La Lupa: storia di un destino segnato

La Lupa: storia di un destino segnato

Lorenzo Palloni, uno dei più solidi talenti del fumetto italiano, riconferma la sua bravura con una delle sue prime storie, un noir teso, cupo e ricco che non si esaurisce nella rappresentazione della violenza e che viene riproposto da Saldapress in una nuova, elegante versione.

Pubblicata inizialmente online nel 2015, a puntate, sul sito dell’ottimo collettivo italiano Mammaiuto, e ancora disponibile per la lettura nella sua prima versione, Esatto è una storia scritta e disegnata da Lorenzo Palloni, che ha subito incontrato l’interesse dei lettori.
Esaurito in fretta il volume che ne era stato ricavato, nel 2017 è nata l’occasione di una versione a colori per il mercato francese con il titolo La lupa. E ora – con uno di quei doppi salti mortali tipici del panorama artistico italiano – ecco la storia ritornare in Italia in una pregevole edizione in formato quadrato, riveduta e corretta, grazie alle edizioni Saldapress.

Sapere che una bella storia riesce sempre a trovare il modo di (ri)emergere è consolante, e La lupa questa riemersione la merita appieno. In primis in quanto è una storia noir elegante quanto cruda, geometrica quanto caotica, interessante e ricca; e in secondo luogo perché è scritta e disegnata da uno dei talenti più solidi dell’attuale panorama a fumetti italiano. Un autore che forse non vedrete nelle passerelle delle sfilate dato che ha la strana pretesa di dimostrare il suo valore unicamente con storie sempre azzeccate, quando non esemplari.

La lupa racconta la storia di Ginger, donna sposata e con un figlio, che fin da giovane ha lavorato – se così si può chiamare ciò che fa – riscuotendo crediti.  E che continua a farlo per un potente quanto invisibile strozzino. Ginger agisce nelle maniere più feroci, senza guardare in faccia nessuno, ricorrendo a ogni tipo di violenza fisica e psicologica, distruggendo senza alcun rimorso la vita delle persone ree di non aver pagato in tempo i propri debiti o gli elevatissimi interessi che si accompagnano sempre a questo tipo di affari illegali.
Lo fa entrando e uscendo dalle esistenze di moltissimi debitori dei quali non conosceremo mai la storia; e che, pur essendo in alcuni casi degli elementi negativi, si dimostrano più che altro persone piegate dalla vita, con una famiglia a cui badare, deboli o malate, ossessionate da un vizio, o che a un certo punto della loro vita si sono trovate in un vicolo cieco, e per cercare di uscirne sono entrate in un altro forse peggiore.

È chiaro che La lupa è ascrivibile al genere noir più classico, quello delle storie – già citate da molti – di Chandler, Hammett, Manchette, Bunker. Ma proprio come nei racconti di questi maestri sbaglierebbe quel lettore che volesse trovarvi all’interno solo un elenco di violenze più o meno “pulp”; in quanto il loro vero valore e loro tratto comune è quello di trasformare la violenza in una potente metafora per parlare di tutt’altro, non solo di alcune realtà del nostro paese ma anche di argomenti universali e forti come la vita, la famiglia, l’amore, i compromessi, la coscienza, il bene e il male.

Ginger avanza tra le pagine della sua storia facendosi terra bruciata tutt’intorno, fino a cadere in una spirale senza fine che rappresenta il culmine e l’unica via di tutto ciò che ha sacrificato e sofferto nel suo tentativo di razionalizzare e far coincidere le sue due anime. Questa epopea diventa quindi, e soprattutto, il racconto di una vita; di un desiderio di normalità  in un’esistenza scombinata che per quanto si cerchi di incasellare – ne è esempio lampante la struttura della pagina, quadrata e fissa su nove vignette per ogni tavola – non è mai perfettamente “geometrica”.

E in tutto questo non c’è neppure spazio per una morale, non c’è modo di aspirare a un perdono, non esistono vie giuste, non è possibile estrapolare un senso superiore in ciò che si fa. Invece, quando pure tutti i pezzi del puzzle sembrano ricomporsi nell’unica vignetta a tutta pagina presente in tutta la storia, l’assoluzione finale da ogni peccato ha il gusto amaro di una sconfitta, l’ironia di un percorso a ostacoli che termina proprio prima del traguardo.

E in questo senso, ancora prima che dal noir e delle sue declinazioni più o meno moderne, questo fumetto sembra pescare direttamente dal genere della tragedia. Shakespeariana, forse. O forse direttamente da quella greca, che in fondo sta alla base di tutte le bellissime bugie che da duemila anni continuiamo a farci raccontare.

Dal punto di vista grafico, La lupa condivide gli stessi pregi della trama. Il segno di Palloni, sintetico e stilizzato quanto potente ed efficacissimo, a tratti grottesco senza mai essere caricaturale, si dimostra personale e assolutamente adatto ad esprimere ogni elemento della storia, senza risultare mai fuori luogo. Un segno posato e concreto, fatto di una linea chiara che solo poche ombre necessarie, pochi tratteggi e qualche retino riescono a “sporcare” nei momenti necessari, e che si dimostra ancora una volta estremamente comunicativo e versatile, capace di passare a un nuovo genere narrativo – lo abbiamo visto perfettamente a suo agio nell’ottima storia horror Scary Allan Crow – senza perdere un grammo di credibilità e forza.

Contribuiscono alla riuscita dell’albo anche i colori di Luca Lenci, tinte piatte, fatte di grigi e azzurri e verdi e viola assolutamente gelidi, che riescono alla perfezione a comunicare il grigiore della provincia, il freddo vuoto emotivo che permea la storia, e il distacco col quale Ginger vive i suoi giorni. Colori assolutamente raffinati e coerenti col racconto, che filtrano la luce del giorno con una pellicola opaca, e che riescono a non illuminare mai neppure con la più tenue tinta di speranza, neppure quando inquadrano il cielo azzurro, o un mazzo di fiori.

Molto valido all’interno del progetto anche l’escamotage di creare una tavola quadrata, divisa in nove vignette fisse che contribuiscono a dare un ritmo ben preciso al racconto, e che trovano un suo senso nel desiderio di razionalizzazione di Ginger, alla ricerca di una sua personale “quadratura del cerchio” che riesca a conciliare i due mondi opposti del suo lavoro violento, segreto, uno dei quali non puoi parlare a cena con i tuoi cari, e il suo desiderio di vivere una vita tutto sommato normale.
Una scelta stilistica concreta, dunque, che non può definirsi “vezzo grafico”, che non è scelta a caso o seguendo le mode del momento ma si integra perfettamente al racconto, contribuendo a precisarlo nei suoi obiettivi.

Quando poi la struttura a nove vignette si rompe, lo fa senza rinunciare alla sua natura se non nell’unica occasione in cui è davvero sensato che lo faccia; oppure quando crea tavole più ricercate, nelle quali i personaggi si muovono nel tempo tra una vignetta e l’altra ma agendo sempre su un unico grande sfondo diviso in parti unicamente dai bordi delle varie vignette (quello che Scott McCloud definisce “polyptych”, paragonandolo ai polittici della storia dell’arte sacra). O in altri capitoli nei quali ci troviamo a leggere nello stesso tempo tre linee temporali diverse, narrate ognuna in una diversa colonna. Di nuovo non vezzi artistici, ma piccole sperimentazioni circoscritte, non invadenti, che lasciano sempre il racconto in primo piano, e che ancora una volta sembrano rispecchiare i frammentati percorsi mentali della protagonista, sempre alla ricerca di una soluzione al puzzle che è la sua vita violenta e disperata.

Lorenzo Palloni ha già ampiamente dimostrato il suo talento; e questo fumetto non fa altro che ribadire un concetto che dovrebbe essere ormai chiaro a tutti. Storia cupa e che non scende a compromessi, ricca nel mettere in scena un’Italia ricca di sfumature, realistica al massimo, molto attenta a ciò che ci circonda, con un focus chiaro e con dei temi narrati con precisione, piena di ritmo e di pathos, La Lupa è un prodotto che non si può che consigliare a chiunque ami il buon fumetto, senza distinzioni di genere.

Abbiamo parlato di:
La lupa
Lorenzo Palloni
Saldapress, 2019
192 pagine, cartonato, colori – 22,00 €
ISBN: 9788869195778

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