Scene della Bibbia di Sergio Toppi: ripercorrere con nuovi occhi l’immaginario biblico

Scene della Bibbia di Sergio Toppi: ripercorrere con nuovi occhi l’immaginario biblico

L'Antico e Nuovo Testamento trovano rinnovata e straordinaria intensità nelle ibridazioni grafiche di un maestro del fumetto italiano.
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Gli italiani della mia generazione sono stati immersi sin dall’infanzia in un’atmosfera in cui la religione era importante, e gli episodi della Bibbia e del Vangelo facevano parte integrante della cultura collettiva“: queste sono le parole che aprono la prefazione di Sergio Toppi presente nel volume Scene dalla Bibbia, edito da NPE (2024), che raccoglie le illustrazioni realizzate per il supplemento Conoscere de Il Giornalino. Non è semplice, infatti, confrontarsi con un immaginario la cui vastità e antichità non potrebbe essere riassunta neppur volendo. Quello della Bibbia è un universo immaginifico che ci precede e ci intrappola, fin da subito, tra i suoi rami complessi e attorcigliati. In Italia, poi, come sottolinea giustamente Toppi, tale universo è indistricabilmente legato alla storia e alla cultura collettive; fin da piccoli, non era possibile sfuggire alle iconografie e alle narrazioni, in qualsivoglia forma, che traevano origine dalla Bibbia. Mettere piede in una chiesa qualunque o partecipare all’ora di religione in classe: in ogni caso, a un certo punto si entra in contatto con il ricchissimo vaso di Pandora narrativo che è la Bibbia.

Proprio per questo era naturale per Sergio Toppi, lavorando per delle riviste cattoliche, realizzare anche illustrazioni a tema religioso. Naturale, ma non semplice: è proprio la vastità di temi, storie, personaggi a rendere l’impresa ardua. Non solo: sfida ancora più grande è farlo confrontandosi con la vastità rappresentativa che le precede. Facciamo un esempio: immaginiamo di dover rappresentare la cacciata dal Paradiso terrestre, sicuramente uno degli episodi più incisivi e anche graficamente stimolanti da raccontare iconograficamente. Nella nostra mente, però, si sono già probabilmente affollate le tante rese grafiche che già hanno individuato numerose chiavi per rappresentare il celebre episodio: un esempio possibile è quello di Michelangelo, all’interno della Cappella Sistina. Discorso simile  può essere applicato anche ad episodi quali Salomé e Giovanni Battista, di cui è celebre la resa di Caravaggio, per non parlare di episodi evangelici fondanti come quello della Passione, a cui appartiene l’immagine indimenticabile della Pietà, o della Resurrezione. Come fare, quindi, ad orientarsi in un mare così ricco di possibilità, di stimoli preesistenti, di strade già segnate? Come trovare la propria?

Questa è forse la sfida con cui Sergio Toppi deve inevitabilmente confrontarsi nell’affrontare il “colosso biblico”. Lo afferma fin da subito, in modo da evitare fraintendimenti: Ho così scelto di trattare il soggetto a modo mio, con il mio sguardo, e me ne assumo la responsabilità. Possiamo partire da ciò, forse, per affrontare nel modo più appropriato Scene dalla Bibbia. D’altronde, appare chiaro fin dallo sguardo alle prime tavole: è lo sguardo distintivo di Toppi, il suo tratto inimitabile. Non è lui ad adattarsi a quel mare di rappresentazioni che lo precede, è l’universo biblico, al contrario, che collide splendidamente col suo di stile, già pronto e saldo. Sembra di assistere proprio a questa strabiliante fusione, osservando le tavole di questo volume: sono gli episodi biblici ad essere plasmati dal talento immaginifico di Toppi, dalla sua personalissima volontà di rappresentazione, e non il contrario. Partiamo, però, per gradi.

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La prima cosa da prendere in considerazione è la scelta dei soggetti. Come già detto, la vastità del repertorio biblico non rende semplice o scontata tale scelta: quella di Toppi denota già in parte la direzione artistica da intraprendere. Egli non fugge la sfida di illustrare, infatti, scene il cui bagaglio iconografico sia più ricco: la cacciata dal Paradiso terrestre, ad esempio, o Giuditta e Oloferne. Il suo interesse però si allarga anche anche ad episodi più periferici: ritroviamo, ad esempio, il martirio Santo Stefano o quello della profetessa Debora, narrato nel libro dei Giudici. Discorso simile è applicabile alla scelta dei personaggi rappresentati: Toppi, in realtà, evita consapevolmente personaggi quali Cristo e Maria. La spiegazione è fornita dallo stesso artista, sempre all’interno della prefazione contenuta a inizio volume: “questi personaggi hanno una tale complessità e un tale peso simbolico che vi è il rischio di stemperarli, di banalizzarli“. La scelta porta inevitabilmente Toppi a spingersi in esplorazione dell’intero testo biblico, fino ai suoi angoli più oscuri e affascinanti, lasciando cadere l’attenzione su personaggi che hanno forse meno peso simbolico ma che senza dubbio rivelano una notevole potenzialità espressiva. È evidente come Toppi sappia non solo coglierla e riconoscerla in tali personaggi ma soprattutto, cosa più importante, riuscire a restituirla nei suoi ritratti.

Sono infatti i personaggi a fare per lo più da protagonisti in queste illustrazioni: è la profondità straordinaria dei loro sguardi, la potenza espressiva che Toppi conferisce a ogni singola ruga. Non solo: anche la postura in cui sono fotografati, a volte più dinamica a volte più  statuaria, e la loro gestualità riesce a rivelare la loro cifra identitaria. Colpisce, ad esempio, lo sguardo fisso e quasi allucinato di Giovanni Battista, rappresentato nel suo vagheggiare nel deserto: restituisce immediatamente la complessità di tale personaggio, la saggezza che però si mescola all’esaltazione profetica. Così come, dei personaggi femminili, Toppi rappresenta spesso l’indomabile fierezza: sguardo fermo e postura regale caratterizza, ad esempio, Giuditta e Rebecca, ma anche linee morbide che ne catturano la bellezza orientale; ricordano, inevitabilmente, anche la sua Sharaz-de, e in generale le figure femminili della sua celebre resa a fumetti de Le mille e una notte. Che li rappresenti nei momenti di maggiore gloria, come quello in Davide abbatte Golia, o di maggiore disperazione, come la madre che si vede strappato il figlio durante la Strage degli innocenti, il fumettista italiano non risparmia mai dettagli: di tali episodi Toppi coglie tutta la complessità e sceglie di rinnovare attraverso il suo tratto la profonda umanità dei loro protagonisti. Va sottolineato che le descrizioni fisiche e le digressioni scarseggiano nella scrittura biblica, nota, in gran parte, per la sua reticenza. Ciò appare abbastanza evidente anche dalle brevi didascalie che accompagnano le illustrazioni, tutte tratte dalla Bibbia, volte a contestualizzare la scena rappresentata.

Tali didascalie non appaiono strettamente necessarie, considerato il realismo e la particolarità di dettagli delle illustrazioni di Toppi, di per sé alquanto sufficienti: appaiono però estremamente interessanti poiché restituiscono immediatamente un’idea, seppur riassuntiva, della scrittura biblica e di ciò che per lo stesso Toppi era il punto di partenza per la rappresentazione. Un confronto, quindi, decisamente stimolante, che spinge il lettore a notare come l’illustratore abbia elaborato le spesso povere ma incisive descrizioni bibliche. La reticenza della scrittura biblica offre in un certo senso maggiore libertà artistica al disegnatore, lo svincola da dettagli troppo inaggirabili, spingendolo in un certo senso a riempire i vuoti con la sua personale visione creativa. Consideriamo, ad esempio, il ritratto di una prostituta: non si tratta neppure di un personaggio vero e proprio, Toppi trae tale figura femminile, infatti, dal paragone che Dio compie tra Gerusalemme e una prostituta in Ezechiele 16. “Tu prendesti delle tue vesti […], prendesti i tuoi bei gioielli fatti del mio oro, che ti avevo dato […] e ad esse ti prostituisti“. Poche coordinate, che pure bastano al disegnatore per dare vita a un credibile ritratto di donna, ricoperta quasi interamente di impressionanti gioielli e vesti eleganti.

Scene Dalla Bi

Più restrittivo è invece il vincolo sottilmente imposto dalle rappresentazioni “canoniche”, quelle che appunto nei secoli si sono consolidate come immobili punti di riferimento: Toppi , però, scegli di liberarsene, riappropriandosi di quella libertà che rende le sue illustrazioni bibliche personali e identificative: egli scrive, ad esempio: “Per la cacciata di Adamo ed Eva, tradizionalmente si rappresentava un grande angelo biondo dai capelli lunghi, mentre io ho disegnato una grande creatura alata con un becco da uccello“. La figura, infatti, richiama anche le divinità babilonesi, egizie, sumeriche: il ricco immaginario pagano si ibrida fortemente nelle illustrazioni Toppi con quello strettamente biblico. Anche tale ibridazione contribuisce a svincolare la rappresentazione biblica di Toppi da qualsiasi precedente rappresentazione e, in generale, da un intero modo di rappresentare la Bibbia, più canonicamente riconosciuto. La Bibbia di Toppi sembra infatti liberarsi dei travestimenti occidentali di cui nei secoli è stata rivestita per riprendere invece la sua veste puramente orientale: evidente ciò nei costumi, nei colori, ma anche nella generale atmosfera tra il magico e l’onirico che avvolge alcune scene.

Come poi accade anche nei suoi fumetti, in cui spesso la tavola non obbedisce ad alcuna statica suddivisione in vignette, anche nella pura illustrazione Toppi gestisce lo spazio nella maniera libera e dinamica che gli è tipica. Le figure spesso si sovrappongono, in diverse grandezze, inserendosi in una stratificata composizione grafica spesso piramidale, che sovrasta la pagina. Tutte le figure si amalgano in maniera omogenea nella dinamica composizione, ed è interessante notare anche come la diversa grandezza delle figure e la loro sovrapposizione suggerisca talvolta anche una sequenza temporale, resa più chiara dall’ausilio della didascalia. Anche la ricchezza di dettagli e la già menzionata accuratissima rappresentazione delle espressioni fanno sì che attraverso un’unica illustrazione, e senza l’ausilio di vignette, Toppi riesca a riassumere e restituire un intero episodio biblico, a volte anche più articolato di quanto ci aspetterebbe. L’illustratore ne individua però i punti chiave e li pone in primo piano: a loro è affidato il peso emotivo della rappresentazione, il cuore della scena, ciò che per prima colpisce lo spettatore. Agli elementi di minori dimensioni, posti in secondo piano, è affidata poi la completezza della rappresentazione.

Nella sua totalità, quindi, il volume edito da NPE si presenta come una preziosa ed ulteriore testimonianza del talento artistico di Sergio Toppi. Un’occasione imperdibile per ripercorrere in maniera nuova il suggestivo immaginario biblico e per riscoprire, nell’opera che parla di Dio, tutte le sfumature di un’umanità complessa e ricchissima.

Abbiamo parlato di:
Scene dalla Bibbia
Sergio Toppi
Edizioni NPE, 2024
152 pagine, cartonato, colori – 22,50 €
ISBN: 9788836272204

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