Agent Carter
In una lunga intervista concessa a CBR nel corso della San Diego Comic-Con, ma pubblicata solo pochi giorni fa, l’attrice Hayley Atwell e il collega James D’Arcy hanno avuto modo di parlare della attesa seconda stagione di Agent Carter, in cui hanno espresso le loro opinioni sull’evoluzione dei loro personaggi.
Credo che [Peggy] si sia evoluta in un luogo dove è a conoscenza di cosa sia capace. Lei sa di essere piena di risorse e nonostante gli ostacoli che trova lungo la sua strada, che si tratti di persone con cui sta lavorando, sa di essere preparata e vuole vedere fino a che punto può arrivare. È piuttosto dinamica, e penso che sia molto più sicura di se stessa. Penso anche che vi sia il costo psicologico di aver perso Steve [Rogers]. E quindi nel momento in cui inizia la seconda stagione, lei si sia un po’ chiusa in se stessa, ma è pronta ad andare avanti.
Ha invece dichiarato D’Arcy:
Onestamente, non lo so. Ma penso che siamo tutti d’accordo che Jarvis si sia guadagnato i galloni. E mentre non può essere ufficialmente un agente della SSR, credo che, parlando ufficiosamente, avrei dovuto assolutamente ottenere una pistola in questa stagione.
Per quanto riguarda invece la nuova location della serie, che questa volta sarà ambientata a Los Angeles, i due attori hanno risposto scherzando al cambio di set e di ambientazione.
Non penso che Jarvis voglia il sole a tutti i costi. Penso che abbia una reazione spettacolarmente britannica nei confronti della spiaggia. Questa è la mia supposizione. Peggy? Starebbe bene in occhiali da sole. Spero solo di guidare una convertibile quest’anno – ha affermato l’attore.
Posso solo immaginare me stessa seduta in una Cadillac con un foulard e occhiali da sole favolosi, che vede sventolare le palme e Jarvis nella parte anteriore che guida – ha invece dichiarato la Atwell.
Infine, parlando del grande successo ottenuto dalla prima stagione, la Atwell ha sottolineato come il riscontro ottenuto abbia fornito un nuovo significato al suo lavoro, e a come affronterà la nuova stagione del serial.
Beh, ha dato al mio lavoro più significato. Mi piace farlo per il gusto di farlo, perché questo è il mio lavoro, e mi piace questa particolare esperienza grazie alle persone con cui lavoro. Quindi, vedere questa produzione avere un tale impatto positivo su molti giovani, gente a cui piaceva il fumetto, mi ha dato un senso di umiltà, in realtà.
E penso che abbia dato più di un senso a questa seconda stagione, ovvero la responsabilità di progredire e di sviluppare Peggy in un modo che per la gente possa superare le aspettative di ciò che può fare. Quindi non credo sia il momento di sedersi sugli allori e pensare, “Allora, ha dimostrato questo e questo. Ora, può solo indossare un favoloso cappello rosso…” È invece qualcosa su come prendere tutto questo e fornire a Peggy delle sfide più forti.
The Walking Dead: Darabont contro AMC
Dopo circa un anno e mezzo di silenzio arrivano novità sulla causa legale intentata dal regista e produttore Frank Darabont, e dalla agenzia CAA contro il network AMC per quanto riguarda i profitti derivati dal serial The Walking Dead.
Nei giorni scorsi il regista ha fatto richiesta di modificare la sua causa contro AMC per includere una denuncia che la sua partecipazione agli utili è stata indebitamente ridotta.
Darabont e suoi agenti della CAA sono attualmente in tribunale contro il network AMC, accusato di avere violato il suo contratto e di averlo privato di decine di milioni di dollari di profitti derivanti dal successo della serie. La causa era stata intentata nel dicembre 2013, alcuni mesi dopo che Darabont era stato estromesso dalla produzione, e da allora le parti sono state coinvolte in una lunga polemica che ha portato la vicenda in una fase di stallo giuridico.
Gli avvocati di Darabont sostengono che, in base a nuovi documenti, sarebbe ormai evidente che AMC Studios ha impropriamente ridotto i profitti del loro assistito dal 10% al 7,5%, e impropriamente ridotto i profitti come show-runner e produttore esecutivo dal 2,5% al 1,875%. Gli stessi documenti proverebbero che il network deve non solo soldi a Darabont per i primi sei episodi della prima stagione, ma che gli sono dovuti degli utili anche per sette dei 13 episodi della seconda stagione di The Walking Dead.
Darabont afferma di avere lavorato come show-runner in tutti gli episodi della seconda stagione, e che in base al contratto, questo significherebbe che ha diritto al 2,5 per cento dei profitti come show-runner per tutti gli episodi della serie fino a quando la serie sarà trasmessa, elemento che significherebbe un risarcimento di diversi milioni di dollari, nel caso i querelanti dovessero vincere.
John Ridley parla del progetto Marvel Television
Intervistato nei giorni scorsi durante il party della ABC alla Television Critics Association, lo sceneggiatore John Ridley ha avuto modo di parlare per la prima volta del misterioso progetto televisivo a cui sta lavorando con la Marvel da qualche mese, smentendo alcune indiscrezioni inerenti i personaggi coinvolti.
L’unica cosa che posso dire è che sono davvero innamorato di questo progetto. Continuo a dare a Marvel e ABC molto credito perché all’interno del loro sistema stanno cercando di portare altre voci. Sono in una fase di sviluppo in cui mi metto in ginocchio e prego che si vada avanti. Il mio unico collegamento con i social media è la mia bella moglie, che si collega, e posso dirvi che il 99,99999 per cento di tutto ciò che è stato messo sui social media era falso – ha affermato Ridley riferendosi a Ms. Marvel, Cloak & Dagger e Hulk – Non per essere arcano, ma le voci sono veramente infondate. Ma è divertente in un certo modo. Sono solo felice di essere parte della conversazione.
Wilson
Si sono concluse a Minneapolis, nei giorni scorsi, le riprese di Wilson, l’adattamento cinematografico del graphic novel di Daniel Clowes, che ha visto la troupe girare in un mese e mezzo in numerose della città. Per l’occasione, una serata per festeggiare la conclusione della lavorazione si è tenuta presso il CC Club, celebre locale della città, come riportato dal quotidiano Star Tribune a cui ha preso parte anche l’attore protagonista, Woody Harrelson.
Secondo quanto dichiarato da Lucinda Winter, direttore esecutivo del Minnesota Film and TV Board, sono state più di cinquanta le location utilizzate durante le riprese del film, prodotto da Fox Searchlight e diretto da Craig Johnson.
Ethel and Ernest
L’attore premio Oscar Jim Broadbent e l’attrice Brenda Blethyn presteranno le proprie voci all’adattamento animato del graphic novel di Raymond Briggs Ethel and Ernest, che sarà diretto dal veterano dell’animazione Roger Mainwood.
Il progetto, che vede nel cast anche Luke Treadaway, Virginia McKenna, June Brown, Pam Ferris, Simon Day, Roger Allam e Harry Collett e racconta le vicende matrimoniali dell’autore dal 1920 al 1970, sarà trasmesso dalla BBC nel 2016.
È un vero privilegio essere il regista del lungometraggio di Ethel e Ernest, che molti considerano il capolavoro di Raymond Briggs – ha detto Mainwood – Il tempo ci dirà se il risultato finale farà giustizia al libro, ma finora Raymond ha amato tutto ciò che ha visto. Siamo anche molto soddisfatti della qualità del cast. Brenda e Jim sono assolutamente grandiosi come i personaggi del titolo e gli altri attori portano una quantità enorme di fascino e carattere ai loro ruoli.
Supergirl
Intervistata nei giorni scorsi dal quotidiano americano The Denver Post, l’attrice Melissa Benoist ha nuovamente parlato del serial Supergirl, dove interpreta l’eroina DC Comics, evidenziando in particolare la fatica di sottoporsi a otto ore di scene con il green screen e l’ausilio dei cavi , e uno degli elementi della serie che più ama: il femminismo.
È così difficile e fisicamente arduo. Ma ti senti come se stessi volando! Non possono tenermi troppo a lungo coi cavi, perché è un po’ doloroso. È un processo difficile. “Glee” aveva numeri di danza, ma “Supergirl” ha le coreografie di lotta e l’azione. Non mi rendevo conto di quanto tempo ci volesse. Tedioso è la parola. Ci si sente anche un po’ in pericolo, perché stai dondolando mentre fai a pugni.
Il femminismo essenziale dello show è quello che mi piace. Devi solo ricordare la forza, il coraggio e la speranza che [Supergirl ndr] porta con sé. È forte, coraggiosa, non una ragazza. Ma chiamarla così è intenzionale. Il punto è che l’eroismo di Kara sarà un processo, a volte la porterà verso un suo lato adolescenziale, a volte l’aiuterà a trovare più maturità.
È incerta, timida, impacciata, sta solo cercando di sopravvivere in un ambiente in cui non può essere se stessa. Sono davvero in grado di immedesimarmi, anche se nella realtà sono stata sempre a mio agio con me stessa. Mi sento bene a essere una tipa strana.
Non ho niente contro Wonder Woman, ma mi piace quanto sia modesta Supergirl. Non punta sul sex appeal, ma la sua forza la guida a fare la differenza per il meglio.
Cinebrevi
Surge Licensing è stata incaricata di rappresentare il classico personaggio manga giapponese Astro Boy nel settore delle licenze per il merchandise, in vista del nuovo lungometraggio cinematografico.