A gennaio uscirà il film ispirato a The Surrogates: siete molto impegnati in giro per la promozione del libro?
Robert Venditti: Abbiamo iniziato a Francoforte, poi siamo stati in Francia, poi a Bruxelles, poi di nuovo in Francia e ora siamo qui a Lucca. Quindi in tutto sono diciotto giorni di tour.
é un gran bel tour…
Robert Venditti: Sì, è la prima volta che usciamo dagli Stati Uniti. È davvero bello vedere tutti questi paesi.
Non vorrei parlare di più del film che del fumetto, ma effettivamente anche qui in Italia il film sarà un bel mezzo per promuovere il libro. Qual’é stata la vostra reazione iniziale alla proposta di trasposizione cinematografica di The Surrogates?
Robert Venditti: Siamo stati molto contenti, ma non avevamo l’intenzione di esercitare il nostro controllo sul progetto. Prendemmo la cosa come un gran complimento verso il libro e volevamo che avessero la libertà di fare il film nel modo in cui preferivano loro. è ovviamente una gran cosa che abbiano realizzato la pellicola, che comunque è un film d’azione, dallo stile molto diverso rispetto al fumetto, ma è una cosa che ti puoi già aspettare da una produzione dal budget elevato. Quindi ne siamo molto contenti, anche perché ha fatto molto per far uscire i nostri nomi al di là dei confini del libro.
Come avete partecipato alla realizzazione del film? Avete avuto controllo su di esso?
Robert Venditti: Non ne abbiamo avuto, ma nemmeno volevamo.
Non vi interessava? Le consideravate due cose completamente diverse?
Robert Venditti: Sì, avevamo raccontato la nostra storia nel libro. è una produzione da milioni di dollari, quindi è giusto che spendano i loro soldi come vogliono. Qualsiasi cosa facciano, non cambierà il fatto che il libro esiste. Non lo abbiamo venduto per averci poi a che fare.
Quindi non avete avuto quella tipica reazione che hanno di solito gli autori di fumetti quando si fanno film tratti dalle loro opere…
Robert Venditti: Se non vuoi che cambino la storia quando realizzano il film, allora non firmare il contratto (ridono). è un dato di fatto, se ti muovi da un medium ad un altro.
The Surrogates racconta un’interessante storia, un futuro in cui gli uomini hanno qualcun altro, o meglio qualcos’altro, che vive la vita al posto loro. Come è nata l’idea? quali sono state le vostre influenze? Forse molta influenza è arrivata dalla letteratura di fantascienza…
Robert Venditti: In realtà non sono proprio un appassionato di fantascienza. C’é stato un libro che ho letto riguardo alla dipendenza che la gente ha per internet, giochi online e chat, che mi ha messo in testa l’idea che vogliamo tutti essere qualcosa di diverso da ciò che siamo. Lessi il libro nel 2000, l’idea mi rimase in testa per un po’ e nel 2002 cominciai a guardare in tv un programma che trattava di chirurgia plastica e queste due cose si unirono nella mia testa.
E qual’era il titolo del libro?
Robert Venditti: The Cybergypsies. Non è fantascienza, racconta la storia vera di un tipo che trascorre del tempo con gente dipendente da internet, sotto copertura, come un giornalista. Mi fece pensare a come sarebbe se le nostre idee fossero rinchiuse in una macchina e questa potesse andare in giro e vivere per te e tu puoi startene al tuo posto tutto il giorno. è da qui che è nata l’idea.
Internet è sempre in continuo movimento e ci sono proprio realtà diffusissime come Facebook, quindi il libro è più che mai attuale…
Robert Venditti: La tecnologia è andata ancora avanti da quando ho scritto il libro, non solo per quanto riguarda internet. Esistono davvero robot che possiamo controllare e attraverso i quali possiamo parlare e vedere. Quella di The Surrogates è una tecnologia vicina, potenzialmente realizzabile. Magari non tutti li avranno come nel libro, ma non sono così irrealizzabili. Probabilmente saranno a disposizione ancora prima di quando lo faccio accadere io nel libro.
Quindi non hai subito molta influenza da parte dal mondo della fantascienza…
Robert Venditti: Sono stato molto influenzato dalle storie di investigazione. Negli Stati Uniti questo tipo di storie sono molto diffuse e di successo e io ne sono sempre stato un fan, anche quelli più vecchi, come Magnum P.I.
La mia storia in realtà è molto più influenzata dai polizieschi che dalla fantascienza. Il mondo di The Surrogates è molto simile al nostro: non ci sono auto volanti, alieni, o teletrasporto.
Questa considerazione è interessante, perché si leggono spesso recensioni che paragonano The Surrogates alle storie di Philip K. Dick. In effetti può sembrare un paragone piuttosto spontaneo.
Robert Venditti: A me piace molto Blade Runner. Quello che probabilmente ho in comune con scrittori come P. K. Dick e William Gibson è stata l’intenzione di scrivere una storia stratificata, ricca di tematiche.
La somiglianza con questi autori non era quindi intenzionale?
Robert Venditti: Beh, sapevo che sarebbe stata una storia cyberpunk. Perché ho letto Neuromancer, Anche gli Androidi Sognano Pecore Elettriche, Snow crash, quindi sapevo che anche la mia era una storia cyberpunk. Sapevo che era in quello stile, ma ero anche consapevole di aver creato qualcosa di completamente mio.Probabilmente il pubblico italiano non lo sa, ma questo The Surrogates è uscito negli Stati Uniti per Top Shelf, un editore indipendente che pubblica opere dallo stile molto diverso. All’inizio avete anche cercato di vendere il vostro progetto ad editori più grandi?
Robert Venditti: In realtà io lavoro alla Top Shelf e mi occupo delle spedizioni. All’inizio mostrai il mio progetto all’editor, consapevole che fosse molto diverso dalle sue solite pubblicazioni, ma gli chiesi, nel caso gli fosse piaciuto, di presentarmi ad altri editori. Alla fine lo lesse, gli piacque, lo volle fare lui e a me ando’ bene che il mio libro uscisse per loro e non lo mostrai ad altri.
Parliamo invece un po’ dei disegni. Brett, quali sono i tuoi riferimenti, le influenze e cosa hai realizzato prima di The Surrogates?
Brett Weldele: ho sempre voluto fare fumetti sin da quando avevo circa otto anni; è sempre stato il mio sogno. All’inizio amavo molto la linea epica della Marvel, i “pittori” che lavoravano nel fumetto. Volevo fare qualcosa che fosse in certo senso espressionistico e pittorico. The Surrogates è stata la prima opera che ho realizzato a colori, quindi ho dovuto dipingere e fare quelle cose che avrei sempre voluto fare, ma con cui non mi ero cimentato nelle opere precedenti, che sono in bianco e nero. Alcuni degli autori che mi hanno influenzato sono Ashley Wood, Alex Toth, Frank Miller. È facilmente intuibile.
Ieri Nate Powell (autore di Portami Via, sempre per Rizzoli Lizard), mi ha detto una cosa molto interessante a proposito del modo in cui avete lavorato per realizzare The Surrogates e cioé che avete lavorato al libro vivendo entrambi in luoghi molto lontani, senza vedervi durante il lavoro.
Robert Venditti: Sì, abbiamo fatto tutto tramite il computer.
E com’é si è sviluppato l’intero processo?
Robert Venditti: Avevo già scritto la storia, e Brett aveva tutto lo script prima di cominciare a disegnare e sapeva come muoversi, ma poiché considero lui l’esperto dal punto di vista grafico, gli ho lasciato ovviamente tutta la libertà di cambiare inquadrature o cose del genere. Lui realizzava 12 o 24 pagine per volta, già colorate, e andavano praticamente bene così.
Quali sono state le impressioni avute da questo nuovo tour di promozione e dall’uscita del film? Avete avuto proposte per realizzare nuove storie dopo l’uscita del film?
Robert Venditti: Il film ha sicuramente aiutato il libro ad avere del successo: è stato best seller secondo il New York Times per 3 settimane, quindi ci ha portato molti nuovi lettori. Un nuovo volume di The Surrogates è uscito in luglio per Top Shelf Publishing e ho in progetto un nuovo libro, sempre per loro il prossimo anno. Sto facendo dei lavori per Hyperion Books, ma loro non sono arrivati a me grazie a The Surrogates.
Comunque sì, questo successo ci ha proprio aiutati a far uscir fuori i nostri nomi.
Quindi essendo uscito il secondo volume di The Surrogates, immagino abbiate intenzione di sviluppare ulteriormente il mondo che avete dipinto nel primo volume.
Robert Venditti: Sì, ho in progetto altri tre libri di The Surrogates.
Siete molto impegnati quindi ho solo un’altra domanda. Io credo che per raccontare storie di fantascienza i fumetti siano il mezzo migliore, meglio anche del cinema, perché il disegno, ancora prima degli effetti speciali, da la possibilità di rappresentare qualsiasi cosa. Qual’é la vostra opinione a proposito?
Robert Venditti: Beh, è vero, con un fumetto puoi realizzare qualsiasi tipo di storia senza dover porti il problema del budget necessario a Hollywood per scenari ed attori. A volte la gente rimane delusa per il modo in cui certe storie vengono trasposte dal fumetto al cinema, ma bisogna considerare come ci siano fattori così diversi in gioco.
Riferimenti:
The Surrogates su LoSpazioBianco