Come nasce questo progetto, e perché Lucio Fulci?
Il progetto è nato dalla mente di Massimo Perissinotto il quale un giorno mi contatto' via e-mail dicendomi che aveva intenzione di fare un tributo a fumetti dedicato ad un regista horror, appunto Fulci. Di lì a poco gli ho chiesto se era interessato ad avere anche il contributo di alcuni miei amici come Jim Mafhood, Giorgio Santucci ed altri. Massimo non si limito' a rispondermi di si, ma mi propose di diventare uno dei curatori del progetto, cosa che poi ho fatto.
Perché Fulci? Sarebbe stato troppo facile partire con nomi più alla moda tipo Tim Burton, anche se poi ho scoperto che Fulci è molto amato anche all'estero. Massimo ha avuto la fortuna di conoscerlo, credo ci fossero in ballo anche dei progetti da fare assieme, qualcosa a fumetti. C'era insomma l'intenzione di coinvolgere persone esterne al mondo del fumetto, che è un po' quello che abbiamo cercato di fare anche noi con questo tributo. Se la cosa andrà bene come speriamo, il libro su Fulci potrebbe essere il primo di una collana sul rapporto tra cinema e fumetto.
In che modo avete coordinato ed organizzato il lavoro degli oltre sessanta autori coinvolti, sparsi un po' in tutto il mondo?
Non sottovalutate mai la potenza delle e-mail! Con la posta elettronica si arriva dappertutto, è facile contattare chiunque. Tra l'altro è un mezzo molto discreto, molto più di quanto possa esserlo il telefono. Mafhood ad esempio ha accettato pur non conoscendo Fulci! è stato semplice, magari la mattina inviavo una decina di e-mail con le varie richieste, poi al pomeriggio mi mettevo a scrivere e disegnare le mie cose.
Sfogliando il volume risalta innanzitutto l'eterogeneità degli autori, le differenze stilistiche tra l'uno e l'altro, ma a mio avviso tutti sono accomunati da un omaggio realmente sentito e partecipato all'opera di Fulci. Qual è lo spirito che hai riscontrato in chi ha collaborato all'iniziativa?
Più che altro ho sentito in loro l'impegno e la voglia di esplorare, perché molti non conoscevano neanche il regista. Magari avevano visto i suoi film con Franco e Ciccio ignorando che fossero realizzati da un maestro dell'horror, e allora alcuni hanno colto l'occasione per riscoprirlo andando a comprare e noleggiare i suoi film in dvd. Ecco, ho sentito proprio la voglia di fare. In queste occasioni non mi interessa tanto chiamare il grandissimo nome, quanto coinvolgere persone motivate, di talento, che magari non hanno neanche grande visibilità, tant'é vero che nel volume abbiamo anche alcuni esordienti.
Il vostro libro sottolinea la vicinanza tra due media “così lontani e così vicini” come cinema e fumetto. Esiste a mio avviso una possibile identificazione tra la parabola del fumetto popolare degli ultimi anni e quella del cinema di genere in Italia. Sono entrambi due mondi che più che la gratificazione della critica ufficiale, cercano una comunicazione diretta con il pubblico. Al tempo stesso il fatto che il nostro cinema di genere sia pressoché estinto, e che il fumetto popolare viva un momento di stasi creativa e di crisi commerciale, crea una sorta di sovrapposizione tra queste due realtà.
Io parto sempre dal presupposto che mi piace lavorare a cose di cui potrei essere un acquirente, cose che mi piacciono e che amo. Mi piace svegliarmi la mattina contento di lavorare a cose che ritengo divertenti. Progetti come il nostro non possono che essere fatti con grande passione, visto che i contributi degli autori non sono pagati. Il cinema italiano, che rispetto a noi ha l'handicap di costare cento volte tanto, si muove su terreni molto più rischiosi, ma credo che anche lì molte autoproduzioni funzionino così, con la passione a muovere il tutto. Io vedo che le cose fatte con passione alla fine sono le migliori, mentre quelle decise a tavolino risultano fredde, asettiche, calcolate. Come le fiction televisive, così patinate, non hanno cuore, mentre nel nostro libro ce n'é eccome. Cinema e fumetto si guardano, si adocchiano da sempre, ed hanno da sempre problemi molto simili, in particolare il raggiungere il pubblico. Non è tanto il problema di fare un fumetto o un film, il problema reale è la distribuzione. Se i distributori ci venissero un po' incontro… ma credo che in fondo lo stiano facendo, adesso non voglio parlar male di nessuno, sia chiaro, ma io sono dell'idea che dovremmo cercare di “guadagnare un po' meno per guadagnare tutti” e con continuità. Potrebbe essere un'idea per uscire fuori da questa crisi del mercato fumettistico, di cui comunque sento parlare da quando avevo sei anni, ora ne ho ventisette, fate voi i conti!
Prima accennavi al fatto che questo su Fulci potrebbe essere il primo volume di una collana.
Si, e non soltanto sul cinema horror. Potrei farti alcuni nomi ma da prendere assolutamente con le pinze, sono cose ancora tutte da valutare. Io ho proposto Umberto Lenzi, sarebbe divertente fare un omaggio a fumetti ai suoi “poliziotteschi”, ai film con Tomas Milian nei panni del Monnezza. Oppure Dario Argento, che avevamo contattato per questo volume ma che non ha potuto per suoi impegni di lavoro. Mi piacerebbe insomma realizzare qualcosa su un regista vivente, in modo che possa collaborare attivamente. Sarebbe bello far uscire un libro ogni anno.
Fresco di stampa e alla sua prima uscita ufficiale al Napoli Comicon 2006, ma anche nelle settimane precedenti quando sono apparse su internet le prime tavole in anteprima, il libro ha suscitato parecchio interesse e curiosità.
Si, abbiamo provato a far incuriosire pian piano il pubblico, postando sul forum di ComicUs alcuni disegni. La cosa divertente è che io ho imparato a postare nei forum proprio in questa occasione, facendo dei casini pazzeschi! I visitatori hanno mostrato un fortissimo interesse, i nostri post sono stati letti da oltre 600 visitatori! Il riscontro in rete è stato quindi molto forte, ed anche gli ordini sono stati parecchi. Per ora il trend sembra positivo, speriamo che prosegua così.
(a Napoli il tributo a Fulci ha venduto oltre 150 copie! n.d.r.)
Raccontaci di come è maturata la tua collaborazione al volume su Fulci.
Sono stato coinvolto nel progetto da Massimo Perissinotto, uno dei curatori. Ci conosciamo da tempo, siamo vicini di casa e frequentiamo la stessa fumetteria. Io non conoscevo Fulci, ma grazie a questa iniziativa ho avuto l'opportunità di avvicinarmi alle sue opere e devo dire che è stata una piacevole scoperta. Massimo, che è un esperto, ha scritto una sceneggiatura su misura per me, tenendo ben conto delle caratteristiche del mio disegno. A me ad esempio piace molto il dettaglio, e qui mi sono parecchio divertito a disegnare le armature dei conquistadores spagnoli. Insomma, all'inizio mi sono buttano nell'impresa senza immaginare cosa ne sarebbe venuto fuori, e devo dire che sono davvero sorpreso. Non pensavo che ne sarebbe risultato un libro di questo genere, e sono contento d'esserci finito dentro.
Il risultato d'insieme dà l'impressione che gli autori presenti nel libro, anche quelli come te che non conoscevano precedentemente Fulci, abbiano trovato affinità tematica e di spirito con il suo cinema.
Vero! Secondo me è una proposta interessante perché chi conosce il regista ed il suo lavoro lo compra proprio per questo motivo, chi invece ama il fumetto ha l'opportunità di conoscere qualcosa di nuovo. Riguardo alla compattezza del lavoro degli autori che hanno partecipato, credo sia dovuta al fatto che chi fa fumetti è solitamente anche un divoratore di cinema, ed in particolare l'horror è un genere molto indicato per lo studio delle inquadrature. Cinema e fumetto sono due mezzi d'espressione che hanno molto in comune, sono nati più o meno nello stesso periodo e si influenzano a vicenda. Negli ultimi anni poi c'é un grande ritorno dei film tratti dai fumetti, come vediamo con le produzioni americane ispirate agli eroi Marvel, ma anche noi in casa nostra abbiamo qualcosa da dire in questo senso. Il libro su Fulci ne è la prova.
Parlaci un po' di te e del tuo lavoro.
Ho frequentato un corso triennale alla Scuola del Fumetto di Milano con Buscaglia, Moroni e Benedetti. Quando Massimo mi ha chiamato per partecipare a questo volume sono rimasto spiazzato, perché da cinque anni non lavoravo più in bianco e nero. Per me è stato un ritorno alle origini visto che ormai lavoro prevalentemente al computer e sempre a colori, anzi devo dire che ultimamente sono a tutti gli effetti un colorista e disegno sempre meno, purtroppo, visto che per chi comincia è più facile trovare lavoro come colorista, anche nel mercato francese, cui aspiro. Ho lavorato su Wonder City e per alcuni progetti della Provincia di Trento, mentre come illustratore ho fatto qualcosa per i giochi di ruolo della 25 Editions. Con questo libro finalmente mi è stata data l'opportunità di tornare a disegnare, l'ho fatto con il piacere di chi riscopre qualcosa che si è abbandonato. Pur avendo realizzato la storia un po' in fretta, prima di partire per una fiera, ho potuto lavorare con grande libertà senza dover sottostare a regole e dogmi che di solito il mercato ti impone.
Disegnatrice, o non solo?
Per il momento cerco di concentrarmi sul fumetto. Ho fatto e continuo a fare gavetta, collaborando con piccole case editrici come Stregatto Editore, Filippo Editore, lo Sciacallo Elettronico, finché ho trovato lavoro all'Eura, un editore più grande e importante. Per i loro settimanali ho lavorato su storie brevi sceneggiate da Recchioni, Bartoli, Cajelli, Matteo Casali. Inoltre collaboro come illustratrice alla rivista Focus Storia.
La tua collaborazione al volume di Fulci come nasce?
Beh, innanzitutto grazie a Niccolo' che già conoscevo e che ha sceneggiato la storia disegnata da me. Poi conoscevo anche altri autori come Perissinotto e Calia. Avevo apprezzato molto anche Killers, quella del volumotto “contenuti + storie a fumetti” infatti è un'idea che mi piace.
Conoscevi già Fulci o l'hai scoperto partecipando a questo volume?
Si, lo conoscevo già. Non sono un'esperta, rispetto a molti altri autori che hanno collaborato che sono dei veri appassionati, ma avevo già visto alcuni suoi film horror. Questo ha costituito un ulteriore motivo per partecipare con piacere a questa iniziativa.
Già dalle anteprime viste in rete, ancor prima di sfogliare il volume, le tue tavole sono tra quelle che colpiscono maggiormente soprattutto per il modo con cui fai “recitare” i personaggi, per l'espressività dei volti, in particolar modo quelli femminili. Parlaci un po' del tuo lavoro, sei autodidatta o hai frequentato delle scuole?
Ho frequentato per tre anni la Scuola del Fumetto di Milano, grazie alla quale ho potuto formarmi delle solide basi teoriche e pratiche. Ho avuto come insegnanti tra gli altri Baggi, Muroni, Cajelli, autori che apprezzo molto e che frequento ancora. Sono bravissimi e rappresentano per me dei veri e propri esempi. Una volta acquisite le basi dal loro insegnamento il resto sta nell'esercizio pratico, continuare a disegnare è l'unico modo utile per migliorarsi. Bisogna essere determinati in questo, e dedicare almeno 6 ore al giorno al disegno. Proprio per questo prima dicevo che cerco di concentrare tutte le energie sul fumetto, c'é chi riesce a fare anche altro e lo ammiro, ma io al momento non ce la faccio. E ne avrei bisogno perché, come sappiamo, fare fumetti non è molto remunerativo!
Nel cinema di Fulci, soprattutto negli ultimi film, la componente ironica è molto presente. Il tuo modo di fare fumetti lascia spazio all'ironia o preferisci un registro più realistico?
Mi piace il fumetto grottesco, mi diverte disegnare donnone deformate, maggiorate, oppure mostri, dinosauri che ti spaccano la testa. In questo mi sento molto in sintonia con Niccolo', abbiamo lo stesso spirito ironico e un background visivo molto simile. Ad esempio mi piace molto Tarantino, film come Pulp Fiction che alternano scene divertenti ad altre molto crude. Pero' un conto è ciò che ti piace fare, un altro è quello che gli editori ti chiedono per essere pubblicato, che il più delle volte è fumetto realistico tipo bonelliano.
Parlaci di come sei entrata nel progetto.
Ho 28 anni e faccio la sceneggiatrice già da qualche anno. Il progetto mi è stato proposto dal curatore dell'antologia Massimo Perissinotto, con cui avevo già lavorato in passato, e tra l'altro è lui che per primo mi ha spinto a fare fumetti. Mi ha chiesto di preparare una storia di sei tavole, così con il disegnatore Manuel De Carli abbiamo messo su questa storia che parla di zombi. è stata un po' una sfida, sia perché i tempi erano davvero molto stretti, ma soprattutto per la difficoltà di misurarsi con un regista come Fulci che, nonostante abbia un grande seguito fuori dall'Italia, qui non è purtroppo così noto. La difficoltà stava proprio nel trovare la chiave giusta nel proporre queste storie al pubblico.
Deduco da questo che tu conoscessi già Fulci.
Si, lo conoscevo. Sono una grande appassionata di horror e fantasy, di conseguenza amo molto i suoi film, in particolare Zombi 2 che considero il suo capolavoro. Con la mia storia, che come ho detto parla appunto di zombi, ho cercato di avvicinarmi agli elementi del suo cinema, cercando di dare un intrattenimento non fine a sé stesso ma suggerendo al lettore tra le righe un “messaggio”, facendo accenni a temi come il contagio, i virus, e persino l'aviaria!
Mentre dal punto di vista dei disegnatori il rapporto tra cinema e fumetto, figurativamente parlando, è chiaro ed evidente, per quanto riguarda invece la scrittura quali pensi possano essere i punti di contatto, se ce ne sono?
Io dico sempre che, in relazione al cinema, le uniche cose che mancano al fumetto sono il sonoro ed il movimento. Al di là di questo tra i due mezzi non c'é questa grande differenza. Si parte in fondo dalle stesse basi, un soggetto, una sceneggiatura, diciamo che per il fumetto forse è più facile visto che si ha a che fare solo con una persona, il disegnatore, mentre il cinema è un lavoro collettivo, di gruppo. La difficoltà per noi sta magari nel dover concentrare tutto in un numero stabilito di tavole e vignette, ma poi sta all'affinità che si crea tra chi scrive e chi disegna per fare un lavoro secondo un giusto criterio, aiutandosi a vicenda. Io prendo moltissimo dal cinema, tanto che qualche disegnatore ha criticato alcune mie sceneggiature, a suo dire troppo cinematografiche!
Quali sono state le tue esperienze precedenti nel mondo del fumetto?
Con il disegnatore Andrea Meneghin ho realizzato su Freak City una storia di 14 tavole che s'intitola Il Neofita, esperienza molto interessante che mi ha permesso di avvicinarmi ad un tipo di fumetto diverso dal solito per me, che avevo iniziato con storie più alla francese, mentre questa è più vicina a certe produzioni americane. Comunque ho un'idea del fumetto molto aperta, mi piace sperimentare, lavorare con disegnatori che interpretano le mie sceneggiature in modi differenti, credo sia l'aspetto più divertente di questo lavoro.
Riferimenti
Il sito di Niccolo' Storai: www.ilgrafonautadelgrottesco.it
Il blog di Laura Spianelli: lauraspianelli.blogspot.com
Il sito di Andrea Longhi: www.andrealonghi.it