Gianmarco Zanré. Zoran Herceg. Due giovani autori in attesa di farsi conoscere. Tanto per iniziare, potete presentarvi? Qual è stato il vostro percorso,quali le vostre esperienze nel campo del fumetto, quali i vostri “maestri”ispiratori?
Gianmarco: Innanzitutto ringraziamo tutta la redazione dello Spazio Bianco per quest’intervista (Prego! :) – ndr), che ci permette di dare maggiore visibilità al nostro lavoro e che, in generale, si preoccupa di quelli che potrebbero essere i volti del fumetto italiano di domani. Per quanto riguarda me trovo difficile sintetizzare ogni cosa legata alla scrittura in poche righe, anche perché, dopo tutti questi anni, non mi sembra di avere fatto o volere altro, nonostante difficoltà e ostacoli siano all’ordine del giorno. Biograficamente parlando fin dai tempi del liceo mi sono dedicato a prosa e poesia, e nonostantefossi un divoratore di fumetti fin da bambino non ho manifestato interesse”professionale” verso la sceneggiatura fino al 2001, quando, di colpo, dopo la pubblicazione di un libro di racconti nel febbraio 2000, andai incontro a una sorta di “blocco”, e decisi di compiere questo passo in avanti verso il fumetto, quasi considerandolo un esperimento. Ultimato il corso di sceneggiaturasempre nel 2001 ho navigato tra sogni di gloria, piccoli concorsi e autoproduzioni fino all’incontro con Diego Gabriele, fondatore di Medicina Nucleare, con cui ho lavorato con piacere fino alla chiusura della stessa editrice, nell’aprile 2003, mettendo le mani in molti progetti che, purtroppo, causa la stessa chiusura, non hanno potuto vedere la luce. Dal giugno dello scorso anno collaboro con Marco Feo e lo Sciacallo Elettronico, percui ho scritto un episodio della nuova serie di Ninos Ferrato, di prossima pubblicazione, e quattro delle cinque brevi storie che compariranno nel numero zero di marzo. Parallelamente continua il lavoro con il S.C.I.E.N.C.E. Studio, qui a Milano, fondato, insieme a me e a Zoran, da Nardo Conforti, recentemente colorista di Giorgio Cavazzano per il suo Uomo Ragno, Robert Beat, un artista di matrice underground originario della Nuova Zelanda, e Massimiliano Aurelio, un altro vecchio compagno di Medicina nonché grafico pubblicitario. Potrei infine dire che ogni fumetto che ho letto, come i libri, la musica e il cinema sono stati importanti per la mia formazione, ma credo che, prima ancora degli “idoli” Alan Moore e Giancarlo Berardi, sia doveroso citare Gino Udina, il mio primo insegnante di sceneggiatura. Senza di lui non avrei imparato due cose che ritengo fondamentali per chiunque lavori in campo artistico: l’autocritica e la voglia di andare avanti, sempre.
Zoran: La mia passione per il disegno nasce osservando da piccolo mio padre, progettista edile, che passava le nottate al tecnigrafo. Pian piano, l’odore dell’inchiostro di china mi è entrato nel sangue, spingendomi prima a smanettare con i suoi rapidograph, poi a intraprendere anche una carriera scolastica orientata in questo senso. L’istituto d’arte lo frequento in Svizzera, dove mi sposto con la madre e la sorella durante la guerra in Bosnia, e in seguito mi iscrivo all’Accademia di belle arti di Brera, che tuttora frequento. Oltre a pubblicare fumetti in diverse fanzine in Svizzera e in Italia, ho collaborato con una rivista per l’infanzia in Bosnia, faccio il vignettista per una rivista di cultura giovanile in Croazia, e ho lavorato allo storyboard di un lungometraggio che è attualmente in fase di post-produzione, lavoro che mi ha insegnato a trarre ispirazione dal linguaggio cinematografico anche nell’ambito del fumetto. Le mie influenze spaziano tra le più diverse tradizioni fumettistiche. In primo luogo, guardo la gloriosa scuola argentina, da Breccia ad Altuna, da Mandrafina a Seijas. Tra i nordamericani, ho una vera passione per il tratto di Alex Toth, e apprezzo anche tutte le esperienze dell’underground, in primo luogo Crumb, Bagge e Fingerman. In Europa, i miei punti di riferimento sono sicuramente Jean Giraud, Danijel Zezelj, Giampiero Casertano e Piero Dall’Agnol, senza dimenticare due geni come Andrea Pazienza e Hugo Pratt.
Come nasce la vostra collaborazione? Come si sviluppa il lavoro tra di voi?
Gianmarco: Io e Zoran ci siamo conosciuti poco dopo l’inizio della mia collaborazione con lo Sciacallo: per il soggetto che avevo approntato Marco scelse proprio Zoran, in quel momento a Sarajevo, come disegnatore. Siamo rimasti in contatto quasi tutta la scorsa estate grazie a internet e al telefono, iniziando a sviluppare il soggetto e a lavorare sui personaggi e alle prime tavole. Il ritorno di Zoran qui a Milano ha certamente semplificato le cose, in quanto ci permette di riunirci due/tre volte la settimana e di portare avanti il lavoro senza dissanguarci per le bollette del telefono… Per quanto riguarda il nostro consueto modus operandi ci orientiamo più o meno così: dopo aver scritto la sceneggiatura la invio a Zoran via mail, in modo che possa dare una lettura iniziale e maturare le conseguenti critiche, dopodiché ci troviamo allo studio e, dopo discussioni più o meno accese, inizia la sua parte. Per quanto riguarda la “consegna” delle tavole più o meno funziona allo stesso modo: Zoran le invia a me via mail in modo che io possa maturare critiche sufficienti a vendicarmi di quelle ricevute, per poi, in studio, finire di risolvere le questioni “dal vivo”… ;)
Zoran: Io avevo già sottoposto delle tavole di prova per Ninos a Marco all’epoca dei primi due numeri della “vecchia” serie. Il lavoro era piaciuto, ma visto che era già in atto la riorganizzazione del progetto, ho dovuto aspettare un po’ prima di venire definitivamente convocato a disegnare l’episodio scritto da Gianmarco. Sia Gianmarco che io teniamo molto a questo lavoro e le discussioni non sono mai dovute a due visioni opposte del progetto, ma sono sempre orientate verso la ricerca delle soluzioni migliori. In questo senso si muove anche il lavoro di editing di Marco, che ci lascia molta libertà ma cerca anche di valorizzare l’opera e di farci crescere come autori attraverso critiche sempre costruttive. Sto imparando molto lavorando con lui.
Il personaggio del vampiro, un fascino che non accenna ad invecchiare! Dovesta per voi il segreto della longevità di questa icona dell’immaginario?
Gianmarco: Mi sembrerebbe strano che fosse il contrario, del resto, fra tutti i “mostri” di letteratura e cinema, il vampiro è uno dei più “fortunati”: tendenzialmente è bello, affascinante, carismatico, letale, di buon gusto e con un grande passato alle spalle. E i “cattivi” di questo stampo hanno sempre avuto un discreto successo. Non ho ancora trovato nessuno che facesse il tifo per Jonathan Harker invece che per Dracula, anche se il discorso è certo diverso per il nostro Ninos.
Zoran: La figura del vampiro fa leva sia su antiche paure che su antichi desideri dell’umanità (come quello dell’immortalità), il vampiro attrae e respinge allo stesso tempo e il suo fascino, secondo me, sta tutto in quest’ambiguità.
Cosa vi proponete di aggiungere, o di mostrare con uno sguardo diverso, sul tema del vampiro con Ninos Ferrato?
Gianmarco: L’obiettivo che io e Zoran ci siamo posti sia per la storia della collana regolare sia per i “corti” del numero zero è quello di scavare all’interno del personaggio cercando di capire qualcosa in più delle sue paure e delle sue scelte: del resto, quando tutti, nel mondo, darebbero anche l’anima per essere un vampiro, e assaporare ogni briciolo del potere che questa condizione dà, perché Ninos sceglie la “rivolta” contro quello che è, o che è destinato a essere? Abbiamo cercato, attraverso una maturazione sentimentale e “sociale” del personaggio, aiutati anche da un pizzico di concetti presi in prestito dal metafumetto, di dare una spiegazione a queste domande.
Zoran: Per entrare nello spirito di questo personaggio, io mi sono ispirato al romanzo “Io sono leggenda” di Richard Matheson, in cui il protagonista, unico essere umano “normale” in una città dove tutti gli altri sono diventati vampiri, si rende conto che i concetti di “normalità” e di “deviazione” sono in realtà del tutto astratti. Quindi, Ninos, più che un vampiro, a me sembra semplicemente un ragazzo che si sente emarginato per la sua condizione. La sua diversità fa paura solo a lui stesso, perché gli altri ignorano la sua natura. È un personaggio che ha fatto una scelta, quella di ribellarsi contro il suo destino, e ne paga le conseguenze.
Dopo i volumi autoconclusivi, nasce l’idea per questa serie. Innanzitutto: è già prevista una fine? Di quanti volumi è composto il progetto?
Gianmarco: Non è ancora stato stabilito il numero dei volumi, è certo, pero’, che prima o poi arriverà una conclusione che permetterà a Ninos di comprendere aspetti che ancora non conosce del segreto della sua stessa esistenza. Anche se questo segreto è tutt’ora custodito gelosamente da Marco Feo.
Da quanto detto in precedenza, il personaggio di Ninos è stato completamenterivisto: quali sono le novità, e come sono maturate?
Gianmarco: Come accennato parlando del nostro approccio a Ninos, una delle modifiche sostanziali a questa serie rispetto ai precedenti albi autoconclusivi è l’inserimento di nuovi e più approfonditi elementi nella vita di Ninos, che permettano a noi e a tutti gli altri autori, così come ai futuri lettori, di immergersi a fondo nel cuore di quello che, prima di essere un vampiro, o il personaggio di una serie, è figlio di timori, dubbi e sogni che tutti noi che vi stiamo lavorando sentiamo a nostra volta. Forse, in un qualchemodo, gli approfondimenti, i nuovi comprimari, i temi affrontati simboleggianoanche una sorta di crescita del personaggio e della testata, così come noicresciamo e cambiamo ogni giorno, in questo caso al suo fianco.
Zoran: Il lavoro di approfondimento che abbiamo fatto sui personaggi e sulle ambientazioni ha dato, secondo me, un “sapore” del tutto diverso alle storie. Seguendo le indicazioni di Marco per i “model sheet” degli ambienti, alla fine mi sono accorto che Ninos non si muove in una città cupa bensì in una specie di Parigi degradata e surreale (come, per esempio, nel bellissimo film di Polanski, “L’inquilino del terzo piano”) dove è la luce, che mostra tutte le contraddizioni della vita, a far paura, e non il buio. Tanto più se sei un vampiro a cui la luce dà fastidio. Anche l’umanità, contrapposta alla “diversità” di Ninos è diventata molto più variegata, e comprende ora una nutrita galleria di personaggi, alcuni surreali, meschini o a loro volta emarginati, altri umani nel senso buono del termine. Abbiamo cercato di evitare ogni tipo di generalizzazione, spesso molto presente in opere che trattano il tema dell’emarginazione, dove l’umanità è rappresentata come un unico mucchio omogeneo e insensibile.
Questo numero zero come introdurrà il lettore nel mondo di Ninos Ferrato?
Gianmarco: Diciamo che questo numero zero avrà il ruolo di “guida” per i “non vampiri”: attraverso schede di personaggi, illustrazioni, storie, verrà mostrato quanto più possibile del mondo di Ninos Ferrato, dagli strani abitanti del suo palazzo ai suoi “avversari”, ancora inesperti come lui o antichi che siano. Oltre a Zoran, che ha realizzato gran parte delle illustrazioni e gli studi completi del palazzo dove Ninos vive, hanno partecipato al progetto numerosi altri disegnatori, oltre, ovviamente, a Marco Feo. Le quattro storie che ho scritto per questo nuovo punto di partenza cercano di abbracciare i temi principali che verranno poi approfonditi nel corso della serie, e, al contempo, di offrire una sorta di “carrellata” di caratteri e approcci di ognuno dei protagonisti. Vorrei citare e ringraziare i disegnatori che hanno collaborato con me alla stesura di questi quattro “corti”: Laura Spianelli, Antonello Catalano, Marco Sciame e Danilo Loizedda.
Come si svilupperà la storia nel proseguo della serie?
Gianmarco: Per quanto ci riguarda abbiamo puntato la nostra attenzione sul lato emotivo di Ninos, cercando di scavare nel suo cuore per capire cosa lo porta ad allontanarsi sia dal mondo degli uomini, sia da quello dei vampiri. Trovo infatti che dietro la semplicistica visione dell’emarginato ci siano sempre innumerevoli aspetti che riguardano anche noi “normali”, e il nostro rapporto con il quotidiano. Un esperimento che sto cercando di portare avanti in questo senso è proprio legato al succitato metafumetto, in modo che i lettori possano, alla lettura della nostra storia, entrare in contatto quasi “fisico” con Ninos.
Zoran: La nostra storia, più che parte di una continuity serrata, è una sorta di approfondimento del mondo che stiamo descrivendo e del personaggio principale. Io ho cercato di dargli una dimensione “in più”, curando molto la recitazione di Ninos, in modo da avvicinare il lettore a questa figura tormentata ma forte, coerente con le scelte che ha fatto.
Temete che il circuito delle fumetterie soffochi questa nuova proposta,porti ad una scarsa visibilità ed una difficile reperibilità?
Gianmarco: Fumetterie o edicole, il mondo del fumetto in Italia non è certo un paradiso, ma siamo convinti che, mettendo idee e sforzi a servizio di un progetto, e portandolo avanti sempre al meglio delle nostre capacità,questo possa permettere innanzitutto a noi di crescere come autori, e, alla lunga, al fumetto di “uscire dall’ombra”… E poi, i vampiri non sono specialisti,in questo?
Zoran: La tendenza nel mondo del fumetto è quella di rimuginare sulle opportunità che NON ci sono, invece di giocare al meglio le carte che si HANNO a disposizione. Il mio obiettivo è di dare il massimo ai lettori, indipendentemente dal loro numero. Ognuno di loro sborserà INDIVIDUALMENTE il prezzo di copertina e mi sembra corretto dargli in cambio la massima qualità possibile, senza usare la scarsa visibilità come “alibi”. Da parte nostra c’é il piacere di raccontare, così come speriamo che i lettori abbiano il piacere di leggere la nostra proposta. Il successo è solo una conseguenza di tutto questo, e non lo scopo.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Gianmarco: Direi che la priorità resta il nostro studio: stiamo lavorando duramente su alcuni progetti che entro l’estate saranno esaminati in Francia, e contemporaneamente seguiamo con attenzione il mercato dell’ex-Yugoslavia, certamente una realtà nuova con cui il fumetto europeo sta cominciando a confrontarsi. Questo pero’ senza dimenticarci dell’Italia, che, al di làdelle difficoltà evidenti di “esposizione”, resta un paese pieno di potenzialitàe di talenti, percui speriamo che, il prima possibile, possano nascere nuovecorrenti in grado di far respirare il mercato, in cui, senza dubbio, citufferemo quasi senza guardare…
Zoran: Rialacciandomi alla risposta precedente, il mio proposito, sempre nell’ambito del lavoro con lo studio, è quello di essere presente il più possibile sul mercato italiano. Ultimamente assistiamo a una specie di “fuga di cervelli” verso la Francia, fatto da un lato comprensibile visti i mezzi apparentemente scarsi del fumetto italiano, ma alla lunga sicuramente dannoso, perché la nascita di nuovi talenti in una realtà dove il mercato di riferimento è quello estero diventa un fatto più “sporadico”. Sono sicuro che il mercato italiano offre ancora grandi potenzialità e che il pubblico ci sia ancora. Un pubblico pronto a premiare, pero’, soltanto le proposte più innovative e di qualità. La vitalità del fumetto italiano è dimostrata, oltre che da alcune piccole realtà editoriali, sia dal grande successo di Ratman che della qualità davvero molto buona di una proposta tutta italiana e nuova come John Doe. Senza dimenticare i successi delle nuove proposte Disney che vedono coinvolti molti giovani talenti italiani. Infine, un grande lavoro di divulgazione lo stanno facendo anche alcuni siti internet, fatti con passione e competenza, tra cui anche Lo Spazio Bianco, che seguo sempre con piacere.
Ringraziamo i due autori per l’intervista (e per le belle parole!) e diamo loro appuntamento sulle pagine di Ninos Ferrato!