Il ruolo del supereroe secondo Mark Millar e Alan Moore

Il ruolo del supereroe secondo Mark Millar e Alan Moore

I supereroi non vivono più in mondi fantastici, ma nella realtà di tutti i giorni. Quale dev'essere il loro ruolo? Le visioni di Mark Millar e Alan Moore.

Ancora prima dell’undici settembre, nei comics americani i supereroi avevano iniziato a scoprire il mondo intorno a loro, fatto non solo di super-cattivi ma di problemi reali, di guerre tra persone senza superpoteri, di miseria.

authority-13-status-quoCon Authority abbiamo avuto di fronte a noi la prima di una sorta di nuova generazione del supereroe, che diventa giudice supremo del mondo, intervenendo là dove la lentezza ed il disinteresse del mondo stesso non può e non vuole agire.
Il supereroe ha il potere per “aggiustare” il mondo, e tutta l’intenzione di farlo, di raddrizzare i “veri” torti senza rincorrere solamente cattivi in costumi ridicoli o piani assurdi di civiltà aliene ma fermando dittatori e guerre, lottando per eliminare la povertà, scontrandosi con i politici corrotti e le nazioni che non hanno cura dei propri cittadini.

Il commento iniziale è “finalmente“. La domanda spesso posta dal lettore la riassume Mark Millar, acclamato autore di Ultimate X-Men e Ultimates, nel suo primo numero di Authority, serie supereroistica creata da Warren Ellis.

Perché i supertizi non danno mai la caccia a VERI bastardi?.

Perché fin’ora i super-esseri al massimo si scontravano tra di loro, ignorando i problemi “abituali” del mondo?

Da questa nuova visione del mondo in ottica supereroistica sono figli i vari Rising Star di J. M. Straczynski, i New X-Men di Grant Morrison, così come i già citati Ultimate X-Men e Ultimates dello stesso Millar, nonché il nuovo Capitan America tornato in auge dopo la chiusura della sua testata.

Authority-13-preemption

Un altro punto di vista

Di opinione opposta sembra essere Alan Moore, nel suo stupendo ciclo di Swamp Thing. La creatura protagonista ha scoperto di essere l’elementale della terra e ha compreso che i suoi poteri non hanno praticamente limiti. Ha già dimostrato di poter rendere fertili interi deserti, di poter rendere migliore il mondo semplicemente pensandolo. Potrebbe salvare l’umanità.
Ma non lo fa. E Moore ce lo spiega nelle ultime intense vignette del suo ciclo, dove le didascalie esternano i pensieri di Swamp Thing.

Allora questo vuol dire essere un dio? Sapere senza mai agire? Osservare il mondo passare… E trovare soddisfazioni nelle sue spire…?
Se dovessi sfamare il mondo… Guarire tutte le ferite provocate dalle brucianti industrie… Cosa farebbe? Rinuncerebbe… alla ricchezza che portano le sue segherie… e invece calpestare piano i fiori.. e cogliere ogni mela con rispetto… per questo mondo abbondante… in tutta la sua provvidenza…?

E la sua risposta è fredda e cruda.

No.
Pomperebbe altri veleni… Scaverebbe altre miniere… Al sicuro nella conoscenza che io sono a portata di mano… Per riparare la biosfera… Coprendo all’infinito le cicatrici… che potrebbe ora infliggere infinite.

Non posso risanare il mondo… senza commettere un errore più grande…
L’umanità deve reggersi o cadere… per i suoi soli meriti…

È forse perché la creatura non si considera più appartenente al genere umano? O perché forse conoscendolo a fondo teme che tutto questo bene che potrebbe regalargli non lo meriti, e che se lo debba guadagnare da sola?

Inoltre, è forse questo un giudizio chiaro da parte dell’autore? Non proprio, perché se leggiamo la sua opera più importante e nota, Watchmen, ecco che la decisione finale di un ex-supereroe per dare una nuova speranza all’umanità è la creazione di un nemico comune contro il quale riunire gli animi, poco importa se al costo di molte vite innocenti. Una decisione fredda e spietata. Un giudizio innegabile di come la “massa” sia inferiore al “super”, il quale ha il diritto, il dovere di indirizzarla lungo la retta via.

swamp-thing-64-p16-panel

Chi ha ragione?

Il fumetto supereroistico, certe volte troppo sbrigativamente classificato come di semplice intrattenimento, riesce quindi a porci degli interrogativi per niente banali e semplici da affrontare.

Quale delle due visioni è quella più “giusta”, ammesso che sia possibile stabilirlo?
L’umanità merita di essere salvata da qualche essere superiore per salvarsi? Questo servirebbe a far comprendere all’uomo i propri errori, ed a non farli ripetere? E se ai supereroi sostituiamo le nazioni, gli stati, i “potenti” della terra, i cui “superpoteri” sono politici, economici, militari, non abbiamo di fronte lo stesso problema?

Ai fumetti, ed ai loro lettori, l’ardua sentenza.

1 Commento

1 Commento

  1. LiVing4arT (@LiVing4arT)

    10 Agosto 2013 a 11:08

    Meno male che c’è Alan Moore che ogni tanto prova a mettere freno ai deliri di onnipotenza di “certe nazioni..”.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *