Special Exits: i titoli di coda di Joyce Farmer

Special Exits: i titoli di coda di Joyce Farmer

Ci sono voluti 10 anni a Joyce Farmer, esponente del fumetto underground USA, per realizzare “Special Exits”, ora disponibile in Italia grazie a Eris Edizioni.

Joyce Farmer, classe 1938, è stata una delle prime e più rappresentative figure femminili del movimento fumettistico underground statunitense.
Autrice per la maggior parte della sua carriera di strisce e vignette provocatorie a tema femminista, la Farmer solo in tarda età ha pubblicato Special Exits, la sua prima graphic novel, un’opera che l’ha impegnata per dieci anni e che Eris Edizioni porta in Italia a sei anni dalla sua prima pubblicazione per Fantagraphics in USA nel 2010.

Special Exits, nella copertina dell’edizione originale americana, viene definito come un graphic memoir, cioè una narrazione a fumetti delle sensazioni e delle emozioni vissute in determinati momenti della vita. Senza dubbio, la straordinaria profondità e attenzione con cui l’autrice racconta le vicende dell’opera, ne presuppongono una forte componente autobiografica.
Questa vicinanza sentimentale alla materia raccontata però non distorce la lente dell’obiettivo della Farmer, capace di dare vita a una narrazione né scontata, né retorica.

Quando io morirò sarà un giorno qualunque…

Special exits narra gli ultimi quattro anni di vita di Lars e Rachel, due anziani coniugi che, accuditi dalla propria figlia, vanno incontro all’ultima parte delle loro esistenze, quel crepuscolo che si accompagna alla vecchiaia, spesso alla malattia e infine alla morte.
Laura, la figlia dal primo matrimonio di Lars, non è un vero e proprio io narrante all’interno dell’opera, quanto piuttosto una testimone degli eventi, che accompagna il lettore all’interno dell’intimità domestica e quotidiana di una coppia di anziani che devono fronteggiare la malattia, piccoli incidenti e la burocrazia che riempie la vita di ognuno ma che, quando l’età avanza, assomiglia sempre più a un muro insormontabile.

Se il finale dell’opera è chiaramente  – e naturalmente – scontato fin dall’inizio, ciò che ne definisce il valore è il modo in cui essa è raccontata, in maniera organica sia da un punto di vista narrativo che grafico. Il lettore sa bene che ciò che andrà a leggere è la cronaca di due morti, ma Joyce Farmer racconta l’avvicinarsi alla fine mettendo in evidenza tutto ciò che, per contrapposizione, definisce la morte, cioè gli aspetti, le sfaccettature e le componenti della vita.

Da un punto di vista narrativo, l’autrice mette da parte tanto il cinismo quanto la ricerca a effetto della commozione e crea un racconto sincero dal quale traspare la voglia di vivere dei personaggi, l’ironia che sembra definirli e che non viene mai meno. È proprio questo umorismo, a tratti così acuto e graffiante, che colpisce il lettore e lo espone, con naturalezza, al lato commovente della storia.
Sono i dialoghi, secchi, brevi e realistici che si fanno carico di questo aspetto: perfettamente calibrati, mai ridondanti, sono uno degli elementi più riusciti di tutta l’opera, capaci di svelare con poche parole caratteri, storie ed episodi.

La Farmer è fondamentalmente onesta e sincera nella sua narrazione e questo le permette di restituire un ritratto reale e non edulcorato o idilliaco della famiglia. Il rapporto tra i due coniugi e tra loro e la figlia è buono, ma come è normale in una famiglia e tra due persone che vivono assieme da decine di anni, ci sono aspetti non risolti, scelte non condivise e situazioni non facili da lasciarsi alle spalle.
L’autrice decide di raccontare tutto ciò, di non nasconderlo al lettore, e questi aspetti accompagnano il lento scorrere della storia, il peggioramento della salute dei due anziani che, pagina dopo pagina, perdono la loro autosufficienza, vedono la malattia avanzare e con essa le difficoltà, le scelte difficili, i sensi di colpa. Tutto insieme verso la fine del processo che è ovviamente inevitabile, ma che la Farmer rende in modo assolutamente naturale.

Anche io che ho vissuto e vivrò uguale a tanti…

Questo modo di raccontare trova nell’aspetto grafico dell’opera un tassello fondamentale.
Detto che lo stile della Farmer è completamente permeato dall’estetica del fumetto underground, fatta di attenzione al dettaglio degli ambienti e delle espressioni dei volti, con tratteggi modulati che definiscono ombre e volumi, quello che colpisce è la ferrea scelta di layout che l’autrice impone.

Ogni singola tavola della storia è composta da una griglia di quattro strisce per due vignette, uno schema a otto riquadri al quale non si concede nessuna deroga. Questa rigidità, che a prima vista potrebbe apparire monotona, racchiude in sé la capacità di un metronomo di infondere un ritmo costante e preciso alla lettura, adeguandola al ritmo della vita dei protagonisti, a quel susseguirsi di giorni e di gesti quotidiani nei quali si racchiudono i loro ultimi quattro anni di esistenza.

Anche i momenti estremi sono racchiusi in questa usuale scansione, quasi a ribadire il loro naturale inserimento nella dinamica dell’esistenza. Gli scarti a questa uniformità ci sono, rarissimi, a segnare episodi di per sé meno significativi, ma ricchi di tensione o compassione, a smuovere una lacrima o un sorriso.

E i sorrisi sono un’altra componente grafica importante dell’opera. Se dal punto di vista narrativo la Farmer non si pone problemi a colmare il racconto di ironia e umorismo, nel disegno l’autrice restituisce sempre i volti dei personaggi con l’ombra di un sorriso, più o meno accentuato, a evidenziare un amore per la vita, nonostante le vicissitudini, la malattia e i problemi che si parano davanti.

Una riflessione la merita anche l’ambientazione. Lars e Rachel abitano a South Los Angeles, uno dei sobborghi della metropoli californiana. Sebbene la maggior parte dell’azione abbia per scenario l’abitazione dei due coniugi, perfettamente descritta e fatta conoscere al lettore in ogni sua stanza, lo sguardo attento al sociale della Farmer non si scorda di contestualizzare la storia, che si svolge nei primi anni ’90. Bastano pochi accenni, inseriti perfettamente nel contesto del racconto: le rivolte seguite al pestaggio di Rodney King da parte della polizia di Los Angeles, una scossa di terremoto, il confronto con l’assistenza sociale e le istituzioni ospedaliere dell’epoca.

Special Exits è il racconto di un percorso di due persone che si avviano verso la morte, un racconto che vuole essere un omaggio alla vita nei suoi aspetti più quotidiani, siano bere una Dr Pepper o guardare un’alba californiana raccogliendo il giornale appena consegnato sulla porta di casa.

Abbiamo parlato di:
Special Exits
Joyce Farmer
Traduzione di Fay R. Ledvinka
Eris Edizioni, 2016
208 pagine, brossurato – 17,00 €
ISBN: 9788898644315

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