Berlino: palazzi grigi e bei quartieri, arte da museo e da strada, parchi enormi e senso di libertà, spirito alternativo e pieno di energia.
Dalla caduta del muro, la città è diventata una delle mete principali per i giovani di tutta Europa e del mondo, un faro di speranza, un´offerta di possibilità illimitate in moltissimi campi, dall´arte alla scienza, passando per le telecomunicazioni e il commercio. Negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio boom, incentivato dalla crisi che ha visto emergere la Germania come “locomotiva economica” del Vecchio Continente.
Puó capitare quindi che prendendo una U-Bahn o una Strassenbahn (“metropolitana di superficie”) per andare dal Mitte a Kottbusser Tör o Neukölln si possa sentire più inglese che tedesco, o magari arabo, o italiano, o spagnolo.
Un melting pot di volti ed esperienze che rendono la città un luogo sicuramente affascinante e ricco di un´energia quasi magica, che ti fa sentire al centro del mondo e di tutto quello che ti può offrire. Ma come dice il proverbio, non è tutto oro quello che luccica, e questo lo sanno bene Mathilde Ramadier e Alberto Madrigal, che a Berlino hanno trovato molto di quello che si aspettavano ma anche tanti lati negativi che i giornali raramente riportano in prima pagina.
Berlino 2.0 va proprio a coprire quelle zone grigie e oscure, descrivendo in maniera molto dettagliata e accurata la Germania del nuovo millennio, con tutte le sue opportunità e le sue anomalie, un mercato del lavoro fatto di minijob, stipendi bassi, un sistema di previdenza profondamente cambiato dalla riforma del lavoro del Piano Harzt1, una società in completo e continuo mutamento, in cui le occasioni sembrano infinite ma nascondono numerosi tranelli e instabilità, in cui le start-up di giovani per giovani si moltiplicano sfruttando un sistema di lavoro sottopagato e non tutelato. A questo si accompagna una interessante riflessione sul tessuto sociale della città stessa, un organismo in evoluzione continua che sta cambiando profondamente a causa della gentrificazione e di un multiculturalità proattiva e vitale, ma non sempre sinonimo di integrazione.
Il racconto della Ramadier è interessante quando mette al centro l´esperienza culturale e lavorativa della scrittrice: il fumetto narra infatti la vita dell’autrice nella capitale tedesca, divisa tra un lavoro mal pagato e con poche garanzie, uscite con gli amici e scontri culturali. Sebbene possa sembrare ricca di stereotipi per chi non abbia mai vissuto all`estero, la storia risulta molto naturale e verosimile grazie a episodi narrati con grande cura per il dettaglio e trasporto emotivo: le feste nei WG (appartamenti condivisi) in cui ognuno porta la propria birra o il proprio “Weinschorle” (mix tra gazzosa e vino), il barbecue nei parchi pieni di artisti di strada, le feste esclusivissime al Panorama Berghain o al Tresor, l`essere alternativi a tutti i costi in qualsiasi direzione e in maniera sempre più estrema, le discussioni sulle differenze tra est e ovest in un mondo globalizzato.
Purtroppo la narrazione assume spesso toni affettati e artificiosi nei punti in cui l`aneddoto autobiografico diventa un mezzo per discutere i problemi della città e della società tedesca: i dialoghi si appesantiscono e anche il racconto perde di ritmo a causa dell´aggiunta di didascalie che potremmo definire pedagogiche.
Se da una parte l´opera acquista quindi un grande valore informativo, dando molti spunti di riflessione politica e sociale, dall’altra perde la sua naturalezza e scorrevolezza, risultando così diviso a metà tra due toni che non riescono mai ad amalgamarsi veramente.
A sopperire a queste mancanze ci pensa Alberto Madrigal, che riesce ad alleggerire alcuni passaggi con un tratto pulito, contenuto e sintetico che però non tralascia piccoli particolari (una scritta sul muro, uno scorcio prospettico inaspettato) che fanno subito respirare l´aria della città e dei suoi angoli più caratteristici.
La scelta di una pallette di colori tenui, attenuati o volutamente spenti, contribuisce a ricreare l´atmosfera berlinese, spesso priva dei raggi del sole tipici dei paesi mediterranei, un grigiore che a volte sembra inghiottire i colori che comunque sono portati con fierezza dalla multiculturale popolazione cittadina.
Oltre alla cura per il paesaggio e le atmosfere, il lavoro di sintesi di Madrigal è efficace nel rappresentare le espressioni dei personaggi e le loro caratteristiche principali, anche se a volte il minimalismo della linea rischia di far perdere alcune sfumature nelle scene in cui le vignette si affollano di personaggi o in cui le inquadrature si allargano.
Berlino 2.0 è un`opera che riporta un quadro interessante, onesto e ricco di informazioni su una città simbolo della società tedesca e piú in generale della società del nostro tempo, ed è un racconto alla ricerca di se stesso, perfetto esempio di una generazione che ha poche certezze e tante possibilità, tante idee e mille potenziali strada da percorrere.
Proprio come quelle di Berlino, tra palazzoni pieni di graffiti, grattacieli bancari, centri commerciali, parchi, stazioni della metropolitana e piccoli ristoranti etnici.
Abbiamo parlato di:
Berlino 2.0
Mathilde Ramadier, Alberto Madrigal
Traduzione di Francesco Savino
Bao Publishing – novembre 2017
92 pagine, brossurato, a colori – 15,00 €
ISBN: 9788865439746
complesso piano di riforma del lavoro che porta il nome di Peter Hartz, dirigente delle risorse umane Volkswagen e consigliere del cancelliere Gerhard Schröder. Il piano, che venne implementato in varie tranche dal 2003 al 2005 con l´obbiettivo di ridurre l´allora grosso tasso di disoccupazione tedesco, ha introdotto notevoli instabilità nel sistema del lavoro. Per approfondire, si legga it.wikipedia.org/wiki/Piano_Hartz o l´interessante articolo del “Le Monde Diplomatique” vocidallestero.it/2017/09/07/le-monde-diplomatique-linferno-del-miracolo-tedesco/ ↩