Dopo aver ottenuto lo Yellow Kid nel 2020 per Un’estate fa, sceneggiato da Zidrou, e con alle spalle il successo di Nonostante tutto (Bao, 2021), Jordi Lafebre (qui l’intervista rilasciata a Lo Spazio Bianco) torna come autore unico con Io sono il loro silenzio.
Il sottotitolo Un noir a Barcellona inquadra il genere scelto dall’autore che, come già in Nonostante tutto, inizia la sua storia dalla fine. O quasi. La narrazione in tempo presente si svolge al cospetto della Sagrada Familia, nello studio del dottor Llull, psichiatra chiamato a valutare eventuali patologie della collega Eva. È lei la protagonista del fumetto, sottoposta a indagine psicologica per via di comportamenti poco canonici con alcuni pazienti.
Inizialmente restia a collaborare, la giovane dottoressa si scioglie un po’ quando le viene chiesto di raccontare quanto accadutole nel corso dell’ultima settimana. Iniziano così i flashback, a volte contenitori di ulteriori flashback: lunedì, depressione e shopping compulsivo; martedì, trasferimento alla tenuta dell’amica ed ex assistita Pénélope Monturòs, per presenziare alla lettura del testamento della nonna centoduenne ancora viva e vegeta; mercoledì: cadavere e polizia.
È l’inizio di un’avventura crime che Eva racconta a Llull soffermandosi sulle proprie impressioni, lasciandosi andare ad anticipazioni che destabilizzano il collega e rivelando fra le righe di essere accompagnata da una sorta di visioni delle donne della sua famiglia. Si tratta di fantasie? fantasmi? allucinazioni? Al riguardo Eva è evasiva, nonostante le due nonne e la prozia giochino un ruolo sostanziale nel commentare ciò che le capita, nel darle consigli e nell’indirizzare le sue scelte.
Lafebre riesce a sviluppare un ritmo incalzante pur nella quasi totale assenza di scene d’azione, grazie alla costante alternanza di flashback e sequenze nello studio di Llull – dove ben presto i due psichiatri si contendono il ruolo di specialista migliore – e alla gestione ottimale dei testi. I dialoghi e le didascalie con il racconto di Eva o gli interventi delle “sue” donne sono essenziali, diretti, taglienti. Sono moderni, soprattutto nel lessico della protagonista, e l’autore li ottimizza per rendere il tono dell’opera leggero e divertente anche in momenti di alta tensione, come nel corso di un tentativo di violenza e di un successivo interrogatorio. Sempre attraverso i dialoghi, oltre che con la caratterizzazione visiva, emergono le peculiarità dei membri della famiglia Monturòs, fra i quali si nasconde un assassino: madri, figli, fratelli, cugini si delineano, nelle interazioni e nei discorsi con Eva, come persone piene di invidie, debolezze, odio. Alcuni assumono le caratteristiche di maschi alfa che sventolano alta la bandiera del patriarcato.
Proprio come Llull è soverchiato ma anche conquistato dall’indagine in prima persona descritta da Eva, ricca di un bel parterre di sospettati, svolte e colpi di scena, anche il lettore viene trascinato dentro al mondo di Io sono il loro silenzio e nelle sue trame collegate a un’unica domanda: chi potrebbe uccidere Zeus? È questo il quesito posto in modo mimetico all’inizio del libro, riproposto a tre quarti della storia e soddisfatto in un finale frenetico, tachicardico, che ha il sapore asettico dei tavoli in acciaio inox di una sala per autopsie.Se la presenza di vari personaggi rende, almeno in parte, il lavoro di Lafebre un’opera corale, è senza dubbio Eva la protagonista indiscussa. La psichiatra sotto inchiesta è appassionata del suo lavoro, esuberante, perspicace, scaltra, a tratti sardonica, ma nasconde un dramma personale destinato a rivelarsi con una serie di sottigliezze narrative: piccoli dettagli lasciati in sospeso che si uniscono in un mosaico ricomposto nel finale.
I comprimari, dai Monturòs alla vice ispettrice che indaga sull’omicidio, lasciano intuire le loro funzioni archetipiche ma proprio il carisma magnetico di Eva e il suo modo di raccontarli – cioè leggendoli come se dovesse tracciare un ritratto psicologico – annulla il rischio di prevedibilità e conferisce una buona caratterizzazione anche a uno zio isterico, a una madre spocchiosa, a una poliziotta puntigliosa. Tanto che, in un breve dialogo fra Eva e Llull, Lafebre sfiora l’argomento junghiano degli archetipi.
I disegni si adeguano al tono della storia, con vignette ariose che ben si sposano con la linea morbida e sottile di un tratto dall’impostazione realistica ma tendente al cartoonesco. Le posture dei personaggi sono agili, dinamiche, a volte impreziosite da lievi linee cinetiche e da una colorazione tenue. In certe occasioni Lafebre sfrutta elementi cartooneschi e di certa animazione, come piccole ali d’angelo che spuntano da un vestito per sottolineare un atteggiamento gentile, una testa avvolta dalle fiamme per identificare la rabbia o espressioni del viso volutamente stilizzate che nella loro essenzialità trasmettono stati d’animo o intenzioni. Non per questo il disegno appare semplicistico, come dimostra la cura di certe espressioni in momenti intensi, ad esempio le rughe sul viso di un’anziana o le sue dita nodose.
Io sono il loro silenzio è un ottimo fumetto crime con elementi tipici del noir, ad esempio la presenza di personaggi cinici e corrotti, e altrettanti associabili al giallo, come il focus sulla risoluzione di un mistero da parte di una detective dilettante o l’atmosfera non propriamente cupa. La protagonista è ipnotica, coinvolgente e il suo atteggiamento indomabile consente all’autore di suggerire fra le righe temi attuali come il patriarcato tossico. O di affrontare, senza spiegoni, riflessioni sul senso della vita (destino, caso o caos senza fine?) e soprattutto, come suggerisce lo stesso Lafebre in una nota conclusiva, sulle malattie mentali.
Proprio al termine della lettura infatti, con il desiderio di poter leggere nuove avventure della psichiatra Eva, si capiscono meglio le due citazioni iniziali: una sui fantasmi, tratta dal romanzo 2666 di Roberto Bolaño. L’altra dal brano Karma Police dei Radiohead:
“Phew, for a minute There I lost myself, I lost myself“.
Abbiamo parlato di:
Io sono il loro silenzio
Jordi Lafebre
Traduzione di Francesco Savino
Bao Publishing, 2023
112 pagine, cartonato, colori – 22,00 €
ISBN: 9788832739367