“Rieccola, la ‘gioia radiosà, la felicità” […] “Arriva e basta.
Anarcoide.
Una piccola fissione atomica sotto lo sterno, che spinge verso l’altro, scalda… Rincuora.
Come un piatto di minestra! Come un film di Chaplin! Come la marcia dei marines!
Come quando ero ragazzo!
Sarà capitato anche a voi… … succede” […] “… di tanto in tanto, per fortuna, succede.”
Cominciare dalla fine, dal pensiero del protagonista Zeno Porno, sceneggiatore Disney (con poche idee originali), ex agente della CIA, ma soprattutto alter ego dello stesso Paolo Bacilieri, è forse un comodo approdo per un recensore in difficoltà nell’incamerare nelle sue parole la vulcanica, e al contempo sommessa, vitalità di uno dei più evidenti talenti del fumetto italiano e mondiale. Comodo perché la felicità è un’ottima chiave di lettura per giustificare tutto quanto, per non doversi perdere nel descrivere in maniera logica e razionale una storia che della logica e del raziocinio fa volentieri a meno, senza per questo risultare completamente astratta o priva di una guida.
La magnifica desolazione del titolo non è solo il panorama lunare visto dagli astronauti, ma anche una condizione dell’animo umano. Zeno Porno risolve le sue vicende in maniera beffarda, in un finale dove proietta i suoi pensieri addosso a una famiglia slovena in vacanza, che appare come un deus ex machina a fornire il tema del fumetto: affannarsi alla ricerca della felicità dopo tutto è inutile perché la si può trovare tanto sulla luna quanto dentro di sé.
Tra voli di fantasia, tanto calati nella realtà da esserne ormai indiscindibili, situazioni bizzarre, surreali e immaginifiche che abbondano tanto da sembrar costituire l’ossatura del raccontare, si distinguono comunque due trame portanti, il viaggio verso la luna di Zeno organizzato dall’amico Titta e la ricerca del padre del protagonista, inspiegabilmente diventato gigantesco.
Intorno ai questi due fili conduttori, Bacilieri riversa in una quantità di situazioni e personaggi, ma soprattutto di idee quasi embrionali, impressionate: un nord-Italia invaso di zombi amichevoli e vessati dai vivi, la figura del padre tanto enorme quanto distante, il ruolo da genitore un poco distratto di Zeno, agenti segreti affascinanti e combattivi, viaggi verso “the dark side of the moon” immaginati e assaporati fino all’ultimo, storie d’amore tra robot…
Basta poco per cercare dietro a tutto questo una seconda chiave di lettura, che diventa tanto chiara quanto non fondamentale per godere di questo racconto che si snoda in maniera libera e imprevedibile, manifestamente affrancato dalla stretta necessità di dare un inizio e una fine alle sue fascinazioni.
La magnifica desolazione diventa anche un’occasione per rievocare l’infanzia dell’autore, in una sorta di raccolta per la sua memoria storica, dai soldatini Atlantic al Corriere dei ragazzi, o ai fumetti di guerra di Supereroica. La cultura anni settanta in cui Bacilieri è cresciuto è un elemento imprescindibile della sua opera, al pari delle citazioni evidenti disseminate: gli scrittori Natalia Ginzburg, Primo Levi o Nikolaj Gogol, il poeta Andrea Zanzotto e il regista Ermanno Olmi.
A tenere insieme tutti questi elementi è proprio il protagonista, che esibisce ora un punto di vista sulla realtà o racconta un suo sogno o un suo ricordo. Il conflitto che per certi versi fa sempre progredire la narrazione avviene sempre all’interno del suo animo.
Questo intrecciare i pensieri, le riflessioni personali con le allegorie provenienti dal suo immaginario e dalla sua vita, è una grande dote di Bacilieri; dote ancor più grande è il saper amalgamare tutto questo come se appartenesse a un unico piano di realtà e di riflessione, in maniera naturale, limpida e spontanea, tanto da farti dubitare a volte dell’esistenza stessa di questi “messaggi nascosti”, pure tanto evidenti.
La personalizzazione del personaggio, l’andare onirico delle vicende, contribuiscono ad accettare senza problema le costruzioni stilizzate delle tavole, la loro forma o la loro progressione. La narrazione di vicende surreali all’interno di un contesto sempre surreale non può che avvenire in questo modo.
Le grandi tavole del volume esaltano il tratto dell’autore, il suo stile talmente personalizzato da essere diventato quasi indefinibile se non con l’identificazione con il suo creatore. Il suo segno è fitto, le figure plastiche, sospese tra il realistico e il parodistico. Le prospettive sono precise, dinamiche; anche vignette apparentemente semplici, quasi banali, dimostrano la precisione delle sue inquadrature, la cura delle scelte artistiche dell’autore. Da notare è la presenza nello sfondo di Milano e dei suoi palazzi, un vero e proprio set architettonico che ricorda l’uso in Durasagra dei palazzi di Venezia.
Le tavole di Bacilieri si piegano all’imprevedibilità di una costruzione libera ma non anarchica, percorse dalle nuvolette alle quali si giunge da quei lunghi e tortuosi torrenti che sono le normali “linguette”. La tavola disegnata si adatta con inaspettata semplicità alle esigenze del messaggio, del contesto, dalla sequenza di esercitazione per l’accelerazione dello shuttle al lungo racconto delle disavventure amorose di un ventilatore in un mondo di robot. Le vignette sono ora grandi, ora piccole, ora strette, ora larghe, ora orizzontali, ora verticali, ora stracariche di elementi, ora vuote.
I disegni di Bacilieri rivelano tutti i debiti e le influenze che un autore nella sua piena maturità sa riconoscere, omaggiare e non scimmiottare. I riferimenti alla storia del fumetto mondiale, le influenze esercitate da diverse realtà fumettistiche sull’autore, sono ben evidenti, esposte. Il personaggio di Titta Mascioni non sfigurerebbe in un albo della E.C. Comics insieme agli improbabili zombi che girovagano per le tavole del fumetto. Olga Berova viene definita la sventola con le orecchie a sventola, e come non pensare a Jacovitti? Inoltre viene citato spesso Carl Barks e per un breve tratto viene riprodotto lo stile di Osamu Tezuka.
Il principale merito di Bacilieri è apparire, all’interno di un sempre più crescente dibattito che divide il fumetto “popolare” da quello “d’autore”, simile e associabile a entrambi gli schieramenti. Paolo Bacilieri è capace di cimentarsi con disinvoltura nel fumetto d’avventura, anche se sicuramente particolare come Napoleone, senza perdere la sua identità come disegnatore o scrittore.
Tuttavia la cifra stilistica di Bacilieri sviluppa una propria maturità soprattutto grazie al personaggio di Zeno Porno. Il personaggio è apparso per la prima volta su Blue, mentre le storie contenute in questo volume sono apparse inizialmente su Mondo Naif, e gradualmente ha perfezionato la sua caratterizzazione senza rinunciare mai a sottolineare il lato assurdo, onirico e ironico della vita. Dentro questo fumetto, a guardare bene c’é di tutto: il registro demenziale, l’atmosfera noir e la fantascienza, elementi graditi al pubblico e a quelli che fanno fumetti per il grande pubblico. Ma sono presenti pure citazioni e prese di posizioni originali per ammiccare sia alla critica che a un pubblico più attento.
Leggere le opere di Bacilieri significa entrare nel suo mondo, comprenderlo nel profondo nonostante non ci si trovi davanti a opere intimistiche o autobiografiche in senso stretto. L’autore pare tanto timido dal vivo quanto dirompente nelle sue opere. Dopo averle lette, solo allora, si riesce ad osservarlo sotto una nuova luce, ad intuire nei suoi sorrisi accennati e nei suoi silenzi tutta l’acuta intelligenza e l’auto-ironia che cova sotto la sua apparente distanza. L’ironia di chi sa guardare un po’ tutto dall’alto, ma con il fare curioso e affascinato di un bambino. Un bambino che speriamo non cresca mai, ma continui ad affascinarci con la sua arte travolgente e mai banale.
Abbiamo parlato di:
La magnifica desolazione
Paolo Bacilieri
Kappa Edizioni, 2007
128 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00€
Riferimenti:
Kappa Edizioni: www.kappaedizioni.it