Nato dalla fantasia di due pionieri del genere (Aurelio Galleppini e Gianluigi Bonelli), Tex si avvia a festeggiare i sessant’anni di presenza fissa nelle edicole di tutta Italia; è sicuramente il personaggio a fumetti made in Itay più famoso e longevo. Curioso, ma neanche tanto, è che Tex Willer, più famoso personaggio a fumetti made in Italy, italiano non sia. Tex è un Ranger dell’Arizona che, incidentalmente, è anche il capo bianco della stirpe indiana dei Navajos 1. Personaggio carismatico, granitico e dotato di una morale infallibilmente concreta, il Nostro è stato compagno di avventura di varie generazioni di lettori italiani, cercando sempre di discostarsi poco da una certa coerenza e ripetitività di fondo che, alla fine, sono il suo maggior limite ed il suo maggior pregio.
L’Editore (e sceneggiatore) Sergio Bonelli decise di iniziare la pubblicazione, nel 1988, di un volume speciale fuori serie dedicato a Tex inaugurando una serie vera e propria che annualmente vedeva stampata in formato più grande del normale una storia disegnata da un artista (almeno all’inizio questa era l’idea) che nulla avesse ancora avuto a che fare con un albo di Tex. La lista dei disegnatori che hanno contribuito alla realizzazione della serie si arricchì, nel 2001, del nome di Joe Kubert. Il Texone di Joe Kubert, scritto da Claudio Nizzi e intitolato Il cavaliere solitario, fa storia a se nella collana: in primis è il Tex più americano che si sia mai visto se non fosse altro perché è disegnato da un americano che in passato ha avuto a che fare anche con il genere western; in secondo luogo la storia è una di quelle storie “a solo”, senza il contorno di pards (il figlio Kit, l’amico Kit Carson e Tiger Jack) che raramente si sono viste nella serie regolare scatenando in quei rari casi qualche protesta dai lettori. Per ultimo va ricordato che, strutturato per consentirne la pubblicazione in Usa come se una miniserie di quattro albi, il megavolume (oltre 220 pagine di fumetto) è stato scansito temporalmente come una storia in quattro parti facilmente separabili.
Con queste premesse Sergio Bonelli riuscì a coinvolgere Joe Kubert in un progetto interessante di commistione fra Tex, fumetto di genere tipicamente americano che ha avuto successo in Italia dopo essere stato realizzato da italiani (o comunque mai da americani), e la sensibilità artistica di un esperto realizzatore di fumetti spesso a suo agio nelle storie dure dove i personaggi sono provati dalle situazioni e dai momenti storici.
Ne viene fuori una storia molto rapida, dalla trama dal risultato scontato ma sviluppata con abilità, nella quale Tex vendica (non è la prima volta e non sarà l’ultima) l’uccisione di innocenti riacciuffando (e spesso uccidendo) i colpevoli. Una struttura, quella del “vendicatore solitario”, che, come indicato nelle pagine di introduzione al volume, ha sempre avuto un grosso appeal sui lettori di fumetti e amanti di film western. Parliamo, per intenderci meglio, dell’uomo che, comparso dal nulla, con il cappello che gli fa ombra sugli occhi sfuggenti, interviene per portare giustizia (sommaria) e poi scomparire di nuovo.
I disegni non sono dettagliatissimi perché sfruttano spesso il bianco della luce del west o il nero della notte. Volutamente Kubert quasi mai esce fuori dal dettame delle tre strisce per pagina, ritornando a disegnare i suoi primissimi piani che tagliano il mento alle facce come accadeva nelle pagine di Our Army at War. Va sottolineato come l’autore sia in grado di caratterizzare i sentimenti dei personaggi che disegna attraverso le espressioni del viso e la postura del corpo rendendo spesso superflue didascalie e vignette. Il volume, a ben guardare, può essere capito, infatti, anche senza leggere i baloon; i volti di Tex che si disseta, dei personaggi che minacciano, che comandano, che sorridono, che hanno paura, esprimo le loro emozioni solo attraverso il disegno. Da sottolineare, per gli amanti dello “storytelling”, le due pagine di dialogo (muto) fra Tex davanti al fuoco e il giovane indiano alle sue spalle che si avvicina per avere un po’ di cibo.
In definitiva un albo storico per molti versi che ci ha permesso di vedere all’opera su un personaggio tanto amato dagli italiani uno dei mostri sacri del fumetto statunitense.
Riferimenti:
Scheda dell’edizione americana: www.safcomics.com/publishing.shtml
Scheda dal sito kuvertsworld: www.kubertsworld.com/texBook.html
Lo spunto narrativo, quello di fare di un “viso pallido” il capo di una tribù, indiana è abbastanza inverosimile da proporre ad un pubblico americano. ↩