Con Falene di Lorenzo Palloni, uno spillato di 54 pagine in bianco e nero, Mammaiuto inaugura la collana Duepunti, interamente dedicata ai racconti brevi.
L’autore aretino si cimenta nella scrittura di quattro storie nerissime, angoscianti, dai risvolti horror e tra loro narrativamente indipendenti, in cui a fare da filo conduttore è il tema della violenza, che prende vita nella cieca brutalità che contraddistingue personaggi e situazioni di ciascun racconto. Nello stesso tempo dimostra una grande versatilità nell’adottare più tecniche stilistiche e una costruzione della tavola di volta in volta differente, pur mantenendo in evidenza il macrotema che accomuna tutte le storie qui presentate.
L’uso di un tratto ora più pastoso ora più carico di dettagli, la scelta di inquadrature variabili e la capacità di manipolare la struttura della griglia in modo da adattarsi efficacemente al ritmo del racconto, confermano Palloni come uno dei giovani autori più interessanti e dotati degli ultimi anni.
Le radici, il primo racconto a cui Palloni abbina una citazione biblica dal libro di Amos, è la narrazione dal ritmo incalzante di una follia omicida che giunge al finale attraverso un climax crescente di orrore. L’alienazione della protagonista (la vediamo, sinistramente di spalle, anche in copertina) è adeguatamente sottolineata da un apparato testuale che dà voce ai suoi pensieri sconnessi, sino a un epilogo splatter e disturbante anche sul piano visivo.
La civiltà quando meno te lo aspetti, accompagnato da un lapidario estratto da Hollywood, Hollywood! di Charles Bukowski, è il secondo drammatico racconto, forse quello che più di altri colpisce l’immaginario del lettore per il suo realismo e la sua sconvolgente attualità.
La narrazione dal punto di vista di uno scafista, la struttura della tavola scomposta in un numero variabile ma sempre alto di vignette, la densità del tratto e il suo indugiare soprattutto nei dettagli dei volti umani, l’uso massiccio di campiture nere e grigi ad aumentare la drammaticità del racconto sono tutti elementi che guidano chi legge a un finale cinico e agghiacciante proprio per la sua innegabile vicinanza al vero.
La terza storia, Ubuntu, accompagnata da un passo di Werner Herzog, segue il viaggio di un vecchio fuggitivo attraverso tavole che offrono quasi esclusivamente lunghe inquadrature orizzontali, e guidano verso una conclusione che, a differenza delle altre storie, pur restando ineluttabile si colora di una vena di malinconia e di inaspettata pace. Efficacemente Palloni sceglie, per accompagnare la fuga attraverso la jungla, un tratto sporco e un notevole utilizzo dei neri, schiarendo poi le tavole sino al bianco quasi totale di quella conclusiva, a sottolineare la serenità ritrovata del suo protagonista.
Sembrerebbe così che la sua corsa disperata non sia stata altro che una metafora di vita, un percorso catartico che conduce alla ripulitura completa di corpo e spirito, non a caso attraverso un bagno in mare, là dove l’acqua è da sempre simbologia di vita, rinascita e purificazione.
Falene, che dà il titolo all’intera raccolta e la conclude, si abbina a una citazione da Hunter S. Thompson.
Sicuramente è il racconto dalle tinte più sinistre, con atmosfere che ricordano più di un episodio di The Twilight Zone e un finale angosciante e claustrofobico. La trama è puramente distopica, ma gli elementi di questa distopia, al di là della presenza degli inquietanti Uomini-Falena, vengono snocciolati poco a poco grazie all’espediente narrativo del racconto nel racconto.
Qui un padre – attraverso un lungo flashback che costituisce il cuore di questa storia – mostra al figlio come la minaccia delle Falene sia diventata via via sempre più concreta. Ma nel momento in cui questa appare sventata, facendo uso di quella violenza che caratterizza la specie umana e che prende il sopravvento quando essa avverte un pericolo, un inaspettato plot twist mostra le conseguenze irreparabili dell’avventatezza degli esseri umani.
Proprio per la sua lontananza dal verosimile, tra tutte questa storia è quella che appare paradossalmente più realistica, perché metafora forte e evidente di una congenita incapacità dell’uomo a comprendere la diversità, scagliandovisi contro quando avvertita come minaccia.
Nella sua interezza, Falene è un fumetto in cui l’elemento della luce e dell’oscurità si alternano, e per questo la scelta del bianco e nero (almeno nel formato cartaceo, mentre nella sua versione per il web, su Mammaiuto, è a colori) non resta elemento accessorio. Tutte le storie tratteggiano adeguatamente quella linea d’ombra psicologica, morale e comportamentale in cui l’essere umano è inequivocabilmente portato a vivere.
Palloni ci dice che non esistono Bene e Male come concetti assoluti, perché nella mente di ciascuno sussistono ragionamenti che giustificano sempre la possibilità di commettere un atto di pura malvagità, di pura violenza, quando spinti in questa direzione.
Il Male stesso, generalmente associato al concetto di oscurità, è qui invece una luce dalla quale le falene sono attratte, sino a morirne. E le falene di Lorenzo Palloni siamo noi, ciascuno di noi.
Abbiamo parlato di:
Falene
Lorenzo Palloni
Mammaiuto, novembre 2017
54 pagine, spillato, bianco e nero – 5,00 €