di Nico sembra a un certo punto superare la questione del peso per mostrare una fragilità di fondo che pare insita nel personaggio e non nei motivi della sua esclusione dal consesso civile, al quale però viene data sempre la colpa della situazione.
Proprio per questo viene anche da chiedersi come mai Marisol nel “secondo mondo” abbia ugualmente dei problemi e si senta inadatta, per quale ragione non si ami e voglia punirsi, visto che lì il suo fisico è apprezzato al punto che le viene chiesto di fare la modella. Una scelta artistica forse non perfetta per dimostrare la validità delle varie tesi esposte nel volume: viene quasi da pensare che i temi avrebbero avuto più valore se narrati in modo diverso, mutando le caratteristiche dei personaggi o l’argomento fulcro del ribaltamento di prospettiva… oppure che sarebbe stato addirittura meglio dividerli in opere diverse: il dubbio che nasce è che nel tentativo di dimostrare una cosa (la critica alla fissazione per la forma fisica e il rifiuto dei grassi) si finisca per dimostrarne invece un’altra non del tutto compresa nella prima (il conformismo); l’inversione dei ruoli si complica dunque in scene ottime in superficie ma meno giustificabili a un esame più approfondito.
Conforme rimane comunque un buon tentativo, un lavoro da consigliare a un target giovane e principalmente (ma non necessariamente) femminile. Un prodotto valido, che può far scaturire qualche interessante riflessione, e che qualcuno potrebbe usare come specchio attraverso il quale valutare – e perché no, rivedere – la propria esistenza.
Abbiamo parlato di:
Conforme
Ilaria Palleschi
Bao Publishing, settembre 2023
152 pagine, cartonato, colore,17×23 – 23,00 €
ISBN: 978- 8832739046