Inizia con questo numero la tanto attesa saga delle Regine Nere, evento che terrà banco su Dragonero fino ad agosto 2018, per poi concludersi a settembre con un episodio aftermath disegnato da Alessandro Bignamini e che, come è già stato ampiamente annunciato dagli autori, porterà morti eccellenti e sconvolgimenti nel ricco cast del mensile Fantasy della Sergio Bonelli Editore.
Proprio mentre Ian si sta riprendendo dal duro scontro con il drago rinnegato risvegliatosi nei numeri precedenti, un enorme portale si apre nel cielo, da cui fuoriesce una gigantesca città volante fortificata, dalla quale le tre temute elfe nere danno il via al loro attacco.
Stefano Vietti, sceneggiatore dell’episodio, crea un numero dai dialoghi essenziali, serrati, quasi assenti, in cui la storia viene portata avanti attraverso la dinamicità della esemplare narrazione grafica. Una lunga, appassionante e continua battaglia da cui dipende la sorte della città imperiale di Vahlendart, in cui, di volta in volta, vengono presentate le tre donne guerriere a capo degli elfi neri e del loro imponente esercito.
Tre potenti regine in cerca di vendetta per il massacro del loro popolo, perpetrato in modo subdolo e vigliacco dagli umani. Personaggi almeno per ora impossibili da catalogare come “cattivi” viste le ingiustizie subite e sui quali lo scrittore mantiene giustamente una sorta di sospensione del giudizio, lasciato qui alla sensibilità del lettore.
Vietti, oltre al colpo di scena finale, insinua pericolose crepe nel rapporto tra Ian, Gmor e Sera, con quest’ultima ammaliata e confusa dal rapporto che le regine hanno con il regno della natura, alla quale la giovane elfa è legata indissolubilmente.
Quello che stupisce ancora una volta in positivo di Dragonero, oltre al suo universo in continua espansione, è l’attenta supervisione della serie da parte di Luca Enoch e Stefano Vietti, suoi creatori. I due autori hanno disseminato indizi in più di quattro anni di pubblicazione, tessendo così una trama a lungo termine di cui solo ora si capisce la qualità e la portata a livello di pianificazione.
Tutte doti che, nell’arco dei cinquantasei numeri finora usciti, hanno premiato la serie che si è andata a costruire uno zoccolo duro di lettori, ormai attestato su quote decisamente interessanti. 1
La parte grafica è affidata al veterano Giancarlo Olivares, autore di una prova veramente superba. La sua linea chiara ci consegna tavole spettacolari che si segnalano per la raffinatezza del tratto e la cura per il dettaglio. Le prime nove pagine sono un esempio di equilibrio grafico e alternano le tre canoniche strisce Bonelli a splash page spettacolari, che culminano nella presentazione della imponente fortezza volante delle tre sovrane.
Ottimo anche lo studio per il character design: le tre regine nere ricordano le eleganti figure in armatura del Berserk di Kentaro Miura, le prove francesi di Luca Enoch e in particolare la sua Morgana, o ancora I Tecnopadri di Jodorowsky, soprattutto i volumi realizzati da Juan Gimenez. Insomma, se stessimo parlando un film, si potrebbe definire un kolossal quello realizzato dal disegnatore.
Interessante notare anche il restyling grafico deciso per le copertine in occasione di questa saga: la cornice di pietra che ornava le cover di Giuseppe Matteoni aveva iniziato lentamente a sgretolarsi nei numeri antecedenti, per poi distruggersi completamente con l’arrivo delle regine in questo numero. Un cambiamento non temporaneo, che ora ci permette di ammirare l’illustrazione nella sua interezza.
Le Regine Nere, oltre a essere un ottimo inizio per questa ambiziosa saga, si configura anche come ottimo starting point, seppur collegato agli accadimenti precedenti, per iniziare a leggere le storie di Dragonero, forse la miglior serie di stampo avventuroso attualmente prodotta dalla Bonelli.
Abbiamo parlato di:
Dragonero #56 – Le Regine Nere
Stefano Vietti, Giancarlo Olivares
Sergio Bonelli Editore, 2018
96 pagine, brossurato, bianco e nero – € 3,50
ISSN: 977228243000480056
Il mensile di Dragonero vende oltre 20.000 copie a numero, un dato fornito direttamente da Stefano Vietti ↩
Paolo
26 Gennaio 2018 a 17:45
Che dire, completamente d’accordo con la recensione. Vietti sin dai tempi del primo Nathan Never Gigante ci ha abituati a saghe interessanti, un po’ sullo stile americano, che nei fumetti italiani difficilmente si leggevano. Enoch allo stesso modo in tutte le serie dei personaggi da lui inventati ha sempre portato una ventata di freschezza e novità. Per cui le premesse perchè questa saga diventi una delle più interessanti e belle del panorama fumettistico nostrano ci sono tutte. Il prologo ha dato questa conferma. Non ci resta che leggere.
Michele Garofoli
28 Gennaio 2018 a 20:42
Grazie per il tuo intervento Paolo, sul quale mi trovo completamente d’accordo. Inoltre Enoch e Vietti dopo quattro anni in cui hanno fatto un grande lavoro di costruzione, sembra stiano per dare un grosso scossone al cast che abbiamo tanto amato. Una grande prova di coraggio da parte loro, ma anche il motivo per cui considero Dragonero una delle migliori testate Bonelli.