Ponyo sulla scogliera è un lungometraggio del regista giapponese Miyazaki Hayao. Il film, proiettato per la prima volta nei cinema del Giappone il 19 Luglio 2008, è stato distribuito in Italia da Lucky Red. Miyazaki deve la sua fama in Occidente alle sue ultime pellicole, La città incantata, che si è meritata l’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2002 e l’Oscar come “Miglior film d’animazione” nel 2003, e Il castello errante di Howl, per il quale il regista si è visto attribuire il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia del 2005. Ponyo sulla scogliera si è posta sulla scia di questi successi, sbancando i botteghini nipponici e avvicinandosi, coi suoi 93 milioni di dollari, al record d’incassi in Giappone, detenuto al tempo da La città incantata (ben 280 milioni di dollari).
In Italia la pellicola di Miyazaki Hayao sfiorò nella prima settimana i 555.000 euro, a dimostrazione che anche il pubblico italiano aveva iniziato ad apprezzare l’arte di questo meritevole regista del sol levante. Alla data di uscita del film nel nostro Paese le sale erano ancora sguarnite di spettatori, quasi a voler spingere a credere che i lungometraggi di Miyazaki fossero veramente cinema di nicchia, per soli intenditori, ma fortunatamente anche i genitori italiani cominciarono a portare al cinema i loro bambini per vedere Ponyo, quella pesciolina rossa che avevano visto nella pubblicità.
Per quanto riguarda la versione italiana di Ponyo sulla scogliera (titolo originale: Gake no ue no Ponyo), una nota di merito va ai doppiatori italiani che, in questo forse più che negli altri lavori del regista giapponese, hanno saputo rendere efficacemente le battute del film, aderendo con molta cura alle originali intonazioni dei colleghi giapponesi (basti pensare agli “eh” di Sosuke a fine frase, veramente adatti a ricalcare i “ne” della lingua giapponese). Da notare, inoltre, la decisione di offrire una versione italiana della canzone di chiusura del film, che fa da motivetto a tutta l’opera: un buon lavoro di traduzione e adattamento, in questo caso anche ben riuscito. Come per le opere precedenti, anche Ponyo sulla scogliera sintetizza mirabilmente la poetica del regista, presentando fin dalle prime immagini una sensibilità e un tocco squisitamente miyazakiani.
La narrazione prende distanza da quelle storie a cui noi occidentali siamo abituati, facendoci immergere in un mondo fantastico unico nel suo genere, che tuttavia nella sua magia non è mai troppo lontano dalla nostra quotidianità. Così, se i paesaggi prendono spunto da un luogo di villeggiatura visitato dal regista (una cittadina giapponese nell’area Setonai-kai), il risultato artistico è certamente una rielaborazione personale che Miyazaki ha fatto di quei luoghi.
Per questa pellicola, di cui ha curato sia la direzione che il soggetto e la sceneggiatura, Miyazaki Hayao ha tratto diversi spunti sia dalla classica fiaba de La sirenetta di Hans Christian Andersen, sia dal libro Iya Iya En di Rieko Nakagawa e Yuriko Yamawaki (“Il No No asilo”, volume per bambini molto conosciuto in Giappone) riproponendo alcuni aspetti di tali opere e rimescolando gli elementi in gioco per creare una storia squisitamente originale.
Il film si apre su una vasta distesa marina illuminata dalla luna dove navigano alcune imbarcazioni. Lo scenario assume quasi subito una connotazione magica: negli abissi di quelle stesse acque, in un sottomarino incantato, un singolare individuo dalle vesti sgargianti armeggia con diverse ampolle, producendo barlumi e scintille di mille colori che attirano diversi abitanti delle profondità marine. Nel frattempo un paffuto essere dal volto umano e dal corpo simile ad una tunica rossa fa capolino dall’oblo’, seguito da altre minuscole pescioline: si tratta di Ponyo. Spinta da quell’irrefrenabile curiosità tipica dei bambini, Ponyo abbandona di soppiatto il sommergibile per avventurarsi da sola verso la luce del sole: un nuovo viaggio ha inizio.
Ancora una volta Miyazaki racconta una storia dal punto di vista di un bambino, rendendola così a tratti apparentemente ingenua, o confusa… O semplicemente magica. La piccola Ponyo, con i suoi entusiasmi e la sua energia, ricorda a tratti Mei, la bambina protagonista di Il mio vicino Totoro. Emblematica in questo senso è la scena in cui Ponyo saltella senza sosta per la casa di Sosuke, che ricalca le corse sconclusionate di Mei nelle stanze della sua nuova abitazione. Le due bambine sono accomunate dalla curiosità verso ciò che non conoscono e da improvvisi colpi di sonno in seguito a cui si addormentano nelle circostanze più insolite (Mei sulla pancia di Totoro, Ponyo a tavola e poi sulla barchetta di Sosuke).
Durante la vicenda Ponyo si trasforma più volte, assumendo aspetti diversi a seconda delle circostanze. Nel tratteggiare le sue fattezze, ora di pesce ora di persona, Miyazaki fa ricorso agli stessi principi che lo avevano guidato nella creazione di Sophie (Il castello errante di Howl). Come la ragazza, trasformata in vecchietta da una maledizione, anche Ponyo cambia sembianze in maniera fluida e a volte impercettibile: così le mani e i piedi della bambina assumono le forme stilizzate delle zampe di una gallina ogni volta che usa i suoi poteri magici.
E se Ponyo ricorda Mei in quanto “spirito dell’infanzia“, la storia stessa della pesciolina si riveste di una semplicità simile a quella di Il mio vicino Totoro. In entrambe è lo spettacolo della natura a lasciare senza fiato e piccoli gesti a rendere speciale un momento. Come Mei e Satsuki, supportate dal padre nel loro rapporto magico con le creature del bosco, e custodite dai Totoro di fronte allo sconforto per la malattia della madre, così Ponyo e Sosuke possono fare affidamento su Risa (madre di Sosuke), un adulto in grado di credere alla magia del loro incontro e capace di proteggerli dallo tsunami che si abbatte sulla scogliera e sul territorio circostante. Il ritratto di una Risa audace e determinata di fronte alla tempesta che potrebbe averle portato via il marito si sposa perfettamente con l’ottimismo e la forza d’animo che Miyazaki tiene tanto a far trasparire dalle sue pellicole. In una situazione di estremo pericolo la donna rimane calma, nulla in lei lascia intendere un senso di angoscia per le sorti del marito o della gente della Casa del Girasole (il ricovero per anziani dove lavora).
Ed è da tale forza che attingono i due bambini, in particolar modo Sosuke. Il piccolo, lasciato da solo a custodire la casa e a tenere accesi faro e radio, è chiamato dalle circostanze a ricoprire un ruolo adulto, proprio come capita a tutti i protagonisti delle opere di Miyazaki. La determinazione del bambino nel voler raggiungere Risa e lo sconforto che lo colpisce momentaneamente al ritrovamento dell’auto della madre abbandonata ricordano a tratti l’esperienza di Chihiro (La città incantata), improvvisamente sola in una realtà in cui è costretta a fare affidamento sulle sue sole forze. Eppure, nonostante tutti gli ostacoli e le vicissitudini, Sosuke percorre tutto il cammino a lui destinato e si dimostra capace di una promessa solenne nei confronti di Ponyo.
In Ponyo sulla scogliera non mancano scenari di squisita bellezza. Basti pensare al cimitero di navi in cui si imbatte Koichi, il padre di Sosuke. Un vero e proprio spettacolo per gli occhi, intriso di poesia e solennità al tempo stesso: quei puntini scintillanti e variopinti, stagliati su un orizzonte fatto d’oceano, evocano sensazioni simili (ma forse più piacevoli) al cimitero di aerei di Porco Rosso, la galassia di velivoli abbattuti che si staglia sullo sfondo azzurro del cielo in un’aura di mestizia. Mirabile è poi il tocco dato agli scenari post-tsunami, nei quali si possono osservare pesci e crostacei di varie dimensioni aggirarsi silenziosi su strade di montagna, meduse galleggiare nel “cielo”, e pennuti di epoche remote annidarsi sui rami più alti degli alberi (ora più simili ad arbusti di palude). La causa scatenante dello tsunami, ovvero il riversarsi di una sostanza vitale nelle acque dell’oceano, sembra aver riportato in vita creature risalenti al Devoniano, quando i continenti formavano ancora la Pangea. La presenza di tali esseri fa sì che le immagini si imprimano ancora più vividamente nella mente dello spettatore.
La storia della pesciolina Ponyo che vuole diventare umana è una di quelle storie che a Miyazaki piace tanto raccontare, in quanto difficile da realizzarsi, ma proprio per questo ancora più bella e memorabile per chi, come lui e i suoi personaggi, è disposto a crederci.
Dunque anche questa volta sembra proprio che Miyazaki abbia fatto centro: gli incassi, per quanto a volte non rispecchino la qualità di un film, nel suo caso non fanno altro che confermare il talento di questo grande regista. La sua è una storia semplice ma ben confezionata, che non ha bisogno del bombardamento pubblicitario a cui siamo abituati per farsi apprezzare anche dall’altro lato del mondo.
“Shinpai shinakute ii yo. Boku ga mamotte ageru kara ne!”
“Non devi preoccuparti, perché io ti proteggero’!”
Riferimenti:
Sito ufficiale: www.studioghibli.it
Ponyo su IMDB: italian.imdb.com/title/tt0876563
Ponyo su Wikipedia.it: it.wikipedia.org/wiki/Ponyo_sulla_scogliera