Il passo falso di Justice League e la leadership di Wonder Woman

Il passo falso di Justice League e la leadership di Wonder Woman

Il debutto al box office USA di Justice League e il ruolo di Wonder Woman in campo promozionale e cinematografico, oltre a tante news sull'animazione.

Justice League

L’uscita di Justice League nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, e specialmente negli USA, ha chiuso la lunga campagna promozionale operata dalla Warner per la pellicola, ma ha aperto un altro fronte: quello del box office.
Il film diretto da Zack Snyder e successivamente rifinito con alcune riprese aggiuntive da Joss Whedon ha esordito al box office americano con un deludente incasso di 96 milioni di dollari. Un risultato comunque buono ma certamente al di sotto delle aspettative iniziali della major, che fino a 24 ore prima dello sbarco nelle sale era convinta di un debutto tra i 110 e i 120 milioni di dollari. Cosa, allora, non ha funzionato?

Nelle scorse settimane, abbiamo lungamente esaminato la campagna promozionale della Warner nei confronti di Justice League, che ha centrato il proprio marketing sull’esaltazione della figura della Wonder Woman interpretata da Gal Gadot e allo stesso tempo ha limitato al massimo i riferimenti al Superman di Henry Cavill, cercando di gestire quest’ultimo in modo da esaltarne la resurrezione attraverso il passa parola di chi sarebbe andato a vedere il film, forse ignaro della presenza di Superman in un primo momento.
Con l’accentramento dell’amazzone DC Comics nel corso della campagna promozionale, la Warner ha cercato di ripetere una operazione riuscita con Wonder Woman, ovvero trascinare nei cinema una forte componente del pubblico femminile, ma non ha fatto i conti con lo sbarco nelle sale di Wonder, pellicola drammatica della Lionsgate interpretata da Julia Roberts.

Secondo i dati diffusi da PostTrak, infatti, per Justice League si sono recati nei cinema statunitensi, nella notte di giovedì, uomini di età superiore ai 25 anni (41%), uomini sotto i 25 anni (25%) ma soprattutto, donne oltre i 25 (21%) e donne sotto i 25 anni (14%), ovvero una fascia decisamente minoritaria rispetto ai dati registrati da Wonder Woman questa estate.
Wonder, grande sorpresa del weekend, ha attratto proprio quella fascia demografica e di genere su cui la Warner puntava per via della presenza di Gal Gadot, ma che alla fine ha optato per un film non solo ben accolto dalla critica, ma su cui la Lionsgate ha costruito una campagna promozionale anche attraverso le scuole, con una guida per insegnare l’inclusione verso chi è diverso che ha coinvolto oltre diecimila studenti e un numeroso corpo docente.
In questo modo, la Warner ha anche mancato la fascia del pubblico delle famiglie, che è stata intercettata invece dalla pellicola con la Roberts e il piccolo e talentuoso Jacob Tremblay.
Viceversa, proprio la mancata esposizione di Superman, che qui abbiamo giudicato rischiosa ma interessante, ha finito per risultare un’arma a doppio taglio. La major avrebbe potuto esaltarne la figura negli ultimi giorni di campagna promozionale, ma ha voluto continuare a tenerne in ombra la presenza, non conscia forse del pericolo in agguato.

Wonder, il film targato Lionsgate con Julia Roberts, ha intercettato alcune delle fasce di pubblico su cui puntava la Warner per Justice League.

Al di là di questi fattori, gli addetti ai lavori stanno discutendo da giorni di alcuni elementi giudicati importanti nel film diretto da Snyder. A dispetto del mancato obiettivo di attrarre il pubblico femminile con la presenza di Wonder Woman, proprio l’amazzone DC Comics si è comunque dimostrata, grazie all’interpretazione di Gal Gadot, il personaggio più convincente dell’intera operazione, confermando a prescindere il suo valore nella costruzione del DC Universe cinematografico.

Un interessante articolo di The Hollywood Reporter a firma di Josh Spiegel, ha infatti evidenziato come l’eroina di Themyscira ha ancora una volta rubato la scena, anche se alla fine la pellicola non si è trasformata in un Wonder Woman 1.5.

In alcuni punti Diana si sente come una specie di madre nei confronti degli altri eroi, cerca di costringerli a lavorare insieme anche quando si ribellano l’uno contro l’altro. Ci sono una manciata di riferimenti agli eventi di Wonder Woman, e in particolare alla relazione di Diana con Steve Trevor (Chris Pine), ma la lezione che Diana ha intenzione di imparare all’interno della Justice League è di oltrepassare quella storia d’amore di un secolo fa vista nel film precedente. E così fa, con la fine del film che suggerisce che potrebbe diventare il leader de facto del sestetto.
Tanto meglio, perché qualunque momento emozionante in Justice League avviene grazie della performance di Gal Gadot. L’introduzione a Wonder Woman in questo film è la più diretta e riconoscibile possibile: vediamo l’eroina affrontare una serie di cattivi in uno scenario in cui la posta in gioco è più bassa rispetto al conflitto che impegnerà la maggior parte del film con Wonder Woman che fa fallire un attacco terroristico a Londra. Sebbene Batman goda di un’introduzione simile – tentando di catturare un ladro comune prima di affrontare uno dei tirapiedi di Steppenwolf – il riflettore puntato su Wonder Woman è più forte e più adatto per un personaggio che il pubblico ha immediatamente iniziato a idolatrare.

Un risultato molto importante, se si considera la non perfetta accoglienza della critica ma anche il fatto che, rispetto ai film passati, Superman appaia come un personaggio capace di trasmettere (grazie al lavoro effettuato da Whedon) la stessa speranza dell’amazzone, anche se alla fine la stella della pellicola appare una soltanto:

Justice League, in parte a causa del suo notevole processo di post-produzione (pieno di riprese aggiuntive estese), non può affermare di essere quasi all’altezza del film Wonder Woman visto quest’estate. Realizza notevoli miglioramenti rispetto a Batman v Superman: Dawn of Justice, specialmente nel modo in cui impiega Diana Prince nel mezzo di una battaglia più ampia… Alla fine di Justice League, sembra che Diana stia diventando adatta quanto Superman nell’essere un simbolo di innata bontà, un vero modello per le persone di tutto il mondo. Anche se Justice League avrebbe beneficiato di evidenziare ancora di più questo aspetto, l’utilizzo di Wonder Woman suggerisce che qualcuno alla DC Films abbia realizzato esattamente chi è la sua più grande star.

Gal Gadot come Wonder Woman si è rivelata nuovamente un personaggio centrale e denso di carisma anche nel film della Justice League

DreamWorks e i cortometraggi

DreamWorks Animation Film Group ha ufficialmente annunciato, nei giorni scorsi, la formazione di DreamWorks Shorts, con Bird Karma, diretto da William Salazar, come primo cortometraggio animato ad emergere da questo speciale programma della società di animazione.
Bird Karma nasce da un’idea originale che Salazar ha ideato anni fa e farà il suo debutto cinematografico con l’uscita in Giappone del film Baby Boss, prevista in Giappone questa primavera, per poi successivamente essere programmato in festival selezionati negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

L’obiettivo dello studio è quello di far progredire la narrazione e le abilità creative degli artisti, sviluppare nuove tecnologie, creare collaborazioni uniche, esplorare nuove storie e personaggi per lo sviluppo di varie funzionalità e identificare i talenti emergenti all’interno dell’azienda.

Il progetto è iniziato con una sessione aperta ai dipendenti di tutto lo studio. Il presidente della DreamWorks Animation Film Group Chris DeFaria e il suo team creativo hanno ascoltato più di 25 idee per la realizzazione di cortometraggi originali, con l’intenzione di produrre due o tre progetti nei prossimi tre anni. A seguito dell’evento, otto film sono stati sviluppati, con tre programmati per l’uscita nelle sale nei prossimi 18 mesi: Bird Karma diretto da William Salazar; Marooned diretto da Andy Erekson; e un cortometraggio attualmente senza titolo diretto da Pierre Perifel, Liron Topaz e JP Sans.

Il processo di lancio è stato incredibile – ha dichiarato deFaria – DreamWorks è davvero un’enclave per artisti e siamo stati tutti spiazzati dall’immenso talento dello studio. C’erano storie personali, sketch comici, fantastici concept art e semplici test a matita – alcuni erano in 2D, la maggior parte erano in 3D – e persino in stop-motion; ma presi insieme la collezione ha dimostrato un livello di inventiva, senso della storia e innovazione che ha sorpreso e deliziato tutti noi. I criteri per la selezione erano principalmente l’arte e l’intrattenimento, ma eravamo anche alla ricerca di idee che potessero sfidare la nostra tecnologia e esplorare metodi innovativi di narrazione.

Un aspetto unico del programma lanciato dalla società è che questo attinge da tutti i livelli dello studio di animazione per includere partecipanti che vanno dal semplice assistente di produzione ai designer, animatori e altro, con ogni squadra che lavora in più discipline in un processo che è molto diverso dal lavoro svolto da questi individui nei loro progetti cinematografici.

Per molti aspetti questo formato e questa lunghezza sono liberatori e vediamo i nostri team correre rischi più personali con il loro story telling e il loro design – ha aggiunto DeFaria- La nostra prima priorità sono i nostri sei progetti cinematografici attualmente in produzione, quindi il tempo concesso per questi progetti di cortometraggi può a volte essere limitato. Ma il ritmo con cui stanno progredendo questi film è una testimonianza di quanto questi filmmaker siano appassionati nei confronti di questo programma. È un’opportunità perfetta per mettere il controllo creativo totale nelle mani degli artisti.

Il piano prevede che DreamWorks Animation diffonda due di questi cortometraggi all’anno, utilizzando i lungometraggi come trampolino di lancio.

Klaus

Netflix ha acquisito, nei giorni scorsi, i diritti globali esclusivi per il film animato Klaus, che segna il debutto alla regia di Sergio Pablos, che ha scritto la storia ed è il co-creatore di Cattivissimo me. Il cast vocale vede la presenza degli attori Jason Schwartzman, Rashida Jones, J.K. Simmons e Joan Cusack. Il film è in produzione a Madrid e Netflix prevede di distribuirlo per Natale 2019.

La pellicola animata racconterà la storia di un postino disperato che involontariamente porta alla genesi di Babbo Natale. Scritto da Pablos, Zach Lewis e Jim Mahoney, la sceneggiatura è basata su una storia originale di Pablos.
I produttori del progetto sono Tanguy Olivier, Gustavo Ferrada e Marisa Roman, e i co-produttori sono SPA Studios, lo studio di animazione di Pablos e Atresmedia Cine. Jinko Gotoh è invece coinvolto nel ruolo di produttore esecutivo.

Cinebrevi

L’attrice Wendi McLendon-Covey (The Goldebergs) è il primo nome a fare parte del cast vocale di Playmobil, il film di animazione basato sui famosi giocattoli che sarà diretto da Lino DiSalvo e che uscirà nelle sale il 19 aprile 2019.

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