Professione autore, senza compromessi: intervista a Lorenzo Palloni

Professione autore, senza compromessi: intervista a Lorenzo Palloni

Durante Lucca Comics and Games 2019 abbiamo intervistato Lorenzo Palloni, fresco vincitore del Gran Guinigi come miglior scrittore e per il miglior fumetto, Instantly Elsewhere. Con lui abbiamo parlato di questo, del suo lavoro e dei suoi progetti.

Da alcuni anni il nome di Lorenzo Palloni è sulla bocca di tutti, sia nel mercato italiano che in quello internazionale. Autore completo, prolifico sia come sceneggiatore che come disegnatore, a Lucca Comics si presenta come vincitore del Gran Guinigi per il miglior scrittore (grazie a opere come La Lupa e Instantly Elsewhere) e per il miglior fumetto, sempre con Instantly Elsewhere, realizzato in coppia con Martoz. Non potevamo dunque esimerci dal raggiungerlo e fargli un paio di domande su questi importanti riconoscimenti, sulle sue opere e sul suo futuro.

Ciao Lorenzo e grazie per il tuo tempo. Togliamoci subito il pensiero: complimenti per il Gran Guinigi e per il premio Boscarato come miglior autore. Cosa altro hai intenzione di vincere adesso? A parte gli scherzi, che cosa significano per te questi due importanti premi? Ti fanno sentire maggiori pressioni o maggior spinta per nuove storie?
Ti dico la verità: non è per tirarmela, veramente,ma io non do una grandissima importanza ai premi. È complesso da capire, però non credo che i premi valgano tanto se non c’è un botto di soldi dietro. Un premio è quello coi soldi dietro, il resto è una bella menzione da parte dei tuoi colleghi che ovviamente fa molto piacere. Il Boscarato l’avevo già vinto nel 2016 con The Corner ed è stata una bellissima sorpresa perché era la prima volta che vincevo un premio, il secondo non me l’aspettavo perché sia Instantly Elsewhere che La Lupa sono cose ben strane. Il Gran Guinigi invece è qualcosa di cui, se tu avessi chiesto dieci anni fa, ti avrei risposto che mai mi sarei sognato di vincerlo prima di venti o trenta anni di carriera. Anche perché per quello che so il Gran Guinigi è il premio assegnato tra tutti gli sceneggiatori presenti a questa edizione, un riconoscimento quindi veramente importante per quanto mi riguarda. Non sento pressione, c’è chi dice che faccio troppa roba, magari rimango antipatico per questo; per il mio modo di pensare invece il fatto di vincere facendo molte cose mi fa pensare che devo farne di più. È uno stimolo a lavorare di più e meglio. Per questo sono sempre al lavoro. Adesso ho due libri da concludere, uno per Mammaiuto e uno per Sarbacane per la Francia, almeno 500 pagine in tredici mesi , più dei libri da scrivere per altre case editrici, italiane e francesi. Il premio può essere il punto di inizio per una fase della mia carriera ancora più intensa e impegnata.

Resto sempre impressionato dalla tua prolificità: sei capace di produrre tantissimo e sempre con alta qualità, sia di scrittura che di disegno. Sono curioso di sapere come è strutturata una tua giornata tipo e soprattutto da dove vengono tutte queste idee?
Di solito va così: mi alzo alle sette e dopo un’oretta  vado al lavoro. Vivo a La Spezia, assieme a Alessio Ravazzani e Giusy Galizia, con Samuel Daveti abbiamo uno studio, lo Studio Traccia, dove lavoriamo tutti assieme. Questo dalle 8 alle 22, le 23 o anche le 2 di notte se serve. Da un paio di anni ho iniziato anche a insegnare a Reggio Emilia e Firenze e ogni fine settimana ho una presentazione di un libro. Questa è la mia vita al momento, con poco spazio per la vita privata. Non ho al momento una fidanzata perché non sarebbe fattibile, la vita in questo momento per me è il fumetto.
Le idee vengono da come vivo e dal fatto di essere abbastanza ricettivo. Non ho particolare interesse per l’attualità, però guardarmi attorno suggerisce sempre degli spunti stimolanti. Per esempio Desolation Club, il libro realizzato con Vittoria (Macioci n.d.r.), è un libro per ragazzi, il mio esordio in questo ambito, con alla base un concetto molto semplice: mi è venuta l’idea di raccontare il passaggio dall’adolescenza all’età adulta e ho pensato alla mia di adolescenza, che è stata fortemente compressa, dalla scuola, dalla famiglia, dalla religione. Ho quindi giocato immaginando dei ragazzi per cui non ci fossero leggi, compresa quella di gravità. I personaggi della storia sono alle prese con una ricerca, che è in fondo la ricerca di loro stessi e vedremo se alla fine del secondo volume avranno trovato quello che cercano. A una piccola idea inizio ad aggiungere ambientazione, genere, personaggi, come se ci fosse una calamita che inizia ad attrarre a sé altri elementi, finendo per dare vita a una struttura più grande e complessa.

Parlando di storie, Instantly Elsewhere ha avuto un grande successo di pubblico e critica, nonostante sia un libro complesso per contenuto e soprattutto per forma. Come è nata la storia? E come è stato lavorare con Martoz?
Avevo bisogno di dirmi una cosa, e questo di solito avviene tramite la produzione di un libro. Quando ho fatto Mooned volevo raccontare a me stesso che la speranza non esiste. Lo sapevo già ma avevo bisogno di dirmelo. Con Instantly Elsewhere volevo dirmi che io non sono il mio lavoro, non sono solo fumetto. C’era solo una sola persona iperproduttiva e priva di senno come me che poteva aiutarmi, e questa persona è Martoz. Un artista dotato di una immaginazione allucinante. Il libro è molto legato alla nostra amicizia, perché avevo questa storia nel cassetto, ma è venuta fuori solo quando a un festival ho conosciuto Ale. Non potevo coinvolgere nessun altro in un progetto in cui la fantasia ha lo stesso peso della realtà, trattandosi di una storia in cui c’è uno scrittore che sa che le cose che pensa si avvereranno, a meno che non le scriva. Se scrivere significa evitare che determinate cose succedano, come in una maledizione, si ritrova costretto a non smettere di scrivere. Martoz si è fidato di me, abbiamo subito trovato un’ottima intesa, la lavorazione è stata molto complessa perché invece dello storyboard mi ha mandato le tavole finite, con il risultato che i dialoghi che avevo scritto non sempre entravano nelle vignette. Questo mi ha costretto in fase di lettering ad asciugare molto il testo, migliorando il libro. È stato un ping pong tra di noi, nel quale la collaborazione di Alessandro è stata fondamentale, come nel caso di Desolation Club con Vittoria. Lavorare con loro mi ha fatto capire che voglio lavorare con artisti capaci di andare oltre quello che io posso immaginare, perché ho una mente molto logica a pratica ma quasi mai questo è quello di cui la storia ha bisogno. Servono invece persone che spacchino le pareti che io, narratore, ho eretto.

Raccontare storie è atto creativo quasi divino. Che impatto credi che abbia la scrittura sul mondo? E quale impatto volevi che avesse questa tua storia?
Eh, bella domanda. In Instantly Elsewhere immaginiamo che la scrittura sia la salvezza dell’umanità, perché se il protagonista si immagina Godzilla ma non lo scrive, questo appare ed è un disastro! In questo probabilmente c’è un sentire che accomuna sia me che Alessandro, la scrittura è per noi qualcosa di irrinunciabile, la nostra di salvezza ancor prima che quella altrui. Se è vero che il nostro lavoro non consiste nel cercare la cura per il cancro, è altrettanto vero che alle volte le idee sono così potenti e deflagranti che possono cambiare le cose. Io faccio questo lavoro perché fin da piccolissimo mi sono nutrito di storie, ed è questo che mi ha cambiato, facendo di me quello che sono e faccio ora. Non è così scontato che questo avvenga, credo che molto dipenda dalla sincerità della storia che racconti. Il lettore percepisce quando una storia è sincera e cerca di dirti qualcosa di importante.

Dall’omaggio alla fantascienza di Instantly Elswhere passiamo a quello per il pulp e il poliziesco di La Lupa. Quali sono le influenze che convergono in questa storia?
Tutto il mio interesse per il noir, un genere che amo e che ho usato per raccontare un certo tipo di essere umano, oggi direi piuttosto frequente,  privo di empatia. Ginger (la protagonista de La Lupa n.d.r.) non prova empatia se non per i propri famigliari, come molti italiani che oggi guardano i barconi, carichi di persone affondare senza che gliene freghi un cazzo .  Senza capire che sono esseri umani, come Ginger che abbraccia marito e figlio e poi va a spaccare la faccia a un uomo davanti agli occhi della sua famiglia. Volevo indagare cosa mancasse all’anima di questa persona, e per fare questo ho voluto usare un genere che amo e che mi diverte. Sarò viziato, ma tendo a fare soltanto quello che mi diverte, altrimenti non vale la pena fare questo lavoro. Le influenze sono tutti i libri noir che ho letto, i fumetti di Darwin Cooke e anche qualcosa di Tito Faraci. Letture che mi hanno fatto capre che il genere migliore per raccontare l’umanità è il noir.

Ginger è una donna forte ma non stereotipata, una figura tridimensionale che suscita empatia nel lettore. Quanto lavoro, studio e sensibilità serve a uno scrittore uomo per costruire un personaggio femminile che esca dai cliché? Quali sono le sfide più grandi, quali quelle irrisolvibili?
Non parlerei di sfida, l’obiettivo era quello di creare un essere umano, a prescindere che fosse uomo o donna. Per Ginger mi sono ispirato al senso di responsabilità di mia madre, la donna che al momento mi sta più accanto, specie nei momenti difficili. Ho preso la sua forza emotiva e anche quella fisica e le ho riversate, con le dovute modifiche ovviamente, nel personaggio di Ginger.

La Lupa nasce come Esatto su Mammaiuto, storia in bianco e nero. Hai dovuto ritornare su alcuni disegni per facilitare l’entrata del colore? E come è stato collaborare con Luca Lenci?
Il cambiamento è stato motivato da questioni di logica editoriale. Esatto uscì in 200 copie autoprodotte per Mammaiuto. All’epoca collaboravo in Francia con Sarbacane e mostrando loro il libro il parere fu “bello, ma in bianco e nero qui non vende”. A meno di non chiamarsi Pratt o Breccia, ovviamente. Quindi ho chiesto a Luca Lenci, uno dei migliori coloristi che conosco, di colorare il libro. Luca ha colto nel segno, regalando grande emotività al racconto. Avendo i diritti per la pubblicazione in Italia ho quindi pensato di ripubblicare il lavoro in una nuova veste, non ultimo per un fattore economico, ed ho contattato i ragazzi di Saldapress perché credevo che fosse quello l’editore più in sintonia con un segno e una narrazione un po’ più americaneggiante. Abbiamo rivisto il lettering, ho asciugato qualche dialogo e alla fine La Lupa ha perso un po’ di quella amatorialità che caratterizzava Esatto, andando a migliorare il prodotto originale.

Abbiamo parlato di fumetti stampati, ma non possiamo ovviamente dimenticare il tuo legame con il mondo dei webcomics. Hai partecipato al progetto di webcomics scientifici ERCComics, recentemente sei pure stato al RIDaysEU a Bruxelles. Come è stato lavorare in questo progetto?
Una delle esperienze migliori della mia vita. Ho avuto il privilegio di visitare un laboratorio che si trova a Madrid, dieci metri sotto terra, dove opera una macchina che riproduce la morte di una stella. Mentre la guadavo pensavo che era grazie ai fumetti se ero lì, in quel momento, a osservare qualcosa che in pochissimi hanno la fortuna di poter vedere. L’occasione era la partecipazione a un progetto, denominato Nano Cosmo, per il quale ho scritto una storia di genere fantascientifico che parla di come si crea la polvere stellare. Da qui, con lo Studio Traccia e Mammaiuto ho fatto Green Girl, un volumetto per bambini che parla di educazione ambientale e alimentare. Tutto questo per dirti che al momento buona parte dei miei introiti ha a che vedere con la scienza, perché ho iniziato a lavorare con l’Università di Siena per adattamenti a fumetti di progetti scientifici. Ho fatto un volumetto che si chiama Solar per il progetto Emergy. Il mio compito è stato quello di trovare il modo di presentare al grande pubblico i risultati di questa ricerca, curando uno degli aspetti fondamentali del lavoro, che è quello della divulgazione. Dopo di questo sono passato a lavorare a un progetto dedicato alla blue energy, ovvero l’energia derivabile dal mare. Mi hanno chiesto una cosa molto pop e allora ho immaginato una serie di supereroi, ciascuno dei quali rappresenta una delle fonti energetiche marine. Quando sono stato a Bruxelles per gli European Research and Innovation Days ho potuto constatare come lo stand di Erccomics abbia destato l’interesse di tante realtà, anche imprenditoriali, che hanno compreso come la semplicità, l’immediatezza e la trasversalità rendano il fumetto un ottimo veicolo di promozione. La cosa strana è che se ne accorgano nel 2019!

Grazie mille ancora Lorenzo e ci vediamo presto per un’altra bella chiacchierata su qualche tuo nuovo, bel fumetto!

 

Intervista realizzata dal vivo il 31 ottobre 2019 a Lucca Comics and Games.
Si ringrazia Davide Grilli per il prezioso lavoro di sbobinatura.

 

Giovane ma con le idee ben chiare, Lorenzo Palloni, aretino classe 1987, è attivo nel mondo del fumetto italiano e francese da molti anni. Diplomato alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2009, è tra i soci fondatori dell’associazione culturale Mammaiuto (premiata a Lucca Comics and Games 2019 come miglior autoproduzione della Self area). Tra le sue prime opere ricordiamo Mooned, pubblicato a puntate sul sito Mammaiuto e raccolto nel 2017 da Shockdom, e Un Lungo Cammino, disegnato su testi di Samuel Daveti per Mammaiuto e raccolto da Shockdom nel 2016. Sempre per Mammaiuto realizza le raccolte di storie brevi Falene, Tempo Da Lupi e I Giorni Della Fame (2018 e 2019) e partecipa agli antologici Un ragazzo parte per un viaggio, ferisce qualcuno, non torna più a casa (2015) e Escamotage (2017). Nel 2017 pubblica per Edizioni Inkiostro l’horror Scary Allan Crow insieme a DJ Aladyn, mentre nel 2018 scrive 365 per Shockdom (disegni di Paolo Castaldi). Per il mercato francese ha pubblicato i libri The Corner, con Andrea Settimo (Editions Sarbacane, 2014; Spaceman Books, 2015; Rizzoli Lizard, 2016) e L’île (Editions Sarbacane, 2016). Nel 2016 è ospite della Maison Des Auteurs di Angoulême e vince il Premio Boscarato come “Miglior Sceneggiatore Italiano” per The Corner; nel 2019 vince i premi Boscarato e Gran Guinigi come “Miglior Sceneggiatore” per La Lupa (Saldapress, 2019) e Instantly Elsewhere (Shockdom, 2018). Nel 2017 collabora con ERCcomics, per cui realizza il webcomics scientifico Estrella. Le pubblicazioni scientifiche continuano con la collaborazione con l’Università degli Studi di Siena e con la Fondazione Monte dei Paschi di Siena sui progetti Green Girl (2018) e Solar (2019). Oltre a tutto questo, è docente di sceneggiatura e storytelling presso le sedi di Reggio Emilia e Firenze della Scuola Internazionale di Comics”

 

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *