Batman v Superman: il senso del divino

Batman v Superman: il senso del divino

"Batman v Superman" di Zack Snyder getta le basi per il DCEU offre momenti memorabili e spunti di critica, dividendo nettamente l’opinione del pubblico.

 

 

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Batman v Superman è un film corale ricco di idee e frastornante nell’esecuzione, così sovrabbondante da sommergere lo spettatore tra bellezze e confusioni. Il cinecomic di Zack Snyder, dopo il suo lavoro fatto con Man of Steel, ha il titanico compito di mettere in scena il combattimento tra le due icone della DC, presentando anche il terzo polo della trinità: Wonder Woman.

Il regista si carica sulle spalle un pesante fardello, quello di lanciare il DC Extended Universe, e lo fa ripartendo da toni, colori, fotografia e atmosfere cupe che in parte rimandano alla trilogia batmaniana di Christopher Nolan e in parte alle difficoltà di una situazione internazionale ricca di tensioni politiche e sociali. All’interno di questo contesto la tensione claustrofobica del Crociato di Gotham travolge l’Illuminato di Metropolis, superuomo pieno di dubbi mortali.

Su, su e via

Il punto centrale della prima parte della pellicola è il ruolo dei supereroi all’interno della struttura geopolitica del nostro mondo. Di fatto, il team guidato da Snyder porta al cinema una serie di riflessioni presenti nei fumetti DC Comics sin dal 2006, sia nella serie settimanale 52 sia nel Superman di Kurt Busiek.

Se in 52 gli autori (Grant Morrison, Greg Rucka, Mark Waid, Geoff Johns) iniziarono a porsi il problema dell’interazione dei supereroi con la politica sovranazionale1, Busiek, in particolare con Angelo, si poneva la questione della “divinità” e della “missione messianica”2 che la gente comune (ma non solo) pone sulle spalle di Superman.

A questi elementi Snyder aggiunge nella pellicola anche il rapporto delicato con la democrazia che un eroe senza giurisdizione solleva immediatamente, mettendo così in discussione uno dei motti identificativi del personaggio, “fare la cosa giusta“, costruendo un’atmosfera di diffidenza e contrasto intorno all’eroe kryptoniano.
In quest’ottica, a giocare un ruolo fondamentale nella caratterizzazione del personaggio è il Superman di Mark Waid, in particolare quello di Kingdom Come: l’eroe interpretato con garbo e presenza da Henry Cavill giganteggia per bellezza e per candore, rimanendo sempre superiore a tutti, ma comprensivo e paterno, in difficoltà a vivere in un mondo dove “gli uomini non sono buoni“.

L’altro polo è Batman, interpretato con carisma da Ben Affleck: più vecchio, più tozzo, più squadrato rispetto al Cavaliere Oscuro interpretato da Christian Bale, di fatto spazza completamente la caratterizzazione e l’iconografia costruite da Nolan, lasciando un personaggio che, guidato essenzialmente dalla rabbia, trasforma il suo senso di giustizia in una sete di vendetta nei confronti di Superman.
Il Batman di Zack Snyder, alla fin fine, supera per violenza e ossessione persino l’esplicito punto di riferimento fumettistico, Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, più volte citato in molte delle scene più efficaci, per abbracciare una caratterizzazione più vicina a quella di Thomas Wayne, il Batman della prima serie a fumetti ambientata su Terra 2.

A lui è anche dedicata la parte onirica e orrorifica, scene forti e d’impatto, in cui Snyder è libero dalle esigenze di continuity e può realizzare momenti pieni di tensione, mentre nelle scene d’azione viene proposto allo spettatore uno stile di combattimento più tattico rispetto a ciò che si è visto in passato. Alcune trovate sembrano riprese, più o meno intenzionalmente, dai recenti videogiochi della serie iniziata con Arkham Asylum. In compenso fa riflettere una certa facilità di manipolazione di Batman, quasi incapace di agire autonomamente e a volte quasi impulsivo, spinto dalle circostanze e dal desiderio di vendetta. In alcune scene, poi, il personaggio risulta quasi irriconoscibile per il lettore abituale delle sue storie cartacee.

Il discorso vale sostanzialmente anche per il suo alter ego, Bruce Wayne, uomo pieno di rancore nei confronti di Superman: in particolare è proprio l’incontro tra Wayne e Clark Kent a enfatizzare questa diffidenza. D’altro canto Kent, cresciuto per utilizzare i propri poteri al servizio degli altri, cerca di difendere questo punto di vista anche nella sua attività di giornalista alla ricerca della verità a ogni costo, scontrandosi con la diffidenza nei confronti del diverso e l’idea che qualcuno con un potere così immenso non può essere altrettanto trasparente come appare.

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Ping. Ping. Ping.

A riempire la scena di perfezione è sicuramente Wonder Woman, resa divina da Gal Gadot, capace con un pugno di scene di lasciare il segno nello spettatore, ubriacandolo di bellezza e di carisma. Qualsiasi dubbio sulla scelta dell’attrice viene spazzato via dalla sua imponente presenza scenica. Wonder Woman appare come una “guerriera forgiata da mille battaglie” e lascia trasparire una saggezza più profonda rispetto alle sue controparti maschili. Lucida, seria, responsabile: l’Amazzone è un colpo di fulmine continuo per tutta la pellicola, sottolineato da un tema musicale stupendo e quasi bizzarro, una scarica di chitarra elettrica e di forza davvero riuscita.

Riguardo a Lex Luthor, per quanto Jesse Eisenberg faccia un ottimo lavoro, il suo personaggio risulta troppo caricaturale e poco genuino, e le sue azioni non seguono un filo davvero logico. Sorge il dubbio che questo Lex sia stato un assaggio di quello che gli sviluppi della pellicola suggeriscono per il futuro.

Il resto del cast, da Alfred a Lois, fino al direttore del Daily Planet, dona profondità alla pellicola e più forza ai protagonisti e, per quanto numeroso, non affolla mai lo schermo. Tutti i personaggi secondari vengono presentati in modo semplice ma efficace, con brevi accenti che ne riescono comunque a definire in modo rilevante il carattere.

Come già accennato per Wonder Woman, la colonna sonora offre spunti interessanti, costruendo quattro temi principali intorno ai protagonisti e cogliendo con poche note l’essenza di ognuno. Vengono riprese per Superman gran parte delle musiche di Man of Steel, scelta di continuità che a volte però sfocia nel ridondante.

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Dal punto di vista tecnico, se da una parte la regia offre scene e inquadrature che, prese singolarmente, risultano di forte impatto, dall’altra presenta alcuni problemi decisamente inaspettati per una pellicola dal budget non indifferente. Montaggio ed effetti speciali suggeriscono in modo particolare un lavoro piuttosto superficiale e poco curato.

Batman v Superman è un film complesso e pretenzioso, capace di alzare spesso l’asticella della qualità ma non sempre all’altezza delle proprie ambizioni: certi punti focali della storia hanno basi fragili, e l’impressione generale è di una certa confusione.

Si tratta, in ogni caso, di un deciso passo avanti rispetto a Man of Steel. Le fondamenta della Justice League sono state posate e c’è grande curiosità per il prosieguo. A quel punto anche questo primo tassello potrebbe acquisire più spessore di quanto già non ne abbia.

Abbiamo parlato di:
Batman v Superman: Dawn of Justice
Regia di Zack Snyder
Con Henry Cavill, Ben Affleck, Gal Gadot, Jesse Eisenberg
Warner Bros., 23 marzo 2016
Durata: 151 minuti


  1. In parte tale quesito era già stato affrontato da J. M. De Matteis e Keith Giffen nei primi anni Novanta su Justice League e Justice League International 

  2. D’altra parte il nome kryptoniano della famiglia di Superman, El, è uno dei nomi con cui viene identificato dio nella bibbia ebraica 

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